• Non ci sono risultati.

Il caso del portoghese brasiliano

CAPITOLO 1. CULTURE E COMUNICAZIONE (VERBALE):

1.3 Il dativo etico e il dativo benefattivo in italiano e in portoghese brasiliano

1.3.2 Il caso del portoghese brasiliano

Per quanto riguarda il portoghese brasiliano, il grammatico Evanildo Bechara (2009) e i linguisti Wilfried Busse e Mário Vilela (1986, 1992) concepiscono il dativo etico e il dativo benefattivo come parte della classe sovraordinata dei dativos livres (in italiano, dativi liberi), la quale comprenderebbe anche il dativo de posse (dativo di possesso) e il dativo de opinião (dativo di opinione) (BECHARA, 2009).

Secondo Bechara, dal punto di vista formale, i dativos livres “si presentano sotto forma di oggetto indiretto, nominale o pronominale [e] non sono direttamente o indirettamente legati alla sfera del predicato” [aparecem sob forma de objeto indireto,

nominal ou pronominal [e] não estão direta ou indiretamente ligados à esfera do predicado]

(p. 350). D’altra parte Busse e Vilela (1992) distinguono tra “il complemento indiretto obbligatorio e costitutivo della frase (= come attante) e il complemento indiretto come elemento non obbligatorio […] cioè come circostante” [o complemento indireto como

elemento obrigatório e constitutivo da frase (= como actante) e o complemento indireto como elemento não obrigatório [...], isto é como circumstante] (p. 118). Da ciò si evince che questi

autori considerano i dativos livres come extra-argomentali.

1.3.2.1 Il dativo etico

Secondo Bechara (2009), il dativo etico è una variante del dativo benefattivo, quest’ultimo, nell’ambito degli studi lusofoni, è meglio noto come dativo de interesse

(commodi et incommodi). È forse per questo che, l’autore sostiene che, dal punto vista

semantico, il dativo etico esprime l’interesse del parlante nell’azione espressa dal predicato, o meglio è il modo “mediante il quale il parlante cerca di catturare la benevolenza del suo interlocutore nell’adempimento di una richiesta” [pelo qual o falante tenta captar a

benevolência do seu interlocutor na execução de um desejo] (p. 350).

L’uso del dativo etico implicherebbe dunque, secondo Bechara, l’intenzione retorico- pragmatica della captatio benevolentiae, un concetto che, come si è visto (cfr. 1.2.2.4), ci avvicina all’ipotesi rafforzativo/mitigante che Caffi (2001) attribuisce al dativo etico.

(7) a. Não me reprovem estas ideias! Tr.: Non mi bocciate queste idee!

c. Não me enviem cartões a essas pessoas. Tr.: Non mi inviate cartoline a queste persone (BECHARA, 2009, p. 350)

Come si può notare, i verbi delle frasi (7a) e (7b) sono bivalenti, mentre quello in (7c) è trivalente, dunque richiede il complemento indiretto (a essas pessoas) che, evidentemente, è compatibile con il dativo etico me, come del resto in italiano, secondo Masini (2008, cfr. (3g)).

Busse e Vilela (1992) sostengono che il dativo etico compare in enunciati emotivamente marcati e, analogamente a quanto già visto per l’italiano, segnalano la potenziale ambiguità di interpretazione (dativo etico/benefattivo) del clitico me in frasi come

Me limpa bem estes sapatos dos meninos (Puliscimi/mi pulisca bene queste scarpe dei bambini) (p. 124) ed enfatizzano che nel dativo etico il parlante non è beneficiario

dell’azione, ma un partecipante dell’enunciazione.

Stando a questi autori, in portoghese il dativo etico è compatibile solo con la prima e la seconda persona, ma altri autori come Rodríguez (1998) affermano che è realizzabile – esclusivamente con pronomi atoni – in tutte le persone, e cita i seguenti esempi:

(8) a. Recomendou ao pequeno que se portasse direito, que não lhe fizesse travessuras na casa do vizinho Tr.: Esortò il piccolo a comportarsi bene, che non gli facesse birichinate in casa del vicino

b. Disseram-me que pediste ao Jorge, com toda a franqueza, que não te andasse com fofocas

Tr.: Mi hanno detto che hai chiesto a Jorge, con franchezza, che non ti andasse in giro a far

pettegolezzi

(FERREIRA, 1996 apud RODRÍGUEZ, 1998, p. 2)51.

Rodríguez segnala che le forme con il dativo etico sono utilizzate soprattutto nella lingua parlata – in particolare nell’ambito della vita familiare –, sebbene ne esistano anche esempi letterari, la maggior parte dei quali fanno uso della prima persona. L’autore avverte però che il loro uso nel linguaggio colloquiale va scemando, probabilmente a causa del declino dell’uso dei pronomi in generale nell’orale e anche nello scritto.

51

FERREIRA, Aurélio Buarque de Holanda. Dicionário Aurélio Eletrônico. Rio de Janeiro: Nova Fronteira, 1996.

1.3.2.2 Il dativo benefattivo o dativo de interesse (commodi et incommodi)

Come si è spiegato, nell’ambito degli studi linguistici lusofoni il dativo benefattivo è meglio noto come dativo de interesse, incluso con la dicitura latina commodi et incommodi come in Bechara (2009) e in Busse e Vilela (1992).52

Secondo Bechara, il “dativo di interesse (dativus commodi et incommodi) – è quello mediante il quale viene indicato in modo secondario colui che è beneficiato o pregiudicato dall’azione verbale, […] si riferisce sempre a una persona e talvolta è rappresentato dal pronome lhe” (2009, p. 350 e 366) [dativo de interesse (dativus commodi et incommodi) – é

aquele mediante o qual se indica de maneira secundária a quem aproveita ou prejudica a ação verbal, […] se refere sempre a pessoa e às vezes éintegrável pelo pronome lhe]:

(9) a. Ele só trabalha para os seus. Tr.: Lui lavora solo per i suoi

b. Ele ligou-me amavelmente a luz [MV.2, 123]. Tr.: Gentilmente, lui mi ha accesso la luce (BECHARA, 2009, p. 350)

Come si evince da questi esempi, il dativo benefattivo può essere rappresentato sia da un clitico che da un pronome introdotto da preposizione, come in italiano per Salvi (1989), ma a differenza di quest’ultimo autore, Bechara non attribuisce a tale aspetto la responsabilità di distinguerlo, almeno a livello formale, dal dativo etico che, come si è visto, in entrambe le lingue può essere rappresentato solo da un clitico. In ambito lusofono, pare si preferisca enfatizzare la continuità dativo etico-dativo benefattivo sulla base dell’interesse del partecipante all’azione espressa dal predicato, sebbene si distingua un interesse emotivo nel primo caso e un vero e proprio (s)vantaggio dell’azione per il beneficiario, nel secondo.

Vale la pena illustrare una particolarità del portoghese brasiliano che caratterizza le frasi da noi proposte nel questionario oggetto della presente ricerca; esso riguarda l’alternanza delle preposizioni a e para che introducono il beneficiario dell’azione.

A tale proposito Rodrígues (2007) segnala che mentre diversi autori sostengono che il dativo benefattivo è rappresentato dalla struttura a + SN, in portoghese brasiliano – a differenza del portoghese europeo – ciò succede raramente; qui la marca formale del dativo benefattivo è la preposizione para (+ SN):

52

Per non aggiungere ulteriore confusione a quella già esistente sul tema, noi continueremo a chiamarlo dativo

L'oggetto indiretto [...] sebbene introdotto, di regola, dalla preposizione “a” (che nel registro formale è la più appropriata), nel registro colloquiale (principalmente parlato), ammette l’alternanza di “a” e di “per”. Quindi, in Busse & Vilela (1992: 29), l'esempio “Ho cercato un appartamento a un amico” non rappresenta una frase comune in portoghese brasiliano (probabilmente, nemmeno nel registro formale scritto). Si sente e si scrive “Ho cercato un appartamento per il mio amico”. Il “gli” può sostituire il componente “per il mio amico”, e ciò dà luogo alla costruzione “Gli ho cercato un appartamento”.

O objeto indireto […] embora encabeçado, via de regra, pela preposição “a” (que na variedade formal é a mais adequada), na variedade coloquial (sobretudo falada), admite permuta de “a” com “para”. Assim, em Busse & Vilela (1992: 29), o exemplo “Procurei um apartamento a um amigo” não constitui uma frase usual no português brasileiro (provavelmente, nem mesmo na variedade formal escrita). Ouve-se/ escreve-se “Procurei um apartamento para o meu amigo”. O “lhe” pode substituir o constituinte “para o meu amigo”, do que resulta a construção “Procurei-lhe um apartamento” (RODRÍGUES, 2007, p. 82-83)

Dal punto di vista della struttura argomentale il dativo benefattivo è extra- argomentale: come si può notare nell’esempio citato, procurar (in italiano, cercare) è un verbo bivalente.

In merito alle restrizioni alle quali sarebbe sottoposto il dativo benefattivo, Rodrígues (2007) non distingue esplicitamente, come fa invece Salvi (1989) per l’italiano, tra le restrizioni del dativo benefattivo espresso da un clitico e quelle del dativo benefattivo espresso da un pronome tonico, ma accenna alla possibilità, non molto chiara tuttavia, che esse riguardino, a livello generale, la presenza simultanea del complemento di termine:

(10) a. Entreguei a mochila ao meu irmão para André Tr.: Ho consegnato lo zaino a mio fratello per A. b. Entregue a mochila ao meu irmão para mim! Tr.: Consegna lo zaino a mio fratello per me! c. Enviou o e-mail à sua tia para o seu irmão? Tr.: Hai inviato la mail alla zia per tuo fratello? (RODRÍGUES, 2007, p. 82-83)

Secondo Rodrígues, frasi come (10a) sarebbero difficilmente accettabili, non così quelle degli esempi (10b) e (10c) che risultano invece essere comuni, sebbene l’autore non spieghi chiaramente il perché, visto che in tutte e tre i casi abbiamo un verbo trivalente + un complemento di termine + il dativo benefattivo introdotto dalla preposizione para.

Rodrígues prende poi in considerazione l’esempio che Busse e Vilela (1986) propongono in merito, illustrandone le diverse letture anche nel caso in cui il complemento di termine o il benefattivo siano espressi da un clitico.

(11) a. Escrevi uma carta ao João para a sua namorada Tr.: Ho scritto una lettera a João per la sua fidanzata

Parafrasabile in: Ho scritto una lettera a João su richiesta della sua fidanzata b. [João è il mio interlocutore]:

Escrevi-lhe uma carta para a sua namorada

Tr.: Ti ho scritto una lettera per la tua fidanzata

Parafrasabile in: João, ti ho scritto una lettera/ho scritto una lettera da parte tua da dare alla tua

fidanzata

c. [Joana è la mia interlocutrice e stiamo parlando di João]

Escrevi-lhe uma carta para a sua namorada Tr.: Gli ho scritto una lettera per la sua fidanzata

Parafrasabile in: Ho scritto una lettera a João su richiesta della sua fidanzata d. [Joana è la mia interlocutrice]

Escrevi uma carta ao João para a sua namorada

Tr.: Ho scritto una lettera per João alla sua fidanzata

Parafrasabile in: Ho scritto una lettera per João (come favore a lui) / al posto di João indirizzata alla

sua fidanzata

(RODRÍGUES, 2007, p. 85)

In (11a) a João rappresenta il complemento di termine, il destinatario dell’azione espressa dal verbo e la fidanzata, la beneficiaria dell’azione. Nella (11b), invece, il clitico gli (lhe)53indica il beneficiario (João) e la fidanzata è il complemento di termine.

Nel caso (11c) varrebbe la lettura di (11a), sebbene qui il complemento di termine sia espresso da un clitico; infine in (11d), João sarebbe il beneficiario e la fidanzata il complemento di termine.

Rodrígues conclude la sua analisi affermando:

Sebbene, in teoria, il pronome lhe possa funzionare sia come oggetto indiretto [complemento di termine] sia come dativo di interesse per le frasi in cui entrambi i termini coesistono […] la quasi sinonimia delle nozioni di "destinatario" e "beneficiario", rende il suo impiego estremamente dipendente da una situazione comunicativa o può persino essere un'illusione teorica.

Embora, teoricamente, o pronome “lhe” possa funcionar tanto como objeto indireto quanto como dativo de interesse em frases em que ambos os termos coocorrem, como na frase de Busse e Vilela, a quase sinonímia entre as noções ‘destinatário’ e ‘beneficiário’, torna seu emprego extremamente dependente de uma situação comunicativa ou mesmo possa ser uma ilusão teórica (RODRÍGUES, 2007, p. 85-

86).

Per quanto attiene al significato di para + pronome dativo tonico nella tipologia di frase portoghese brasiliana oggetto del nostro studio – Feche a porta pra mim (Chiudi la

porta per me) –, riteniamo che abbia valore benefattivo e che sia extra-argomentale. Nell’uso

corrente brasiliano, tale struttura si presta a due letture: l’una, in cui il referente del pronome è

53

Ricordiamo che il pronome lhe, in questo esempio, corrisponde alla terza persona grammaticale, ma alla seconda persona singolare dal punto di vista discorsivo, designa quindi l’interlocutore.

un generico beneficiario dell’azione e, l’altra, più specifica, in cui tale referente è beneficiario in quanto l’agente compie l’azione al suo posto (benefattivo per sostituzione). Come si può vedere, nel PB usato correntemente (non formale) è conservata la duplice lettura che è invece è propria di tutti i registri linguistici nelle espressioni corrispondenti in I e in CAE.