• Non ci sono risultati.

CASTRUM e CASTELLUM, uno studio toponomastico Le radici toponimiche che saranno considerate alla luce dei dati precedenti sono un

Nel documento L'accampamento romano (pagine 55-72)

insieme di un doppio riflesso della radice i.e. *cas-, che significa “tagliante, abbattente, spaccante, che causa caduta (rovina)” (vedi, ad esempio, il verbo latino caedo, l’avverbio caesim, sostantivi come incisura, castor o nomi propri come Caesar).

Si nota che la radice acquista, in certi casi, il significato di “che uccide, che ammazza, che colpisce”.

Etimologicamente e semanticamente i due sostantivi castellum e castrum si potrebbero considerare sia come aventi il significato di “il posto dove uno ammazza”, sia quello di “il posto che abbatte” ( cioè, “ritarda, ferma le linee nemiche)38.

Ciò che è certo è che castellum e castrum significavano “forte, fortezza, roccaforte”39 nel linguaggio latino e che i Romani coniarono centinaia di questi nomi durante l’Impero. Le due radici furono destinate a diventare in seguito molto prolifiche come fonti di toponimi in territorio romanzo.

Castellum era in origine un diminutivo di castrum 40 ma questa idea di diminuzione sembra esserci stata solo all’inizio in quanto, negli esiti, sembra avere una storia cronologicamente indipendente.

Riflessi del termine castrum possono essere rintracciati definitivamente ai tempi di Roma, prima del V sec. d.C..

38

Cfr. Appendice delle interpretazioni in POKORNY 1959

39

V.cap.1.

40

46 Come puntualizza Dauzat “[…] i rappresentanti di castrum, campo, termine della strategia romana, sono anteriori al V secolo: Castres, Châtres, Châstres, la Châtre, Chesters, Chestrer (in Inghilterra, anteriore all’evacuazione della Gran Bretagna da parte dei Romani)41.

D’altra parte composti e derivati di castellum sono formazioni toponimiche più tarde, presumibilmente prodotti puri del feudalesimo europeo.

I composti di castellum sono posteriori; meno isolata, la parola che ha lasciato il toponimo Cassel e Kasswel in paesi fiamminghi e olandesi, è anteriore alla germanizzazione; questi due toponimi, sono, del resto, ricordati dalla Tavola di Peutinger e da Ammiano Marcellino42.

Anche se Dauzat scrisse specialmente avendo presente il contesto francese, le sue argomentazioni sono applicabili ad altre aree dell’Europa di lingua romanza nonché a zone romanze non europee43.

Si tenterà ora, un resoconto di alcune aree in cui si sono sviluppate forme toponimiche delle due radici.

41 DAUZAT 1928, p. 120. 42 DAUZAT 1928, p. 135. 43

Da tener presente che in questo settore sono di particolare aiuto gli ISOTOPONIMI (es. inglese NewCastle, francese Châteauneuf, italiano Castelnuovo) sia per la somiglianza formale sia quella semantica, come sarà specificato più avanti.

47

Italia

Per quanto concerne il nostro paese si può constatare che il numero dei luoghi italiani che derivano dalle forme castrum e castellum è innumerevole perché, anche da una sola forma, attraverso varie modificazioni, si hanno esiti alquanto diversificati e si ottengono alcune classificazioni che però non garantiscono di ricoprire la totalità dei casi.

Forma: castel e derivati

Dalla forma castel-

- si hanno infiniti toponimi: Castelfiorentino Castelfranco Castelnuovo Castelvetere Castellone

- la forma può essere separata dall’elemento specificante mediante un determinante: Castel del Piano

Castel del Monte Castel di Sangro

- può unirsi ad un aggettivo determinante o ad un antroponimo: Castel Gandolfo Castel Sardo

Castel Sant’Angelo.

- può trovarsi come primo o secondo elemento in una combinazione: Montecastello

48 Castellammare

Castellaneta

- può trovarsi in abbreviazioni: Castellina.

forma castigl- può trovarsi:

- con determinanti: Castiglione della Pescaia Castiglione de’ Pepoli Castiglione d’Asti

- in combinazione Castiglion Fiorentino

forma castr- può trovarsi:

-separato: Montalto di Castro Castro dei Volsci

- in combinazione: Castroreale Castrocaro

Ci sono poi esiti di forme meno prolifiche ma ugualmente valide ai fini dell’indagine come: Castellana, Castelletto, S. Martino di Castrozza, Casteggio.

Se si tenta un’ indagine etimologica di alcuni dei termini maggiormente ricorrenti o più interessanti dal punto di vista fonetico tra essi, quello che sembra attrarre l’attenzione in quanto molto raro come toponimo, è il nome Casteggio.

- Casteggio: sembra essere lo stadio più avanzato della palatalizzazione di castellu(m); probabili passaggi fonetici sarebbero: kastelju-kastejo-kastezo-kastedzo-kastedjo.44

44

49 - Castel: forma abbreviata da Castello, entra in numerose combinazioni, ora graficamente fuse ora no.

Se si considerano i suoi derivati o diminuitivi si può stabilire che la forma Castel, mai isolata, è la base usata in Italia nei toponimi riferibili a castellum, infatti le formazioni da castrum risultano meno numerose.

La conclusione può ovvia è che l’utilizzazione di queste due radici è di origine medievale, feudale, piuttosto che essere una creazione romanza45.

- castiglion, (Castiglione e Castione): sembra opportuno precisare l’origine latina di questo suffisso poiché questi toponimi possono essere paradossalmente considerati, a causa del suffisso –on/ -one come o diminutivi o accrescitivi, e significare, cioè, “piccolo castello“ o “grande castello”.

Questa formazione si ritrova nei sostantivi latini in -o,-onis per esprimere una caratteristica di una certa persona, ad esempio “latro”→ladrone, “epulo” →crapulone.

Nomi di tal genere sono divenuti poi, nomignoli famosi: Cicero, Naso con cui si insiste su una caratteristica fisica evidente perché vistosa, cioè di una certa dimensione.

Da questi casi deve essere partito il processo semantico secondo cui il suffisso -one cominciò a significare “qualcosa di grosso”46.

Tuttavia, accanto a questo indiscutibile valore accrescitivo nella lingua italiana, c’è da notare che in lingua francese il suffisso -on è inequivocabilmente un suffisso diminutivo, per esempio “aiglon”→ aquilotto; “chaton”→ gattino che si ritrova, a causa di vicende storiche, anche in Sicilia, Piemonte e Corsica.

A favore del valore diminutivo di questo suffisso è necessario valutare anche un’altra ipotesi: in latino si conosceva, oltre al suffisso -o (-onis) una desinenza in -io (-ionis), per esempio vulpio, “uomo astuto”, senecio, “vecchio” che si ritrova pure in nomi di persona

45

DAUZAT 1928.

50 (a Pompei, sono stati ritrovati nomi di schiavi come Primio, Infantio, ecc.) ed esprime generalmente disprezzo, piccolezza.

Questo suffisso si ritrova anche nella toponomastica: Ponzone ( in Piemonte) < pontione (francese: Ponchon), Viglione (in Puglia) < villione (francese: Villon) ed è interessante notare come il suffisso -ione sembri avere un valore diminutivo47.

Precisata la natura dei due suffissi in parte coincidenti -one/-ione, se torniamo alla natura delle forme toponomastiche Castiglione/Castione derivanti dall’etimo latino castellion (em), Castione sembra essere una ulteriore palatalizzazione di castiglione, in cui la ‘ lj’ è stata modificata per assimilazione in ‘j’ dal formante casti-.

Si presentano dunque, due possibilità: cast+-ione con valore diminutivo o, più verosimilmente, casti+-one.

Ma mentre il semantema di questo suffisso convince di più per il suo valore accrescitivo, casti non è una radice italiana dal momento che si ritrova solo in Sardegna, regione linguisticamente separata dal resto dell’Italia, ipotesi, anch’essa, non completamente probante.

È da notare però che formazioni come Castellammare, Castellamonte non sono nate dalle combinazioni del plurale castella con mare o monte, quindi non sono una giustapposizione, ma la contrazione della frase “Castello a mare”, “Castello a monte”.

Il siciliano “cassaro”, stando al Pei 48 non è una forma araba ma una forma originale latina castrum presa a prestito dai Siciliani dalla forma araba alkasr; si può notare infatti l’assenza dell’articolo arabo -al (cfr. spagnolo Alcázar) mentre gli arabismi tendono quasi sempre a presentare forme in cui appare conglutinato l’articolo -al (cfr.alcachofa→ carciofo; algódon→ cotone).

47

RHOLFS 1949-54, p. 418.

48

51 B.Migliorini dimostra perciò che gli Arabi stessi avevano preso in prestito la parola da una forma greco-bizantina Kastron ripresa, a sua volta, dal latino castrum 49.

- Castelnuovo: è la forma standard italiana anche se è presente la forma non dittongata Castelnovo: per esempio, Castelnovo ne’ Monti, nell’Appennino Tosco-Emiliano, ma esistono anche toponimi derivanti dall’unione di castro + -ovo, come Castronovo, in Basilicata e in Sicilia.

In base allo studio di Dauzat 50 si può notare che lo strato più antico castro è associato con la forma non dittongata mentre lo strato più recente di castellum è associato con il susseguente sviluppo fonologico con il dittongo.

In base a questa asserzione allora, anche le forme castro e castellum da una parte e le aggettivazioni –novo e –nuovo dall’altra, potrebbero dare prova di una loro reciproca validità per l’individuazione cronologica di tali toponimi.

Esaminiamo adesso alcuni dei più noti toponimi non italiani derivanti dalle radici castrum/castellum senza la pretesa di considerare, in questa sede, i vari criteri di isotoponimia 51 che possono aver portato a coniazioni pressoché identiche in lingue diverse con l’intento di verificare quanto l’archetipo latino che ha dato origine alle due forme castrum-castellum, abbia diacronicamente influenzato il territorio romanzo e non, nonostante le varie lingue abbiano poi, foneticamente imitato il loro aspetto primitivo.

49 MIGLIORINI 1964, p. 80. 50 DAUZAT 1928. 51

Si chiamano “ISOTOPONIMI” i termini usati per designare i nomi dei luoghi perfettamente corrispondenti in diverse lingue, es.Castelnuovo, Newcastel, Châteauneuf, Castilnuevo.

52

Francia

- Château : è la forma standard più comune diffusa in Francia, Belgio e Svizzera, derivante dalla forma castellum.

La forma Châtel che si trova abbastanza spesso, precede fonologicamente la forma Château, in particolare si ha questa sequenza: castellum- castel- chastel- chatel -château. L’ultimo passaggio chatel –château è comune nella fonologia franco-provenzale sulla base di altri termini, (es.:bellos-beaux; avicellos-oiseaux) nei quali la vocale “u” (-èllum) in combinazione con la “e ” aperta svilupperebbe una vocale di passaggio “a”52.

- Châtillon: potrebbe essere considerato come diminutivo di Châtel, corrispondente ad isotoponimi italiani come Castiglion(e) derivante, perciò, da una comune forma latina castellion(em).

Come già ricordato il suffisso -one in lingua italiana è un accrescitivo anziché un diminutivo, non così in ambito francese53.

- Châtre, Châtres, Chestres: sono tutti esiti diretti o meno del termine castrum o castra. Dal punto di vista semantico sembra che tutte queste forme riconducibili alla forma standard châtre siano molto simili al verbo francese châtrer (italiano: “castrare”), nel quale la radice indoeuropea *kes- ( portatrice del significato “tagliare”) è stata conservata fino ad oggi.

Tuttavia, per quanto concerne il toponimo, ci si aspetterebbe più verosimilmente una forma câtre non riscontrabile nella realtà ma non si può escludere che parole francesi come castration siano rimaste nell’uso comune perché il termine latino castrare è stato considerato come parola dotta, cosicché alcuni suoi derivati non hanno subito variazioni fonetiche. 52 ELCOCK 1962, pp. 358-359. 53 Cfr. p. 49 di questo capitolo.

53 A conferma di questo anomalo sviluppo fonetico nella lingua francese si può citare l’animale chiamato castor (termine che significa “colui che taglia”), il cui nome non è pronunciato, come ci si aspetterebbe54.

Probabilmente, però, l’esito dotto di questa parola è dovuto al fatto che la omonimia con Castore, uno dei Dioscuri, personaggio molto conosciuto nella cultura neolatina, ha addirittura annullato il più naturale esito di palatalizzazione.

Non si può trascurare il fatto che la parola castor, in Francia abbia origini celtiche e non latine, il che invaliderebbe del tutto l’altra soluzione ma in questa sede è necessario puntualizzare la non completa anomalia del passaggio kast-castrum-chatre, cioè il passaggio dalla gutturale alla palatale.

54

Penisola Iberica

Dalla forma castrum:

- Castro : è il toponimo più ricorrente e si presenta in diverse varianti: - isolato Castro - con l’articolo definito El castro - in combinazione con un modificante in una singola parola: Castroverde - in forme unite dalla lineetta: Castro-Caldelas - in combinazione con un modificante in due parole separate: Castro Verde,

forme di scrittura del resto già assimilabili a quelle riscontrate nelle altre regioni romanze. Per quanto riguarda i derivanti da “ castellum” esiste questa duplice coppia di termini: castelo / castiello; castell / castiellò.

Osservando la prima serie si può notare che la vocale “a” si trova in una posizione bloccata perché una vocale non muta, se seguita da una doppia consonante55, es.: caballu,in spagnolo dà origine la dittongo “ie”, mentre in italiano l’esito normale della “e” breve, accentata, è una “e“ aperta.

In lingua portoghese si ha uno sviluppo anomalo di una “e” chiusa che in questo dialetto risulta abbastanza frequente ( es.:catêllum= cadelo)56.

Trattando invece delle forme dittongate castiello/castiellò da considerare forme originali iberiche, si deve dire che la forma castiello (con la variante accorciata castiel) deriva regolarmente da castellum, mentre castiellò deriverebbe più probabilmente da castellionem.

In questo caso ci si potrebbe meravigliare di come la vocale possa dittongare in una sillaba non accentata (castellionem) ma questo esito potrebbe spiegarsi con passaggi successivi:

55

PEI 1941, p. 29.

56

55 1) è avvenuta, in un primo tempo, un’ordinaria dittongazione, sotto accento, di castellum nelle due forme castiel o castiello;

2) in seguito è avvenuta l’aggiunta del suffisso -onem che, se unito alla radice, comporta uno spostamento di accento nella nuova formazione in cui il suffisso rimane accentato. castellum- castiéllo + -ónem – castelliónem – castiello.

Piuttosto interessante è la formazione del toponimo castrelo, in Galizia: il suffisso – elo sembra essere l’esito regolare del suffisso diminutivo latino – ell(m).

Quello che è interessante notare è che questo suffisso viene unito alla radice castr- di castrum piuttosto che a castellum ( o alla forma cast-) come mostra il toponimo castelo precedentemente ricordato.

Considerando perciò che il termine castellum era, originariamente, un diminutivo di castrum, la formazione di castrelo appare dovuta ad analogia o a contaminazione.

Il toponimo Castella conserva la sua classica pluralità che dimostra essere di origine antica che ha in Spagna uno sviluppo caratteristico.

Il linguista Entwistle 57 ricorda sia il termine Cazalla che Castalla come riflessi toponimici del latino castella in cui la vocale finale -a è senza dubbio assimilabile ad un genere neutro plurale latino in -a; il gruppo consonantico alternante -st/-z è, invece, il normale esito “z” del gruppo -st come nel termine (Al)cázar già precedentemente notato.

Inoltre la forma cazalla potrebbe ricordare la radice semitica *Caala, modello forma araba qala(t) che significa “fortezza”, termine che appare anche in altre aree romanze caratterizzate dall’occupazione e dalla conquista araba come nel toponimo siciliano Caltanissetta dove si ritrova la forma Calt-, o in Calatafimi la forma Calat-.

Si potrebbe concludere che l’ambiente di bilinguismo creato dalla conquista araba ha avuto interessanti conseguenze sul dominio specifico della toponimia romanza basata sulle radici

57

56 latine castellum/castrum, una coppia che sembra aver trovato una controparte simmetrica sulla coppia araba qala/qasr.

Relativamente ai termini presi in considerazione in ambito romanzo c’è da notare come la penisola iberica si dimostri assai più produttiva della Francia e dell’Italia: d’altra parte l’Italia ha risentito assai di più dei rapporti con Roma e con la latinità ed è, dal punto di vista dialettale, più frazionata della Spagna relativamente al territorio, per cui certi toponimi possono essere andati perduti o essere mutati.

C’è però da notare che la lingua italiana è foneticamente più conservativa rispetto a quella francese, spagnola e portoghese e questo spiegherebbe il maggior numero di forme riscontrabili in quei territori.

Rimanendo nell’ambito della penisola iberica può essere interessante la comparazione fra le forme derivanti da castrum e quelle derivanti da castellum.

Secondo Dauzat, in base a cause storiche castrum rappresenterebbe uno strato linguistico precedente rispetto a castellum58 le cui forme derivanti sono più numerose rispetto all’altro gruppo.

Storicamente le forme di castrum possono essere resti dell’espansione romana attraverso la penisola ma il numero inferiore può essere dovuto sia alla loro età più antica sia al fatto che quando i Romani ebbero sottomesso le tribù iberiche, si resero conto che non c’erano nelle immediate vicinanze altri popoli interessati a contendere le loro conquiste e non ritennero quindi opportuno istituire fortezze in numero eccessivo nell’ambito di quella zona.

Ancora, secondo Dauzat 59 castrum e castellum rappresenterebbero due diversi strati storici con un taglio verso il V sec.d.C corrispondente alla caduta dell’Impero romano d’Occidente e l’avvento del feudalesimo.

58

DAUZAT 1928.

59

57 Nell’VIII secolo, però, la Spagna fu invasa dagli Arabi, conquista che durò fino al 1550 circa: questo spiega perciò la presenza sul suolo iberico di toponimi arabi significanti “fortezza”, una parte dei quali basati sul prestito arabo del latino castrum che nelle lingue romanze diventa (Al)cázar, oppure sul semitico -qala facendo assumere al problema linguistico della penisola iberico relativo al termine castrum una problematica più vasta e prettamente locale che esula da questa trattazione.

58

Sardegna

Un discorso a parte deve essere riservato ad una regione dell’Italia che, per le sue caratteristiche linguistiche, si dissocia dalle normali regole semantico-morfologiche della lingua italiana.

Il dialetto sardo, infatti, come del resto numerosissimi altri casi, anche per quanto riguarda la radice castrum-castellum fornisce indicazioni diversificate rispetto al resto dell’italiano non trascurabili perché quanto mai interessanti.

Il toponimo Castelsardo, nel sassarese, non presenta particolari problemi; più interessante è la forma Castiadas (nell’area campidanese, ad est di Cagliari): essa potrebbe essere una combinazione nella quale considerare Cast- elemento romanzo con l’aggiunta del suffisso -adas ma anche una forma abbreviata del sardo Kasteddu derivato da castellum, oppure formazione catalana, risalente al massiccio insediamento spagnolo nell’isola.

Per quanto riguarda il secondo termine in -adas, Wagner invoca il semitico per spiegarne la formazione60.

Partendo dal termine cartaginese qart-hadasa ,”città nuova” in cui il termine qartr punico ricorda il qala arabo, Wagner prende in considerazione il toponimo Neapolis e ricorda che, nonostante questo nome non sia ricordato in lingua greca, esso altro non è che il calco di un termine punico Maqom-hades “luogo nuovo”.

Esiste d’altra parte, in Sardegna il toponimo Magomadas nella regione della Planargia, vicino a Bosa61, quindi in zona punica, che concorda con molti toponimi Macomades dell’Africa settentrionale.

Questi nomi sono sempre stati spiegati dai semitisti come oppidum novum.

60

WAGNER 1997.

61

59 Wagner prosegue perciò concludendo “…tutte queste circostanze non lasciano sussistere ombra di dubbio sulla identità dei toponimi africani e sardo”62.

Tornando adesso alla forma di partenza Castiadas si può facilmente supporre una combinazione dell’elemento romanzo casti- con la desinenza punica -adas per ottenere un toponimo significante “Nuovo Castello” , “Castelnuovo”.

Da notare inoltre che la città di Cagliari che in latino è detta Caralis, in dialetto sardo si chiama Casteddu, ”il castello”, toponimo del tutto perduto nella lingua odierna.

62

60

Britannia

La toponomastica di questo territorio è ricca di innumerevoli tracce della conquista romana: castrum viene ritrovato in due varianti sia come -hester che come -caster (es.:Chester o Lancaster), -caster (e talvolta -cester) non si trovano come forme isolate ma sempre in composti, (es. Worcester, Leicester).

Si trovano anche toponimi derivanti dalla radice castellum ma i termini castle e i suoi composti Newcastle, Casteltown, sembrano essere penetrati in Gran Bretagna da un prestito anglosassone che aveva subito gli influssi del latino volgare63.

63

61

Conclusioni

A conclusione di questo breve excursus sui toponimi derivati dalle radici castellum/castrum si può notare che le forme toponimiche riflettono, nella maggior parte dei casi, i dialetti locali e ne sono ampliamente influenzate tanto da far perdere talvolta la loro origine una volta “impiantate” in un luogo.

Inoltre, quasi sempre, nei territori esaminati, entrambe le radici sussistono insieme, combinate con una molteplicità di suffissi.

Il termine castrum, in generale, rappresenta un sostrato più antico nell’uso dei nomi dei luoghi rilevabili fino dai tempi dei Romani.

La forma castellum dovrebbe essere più tarda e il suo uso sarebbe maggiormente riscontrabile nella toponomastica a partire dall’età feudale.

Per la natura eminentemente volta ai fini pratici e referenziali (il nome che identifica un luogo non può mutare con molta frequenza), i toponimi tendono a conservarsi come dei fossili 64 e, in questo caso, a far coesistere le due radici.

Ecco perché spesso i nomi dei luoghi sono considerati delle forme a se’ stanti, perché non vengono coinvolte nei normali mutamenti fonetici e non sempre subiscono l’influsso dei mutamenti morfologici e/o fonologici degli invasori.

64

62

CAPITOLO QUARTO

La difesa dell’Impero e il limes Africae: origine, storia e

Nel documento L'accampamento romano (pagine 55-72)