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2.3 Gli interni: luoghi di ritrovo e abitazioni

2.3.2 Casupole e teatri …

Si ha l'impressione, almeno per quanto riguarda le novelle prettamente ambientate su uno sfondo campagnolo, che Verga non abbia bisogno di descrivere minuziosamente le case o gli interni per ben spiegare le condizioni di povertà in cui vivono i suoi personaggi; ma tutto il contorno è così carico di particolari ed è descritto in modo tanto dettagliato da essere esaustivo.

Per quanto riguarda le prime raccolte siciliane, vediamo Nedda, dell'omonima novella, prima all'interno della cucina di una fattoria presso la quale lavora e dove dorme insieme ad altre donne, poi nella casupola dove la madre inferma, in un letto senza lenzuola e con una coperta lacera, muore per malattia e, infine impaurita nel suo povero lettuccio. Non ci sono descrizioni, ma Verga è in grado di utilizzare le parole e adoperare i giusti termini con una tale maestria da non avere bisogno di nient'altro,

perché, mentre si legge, appare chiara nella mente del lettore la piccola casa di Nedda, oppure la piccola stanzetta di Paolo in Primavera, mentre prepara le valigie e prende i panni dal cassettone o dall'armadio.

Non vi è, in merito all'argomento affrontato in quest'ultimo paragrafo, una novella più rappresentativa di altre per mettere in luce gli ambienti interni utilizzati da Verga per le raccolte siciliane, ma si può solo continuare ad elencare esempi di casette povere, stanzette, pollai o di lettini sgangherati e di cortili.

Unica cosa che sembra doveroso segnalare è il modo in cui Verga utilizza i diminutivi per rendere l'idea di un mondo che è veramente piccolo in confronto alla città, così ogni casa diventa una casetta o una casupola e la stanza una stanzuccia; piccole, così come piccole sono le possibilità dei personaggi che li abitano.

Lo stesso non si può dire delle raccolte successive di Verga, non più ambientate esclusivamente in ambienti poveri e degradati.

Come detto prima, Per le vie è la raccolta verghiana che sposta l'ambientazione dalla Sicilia a Milano e, anche se il significato profondo e il pensiero dell'autore continuano a essere presenti, cambia lo sfondo e di conseguenza cambiano anche gli interni, le case e i palazzi ed entra sulla scena il luogo di svago tipico dei benestanti, il teatro.

Al veglione apparve nel 1883 direttamente nella raccolta e fu riprodotto il 24 febbraio

1884 nella milanese «Illustrazione Popolare». Vengono presentati, da subito:

Un va e vieni di signori colla cravatta bianca, e il fiore alla bottoniera, come i lacchè delle carrozze di gala, che pareva un porto di mare. E ogni volta che l'uscio si apriva arrivava come uno sbuffo di musica e d'allegria, una luminaria di tutti i palchetti di faccia, e una folla di colori rossi, bianchi, turchini, di spalle e di braccia nude, e di petti di camicia bianca79.

Tutto si presenta all'insegna dell'allegria e dei colori, ma non tarda a fare capolino la figura di Pinella, costretto a guardare da dietro le quinte lo spettacolo della vita dei signori, tanto diversa dalla sua.

Pinella riescì a ficcarsi in un andito, fra le assi del palcoscenico, dietro una gran tela dipinta, dove c'erano degli strappi che parevano fatti apposta per mettervi un occhio.

79 Giovanni Verga, Al veglione, in Tutte le novelle, a cura di Carla Riccardi, Milano, Mondadori, 1979, p. 369

Là si stava da papa. Sembrava una lanterna magica. Vedevasi tutto il teatro, pieno zeppo, dappertutto fin sulle pareti, per cinque piani. Lumi, pietre preziose, cravatte bianche, vesti di seta, ricami d'oro, braccia nude, gambe nude, gente tutta nera, strilli, colpi di gran cassa, squilli di tromba, stappare di bottiglie, un brulichìo, una baraonda80.

Tutta la descrizione della festa procede allo stesso modo, l'illustrazione di una serata borghese trascorsa a teatro, ma non è solo questo; il tutto è filtrato attraverso lo sguardo e il pensiero di un personaggio estraneo a questo mondo e che trova assurdi e incomprensibili certi comportamenti. Il pensiero dell'autore viene fuori dalle parole e dai pensieri di Pinella e questo mondo così colorato, fatto di abbondanza e di luci e di bellezza, sembra quasi andare in sfacelo, una volta che lo spettacolo è finito.

A Pinella sembrava invece che andavano via sul più bello, e mentre raccoglieva le bottiglie non sapeva capacitarsi perché si sciupassero tanti denari e tanti pasticci da 100 lire se ci si annoiava così presto. […] I palchi cominciavano a vuotarsi, e dagli usci spalancati intanto si vedeva la folla irrompere di nuovo in platea come un fiume, coi volti accesi, i capelli arruffati, le vesti discinte, le maglie cascanti, le cravatte per traverso, i capelli ammaccati, strillando, annaspando, pigiandosi, urlando, in mezzo al suono disperato dei tromboni, ai colpi di gran cassa; e un tanfo, una caldura, una frenesia che saliva da ogni parte, un polverìo che velava ogni cosa, denso, come una nebbia, sulla galoppa che girava in tondo a guisa di un turbine, e da un canto, in mezzo a un cerchio di signori in cravatta bianca, pallidi, intenti, ansiosi, che facevano largo per vedere una coppia più sfrenata delle altre81.

Nel breve tempo di un racconto, il micro mondo descritto è visto inizialmente come un mondo dorato e invidiato, fatto di colori, luci, musica, balli e bei vestiti, per poi diventare caotico, avvolto nella nebbia e fatto di uomini in preda al panico. Infine le stesse persone, tanto sconvolte, viste da Pinella all'interno del teatro, diventano di nuovo oggetto di curiosità per sua figlia che li vede all'esterno.

Illusione quindi e apparente desiderio di un mondo che provoca attrazione solo se visto dall'esterno e da lontano, ma che mostra la sua vera faccia a chi lo vive, anche solo per un momento, dall'interno e ne scopre la reale consistenza.

80 Ivi, p. 371. 81 Ivi, p. 373.

Si è affrontato in questo capitolo l'ambientazione generale tipica delle novelle dei due autori, esponenti del movimento realista in due regioni diverse.

Si è visto come tutto, a partire dalla differenza climatica, contribuisce alla resa del pensiero, come era sentita e vissuta la differenza tra quelli che vivevano in campagna e chi, invece, per motivi economici o provvisori si spostava verso la città e chi ci viveva abitualmente.

Dalla descrizione del paesaggio, campestre o urbano che sia, si risale ai luoghi comuni, che non sempre corrispondono a verità, ma che riflettono la mentalità del periodo. Si tenga conto inoltre che questa è l'interpretazione dei temi trattati nelle novelle dagli autori, la quale scaturisce solo dallo studio e dall'analisi delle novelle scelte e considerate più rappresentative in merito ai vari argomenti trattati e affrontati di volta in volta; il fatto che da queste venga fuori la predilezione della campagna rispetto alla città per la purezza e la veridicità dei sentimenti di chi ci vive, penalizzando invece la cattiveria e l'indifferenza di chi vive in città, non vuole assolutamente dire che sia la linea generale e portata avanti anche nelle altre novelle.

Entrambi gli autori sono in grado di saltare da un ambiente a un altro senza mai perdere di vista il punto focale del loro pensiero e rimanendo sempre coerenti con le loro scelte.

Capitolo terzo

Sentimenti: tutti i colori dell'interiorità

Se finora oggetto di studio sono stati l'ambiente e lo sfondo sul quale i personaggi delle novelle di De Marchi e quelli delle novelle di Verga vivono e agiscono, adesso l'attenzione si sposta gradualmente dall'esterno verso l'interno, prendendo in esame la sfera dei sentimenti e i modi di affrontarli e viverli; anche in questo caso tra i due autori è possibile riscontrare delle analogie e delle differenze.

Nello specifico ci si soffermerà sull'amore e sulla figura della donna, a volte tanto innamorata da annullarsi sino ad assere completamente sottomessa a un uomo o ai propri sentimenti e il modo che ognuno ha di rassegnarsi o reagire a questo; la gelosia che deriva da sentimenti forti o dalla passione estrema, sia da parte della donna che da parte dell'uomo, e che porta a epiloghi estremi come l'omicidio, o comici nel caso di qualche novella demarchiana, e infine la morte e i diversi modi di reagire ad essa. Inoltre la sfera dei sentimenti e dell'amore verrà affrontata prendendo in considerazione le conseguenze interiori che ha sulla vita di personaggi, i quali non si lasciano travolgere dalla passione e non lottano per ottenerla, ma guardano sfiorire la propria vita come degli impotenti spettatori del tempo che passa e che viene sciupato da amori impossibili o semplicemente intentati.

Lasciata la sfera prettamente amorosa e passionale, altro sentimento che sembra doveroso affrontare è quello della morte e il diverso modo che i personaggi demarchiani o verghiani hanno di reagire a questo: chiusi nel dolore o esternandolo, ognuno affronta la più temuta delle esperienze in modo diverso.

Anche in questo capitolo, a sovrastare su ogni scelta, stilistica o tematica che sia, è la rappresentazione del reale. Realtà è la parola chiave ed entrambi gli autori, per procedere con la metafora pittorica già utilizzata, riescono a fornire al lettore un quadro che possiede tutti i colori della vita reale; lo riescono a fare non solo fornendo una dettagliata e significativa descrizione degli ambienti circostanti, del clima, delle case, ma facendo la stessa cosa anche quando si tratta di abbandonare l'esterno per

cimentarsi e penetrare in qualcosa di molto più complesso, come l'intimità dell'animo umano, i sentimenti con le debolezze e i punti di forza che ogni situazione porta alla luce.