Con il termine di limes gli storici intendono in senso generale e, un po’ generico, il confine dell’Impero romano, poiché nei primi secoli della Repubblica la sicurezza e il controllo dei territori dello Stato romano venivano garantiti piuttosto con la creazione di una rete di città-colonie (dedotte con funzioni militari oltreché di espansione politica) e talvolta con la interposizione tra i possedimenti romani e le popolazioni, cosiddette barbare, di stati- cuscinetto retti da principi vassalli di Roma.
L’allargamento sempre più ampio delle frontiere dello Stato nel corso dell’età imperiale e la costituzione di un esercito permanente, condusse ad una radicale trasformazione dell’assetto dei confini dell’Impero, con l’edificazione di una maglia fittissima di installazioni militari che vennero a costituire nel corso dei secoli il limes imperii Romani65. In origine la parola limes è propria del mondo degli agrimensori che per dividere le terre, tracciavano dei quadrati con i lati orientati rispettivamente in direzione nord-sud, il cardo e l’altro, il decumanus, in direzione est-ovest, che non erano soltanto linee di spartizione, di divisione tracciate sul terreno ma erano anche tracce di camminamenti tra domini contigui.
In tale ambito la parola limes designa una strada trasversale, decumanus, opposta alla parola via che designa il cardo; nel linguaggio amministrativo-agrimensorio limitare
65
RE 1931, s.v. Limes. DS 1919, s.v. Limes.
63 indica l’azione del delimitare, di cintare una proprietà, dove il termine limes è il confine di questa proprietà e, di conseguenza, il camminamento che costeggia questi limiti e che definisce i loro confini66.
Nella terminologia militare designa una strada che segna i limiti della zona da proteggere e tale significato è esteso pure a quelle strade che penetrano in paesi non sottomessi67, in territori barbari, ed a quelle che si inoltrano tra montagne e foreste, obbligate ad affidarsi a forti e poste di sorveglianza, per cui, certe volte il termine limes finisce per designare proprio queste organizzazioni più che la strada68.
Spesso accompagnato da un aggettivo o da un complemento di specificazione che ne individua la posizione geografica, una fascia di territorio molto ristretta, una città, una tribù, una regione controllata dall’esercito, oppure un’ intera provincia, in seguito questo termine finirà per designare le frontiere fornite di organizzazione militare, la cui sicurezza può essere garantita, ad esempio, da un fiume.
Infine, si applica a tutte le frontiere dell’Impero e dei territori barbari tanto naturali che artificiali69.
In questa concezione di “frontiera“ non deve essere ricercata una linea di demarcazione precisa: essa è una zona in cui tutto è organizzato per la difesa dell’Impero e il cui ruolo essenziale era svolto da una fitta rete di strade che permetteva il dislocamento di truppe avanti e indietro.
Le strade, arteria vitale del limes, non ridotte alle terre dell’Impero ma prolungate il più lontano possibile all’interno dei territori barbari, siano essi alleati o sottomessi, formano un buon terreno compatto, dispositivo, questo, molto flessibile che si adattava alle condizioni di tempo e di luogo. 66 DILKE 1979. 67 LE BOHEC 992, p. 203 68
BARADEZ Fossatum Africae,1949, pp. 130-149.
69
POIDEBARD 1934, p. 8. LE BOHEC 1992, p. 203.
64 La frontiera era determinata, nella maggior parte dei casi, dalla stessa conformazione geografica del territorio e, in particolare, come ancor oggi spesso accade, dal corso dei grandi fiumi: il Reno e il Danubio per molti secoli indicheranno, nel cuore dell’Europa continentale, la frontiera che separava il mondo romanizzato dalle popolazioni germaniche dell’interno.
In mancanza di confini fluviali o se si riteneva opportuno attestare una linea difensiva e logistica al di là del tracciato dei corsi d’acqua, la strada era supportata anche dall’installazione di una ”difesa lineare” artificiale, come avviene in Britannia con il Vallum Adriani e quello di Antonino Pio, o in Numidia per la Seguia bent el-Krass, difese costeggiate da un sentiero.
La linea difensiva che si basava su “difese lineari” era caratterizzate da fortificazioni di tipo elementare munite di un fossato, un’alzata di terra e un muro innalzato con materiali diversi, terriccio, palizzata di legno, mattoni o pietra.
Esso poteva essere costeggiato da una banchina, da una o da due strade, elemento essenziale nelle “difese lineari” che correvano talora, o davanti o dietro il vallum; erano presenti anche torri costruite sia sul muro difensivo sia lontane dall’asse stradale.
Altrimenti, lungo la strada si trovano “difese puntuali”, grandi campi e fortilizi meno importanti che ospitavano una legione o un presidio di soldati e servivano come deposito e/o approvvigionamento dei viveri.
Se l’arroccamento costeggiava un fiume, i porti ospitavano le navi; altri forti, poi, erano installati in posizione arretrata rispetto all’arroccamento70.
In molti casi veniva edificato un burgus, cioè una costruzione a torre di proporzioni piuttosto modeste, destinata specialmente all’osservazione del confine e al controllo del
70
65 passaggio delle genti che lo attraversavano, o una turris, un edificio elevato necessario a svolgere operazioni di avvistamento e di segnalazione e collegamento.
La linea spesso ininterrotta di queste fortificazioni in diverse regioni dell’Europa e dell’Africa, è rimasta talora segnata dalla persistenza di toponimi che in diverse lingue riflettono l’antica installazione di postazioni militari quali chester, chastre, kastro, casr, castle, kasteel, kastell, bourg, burg, bordj, turm, wall,val 71.
Confine fortificato dell’Impero il limes costituiva, nella maggior parte dei casi, un cammino di ronda, cioè una strada che, aperta tra zone boscose o montane, sopraelevata su terrapieni nelle zone paludose, collegava i presidi militari grazie ad una fitta rete di comunicazioni.
Veniva così consentito il rapido passaggio degli eserciti per le spedizioni militari e i rapidi trasferimenti da una zona all’altra del limes e veniva garantito un controllo continuo dei movimenti svolti dalle popolazioni esterne entrate in conflitto con lo Stato romano.
Da questo punto di vista, il limes era costituito non solo dalla linea fortificata ma dall’intero reticolo stradale che attraversava le regioni periferiche dell’Impero più esposte e più interessate alla sua difesa strategica.
Le ricerche archeologiche e topografiche iniziatesi già nel secolo scorso hanno condotto ad una precisa conoscenza del limes in alcune fondamentali regioni europee, particolarmente ben conosciute le installazioni presenti in Germania e Gran Bretagna.
Il tracciato del limes renano-danubiano è definito in molti suoi dettagli e si è potuto stabilire che in alcuni suoi tratti i fortini e le torri si succedevano con intervalli inferiori anche ai 10 chilometri.72.
71
PER L’ANALISI DI ALCUNI DI QUESTI TOPONIMI, v.cap.III.
72
DER OBERGERMANISCHE-RÄTISCHE LIMES DER RÖMERREISCHES, pp. 1894 ss.. DER RÖMISCHE LIMES IN ÖSTERREICH, pp. 1900 ss..
66 In Britannia la difesa della frontiera allestita già ai tempi della conquista di gran parte dell’isola nel I sec.d.C. era affidata a due grandi muri, valla, edificati per volere di Adriano e di Antonino Pio, suo successore.
Il vallum Hadriani misura ben 110km di lunghezza e attraversa l’intero territorio britannico da una parte all’altra della costa. È composto da un muro alto sino a cinque metri e da un fossato cui si aggiungono, in alcuni tratti, altri terrapieni e fosse dal lato interno del muro73.
Quello di Antonino che corre più a nord, è formato da una sopraelevazione di terra larga in media cinque metri, posta su un basamento di pietre e preceduta da un ampio fossato: una strada militare collegava da un campo all’altro i numerosi fortini e le torri dislocate lungo il vallum74.
Non si deve credere, tuttavia che, a parte casi particolari di opere difensive eccezionali, il limes romano fosse come una muraglia cinese eretta ad impedire ogni possibilità di passaggio tra l’interno e l’esterno dell’Impero.
Il complesso sistema militare e logistico di questo sistema di difesa romano mirava a controllare e regolare le migrazioni pacifiche, di natura, il più delle volte commerciale, delle genti limitrofe, fossero esse popolazioni nomadi o appartenenti a Stati clienti dell’Impero, almeno fino a che la potenza politica ed economica dello Stato romano fu tale da preservarne l’unità e l’efficienza militare.
Al momento delle prime manifestazioni della crisi dell’Impero già evidenti nel corso del III sec.d.C., nessun limes poté costituire un serio ed efficace ostacolo alle infiltrazioni ora pacifiche ora violente delle gentes externae, cioè alle popolazioni barbariche che contribuirono ad accelerare il processo di disgregazione dell’Impero romano.
73 WEBSTER 1969, p. 196. BREEZE 2003. BIDWELL 2007. 74 HAVERFIELD 1924. COLLINGWOOD 1924.
67
Il limes Africae
Secondo quanto affermano le fonti storiche75 una prima sistemazione dei confini africani sarebbe avvenuta nel 146 d.C. quando Scipione Emiliano, in seguito alla distruzione di Cartagine, sottomise definitivamente al dominio di Roma anche tutte le zone limitrofe che fino ad allora potevano dirsi fedeli ai Cartaginesi.
Fu in questo periodo che ebbe origine la provincia romana detta Africa e allo stesso periodo si fa risalire la costruzione della fossa che da Thabraca a Thenae segnava il confine dei possedimenti romani.
Furono moltissime le città costruite o ricostruite dai Romani nell’Africa settentrionale e molte furono da Roma considerate di vitale importanza prima, per la Repubblica, poi, per l’Impero.
Più che utilizzare e sfruttare queste terre si trattava di estendervi il mondo romano in ampiezza e profondità.
I centri costruiti dai Romani e gli altri di miglior convenienza dotati di tutti gli elementi di progresso e benessere ormai acquisiti all’esperienza, vennero affidati a legionari anziani in funzione di coloni e in parte notevole, aperti anche agli Africani, moltissimi dei quali vi si stabilirono.
Come in ogni provincia romana una fitta rete di stradale diede in breve tempo uno sviluppo senza precedenti alle comunicazioni: ovunque si scavarono pozzi, si arginarono corsi d’acqua, sorsero fattorie e ville, si coltivarono vastissimi tratti di terreno.
Stupisce ancora oggi la posizione molto avanzata al Sud di certe città grandi come Thamugadi (Timgad), Lambaesis nell’Aurès, di cui sono rimaste imponenti rovine, e di Volubilis, poco a nord dell’attuale Meknès.
75
PLINIO, Nat.Hist., V 25. APPIANO, Libyca, 54.
68 Sulla costa della Tripolitania le antiche Sabratha e, specialmente Lepcis, completamente ricostruita dai Romani, primeggiavano su tutta la costa fra Cirene e Cartagine e soprattutto Lepcis, divenuta famosa come Leptis Magna.
Lungo il confine segnato da queste città correva, naturalmente, una linea che segnava la frontiera e che si estendeva non solo dalla Grande Sirte all’Atlantico ma comprendeva tutta l’Africa settentrionale dal Mar Rosso e dalla penisola del Sinai all’Atlantico, chiamata comunemente limes Africae76. (Figura 9)
Nella terminologia militare il termine limes è applicato a qualcosa che varia secondo i luoghi, le circostanze e le possibilità; nella Noticia Dignitatum, (XXV Comes Africae), stabilita sotto il Basso Impero e databile intorno al 395 d.C., viene fissata la lista gerarchica e protocollare dei subordinati del vicario d’Africa residente a Cartagine una volta che il limes èstato diviso in settori a causa dello scaglionamento dell’organizzazione.
Nella Noticia (XXV Comes Africae), figurano dunque i praepositi limitis o responsabili del limes in questo ordine:
- Praepositus limitis Thamellensis (del settore di Telminii, città sul chott Djerid) - Praepositus limitis Montensis, in castris Leptitanis (non localizzato)
- Praepositus limitis Bazensis (di Badias, oggi Badis) - Praepositus limitis Gemellensis (di Gemellae)
- Praepositus limitis Tubunensis (di Thubunae, oggi Tobna).
Dopo l’annessione da parte di Augusto della Numidia all’Africa Proconsolare avvenuta nel 25 a.C. che assicurava a Roma l’arrivo del grano dall’Africa, i Getuli ed i Musulmani, cioè le popolazioni situate a sud del tell, della Mauretania, della Numidia ed anche dell’Africa Proconsolare, si sollevarono e, malgrado i brillanti successi militari riportati dai Romani su
76
FENTRESS 1985 IV, 2, pp. 1376/25-27. BARADEZ 1949, pp. 93-101.
69 queste popolazioni, i Garamanti del Sud Tripolitano, dalle Sirti al Fezzan, si sollevarono a loro volta.
In questo modo si rendeva necessario assicurare l’occupazione basata su un’organizzazione solida.
Il primo punto di partenza della nuova organizzazione territoriale fu la costruzione della strada imperiale da Tacapes (Gabès) a Hammaedara (Haïdra) attraverso Capsa (Gafsa), sulla quale si appuntarono, sotto il regno di Tiberio, nel 14 d.C., tutti gli sforzi della III Legione per assicurare la sicurezza.
Dunque, la strada Tacapes-Hammaedara rappresentò sicuramente un limes imperii secondo il significato primario limes trans versus, in quanto era una linea di difesa guardata militarmente e segnava il confine tra le terre dell’Impero e le contrade che i barbari non potevano oltrepassare, pur proteggendo i castra hiberna posti in pieno paese dei Musulmani e collegandoli direttamente al mare.
Tagliava però in due i terreni dei Musulmani che non tardarono a sollevarsi.
Così, dal 17 al 24 d.C., Roma è costretta a condurre una lotta contro un nemico molto mobile e insaziabile, Tacfarinas, che è riuscito a raggruppare le bande ai suoi ordini ed alle quali ha dato un armamento e una sorta di organizzazione militare trovando riparo nelle montagne Aurès-Nemencha.
Anche se i Romani riportano molti successi su Tacfarinas grazie alla via Tacapes- Hammaedara, le sue bande riappaiono e razziano territori e regioni sottomesse dai Romani per poi sparire di nuovo.
Dopo la morte di Tacfarinas si capisce che la strada non può giocare il ruolo di linea di frontiera e così il limite dei territori sarà portato fino alle regioni che assicurano la sicurezza della Numidia e dell’Impero.
70 Nel 29-30 d.C. a nord del Chott Fedjedj, così come il chott e il Tébaga, appaiono una serie di confini che provano come il limes cominci già a protendersi in lunghezza e a doppiare una zona di sicurezza77.
Sotto Vespasiano, epoca di calma e tranquillità, la III Legio Augusta di stanza a Lambaesis si dedica a lavori di costruzione: la strada da Hammaedara è spinta fino a Theveste mentre un’altra collega Theveste ad Hippo Regius (Ippona, presso Bona)78.
Così la legione gode di una seconda via di accesso al mare, dal nord, collegando inoltre il teatro delle operazioni numide alla residenza del proconsole.
Dal momento però che, alla fine del primo secolo d.C. la regione degli chotts del sud tunisino e della Tripolitania non offriva grande sicurezza, viene costruita una strada da Tacapes (Gabès) a Leptis Magna che permetterà di disporre le truppe da Tripoli a Tébessa79.
Le montagne dell’Aurès costituiscono sempre un pericolo la cui eliminazione diviene per Roma, l’oggetto principale, così Roma sposta il quartier generale della legione verso ovest ed opere difensive vengono costruite lungo la catena montuosa che si estende da Gabès a Negrina.
Solo con Traiano l’opera difensiva viene meglio precisata e assicurata: nel 104 d.C., infatti, crea il campo di Ad Majores (vicino a Negrina) collegandolo con una strada all’asse Capsa-Theveste, fa allargare il tronco orientale del limes con la strada Capsa-Telmin e accerchia l’Aurès e la Getulia con un’incredibile rete viaria.
Innanzitutto stabilisce il quartier generale della III Legione a Lambaesis, termine della via Lambaesis-Theveste, prolunga di 150ml verso ovest la via Capsa-Ad Majores, fa costruire un raccordo a questa all’altezza di Thabudeos in direzione nord-sud tra l’Aurès ed il Melilli e ne fa costruire un’altra che da Zarai (Zara) conduceva a Sitifis (Setif).
77 CIL VIII, 22786. 78 GSELL 190, t.I, p.286. 79
71 Traiano aveva così compiuto sia l’opera di accerchiamento sia quella di isolamento del massiccio del Melilli, a sua volta isolato dai monti dell’Hodna, accrescendo il limes lineare di Tiberio: infatti nella parte orientale il limes è portato da 40 a 80km.verso sud, lungo la strada imperiale di Numidia, nella parte ovest corre dalla catena dei Nemencha e dagli Aurès.
La parte esteriore della grande via di arroccamento del limes di Traiano va dagli chotts tunisini a Zarai passando per Ad Majores, per Thabudeos, per la regione di El Outaja e per Tobna. ( Figura 10)
L’opera di Traiano si perfezionò sotto Adriano che perseguì l’unico scopo di uniformare le difese dei diversi limites.
Nel 122 d.C. Adriano seda la rivolta dei Mauri, fa continuare in Mauretania, Numidia e nella Proconsolare l’opera di difesa già iniziata, nello stesso anno provvede alla costruzione del campo di Rapidum e nel 124 le strade Rapidum-Thanaramusa (Berranaghie) e Rapidum-Anzia (Annale) sono terminate, mentre strade fortificate uniscono Soldae (Bongie) a Sitifis.
Nel 128 fa installare la Legio III a Lambaesis, (i Calcidesi erano già presenti a Gemellae, 170km più a sud) e fa costruire la strada diretta Cartagine-Theveste-Lambaesis80.
In seguito alla sottomissione dei Mauri e dopo l’ascesa al potere di Antonino Pio, l’unico scopo di Roma fu quello di affrettare la costruzione di punti di resistenza, di strade destinate a penetrare e frammentare i paesi da sottomettere, come sembra provarlo la strada Menan-Djemorah.
L’epoca dei Severi fu un’epoca di grandi costruzioni di utilità pubblica e sotto Alessandro Severo ci fu la realizzazione della organizzazione dei limitanei81, truppe di reclutamento locale che, sotto benefici di concessioni di terre, vigilavano le zone di frontiera.
80 CIL VII, 10048, 10062, 10065.
81
72 L’organizzazione dei limitanei ebbe ripercussioni durante il Basso Impero e nella resistenza locale contro i Vandali.
Gordiano III, durante gli anni del suo potere, fa spostare da Lambaesis la Legio III Augusta e subito compaiono difficoltà molto gravi: la legione ritorna a Lambaesis e nel campo di Gemellae, senza dubbio in seguito ad un’ondata molto violenta di barbari attirati, sebbene in ritardo, dalla partenza delle legione stessa e a un sollevamento interno di tutta l’Africa che dura fino al regno di Diocleziano che provvede alla riorganizzazione delle province situate nella regione centrale dell’Africa romana, nella Numidia e nell’Africa proconsolare. Fece moltiplicare e rinforzare i castella sbarrando l’accesso delle steppe siriane agli attacchi della cavalleria sassanide e dei suoi ausiliari saraceni, fece doppiare la linea dei castella con una strada di arroccamento munita di poste e di punti di acqua fortificati da strade di sorveglianza poste a protezione e controllo dei centri di pascoli e dei punti di acqua delle tribù; rinforzò anche l’organizzazione dei mezzi dei limitanei nelle regioni coltivate.
Poiché le province della Tripolitania e della Mauretania presentavano condizioni diverse dal punto di vista geografico e di sviluppo, diversa fu la soluzione del problema del confine82.
In Mauretania, paese di difficile accesso e montagnoso, le difese furono formate da città e luoghi fortificati o da castella militari uniti tra di loro da strade che spesso, però, sfuggivano al controllo romano.
Furono fortificate in modo migliore le città più importanti come Cesarea, Tipasa, Sala, così che le linee di difesa divennero tre:
- la prima correva lungo la costa toccando città come Cartenna, Gunugu, Igilgili;
82
73 - la seconda correva dietro i nuclei montagnosi costieri ricongiungendosi con il limes della Numidia nella regione dell’Hodna;
- la terza includeva il massiccio dell’Ouarsenis.
Il limes della Tripolitania sembra essere stato fin dalle origini e fino al Basso Impero un limes aperto. Non si sono trovate tracce di nessun’opera campale continua anche se, opera del genere potrebbe essere considerata il cosiddetto “muro di Tebaga”, tratto di fossato controllato e difeso situato tra il Gebel Melach ed il Gebel Tebaga.
Anche per la Cirenaica non possiamo parlare di un vero e proprio limes: la città più importante e fiorenete della regione, Cirene, minacciata alle spalle da popolazioni nomadi quali i Marmaridi, sembra fosse stata protetta da una serie di castelli di costruzione romana che si stendevano lungo la strada che correva da Barce a Cirene83.
Se le notizie e i resti archeologici sono assai ricchi e frequenti per il tratto ovest del limes, scarse sono le testimonianze per quanto riguarda il tratto orientale.
Forse l’ala estrema verso levante era costituita dai forti di Ral el Hammam e di Ras el Mergheb sulle colline a sud di Leptis Magna che guardavano la strada che dalla costa saliva verso l’altopiano.
Se ne deduce che la frontiera non era difesa da alcun elemento, forse a causa del clima e della natura del terreno assai impervio che consigliava di ridurre al minimo l’impiego di uomini e animali.
A questo punto si possono delineare due corsi del limes: uno più interno, efficiente fino al I sec.d.C. e l’altro, più esterno, costituito tra la fine del I sec. e l’inizio del II d.C..
La prima frontiera era formata dalla strada che univa Tacape a Theveste, passava per Capsa e Thelepte ed era difesa da castelli nei punti più strategici; da Theveste continuava
83
74 fino ad Hadrumetum, sulla costa, collegando i territori interni meridionali con le regioni