CAPITOLO 1. CULTURE E COMUNICAZIONE (VERBALE):
1.1 Comunicazione interculturale: l’approccio costruttivista alla cultura e
1.1.5 Stili comunicativi: categorie etiche rilevanti per la presente ricerca
Come accennato in precedenza, le categorie etiche sono criteri contrastivi di osservazione empirica di cui la comunicazione interculturale si serve come ipotesi di lavoro. Esse si basano su generalizzazioni riguardanti il comportamento di gruppi culturali; emergono da studi su larga scala28 e mostrano la distribuzione della maggior parte dei membri di un determinato gruppo rispetto a un valore di ricerca.
Nella tabella 1 è riportato un quadro generale delle categorie etiche che abbiamo elaborato sulla base di diversi autori. Come si può notare, ogni cornice definisce un dominio (ad esempio, la comunicazione non verbale), una o più dimensioni (cinesica/contatto oculare) e un continuum che si riferisce a comportamenti specifici che fanno parte del dominio (ad esempio, la durata del contatto oculare) (BENNETT, 2013).
Nell’impossibilità di entrare del dettaglio di ogni singola categoria etica, il che andrebbe oltre gli obiettivi di questo studio, nelle prossime sezioni approfondiremo quelle
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I più famosi sono quelli di Geert Hofstede (1991, 2001) sui valori organizzazionali, i quali, negli anni ’70, hanno coinvolto più di 100.000 dipendenti della IMB in 50 paesi del mondo; da essi è sorta la Teoria delle
afferenti agli stili comunicativi e all’uso pragmatico del linguaggio nelle richieste verbali, in quanto riguardano direttamente la nostra ricerca.
Tabella 1 – Cornici culturali generiche
Fonte: adattato da BALBONI (2007), CASTIGLIONI (2005), HALL (1966, 1976, 1983) *Valori classici (KLUCKHOHN, 1959), (KLUCKHOHN; STRODTBECK, 1961) ** Valori organizzazionali: HOFSTEDE (1991, 2001)
Cornici culturali generiche (culture-general frames) – categorie etiche
Dominio Dimensioni Continuum
Uso pragmatico del linguaggio
Situazioni ed eventi sociali (saluto, congedo, scuse, richieste, conflitti, critiche ecc.) e rispettivi atti linguistici
Paralinguistica Intonazione, ritmo, volume, pause, velocità dell’eloquio alta / bassa Cinesica Espressioni del viso, gesti, sguardo, tatto, contatto alta / bassa Prossemica
(HALL, 1966, 1983)
Significato comunicativo della distanza tra le persone e tra le persone e gli oggetti. Modo di porsi nello spazio e di organizzarlo
prossimità / distanza Vestemica Significato comunicativo dell’uso dell’abbigliamento alta / bassa
Oggettemica Significato comunicativo dell’uso degli oggetti alta / bassa
Comunicazione non verbale
Cronemica (HALL, 1966, 1983) Organizzazione del tempo monocronia / policronia
Contesto (HALL, 1976) alto / basso
Forme del comportamento verbale diretto / indiretto lineare / circolare
Stili comunicativi
Confronto relazionale / intellettuale
Stili percettivi Quali schemi percettivi le culture adottano bassa / media / alta
astrazione Relazione con l’ambiente (rapporto
individuo/natura)*
controllo / armonia / subordinazione
Concezione del tempo* orientamento al passato / al presente / al futuro
Concezione della natura umana* buona / cattiva / neutra Concezione dell’attività* focalizzata sul fare /
sull’essere / sul divenire Relazioni interpersonali* individuale / collaterale /
discendenza diretta Individualismo / collettivismo**
Distanza dal potere** alta / bassa
Controllo dell’incertezza** alto / basso
Mascolinità / Femminilità**
Orientamento valoriale
1.1.5.1 Contesto (alto /basso)
Secondo l’antropologo Edward T. Hall (1976), le culture possono essere classificate come ad alto contesto o a basso contesto:
Una comunicazione o un messaggio ad alto contesto (HC) è quello in cui la maggior parte delle informazioni si trova nel contesto fisico o è intrinseca nella persona, mentre molto poco si trova nella parte codificata, esplicita, trasmessa del messaggio. Una comunicazione a basso contesto (LC) è esattamente l'opposto; vale a dire, la gran parte delle informazioni è affidata al codice esplicito.
A high-context (HC) communication or message is one in which most of the information is either in the physical context or internalized in the person, while very little is in the coded, explicit, transmitted part of the message. A low-context (LC) communication is just the opposite; i.e., the, mass of information is vested in the explicit code (p. 91).
Nelle culture ad alto contesto la responsabilità del buon esito dell’interazione verbale grava prevalentemente sul ricevente, il quale deve inferire dal contesto e interpretare i significati più sottili e non palesi del messaggio (stile orientato all’ascoltatore, cfr. Tabella 2). Egli deve tener conto di elementi come la situazione e l’evento comunicativo, il ruolo dei partecipanti allo scambio e la loro posizione sociale, così come del linguaggio non verbale utilizzato.
D’altro canto, le culture a basso contesto enfatizzano maggiormente l’aspetto strettamente verbale del messaggio; il significato è convogliato dalle parole, le quali lasciano pochi margini interpretativi e scarsamente dipendenti dal contesto. In questa situazione, la responsabilità del successo dell’interazione grava prevalentemente sull’emittente, il quale si compromette ad essere chiaro ed esaustivo al fine di essere compreso (stile orientato
all’emittente, cfr. Tabella 2).
Come si può osservare nella figura 1, sia la cultura italiana che quelle latinoamericane si trovano nella seconda metà del continuum, tendente all’alto contesto, sebbene le culture latinoamericane, dunque la brasiliana e la ecuadoriana, in posizione leggermente più avanzata rispetto all’italiana.
La tabella 2, invece, riporta un esempio di categorie di contrapposizione rilevanti per le culture ad alto e basso contesto, alcune delle quali saranno approfondite di seguito.
Figura 1 – Classificazione delle culture in base al contesto
Fonte: Victor (1992) apud Katan (1999, p. 183)29
Tabella 2 – Cornici di comunicazione ad alto e a basso contesto
Culture ad alto contesto Culture a basso contesto
Valori orientati al gruppo Valori individualistici
È importante salvare la faccia per entrambi gli interlocutori
È importante salvare la faccia per la propria autostima
Logica a spirale Logica lineare
Stile indiretto Stile diretto
Stile orientato allo status Stile orientato alla persona
Stile orientato alla modestia Stile orientato all’autopromozione
Stile orientato all’ascoltatore Stile orientato all’emittente
Comprensione basata sul contesto Comprensione basata sul messaggio verbale
Fonte: Ting-Toomey (1999) apud Castiglioni (2005, p. 65)30
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VICTOR, David A. International Business Communication. London: HarperCollins, 1992. 30
1.1.5.2 Forme del comportamento verbale (diretto/indiretto; lineare/circolare) e tipo di confronto (intellettuale/relazionale)
Nelle culture che prediligono uno stile comunicativo diretto, le intenzioni dei parlanti sono chiare e, in genere, espresse durante interazioni frontali; non così nelle culture più indirette, in cui le intenzioni di chi parla sono spesso opache – veicolate da generalizzazioni, ad esempio – per proteggere la propria (e altrui) faccia. Nelle culture indirette le intenzioni di chi parla devono essere inferite sia dalle parole che dal contesto e spesso la risoluzione dei conflitti è affidata alla gestione di intermediari. Non a caso si tratta di una modalità comunicativa utilizzata soprattutto dalle culture ad alto contesto.
In quest’ottica, e in base anche alla nostra esperienza in loco, possiamo dire che sia la cultura andina ecuadoriana che quella brasiliana prediligono uno stile comunicativo più indiretto rispetto a quello italiano. Per quanto concerne la nostra ricerca, in tali contesti culturali l’uso dell’imperativo per fare richieste è ritenuto molto scortese (molto di più che non nella cultura italiana) e passibile di compromettere l’esito della comunicazione o peggio il rapporto tra gli interlocutori31; ne consegue che le varie forme attenuative di richiesta sono semplicemente sentite come il modo, quello giusto, per chiedere o esortare qualcuno a fare qualcosa.32
Una cultura ad alto contesto e indiretta è frequentemente caratterizzata da uno stile verbale circolare in cui il messaggio trasmesso è corredato da una vasta gamma di dettagli, commenti e altri elementi non verbali e comportamentali che, sebbene non strettamente legati al contenuto semantico del messaggio, ne creano il contesto. A livello scritto, spesso non viene esplicitata la connessione logica tra gli argomenti e l’enfasi è posta nel contesto storico, temporale e critico del tema in oggetto. Questo stile comunicativo è tipico delle culture mediterranee, asiatiche, africane e sudamericane (CASTIGLIONI, 2005); di fatto vi riconosciamo tutte e tre le culture oggetto di questa ricerca.
Per contro, si parla di stile lineare, quando chi parla crea connessioni logiche tra i vari elementi di un discorso e alla fine ne trae una conclusione esplicita. Secondo Bennett (2015), tale stile è comune, a livello orale, tra gli statunitensi di origine europea e i nordeuropei,
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In ambito interculturale, ciò succede perché spesso le persone non sanno che lo stile comunicativo è (anche) una variabile culturale e implicitamente presuppongono che esso debba essere universale (BENNETT, 2015). 32
Circa l’uso (o meglio, il non uso) dell’imperativo in Ecuador, si veda: <https://www.elcomercio.com/app_public.php/opinion/miedo-imperativo-opinion-ecuador-lenguaje.html>. Accesso: 19 nov. 2019.
specialmente tra gli uomini. A livello scritto, invece, corrisponde allo stile accademico internazionale (si veda la struttura degli abstract negli articoli scientifici).
È possibile che due culture, seppur caratterizzate da stili comunicativi diretti e lineari, (es. statunitensi e tedeschi) vengano a collidere per quanto riguarda il tipo di confronto, che può essere di tipo intellettuale o di tipo relazionale. Nel primo caso, il disaccordo sulle idee è manifestato in modo diretto e immediato (es. tedeschi); nel secondo, si dà priorità alla salvaguardia della relazione e dunque il confronto è gestito in modo più sofisticato e indiretto (es. statunitensi) (CASTIGLIONI, 2005; BENNETT, 2015).
Da questo punto di vista la cultura italiana ci sembra più propensa al confronto intellettuale rispetto a quella andina ecuadoriana e a quella brasiliana, queste ultime hanno decisamente più cura della relazione ed i parlanti non vengono sfidati direttamente sul piano delle idee, se non in situazioni conflittuali a priori.