Il campo qui descritto ha caratteristiche assai diverse da quelle descritte da Igino ma presenta anche alcune analogie: ha una forma quadrangolare, è difeso, lungo il perimetro, dal fossato, ampio cinque o sei piedi e profondo sette od otto, riempito di terra e provvisto di triboli e piccole buche con pali piantati sul fondo.
Deve essere presente un fiume, un lago o qualche ostacolo naturale come protezione, se il luogo della battaglia è in pianura; sono previste le tradizionali quattro porte oltre ad un certo numero di ingressi minori.
Tutte gli ingressi d’accesso e di uscita dal campo dovevano essere sorvegliati dall’ufficiale comandante dell’unità accampata più vicina.
Il campo doveva essere attraversato da due strade larghe 40-50ft ai cui lati dovevano essere piantate le tende, in fila, poco spaziate tra di loro.
La tenda del comandante doveva essere posta da una parte, fuori il punto d’incrocio delle due strade per non ostacolare il flusso dei movimenti, mentre ogni comandante doveva accamparsi in mezzo alle proprie truppe; la cavalleria, doveva trovarsi all’interno del campo ed essere collocata al centro e non ai margini del campo.
25 I carri dovevano prendere posto intorno al perimetro del campo e, se necessario, essere interrati; all’interno della linea dei carri dovevano essere innalzate le tende e dopo uno spazio libero di trecento-quattrocento piedi, essere innalzate le restanti tende. (Strategikon XII B-22). (Figura 4)
26 La fonte più tarda sull’innalzamento dell’accampamento si data al X sec. d.C. nella persona dell’Imperatore Leone il Filosofo, che scrive un trattato, Institutiones tacticae, singolare soprattutto, non tanto per le informazioni relative all’impianto del castrum, quanto per la numerosa mole di notizie che offre in merito alla dislocazione delle truppe all’interno del campo e sugli attacchi bellici.
A proposito della forma da dare all’accampamento, propone la forma di un rettangolo allungato da porre vicino ad un fiume in modo che uno dei due lati più lunghi si serva del corso d’acqua come difesa naturale e debba essere protetto da un fossato.
A differenza di Africano, però, e concordemente con la più ampia tradizione, per Leone l’accampamento è tagliato da due strade che si incrociano ad angolo retto nel centro del campo.
Esistevano, poi, lungo il limes dell’Impero, altre costruzioni difensive minori, destinate a piccole unità di soldati, circa 200-300 uomini, definiti castella, cioè piccoli accampamenti con struttura del tutto simile a quella dei grandi campi e con lo scopo di sorvegliare ed eventualmente, di assicurare l’ordine nelle zone di confine.
Poi un’ampia categoria di altre costruzioni difensive quali forti, fortini, burgi, torri, fortezze fluviali, depositi fortificati e fortificazioni rurali, sorti in seguito alla riorganizzazione del sistema difensivo ordinato da Diocleziano per fronteggiare le incursioni sempre più frequenti di popoli provenienti da nord22.
Accanto all’accampamento destinato a proteggere e difendere i territori della Repubblica e dell’Impero romano esistevano anche altre tipologie di postazioni, innalzate a protezione di navi, anche tirate in secco e di truppe che sbarcavano, erano i cosiddetti castra navalia o nautica ricordati anche dalle seguenti fonti:
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27 CAES., Bell.Gall., V 11: Ipse, etsi res erat multae operae ac laboris, tamen statuit, omnes naves subduci et cum castris una munitione coniungi. In his rebus circiter X dies consumit, ne nocturnis quidem temporibus ad laborem militum intermissis. Subductis navibus castrisque egregie minitis easdem copias, quas ante, praesidio navibus relinquit, ipse eodem, unde redierat, proficiscitur.
“Egli stesso, anche se la situazione risultava molto complicata e faticosa, decide che la soluzione migliore consisteva nel tirare in secco tutte le navi e congiungerle all’accampamento con un’unica fortificazione. I lavori richiedono circa dieci giorno durante i quali i soldati non si concedono mai una pausa, neppure di notte. Tirate in secco le imbarcazioni e ben difeso l’accampamento, lascia a difesa delle navi le stesse truppe di prima e ritorna da dove era venuto”.
CAES., Bell.Gall.,V 22: Dum haec in his locis geruntur, Cassivellaunus ad Cantium nuntios mittit atque his imperat ut, coactis omnibus copiis castra navalia de improviso adoriantur atque oppugnet.
“Nel corso di tali avvenimenti, Cassivellauno invia ambasciatori nel Canzio e comanda loro, una volta raccolte tutte le truppe, di sferrare un improvviso attacco all’accampamento romano e di porlo sotto assedio”.
LIV. XXIX, 35,13: Et (iam hiems instabat) castra hiberna in promunturio quod, tenui iugo continens adhaerens, in aliquantum moris spatium extenditur, comminuit, uno vallo et navalia castra amplectitur.
“E incombendo già l’inverno, si fortificò sopra un promontorio, che attaccato con dolce prominenza al continente, si protende abbastanza spazioso in mare e in un solo steccato racchiude anche gli alloggiamenti navali”.
28 CORN.NEP., Alcib., 8, 5: Ab hoc discedens Alcibiades “Quoniam – inquit- victoriae patriae repugnans, illud moneo, iuxta hostem castra habeas nautica: periculum est enim, ne immo desta militum vestrorum occasio detur Lysandro vestri opprimendi exercitus”. “Andandosene da lui Alcibiade disse: “Poiché ti opponi alla vittoria della patria, ti avverto di una cosa: non tenere vicino al nemico gli alloggi navali: infatti c’è il pericolo che per l’indisciplina dei vostri soldati si dia a Lisandro l’occasione di annientare il vostro esercito”.
CORN.NEP., Hann., 11, 6: Postquam autem naves suas oppletas conspexerunt serpentibus, nova re perterriti, cum, quid potissimum vitarent, non viderent, puppes averterunt seque ad castra nautica rettulerunt.
“Ma dopoché videro le loro navi piene di serpenti, spaventati dalla nuova situazione, non sapendo che cosa dovessero evitare di più, levarono le ancore e si diressero verso gli alloggi navali”.
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Conclusioni
Tutti gli accampamenti descritti dalle fonti precedenti e da altri storici, Tito Livio, Cesare, Tacito, Ammiano Marcellino, pur con evidenti differenze cronologiche tra di loro, (dal campo di età repubblicana descritto da Polibio a quelli di età imperiale descritti da Flavio Giuseppe, Igino e Vegezio, fino a quelli dell’Imperatore Maurizio e quello dell’Imperatore Leone il Filosofo, di età bizantina), sono castra aestiva, ovvero accampamenti provvisori e temporanei che, al segnale convenuto, i soldati, non prima del comandante e dei tribuni, dovevano smontare a cominciare dalla propria tenda. (Pol.VI 40-42).
Quanto al loro impianto emergono notevoli differenze .
L’accampamento di Polibio, campo da marcia giornaliero destinato ad accogliere un esercito formato da due legioni e da un a contingente di truppe alleate, è impostato su due assi paralleli, la via principalis e la via quintana, tagliati perpendicolarmente da vie secondarie che formano porzioni rettangolari, strigae, riservate agli alloggi dei legionari. Il campo descritto da Igino è basato sull’incrocio di centrale di due assi, il kardo e il decumanus; l’accesso avviene attraverso quattro porte, porta praetoria, decumana, principalis dextera, principalis sinistra, che si aprono al centro dei lati; la tenda del comandante, praetorium è situata al centro.
È anch’esso un campo di tipo estivo non permanente23, destinato ad accogliere un esercito formato da tre legioni, quattro coorti pretorie e varie truppe ausiliarie per un totale di 45.000 uomini, distribuite non nella parte centrale del campo ma lungo l’intervallum e separate dal resto del campo dalla via sagularis.
Lo spazio interno è diviso in tre parti, la prima e più importante è quella dove si trovava il quartier generale, cioè il praetorium, seguiva la praetentura, compresa tra la via
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30 principalis e la fronte, latera praetorii, compresa, a sua volta, tra la via principalis e la via quintana, e la retentura, tra la via quintana e il lato posteriore, spazi in cui erano alloggiate le varie truppe e i vari servizi. (De mun. castrorum, 21)
L’innalzamento dell’accampamento era comunque ritenuto argomento di grande interesse e importanza e operazione laboriosa, complessa e minuziosa, finalizzata a mantenere la disciplina nei militari oltreché garantire loro un senso di sicurezza.
A differenza del campo repubblicano di forma quadrata, durante l’Alto Impero la forma preferita ha un rapporto di 3:2 fra larghezza e lunghezza ma non tutti i forti obbediscono a questa regola e addirittura Vegezio (Res Militaris, I 21-27; III 8) consiglia un rapporto di 4:3.
Pur non esistendo uno schema fisso da seguire, sia che questi campi siano innalzati in età repubblicana, durante l’Alto Impero e durante il Basso Impero, permangono ancora le stesse modalità nella scelta delle caratteristiche del terreno: a sovrintendere sono gli ufficiali e il metator, che organizza lo spazio interno servendosi della groma che permette di tracciare, ad angolo retto, la via principalis e la via praetoria.
Erano castra destinati ad ospitare almeno due legioni, come Colonia Ubiorum (Koln) o Novaesium (Neuss), il cui compito era quello di condurre a termine operazioni esterne e offrire, al contempo, una certa sicurezza24 trovandosi in particolari posizioni strategiche. Le difese esterne più importanti rimanevano ancora il muro di cinta e i tre elementi fossa, agger, vallum e intervallum, già caratteristici dei campi di marcia ma in periodo imperiale i fossati possono essere anche due o tre.
Il muro, su cui sono installate macchine da guerra, è di mattoni come pure le torri sopra costruite; le fondamenta sono più solide.
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31 Lo spazio interno è organizzato intorno ai principia spazi più grandi se assegnati agli alloggi del capo e degli ufficiali distribuiti lungo la via principalis, più piccoli e da dividere in comune, se assegnati, invece, ai centurioni e ai soldati.
In questo tipologia di campo, dove vivevano all’incirca 5000 soldati e che equivaleva, nella sua superficie ad una città, erano presenti tutti gli ingredienti destinati a soddisfare una comunità, a cominciare dalle strade, le piazze, poi l’ospedale, magazzini, laboratori, bagni, terme cui arrivava l’acqua grazie ad un sistema di canalizzazione della stessa con la sorgente più vicina e anche le latrine pubbliche.
Durante il Basso Impero i campi assumono forme diverse, legate alle caratteristiche del territorio, con prevalenza della forma quadrata ma compare perfino il campo di forma circolare; scompare l’intervallum, permangono le quattro porte affiancate da torri, quali elementi di rafforzamento sulle quali porre macchine dia artiglieria.
Lo spazio interno è diviso in tre parti secondo questo schema: la via principalis separa la praetentura dai lati dei principia, (a torto chiamati pretorio), la via quintana si trova tra i due lati dei principia e la retentura, che altro non è se non lo schema descritto da Igino con tutti gli altri edifici che dovevano servire ad accogliere tre legioni25.
Scompaiono molte costruzioni al centro del campo per presentarne altre più addossate alle mura come i contubernalia, forse con lo scopo di accogliere, nella parte centrale resa più libera da costruzioni, la popolazione sfollata.
A partire dal IV sec. d.C. i principia scompaiono del tutto, mentre attorno alla metà del V sec., in molti campi le costruzioni, ad esempio i contubernia, sono distribuite in modo disordinato, come si può notare nell’angolo nord-ovest del campo di Alteius (Alzey), un forte a pianta quadrata usato dal III al V secolo oppure sistemati lungo le mura allo scopo di ottimizzare gli spazi interni come accade ad Altrip.
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32 Vengono invece valorizzati gli horrea per avere provviste di ogni genere all’interno del campo (Vegezio IV 7) a cui il nemico non potesse accedere, tant’è che si assiste alla realizzazione di mura più spesse allo scopo di difenderli.
Dal VI al X sec. si continua a consigliare la forma quadrata del campo a svantaggio di quella circolare più facilmente attaccabile dal nemico, il fossato deve essere profondo sette o otto piedi e ampio cinque, sei piedi; al comandante è riservato lo spazio centrale che ospita il suo seguito e le truppe di scorta, mentre la cavalleria occupa il resto dello spazio centrale, l’intervallum è cresciuto dai duecento piedi del campo di Polibio a trecento o quattrocento piedi, distanza forse dettata dalla mutata gittata degli archi usati all’epoca. Un’altra differenza consiste anche nelle dimensioni delle tende, non più quadrate ma circolari e più spaziose di “tipo Avaro, in cui si combinano praticità e bell’aspetto”
( Strategikon I 2), le tende degli irriducibili nemici dell’impero d’Oriente del VI e VII sec.. Se poi si considerano le descrizioni della realizzazione dell’accampamento da parte delle altre fonti esaminate, Flavio Giuseppe, Africano, Vegezio e l’Imperatore Leone, ne consegue che nell’arco di tre, quattro secoli, dall’impianto di campi dell’età repubblicana a quelli dell’età imperiale, non intervennero modificazioni sostanziali nell’impianto del castrum, costruito per ospitare un esercito formato da due legioni al comando di un solo console.
Cesare stesso, nella disposizione del suo accampamento segue le regole fisse dello schema regolamentare, come sembra testimoniato dal campo di Mauchamp sull’Aisne del 57 a.C. (Cesare, DBG, II 5) anche se il campo cesariano si distingue per la maggiore solidità e complessità della cinta di protezione.
Per dovere di completezza, sembra opportuno fare riferimento alla lunga disputa verificatasi a proposito del numero delle legioni che potevano accampare, secondo Polibio, in un castrum.
33 P.Fraccaro, seguito anche da Walbank26, riferendosi al cap.32 delle Storie di Polibio, precisa che il campo descritto da Polibio altro non è che la metà di un campo consolare romano in quanto, normalmente, l’esercito romano guerreggiava sotto il comando dei due consoli, nonostante si presentasse sempre meno di frequente il ricorso a questa situazione. Quindi se l’esercito era guidato da un solo console, ne consegue che lo schema da osservare per l’innalzamento del campo altro non era che la riproduzione di una metà campo destinato a quattro legioni.
Questo sembrerebbe testimoniato anche dagli spazi occupati dal praetorium, quaestorium e dal forum: essi devono sempre trovarsi in mezzo alle due metà dell’esercito quando quattro legioni al comando di due consoli accampavano insieme (v. Figura 1).
Ognuno dei due poneva il proprio quartier generale vicino e parallelo all’altro nella parte centrale del campo con il resto dell’esercito alle spalle secondo la regola per l’esercito romano di età repubblicana.
Poiché il campo descritto da Polibio ha il praetorium, il quaestorium e il forum posti verso la porta posteriore del campo, se ne deve dedurre che la descrizione da lui operata si riferisce proprio alla metà di un esercito regolare di quattro legioni al comando di due consoli.
La questione è stata riaffrontata da Rawson e da Pamment Salvatore27 che hanno ipotizzato che Polibio non descrivesse un accampamento agli ordini di due consoli perché già la sua fonte consisteva in una serie di commentarii destinati ai tribuni per istruire le reclute a costruire metà del campo di loro spettanza; il campo sarebbe poi stato completato quando i due eserciti consolari, formatisi separatamente, avrebbero operato insieme.
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FRACCARO , Athenaeum XXII (1934) 9 p. 154. WALBANK 1957, 1967, 1979.
MUSTI 2002, pp. 512-513.
27
PAMMENT SALVATORE 1996, pp. 5-20. RAWSON 1971.
34 Lo schema così utilizzato si rendeva più utile e immediato per far apprendere alle reclute le modalità necessarie quando avressero dovuto innalzare successivamente, in territorio nemico, il campo destinato ad un esercito agli ordini di due consoli.
Il che spiegherebbe la precisazione inserita dallo stesso Polibio ai par.6-8.
Secondo il Lenoir28 “la presenza congiunta di due consoli, ciascuno dei quali ha sotto la propria responsabilità due legioni, è in effetti la norma per l’esercito romano di epoca repubblicana; il campo di due armate, per rispettare le esigenze della collegialità consolare, doveva essere composto di due insiemi simmetrici: Polibio, brevitatis causa, descrive uno dei due insiemi o, se si vuole, una delle due metà di un campo normale. Secondo questa ipotesi, la norma del campo romano descritto da Polibio, è un rettangolo composto da due quadrati giustapposti (dunque nella proporzione di 2:1); quando i due consoli agiscono separatamente, le due legioni che compongono ciascuna armata utilizzano un campo quadrato”. (Figura 5)
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35 FIGURA 5 - Campo militare organizzato in caso di riunione di due eserciti consolari
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