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La catalogazione degli oggetti selezionati segue la suddivisione in Regiones di età augustea (VIII

Aemilia, IX Liguria, X Venetia et Histria, XI Transpadana) e, al loro interno, è ordinata in base alla

distribuzione geografica dei luoghi di rinvenimento, da ovest verso est; tutti i reperti sono stati posizionati in un GIS168 e corredati da una relativa tabella degli attributi, per una migliore gestione e

analisi dei dati e una visualizzazione della loro distribuzione (fig. 83). Nel caso di alcuni esemplari meglio conservati e più rilevanti nell’ambito generale sono stati realizzati dei rilievi tridimensionali, utili alla visione di dettaglio e d’insieme oltre al semplice dato fotografico bidimensionale (fig.

84)169. La scheda di ciascun reperto riporta il numero di catalogo, il luogo di conservazione, il n. di

inventario, lo stato di conservazione, luogo, modalità e data di rinvenimento (se noti), il monumento di provenienza e la posizione della sfinge rispetto a esso (se noti), dimensioni, tipo di materiale, tipologia di lavorazione (a rilievo, a tutto tondo), tipo iconografico della sfinge, descrizione, testo epigrafico (ove presente), datazione, bibliografia e immagini (riferimento alla relativa tavola iconografica).

Le espressioni “destro” o “sinistro” sono intese dal punto di vista dell’osservatore, posto frontalmente rispetto al reperto; unica eccezione sono i casi di descrizione delle parti anatomiche, dove le due espressioni sono riferite direttamente al soggetto.

Le abbreviazioni utilizzate si sciolgono come segue: cat. n. - numero di catalogo

(altezza/larghezza/profondità) max con. - (altezza/larghezza/profondità) massima conservata

168 Software utilizzato: Quantum GIS, versione 3.8 “Zanzibar”. 169 Software utilizzato: MeshLab, versione 2016.

Regio VIII Aemilia

Cat. n. 1

Luogo di conservazione Museo Archeologico (Musei Civici di Palazzo Farnese),

Piacenza

N. Inventario inv. 1065

Stato di conservazione

Si conserva interamente dalla testa al posteriore, tranne le zampe anteriori (la sinistra spezzata sopra al gomito, la destra completamente mancante); base spezzata, si conserva solo la metà posteriore.

Leggere scalfiture su tutta la superficie.

Luogo di rinvenimento Piacenza, via Taverna (necropoli occidentale, lungo la via

Postumia)

Modalità di rinvenimento -

Data di rinvenimento 1903

Monumento di provenienza -

Posizione della sfinge rispetto al

monumento Acroterio

Dimensioni Altezza 88 cm, larghezza (zampe posteriori) 41 cm,

profondità max cons. 70 cm

Materiale Pietra di Vicenza

Tipologia scultura A tutto tondo

Tipo iconografico della sfinge Sfinge seduta

Descrizione

Sfinge caratterizzata da notevoli dimensioni, volumi massicci e tratti arcaizzanti. La testa presenta un’acconciatura stilizzata a palmetta sopra la fronte, con forte verticalizzazione dei piani nelle ciocche che si portano all’indietro e poi scendono verso la nuca, dove sono forse raccolte senza alcuna denotazione particolare; alcune ciocche scendono liberamente dietro le orecchie e si allargano dietro alle spalle.

Il viso ha lineamenti regolari ma resi in modo sommario, grandi occhi fissi e incorniciati da spesse palpebre, naso dritto e bocca con grandi labbra e pieghe ai lati; il mento è sfuggente, la forma del viso è abbastanza tondeggiante, le orecchie sono molto grandi e disallineate.

Le ali si innestano all’altezza delle scapole e si protendono verso l’alto, con la punta avvolta totalmente su sé stessa. Le penne copritrici hanno forma lanceolata allungata, con

rachide molto rilevato, a cui seguono poche penne remiganti avvolte nel ricciolo e sempre con rachide a rilievo. Il lato dorsale delle ali non è rifinito, come nemmeno la parte posteriore della capigliatura, e in prossimità del ricciolo terminale sono unite da uno spesso diaframma a cilindro (diametro circa 7 cm).

Sul torace i seni sono privi di resa anatomica, piuttosto rigidi e attraversati da una “corda” incrociata e annodata al centro con nodo erculeo, al di sotto della quale si trovano cinque coppie disallineate di mammelle ferine, di dimensione decrescente man mano che si procede verso il posteriore. Le zampe posteriori sono massicce e prive di cura nella resa anatomica; gli artigli sono resi in modo piuttosto sommario. Nel posteriore si intravede l’attacco della coda, che passa in mezzo alle zampe, ma tutta la zona è lavorata in modo da assumere una forma piatta e squadrata e fondersi con la base di appoggio, conservata fino all’altezza degli artigli.

Testo epigrafico -

Datazione Età augustea

Bibliografia OENBRINK 2005, p. 62, n. 2 con bibliografia precedente

Immagini Tav. 1

Cat. n. 2

Luogo di conservazione Museo Civico Archeologico, Bologna

N. Inventario Inv. 19041

Stato di conservazione

Integra. Originariamente spezzata in due frammenti (testa e resto del corpo), restaurati. La sfinge ha naso, mento, guancia destra, seno sinistro, zampe posteriori e parte superiore dell’ala sinistra scheggiati, il guerriero ha naso e braccio destro scheggiati

Luogo di rinvenimento Borgo Panigale (BO), a 500 m dal “Muro del Reno”, al civico

n. 8, lungo la via Aemilia in area di necropoli

Modalità di rinvenimento Sterro

Data di rinvenimento 1935

Monumento di provenienza -

Posizione della sfinge rispetto al

Dimensioni

Altezza totale 77,5 cm

Sfinge: altezza (ali) 67 cm, larghezza (ali) 33 cm, profondità 58 cm solo la sfinge, 67 cm il gruppo della sfinge più il guerriero

Base: altezza 10,5 cm, larghezza 38,5 cm, profondità 59,5 cm

Materiale Calcare

Tipologia scultura A tutto tondo

Tipo iconografico della sfinge Sfinge seduta

Sfinge divorante (figura umana: guerriero)

Descrizione

Sfinge in posizione seduta caratterizzata da una postura allungata in avanti, con la zampa anteriore destra sopra la testa di un guerriero caduto.

La testa presenta una fascia sulla sommità del capo e una pettinatura con scriminatura mediana e bande laterali gonfie che all’altezza delle orecchie si raccolgono in ciocche ritorte portate in avanti verso le tempie e poi all’indietro, dove sono fissate in una crocchia abbastanza alta sulla nuca e appena accennata, come il resto della capigliatura sul retro. Sotto alle ciocche attorcigliate spunta un elemento posto in verticale, interpretabile come un corto ricciolo o come un orecchino. Il viso, dai tratti regolari, ha forma ovale e occhi incisi nella superficie, senza palpebre rilevate.

Le ali si innestano sulle spalle e sono protese all’indietro, allargandosi verso l’alto, con un piumaggio diversificato: l’ala sinistra è composta da penne copritrici lanceolate, disposte a squame su due fasce ordinate, a cui fanno seguito delle penne remiganti disposte orizzontalmente in modo abbastanza rigido; l’ala destra ha le copritrici di forma arrotondata con solco centrale, disposte in maniera più disordinata, e le remiganti incurvate verso il basso, con una resa più dinamica. Sul lato posteriore le ali si avvicinano nel punto di saldatura sul dorso e sono rese con uguale cura, mentre superiormente sono solamente sbozzate e unite da un diaframma in senso longitudinale.

Il torace si caratterizza per la presenza di un lieve piumaggio che dalla spalla sinistra arriva fino all’altezza della clavicola (non presente sulla destra) e dalla presenza dei seni; sull’addome non sono delineate le mammelle ferine. Le zampe sono massicce, con artigli forti e resi in modo dettagliato; la zampa anteriore destra si pone con forza sul capo del guerriero e tutto il corpo è inclinato in avanti. Il

posteriore è sottile e slanciato, sbilanciato a sinistra per assecondare il movimento della zampa anteriore alzata e solamente sbozzato nella parte terminale dell’addome; la coda è ripiegata tra le zampe posteriori e il fianco destro è coperto da uno scudo rotondo e posto in verticale.

Il guerriero, che indossa un’armatura con pteryges e mantello militare fissato sulla spalla destra con una fibula, è accasciato sulle ginocchia, il braccio destro in alto come a tentare di liberarsi e il sinistro abbandonato lungo il corpo, con un’espressione rassegnata sul volto ovale e dai tratti morbidi e regolari. Sul retro, il corpo del guerriero si lega a quello della sfinge, anche per aumentare la capacità di resistenza complessiva della scultura.

Testo epigrafico -

Datazione Fine I sec. a.C.-inizi I sec. d.C.

Bibliografia MANSUELLI 1962, pp. 164-65; SCARFÌ 1964 pp. 146-47,

n. 224, tav. XXVIII, 62.

Immagini Tav. 2

Cat. n. 3

Luogo di conservazione Delizia Estense del Verginese, Gambulaga - Portomaggiore

(FE)

N. Inventario Inv. 34854

Stato di conservazione

Buono lo stato della stele, scheggiata solo in alcuni punti; della sfinge si conservano la testa (naso e mento scheggiati), le ali (punte scheggiate) e parte del corpo (spezzato all’altezza del posteriore e delle zampe anteriori) mentre non si conserva la base.

Luogo di rinvenimento Gambulaga di Portomaggiore (FE), loc. Santa Caterina

(proprietà Slanzi Gamper)

Modalità di rinvenimento

Scavo archeologico (a seguito dei primi rinvenimenti durante lavori di espianto e di preparazione per il reimpianto di un frutteto). Rinvenuta nel riempimento del fossato prospiciente la necropoli, a circa 2 m di distanza dalla stele a cui afferisce.

Data di rinvenimento 2005

Monumento di provenienza Stele funeraria da necropoli prediale dei Fadieni (5 stele)

monumento

Dimensioni

Sfinge: altezza max cons. 23 cm, larghezza (ali) 13 cm, profondità max cons. 24 cm

Stele: altezza (senza acroterio centrale) 1,28 m, larghezza 0,62 m, profondità 0,35 m

Materiale Calcare d’Aurisina

Tipologia scultura A tutto tondo

Tipo iconografico della sfinge Sfinge seduta

Descrizione

Stele a pseudoedicola composta da timpano triangolare circoscritto da listello e gola rovescia, sorretto da due lesene che racchiudono nello spazio centrale due nicchie con ritratti (la coppia di genitori in alto, il giovane figlio in basso). Sopra al timpano, decorato a rilievo con un cane che insegue una lepre, a indicare forse la morte che ghermisce, vi sono due leoncini acroteriali in posizione di ferma, con le zampe anteriori protese, ai lati di una sfinge frammentaria. I leoni hanno le zampe posteriori sollevate, la coda passante al di fuori della zampa posteriore più esterna, la bocca spalancata; la sfinge è in posizione seduta e presenta seni femminili, mentre la frattura non consente di evidenziare la presenza di mammelle ferine né di osservare la fattura del posteriore. Le ali sono rialzate, rivolte all’indietro e unite lungo tutto il lato dorsale da un diaframma di rinforzo e si innestano direttamente sulle spalle, senza che le due parti siano definite. Il piumaggio è composto da penne copritrici lanceolate, con solco centrale, disposte su due fasce verticali, da cui si dipartono quattro penne remiganti rilevate centralmente. Sulla sommità della testa una fascia cinge la capigliatura, le ciocche sul davanti si piegano in due bande laterali ondulate che passano dietro le orecchie (nonostante la resa sommaria, è ben visibile la sinistra, meno la destra) e si portano alla nuca, dove sono raccolte insieme al resto dei capelli in una crocchia. Non vi è indicazione di ciocche ai lati del collo, piuttosto massiccio e attraversato da tre profonde pieghe. Il retro della testa e lo spazio superiore e posteriore tra le ali sono solamente sbozzati. Gli occhi sono resi in modo innaturale e incorniciati da palpebre superiori e inferiori spesse e definite da solchi profondi.

La sfinge doveva poggiare su una base, non conservata, e fissarsi alla stele mediante un perno centrale, di cui si mantiene traccia sulla sommità della stele stessa.

L’iscrizione (AE 2006, 0473) è suddivisa tra la base del frontone e lo spazio tra le due nicchie, dove sono riportati i nomi dei tre soggetti ritratti, mentre nella fascia sottostante è inciso il carme epigrafico dedicato al giovane. La parte di testo riportante i nomi è più regolare rispetto a quella del carme; entrambe si allargano in più punti fino a invadere lo spazio delle lesene.

Il gentilizio Fadienus è raro ma ricorre in alcune città dell’Italia settentrionale (Placentia, Dertona, Augusta

Taurinorum e nel Polesine); sembra che abbia origine

nell’Italia centrale appenninica già in età tardorepubblicana. Il gentilizio Pompennius è finora attestato solo a Roma e Capua. Il lato posteriore della stele è solamente sbozzato, mentre sono visibili gli incavi per grappe di fissaggio (due laterali, una sul retro) al basamento sottostante, rinvenuto in scavo.

Testo epigrafico

L(ucius) Pompennius C(aii) F(ilius) Placidus // Fadiena C(aii) F(ilia) Tertia / M(arcus) Pompennius L(ucii) F(ilius) Valens / an(norum) XXIII // Crudele(s) umbrae iuvenem rapuistis acerbum / tertio et vicesimo anno / supremum at tenebras flebilis hora +ue++ [-?]