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Distribuzione geografica

Datazione 40-60 d.C sulla base di dati epigrafici, stilistici, archeologici.

N. Inventario senza n inventario

2.3 Analisi contestuale

2.3.1 Distribuzione geografica

Su un totale di 61 sfingi, la distribuzione nelle regioni considerate è così ripartita (cfr. fig. 83): 5 nella VIII Aemilia (8%), 8 nella IX Liguria (13 %), 47 nella X Venetia et Histria (77%) e 1 nella XI

Transpadana (2%). Si evidenziano particolari concentrazioni nei pressi di alcuni centri urbani della regio X, che già vanta la maggiore presenza di sfingi funerarie: 20 reperti sono emersi ad Altino

(VE) (cat. nn. 21-40, 43 % delle presenze nella regione, 33 % sul totale)170, 10 ad Aquileia (UD)

(cat. nn. 46-55, 21 % relativo e 16 % totale), 5 a Pola (HR) (cat. nn. 56-60, 11 % relativo e 8 % totale), 4 a Iulia Concordia (Portogruaro e Concordia Sagittaria – VE) (cat. nn. 42-45, 9 % relativo e 7 % totale), mentre solamente 8 sono sparse sul territorio regionale; nelle altre regiones si registrano solamente rinvenimenti singoli e in tutta la Cisalpina sono 26 i differenti siti di provenienza.

La distribuzione delle evidenze vede una disposizione pressoché totale nella Pianura Padana, a eccezione di alcuni reperti ubicati in area pedemontana o collinare tra quelli piemontesi (cat. nn. 6- 12: Boves, Savigliano, Beinette, Mondovì, Corneliano d’Alba e Alba nel cuneese e Spigno Monferrato - AL) e a Terno d’Isola (BG) (cat. n. 61); a questi si sommano gli esemplari di Pola (cat. nn. 56-60) sulla costa istriana. Non si registrano presenze in Liguria171, Val d’Aosta, Trentino/Alto

170 Come anticipato (cfr. cap. 2.1), lo studio dei dati d’archivio e dei frammenti ipoteticamente afferenti a sfingi potrebbe rendere ancora più elevato tale valore, tuttavia già così preminente da non incidere sulle considerazioni in merito.

171 Cfr. supra (cap. 2.1) per l’esclusione delle due sfingi da Ventimiglia, per le quali non si ha la certezza di una provenienza locale.

Adige, nella parte cisalpina della Slovenia, nella penisola istriana al di fuori del sito già citato e nelle zone montane di Veneto, Friuli Venezia Giulia, Piemonte ed Emilia Romagna.

Osservando con maggiore dettaglio i dati di rinvenimento, occorre premettere che si tratta in gran parte di informazioni datate e inevitabilmente lacunose poiché spesso, soprattutto nei casi più antichi, legate a scoperte fortuite o a sterri condotti in modo approssimativo172. Infatti, in 18 casi

non sono note le circostanze del ritrovamento o il contesto di origine (e talvolta si tratta di reimpieghi, come visibile chiaramente dalle tracce di malta, es. cat. nn. 14 e 45), in 20 il rinvenimento si data tra il XV e la fine del XIX secolo (cat. nn. 4-7, 10, 11, 15, 19, 20, 35, 36, 39, 42-44, 50, 51, 58, 60, 61), in 7 risale alla prima metà del Novecento (cat. nn. 1, 2, 8, 40, 56, 57, 59) e in 15 tra gli anni ‘50 e ‘70 (cat. nn. 14, 16-18, 21-29, 30-31); l’unico dato recente, afferente a uno scavo archeologico del 2005, riguarda la sfinge di Gambulaga di Portomaggiore (FE) (cat. n. 3). Da tale sintesi emerge in modo evidente una forte carenza di dati inerenti il contesto di origine, essenziali per una contestualizzazione archeologica che permetta, di concerto con i dati iconografici ed epigrafici, di collocare i rinvenimenti all’interno di una ricostruzione il più possibile dettagliata dell’antico. Fanno eccezione la sfinge ferrarese appena citata (cat. n. 3) proveniente dalla necropoli prediale dei Fadieni, indagata nel corso di due campagne di scavo tra il 2002 e il 2005 e composta da 5 stele funerarie quasi integralmente conservate e 12 sepolture a incinerazione173, e le sfingi

perlopiù inedite rinvenute nel corso degli scavi delle necropoli di Altino negli anni ‘60 e ‘70 (cat. nn. 23-28, 30 e 31) che però, data la quantità ed eterogeneità dei reperti emersi e l’estensione delle aree scavate174, richiederebbero come anticipato uno studio approfondito dei dati d’archivio.

172 Si citano ad esempio i rinvenimenti fortuiti delle sfingi emerse durante lavori agricoli o di bonifica nelle proprietà dei conti de Reali (cat. nn. 33-37), estese su ampie porzioni dell’antica città romana di Altino e conservate per lungo tempo presso le ville di famiglia: villa de Reali a Dosson (TV) e villa Lucheschi a Vittorio Veneto (TV), cfr. GANZAROLI 2011/2012, p. 13. Altri rinvenimenti occasionali riguardano la stele coronata da sfinge (cat. n. 20) emersa ad Adria (RO) nel 1792 e l’urna rinvenuta durante lavori agricoli a Sorgà (VR) nel 1882 (cat. n. 15); infine gli scavi condotti in modo sommario nel 1909 dal notaio cav. Giubergia di Peveragno nella chiesa della Madonna della Pieve a Beinette (CN), alla ricerca di un tempio antico che riteneva sorgesse al di sotto dell’edificio, hanno restituito la stele al cat. n. 8 insieme ad altri frammenti di epigrafi (Cfr. RIZZO 1910, p. 154).

173 DE DONNO 2006; NEGRELLI 2006.

Nonostante la premessa scarsità di informazioni sul contesto - e in alcuni casi anche sull’areale - del rinvenimento, è possibile ricostruire una provenienza da necropoli urbane o comunque relative a un accentramento insediativo maggiore per almeno 46 reperti, il 75% del totale: oltre alle già elencate Altinum (Altino, VE) (cat. nn. 21-40), Aquileia (cat. nn. 46-55), Pola (cat. nn. 56-60) e Iulia Concordia (Portogruaro e Concordia Sagittaria, VE) (cat. nn. 42-45), figurano anche le sfingi rinvenute nelle necropoli di Alba Pompeia (Alba, CN) (cat. n. 11), Dertona (Tortona, AL) (cat. n. 13), Placentia (cat. n. 1), Bedriacum (Calvatone, CR) (cat. n. 14), Borgo Panigale (BO) a poca distanza da Bononia (cat. n. 2), Ravenna (cat. n. 5) e Opitergium (Oderzo, TV) (cat. n. 41). Considerando la forte concentrazione di sfingi soprattutto in ambito altinate e osservando invece i 26 siti di provenienza delle sfingi, risulta che 11 sono quelli di tipo urbano (42% del totale). Per altri reperti invece è nota la provenienza da zone rurali, come nel caso della sfinge da Cotignola (cat. n. 4), agro centuriato gravitante intorno a Faventia (Faenza, RA)175 e quella da Gambulaga di

Portomaggiore (cat. n. 3), ove sorgeva la già citata necropoli prediale dei Fadieni.

Inoltre, in merito alla sfinge di Piacenza è nota la provenienza dalla necropoli occidentale della città, posta cioè lungo la via Postumia176, grande asse stradale che attraversava anche Tortona,

Bedriacum, Oderzo, Iulia Concordia e giungeva ad Aquileia177. Riguardo alla sfinge da Borgo

Panigale, invece, l’area necropolare di provenienza si affacciava sulla via Aemilia, tracciato che collegava Rimini e la stessa Piacenza e sul quale era orientato anche l’agro centuriato da cui proviene la sfinge da Cotignola178; infine lungo il sistema viario Popilia/Annia, esteso tra Rimini e

Aquileia179, si pongono i rinvenimenti di Ravenna, Adria, Altino (cat. nn. 25-31 nella necropoli

nord-orientale della città e cat. nn. 21-22 in quella sud-occidentale, entrambe ai lati di questo tratto stradale) e Iulia Concordia (in particolare nella necropoli di Levante lungo l’Annia). Si viene così a delimitare in modo netto un areale piuttosto ampio, circoscritto da questi tre grandi assi Postumia-

175 GUARNIERI 2006, p. 9.

176 MARINI CALVANI 1990, pp. 779-780. 177 BOSIO 1991, pp. 43-57.

178 TOZZI 1989; MALNATI, MANZELLI 2017.

Aemilia-Popilia/Annia e avente come vertici le città di Piacenza, Rimini e Aquileia, che racchiude

al suo interno la considerevole presenza di 47 sfingi (77 % del totale) distribuite in 16 siti differenti (62 % del totale). Le sfingi istriane di Pola si trovano al di fuori di questa area, ma erano fortemente collegate a essa sia attraverso vie di terra, verso Aquileia, che soprattutto di mare, in particolare lungo la via periadriatica Pola-Aquileia e la transadriatica Pola-Ravenna180.

Un’altra discreta concentrazione si ha nella regio IX, in particolare nell’area compresa tra Spigno Monferrato (AL) e Boves, Savigliano e Corneliano d’Alba, nel cuneese, che racchiude tutte le sfingi a rilievo su stele della zona (cat. nn. 6-12) a eccezione di quella di Tortona (cat. n. 13); quest’ultima, benché più defilata rispetto alle precedenti, si trova grossomodo in una posizione intermedia tra le due aree di concentrazione, in particolare rispetto a Piacenza e Alba/Spigno Monferrato e sulla già citata via Postumia. Più isolata rispetto alle aree a maggiore densità (e più a nord dell’asse sudovest-nordest lungo cui si dispone gran parte dei ritrovamenti), è la sfinge rinvenuta a Terno d’Isola (BG), cat. n. 61, benché facilmente connessa con il Po e le concentrazioni precedenti attraverso vie d’acqua e di terra181. Pur nella consapevolezza della parzialità dei dati giunti sino a

noi, l’analisi della distribuzione dei reperti all’interno dell’area di indagine sembra offrire spunti utili e connessioni con caratteristiche iconografiche, di litotipo utilizzato e di tipologia funeraria di afferenza (cfr. infra) e, nel caso dell’areale padano orientale, si inserisce perfettamente all’interno del quadro socio-economico strettamente interconnesso che ha caratterizzato sempre più la zona a seguito dell’apertura dei già citati grandi assi viari Postumia-Aemilia-Popilia/Annia182.