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Concretezza/astrattezza e valenza emotiva

CAPITOLO 3. METODOLOGIA DELLA RICERCA

3.4 Seconda fase: lo studio comportamentale (in nuce)

3.4.1 Concretezza/astrattezza e valenza emotiva

All’inizio del presente capitolo si è detto che i parametri di concretezza/astrattezza e di valenza emotiva dell’azione sono funzionali allo studio comportamentale: perché?

Perché, come si è visto nella sezione precedente, per quanto riguarda la dimensione di

concretezza/astrattezza, la simulazione sensorimotoria è stata comprovata dalla letteratura con

l’utilizzo del paradigma ACE (GLENBERG; KASCHAK, 2002) (GLENBERG et al., 2008) oltre che con quello di avvicinamento/evitamento (CHEN; BARGH, 1999) (FREINA et al., 2009) (cfr. sezione 2.1.2.6). Poiché noi ci siamo proposti di utilizzare proprio il paradigma

ACE, ci è parso utile cercare di convalidare (o meno) tale effetto anche per le lingue e le

costruzioni da noi prese in esame.

La stessa motivazione è valida per la dimensione della valenza emotiva: gli studi comportamentali di Mark Chen e John Bargh (1999) e di Freina et al. (2009) (cfr. 2.1.2.6) summenzionati hanno dimostrato infatti che la simulazione è sensibile al tipo di emozione che il linguaggio trasmette.

Sono questi i motivi per cui si è chiesto ai rispondenti di valutare il grado di

concretezza/astrattezza e di valenza emotiva (negativa/positiva) delle azioni espresse dai

verbi (domande IV e V/6) nelle 4 configurazioni proposte per ciascun verbo: imperativo standard e benefattivo, una frase concreta ed una astratta per ciascuno di essi (es. I – Apri la

scatola e Apri la conferenza; Aprimi la scatola e Aprimi la conferenza). In particolare, per

quanto riguarda la dimensione di concretezza/astrattezza, l’obiettivo era sapere se e in che misura le azioni espresse dai verbi che noi abbiamo considerato “astratte” o “concrete” sono di fatto percepite tali dai rispondenti. Sulla base delle risposte, in seguito, si valuterà l’opportunità o meno di sottoporre tali frasi e/o verbi ad approfondimenti nell’ambito di un ulteriore studio pilota oppure impiegarle direttamente nello studio comportamentale.

Riguardo alla dimensione di concretezza/astrattezza, è importante notare anche che la maggior parte delle evidenze in merito all’attivazione del sistema sensorimotorio (simulazione) da parte del linguaggio hanno coinvolto principalmente concetti concreti e verbi d’azione. Da ciò si evince l’importanza di comprovare che la simulazione coinvolge anche i concetti astratti; si tratta di una sfida importante e molto dibattuta nell’ambito della EC

(VILLANI et al., 2019) tanto che esistono molte teorie, con differente grado di embodiment, in merito (cfr. Allegato A).

Per finire vorremmo chiarire, sulla base della letteratura di riferimento, che cosa intendiamo per astrattezza e concetti astratti.

Secondo Anna M. Borghi e Ferdinand Binkofski (2004), a livello di contenuto, i concetti concreti si riferiscono a oggetti o a entità del mondo esperibili direttamente attraverso i sensi, mentre quelli astratti sono più lontani dall’esperienza sensorimotoria in quanto rievocano eventi, situazioni e stati mentali complessi; ciò non significa che i concetti astratti non siano grounded nel sistema sensorimotorio, potremmo dire che sono diversamente

grounded poiché rimandano comunque all’esperienza sensibile:

Si consideri, ad esempio, la nozione di "penny": si riferisce a un elemento concreto e manipolabile, ma ha alcune proprietà astratte, come la possibilità di essere scambiato, il valore ad esso collegato, ecc. Inoltre, le parole che si riferiscono a concetti concreti possono anche avere un significato metaforico, oltre a quello letterale. Ad esempio possiamo parlare di un "viaggio mentale".

Consider for example the notion of “penny”: it refers to a concrete, manipulable element, but it has some abstract properties, as the possibility to be exchanged, the value it is attached to it, etc. Furthermore, words that refer to concrete concepts can also have a metaphorical meaning, beyond the literal one. For example we can speak of a “mental journey” (BORGHI; BINKOFSKI, 2004, p. 2).

Per questa ragione, secondo gli autori citati, la relazione concretezza/astrattezza deve essere considerata un continuum e non una dicotomia (VILLANI et al., 2019).

Oltre a rievocare eventi fisici o mentali complessi, i concetti astratti sono più variabili dal punto di vista del loro contenuto:

È molto più facile giungere a un consenso in merito a ciò che "bottiglia" significa ed evoca, piuttosto che su ciò che "verità" significa ed evoca. Inoltre, un concetto astratto come "verità" è più esposto a diverse esperienze rispetto a un concetto come "bottiglia". Ciò non significa che "bottiglia" sia un concetto stabile mentre "verità" non lo sia, infatti entrambi i concetti sono continuamente aggiornati e arricchiti dalle nuove esperienze [che gli individui hanno] con i membri delle [rispettive] categorie. Tuttavia, il significato dei concetti astratti è più variabile e meno stabile, sia tra i soggetti che all'interno della stesso soggetto.

It is much easier to gain consensus on what “bottle” means and evoke, than on what “truth” means and evoke. In addition, an abstract concept such as “truth” is more exposed to the different experiences compared to a concept such as “bottle”. This does not mean that “bottle” is a stable concept while “truth” is not, since both concepts are continuously updates and filled by new experiences with the category members. However, the meaning of abstract concepts is more variable and less stable, both across subjects and within the same subject (BORGHI; BINKOFSKI,

Borghi e Binkofski (2004) cercano di tenere separati, per ragioni teoriche, i concetti di

astrazione e di astrattezza, pur riconoscendo la loro mutua interdipendenza.

L’astrazione è il risultato dei normali processi di categorizzazione attraverso i quali ci creiamo delle rappresentazioni “riassuntive” (concetti sovraordinati) che raggruppano vari elementi concreti delle rispettive categorie; l’astrattezza invece, come si è detto, riguarda oggetti non legati all’esperienza sensibile. Per riassumere con un esempio (BORGHI; BINKOFSKI, 2004): i concetti di “animale” (animal) e di “mobile” (furniture) si trovano al vertice della scala gerarchica dell’astrazione: sono rispettivamente più astratti di “cane” (dog) e di “sedia” (chair), ma tutti i membri delle rispettive categorie sono concreti. I concetti di “libertà” (freedom) e di “fantasia” (phantasy) rientrano invece nell’ambito dell’astrattezza perché non sono sovraordinati rispetto ad altri elementi categoriali ed i loro referenti non sono oggetti o entità concrete (visibili e manipolabili).