Alla fine del III sec.d.C., con l’instaurazione della Tetrarchia, si introduce, relativamente alle difese militari lineari, un nuovo campio di piccole dimensioni, definito col nome di centenarium.
Cronologicamente, il centenarium più antico sembra risalire ad una data anteriore al 246, anno in cui fu restaurato e il modello architettonico originale è da rintracciare in Rezia155. Il termine ricorre solo in Africa, in Numidia, e lo si trova già impiegato durante l’età di Filippo l’Arabo156, di Diocleziano e di Costantino157.
Quale fosse il significato di questo termine è stato spiegato da Gauckler che ha dimostrato come fosse legato ad opere militari, considerandolo caso accusativo dell’aggettivo centenarius che sottintende il termine burgus.
Ritiene anche che il termine centenarius non si applica ne’ alle dimensioni ne’ alla superficie o alla lunghezza della costruzione, bensì all’importanza della guarnigione e al titolo assegnato al capo del forte158.
All’epoca di Diocleziano appare nella terminologia militare romana, tra il titolo di ducenarius e quello di biarcus, quello di centenarius; anche se il titolo di centurione esiste ancora nelle legioni, l’ufficiale che gli corrisponde nelle vexillationes porta quello di 155 LE BOHEC 1992, p. 209. CIL VIII, 2494 . CIL VIII, 2495. 156 IRT 880 . 157
CIL VIII, 20.215= ILS 6886. CIL VIII, 9010.
CIL VIII, 8713.
158
GAUCKLER 1903, pp. 125 ss..
Non alla stessa maniera la pensa il LESCHI, CRAI 1941, p.172, che, in base ad una epigrafe rinvenuta nel campo e databile al 303 d.C., ritiene che il termine centenarium sia un sostantivo.
125 centenarius e Leschi riconosce in questo termine la parola usata per designare i subalterni del praepositus limitis: il centurio sarebbe un grado dell’armata mobile, il centenarius un grado dell’armata sedentaria o territoriale159.
All’inizio del IV sec. d. C. il termine era usato per indicare un forte che avrebbe potuto ospitare cento uomini e ben presto acquista il significato di “avamposto” che lo distingue dalla turris e dal burgus, ambedue semplici torri di avvistamento.
Entra, comunque, a far parte della terminologia militare adottata dalle popolazioni locali della zona di frontiera tripolitana per designare strutture simili che erano considerate come edifici difendibili160.
Sul limes tripolitanus sono venute alla luce più di 2000 di queste fortificazioni, in genere, legate al sistema difensivo allo scopo di prevenire e bloccare le irruzioni e le conseguenti razzie delle tribù desertiche.
Per descrivere questo nuovo tipo di fortezza, sono sati presi come termini di riferimento il centenarium di Aqua Viva (attuale M’Doukal) e quello di Mselletin (attuale Gasr Bularkan), ambedue situati in Tripolitania.
159 LESCHI 1941, pp.171-173. CIL V, 877. ILS 2798. 160 COLLINS 2015, pp. 135-136
126
Centenarium quod Aqua viva appellatur
Il centenarium di Aqua Viva161 ha la forma di un quadrato quasi perfetto di 86,80m x 85,90m; torri quadrangolari sporgenti si trovano al centro di ogni lato e agli angoli. (Figura 20)
Uno dei lati risulta provvisto di una porta fiancheggiata anch’essa da due torri e dà accesso all’interno del campo grazie ad un corridoio lungo 3,70m.
All’interno, lungo il muro perimetrale e intorno alla corte si distribuiscono i vari ambienti larghi m3,50 che trasformano la corte in una specie di ridotto abbastanza ampio.
Davanti al bastione del lato nord si alzava una costruzione di 12,70m x 4,60m i cui resti denotano un edificio più accurato, forse da individuare con l’alloggio del comandante. Grazie ad una iscrizione rinvenuta all’interno del forte che ci informa sia del nome del castrum come degli imperatori allora in carica, possiamo datare con certezza la struttura al 303 d.C. risalente, forse, ad un momento di riorganizzazione del limes africano da parte di Diocleziano162.
Imp(eratoribus) D(ominis) n(ostris) Diocletiano et Maximiano aeternis Aug(ustis) et /Constantio et Maximiano fortissimis Cesaribus principib(us)/ juventutis, centenarium quod Aqua Viva appellatur, ex praecepto/ Val(eri) Alexandri, v(iri) p(erfectissimi), agent(is) vic(es) praef(ectorum) praet(orio) et Val(eri) Flori, v(iri) p(erfectissimi), p(raesidis) p(rovinciae) / N(umidiae) a solo/ fabricatum, curante Val(erio) Ingenuo, praep(osito) limt(is) dedicatum/ D(ominis) n(ostris) Diocletiano VIII et maximiano VII Aug(ustis) cons(ulibus)
La menzione dei nomi di Valerio Floro e di Valerio Alessandro sono prove che ci aiutano a datare la costruzione del campo: il primo, come risulta da altre epigrafi, era governatore
161
LESCHI 1941, pp. 170-176.
162
127 della Numidia prima del 20 novembre 303 d. e fu colui che applicò assai rigorosamente le persecuzioni a Nicomedia e che, lo stesso 20 novembre 303, fu sostituito da Aurelius Quntianus come praeses di Numidia ,163; Valerio Alessandro era il vicarius del 303 d.C. che nel maggio-giugno 304 istruì il processo di Mammario164.
FIGURA 20 - Pianta del campo di Aqua Viva
163
CIL VIII, 4324, 2346, 2347, 17813. LESCHI 1941, pp. 171-173.
164
128
Il centenarium di Mselletin
Il centenarium di Mselletin, quanto alla pianta, non varia per nulla da quello di Aqua Viva: stessa pianta quadrata, torri quadrangolari a ciascun lato, torri quadrate al centro di ogni lato, porta provvista di corridoio che introduce in una corte interna circondata da alloggi militari o scuderie.
L’unica nota caratteristica che differenzia questa postazione militare dalle altre sono le dimensioni assai ridotte: misurava infatti solo 10m x 10m165. ( Figura 21)
FIGURA 21 - Pianta del campo di Mselletin
165
129 FIGURA 22 - Piante di fattorie fortificate africane
130
Fattorie fortificate e Burgi
A completare l’opera di difesa del limes africano e specialmente di quello tripolitano e numidico, dove si contano almeno 107 costruzioni militari di diversa tipologia166, contribuirono, nel IV sec. d.C., le fattorie fortificate e i burgi.
Non si conosce con precisione quale fosse il compito delle fattorie fortificate: la pianta di tali costruzioni era quadrata, erano provviste di forti muri esterni e di un fossato che ne sottolineava il carattere essenzialmente militare; una torre, poi, di notevole altezza permetteva una buona visibilità della campagna circostante.
All’interno si accedeva tramite una sola porta che si apriva sul lato principale ed immetteva in una corte ai lati della quale erano addossati altri edifici in numero variabile. (Figura 22) Il burgus, una torre, (il termine appartiene alla stessa famiglia del termine greco Purgos) era anch’essa una costruzione di tipo militare con la particolare funzione di sorveglianza come si ritrova nell’espressione burgus speculatorius.
Erano dunque postazioni strategiche edificate all’incrocio di strade importanti o in zone di confine particolarmente delicate; erano fornite di opere di protezione in terra e di quattro torri angolari che dovevano assicurare un servizio di polizia delle strade come quello di Qseyr es Sele in Siria.
Si può dire dunque che il limes tripolitano, assai meno provvisto di castra rispetto a quello numidico, doveva essere considerato più esposto ad attacchi di barbari e per questo si potrebbe sospettare che i forti di Bu Ngem e di Gheriat el- Garbia o quello di Mselletin e tutti gli altri fossero considerati solo postazioni isolate incapaci di far fronte da sole ad attacchi di stranieri.
166
131 Per questo, nella riorganizzazione del limes compiuta da Diocleziano e dai successori, l’Imperatore volle forse creare, accanto alle difese militari vere e proprie, altre difese ausiliarie che consistevano in costruzioni civili ma provviste anch’esse di una architettura a scopo difensivo167, cioè le fattorie fortificate.
FIGURA 23 – Piante fattorie fortificate sul limes triplitano
167
132
Conclusioni
Un’analisi attenta di centenaria africani contemporanei di quelli di Aqua Viva e Mselletin, come Seba Mgata, Bou Rada, Aquae Herculis in Numidia, Benia bel Recheb, in Tripolitania, testimoniano che il castello dioclezianeo è una costruzione a pianta quadrata, di una misura che oscilla da 86,80m x 85,90m per Aqua Viva, a quella di Mselletin, di dimensioni assai ridotte, 10m x 10m, ma sempre prossimo al quadrato168.
Non mancano esempi diversi come a Seba Mgata i cui lati sono obliqui e fanno pensare alla figura di un romboide anziché ad un quadrato.
A Tibubuci addirittura, il centenarium è cinto da un’alta muraglia che segue l’andamento del terreno e conferisce all’accampamento una pianta eptagonale con un solo ingresso sul lato sud-est169.
La loro superficie è contenuta tra i 25.000 e i 40.000m2 e ospitavano piccole unità di uomini, qualche centinaio al massimo.
Gli angoli della cinta muraria presentano ognuno delle torri sporgenti, una delle quali è presente anche al centro di ogni lato.
Una sola porta, fiancheggiata da due torri, si apriva nel mezzo di uno dei lati, talvolta preceduta da un muro curvo (clavicula) o seguita da un andito ad angolo retto e introduce, con un corridoio, ad una corte centrale intorno alla quale si distribuiscono i vari ambienti appoggiati al muro perimetrale che finisce per essere rafforzato.
I forti di Bourada e quello di Aqua Viva presentano all’interno della corte una costruzione che, presumibilmente, doveva essere l’alloggio del capo.
168
MATTINGLY 1995, p. 103
169
133 Quanto alla loro funzione, Goodchild ipotizza che fossero postazioni, specialmente Mselltin, utili a controllare i movimenti dei barbari nella zona di frontiera e a richiamare gli stessi limitanei alle loro responsabilità militari170.
Se si opera un confronto con i forti del II-III sec. d.C. e con quelli posteriori del IV sec.d.C. si notano vistose differenze: la forma diventa rettangolare, le torri di vedetta da quattro, aumentano a sette.
All’interno del campo, poi, lo spazio è distribuito assai diversamente: nei campi di Lambaesis, Thamusida o Castellum Dimmidi vigevano ancora le regole di spartizione dello spazio dettate da Polibio e Igino: praetorium, quaestorium, tribunal, spazio destinato agli alloggi dei soldati, altri a quelli per le bestie, servizi igienici, terme.
I forti post-dioclezianei appaiono molto più semplificati: le costruzioni sono distribuite intorno alla corte centrale e sono appoggiate ai muri perimetrali171.
I burgi e le fattorie fortificate seppure considerate costruzioni civili, mantengono nella loro pianta quadrata l’aspetto tipicamente militare dei forti di età dioclezianea e post- dioclezianea.
Le fattorie fortificate di dimensioni varie e diverse quanto a tipologia172 ma dalla struttura solida per poter fronteggiare attacchi nemici, mantengono, però tutte, il cortile centrale aperto sul quale sono disposti i vari ambienti, e il cui accesso era affidato ad una porta che si trovava su uno dei lati della costruzione.
170 GOODCHILD 1950, pp. 33-35. 171 GOODCHILD 1950, pp. 34 172 GOODCHILD 1950, p.36.
134
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