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S_Anatolia.1224 NUMERO DI INVENTARIO: 13/06/75 (Ganziantep Museum)

PROVENIENZA: Anatolia (area di

Gaziantep/Kilis?)

DATAZIONE: primo MB

DIMENSIONI: 88 centimetri di lunghezza. MATERIALE: rame con presenza di patina

rossiccia

DESCRIZIONE:

La spada è piuttosto pesante e massiccia. Il codolo è rotto e sono presenti quattro fori per rivetti: due sulla lama e due sul codolo (uno spezzato) La lama e tozza e senza nervature, le spalle invece sono leggermente ricurve, la punta è piuttosto tondeggiante.

BIBLIOGRAFIA: Summers 1991, 184-186 (Fig. 6

a, 7).

                                                                                                               

S_Anatolia.2225 NUMERO DI INVENTARIO: 13/07/75 (Ganziantep Museum)

PROVENIENZA: Anatolia (are di Gaziantep/Kilis?) DATAZIONE: primo MB

DIMENSIONI: 87,6 cm di lunghezza MATERIALE: rame con patina rossiccia DESCRIZIONE:

La spada è abbastanza pesante e massiccia. Sono presenti due fori da rivetto sulla lama e due sul codolo. Le spalle sono leggermente angolari e la punta non è affusolata, la lama non presenta nervature.

BIBLIOGRAFIA: Summers 1991, 184-186 (Fig. 6

b, 8).

ALTRE INFORMAZIONI UTILI:

Le due spade, pressoché identiche, sono conservate al Ganziantep Museum che le acquisì, insieme a un cospicuo gruppo di altri oggetti di rame, da un collezionista privato nel 1975. I reperti, secondo la testimonianza del commerciante che si occupò della vendita, facevano tutti parte di un tesoretto rinvenuto nella regione di Sakçagözü.226 Non c’è quindi nessun dato certo sul reale luogo di rinvenimento dei manufatti e sulla loro datazione, e non esiste nemmeno la sicurezza che le due spade provengano dello stesso deposito. La datazione è quindi ipotetica e formulata su confronti tipologici.

                                                                                                               

225 Disegno tratto da: Summers 1991, fig. 7b. 226 Summers 1991, 173-175.

S_Anatolia.3227 NUMERO DI INVENTARIO: A 131.74 (museo di Eskishehir)

PROVENIENZA: Çorum DATAZIONE: sconosciuta

DIMENSIONI: 55,4 centimetri di lunghezza MATERIALE: bronzo

DESCRIZIONE:

La spada presenta un corto codolo (con segni di martellatura appressi per assottigliare il metallo) con un foro da rivetto. Ci sono altri due fori all’estremità superiore della lama. I fori sono piuttosto profondi e a sezione tubolare. La lama, che presenta una grossa nervatura centrale, tende ad assottigliarsi verso l’estremità inferiore. Le spalle sono ricurve ma perpendicolari al codolo.

BIBLIOGRAFIA:

Müller-Karpe 1997, 431-432 (Abb. 2,1).

ALTRE INFORMAZIONI UTILI:

Sono totalmente assenti informazioni circa il contesto di rinvenimento. La spada si trova al Museo di Eskishehir ed è stata catalogata come proveniente da Çorum, ma non è presente nessuna ulteriore specifica. E’ pertanto impossibile proporre anche una datazione, lo stesso Müller-Karpe si esenta dal farlo.

Sulla lama sono presenti alcuni segni di usura, interpretati dallo studioso come i colpi inferti dai nemici durante una battaglia228 (l’informazione viene riportata in questa sede riservandosi di discuterla più avanti).

                                                                                                               

227 Disegno tratto da: Müller-Karpe 1997, Abb. 2,1. 228 Müller-Karpe 1997, 432.

S_Anatolia.4229 NUMERO DI INVENTARIO: S3414 (Berlin State Museum)

PROVENIENZA: Anatolia (Soli Pompeiopolis?) DATAZIONE: XX-XVIII secolo (datazione per

confronto)

DIMENSIONI: 31 centimetri di lunghezza (mutila

in punta)

MATERIALE: bronzo DESCRIZIONE:

La spada è spezzata in punta. La nervatura centrale appare particolarmente pronunciata e la lama è piuttisto sottile e slanciata. Sono presenti quattro fori per rivetto sul codolo, particolarmente tozzo. Le spalle spioventi, sono solo accennate e quasi si confondono con il grosso codolo.

BIBLIOGRAFIA:

Bittel 1940, (Pl IV, fig. 6); Sandars 1961, 22 (Pl. 16,5)

ALTRE INFORMAZIONI UTILI:

Nel 1902 Felix Von Luschan230 pubblicò un articolo dove per la prima volta

illustrava la vicenda di un cospicuo tesoretto dell’Età del Bronzo, comprendente per lo più oggetti in metallo. Questi bronzi, ora facenti parte delle collezioni dei Berlin State Museums, non provengono in realtà da uno scavo ma, come racconta il Von Luschan, furono acquistati dai tedeschi e ritenuti provenienti da Soli Pompeiopolis, dove dovrebbero essere stati rinvenuti nel 1889 all’interno di un contenitore di terracotta. Lo stesso studioso, durante uno dei suoi numerosi viaggi, si preoccupò di visitare il sito di Soli Pompeiopolis senza però trovare nulla di correlato al deposito.231 Tra i sessantotto pezzi era presente inoltre anche un sigillo, ritenuto da Von Luschan di epoca ittita, che, a differenza degli altri oggetti, sembrava essere stato accuratamente ripulito. Questo appariva sospetto e fece dubitare fortemente lo studioso dell’integrità del deposito, che                                                                                                                

229 Disegno tratto da: Sandars 1961, plate 16. 230 Von Luschan 1902.

sembrava essere stato assemblato solo a fini commerciali.232 Tuttavia Von Luschan non giunse mai a una soluzione certa, lasciando aperti vari interrogativi.

Successivamente la questione venne ripresa da Bittel233 che si rioccupò del

tesoretto di Berlino. Egli non mise in dubbio la sua provenienza da Soli Pompeiopolis e lo datò all’inizio del secondo millennio.234 Questa datazione venne in seguito aspramente criticata da Przeworski235 che sosteneva che il sigillo appartenesse ad un epoca posteriore.

Tralasciando i successivi e innumerevoli dibattiti sul caso236, risulta

abbastanza superfluo inseguire una datazione che si adatti all’intero tesoretto in quanto, con ogni probabilità, i sospetti di Von Luschan erano fondati: non esiste nessuna prova certa sulla reale provenienza dei reperti e verosimilmente questi non sono nemmeno coevi tra loro. L’ipotesi più ragionevole è che il lotto di materiali sia stato costituito, appositamente per la vendita, da pezzi sporadici e rinvenuti in contesti che ci è impossibile ricostruire. Pertanto ogni oggetto, in particolare la spada lunga analizzata in questa sede, deve essere trattato in modo a se stante. Tuttavia la provenienza dei manufatti è da ritenersi anatolica.237

Per quanto riguarda la cronologia si prende in considerazione, con riserva, la datazione di Bittel che data il manufatto all’inizio del II millennio. Sebbene i problemi siano molteplici, com’è stato esposto sopra, lo studioso ritiene di aver datato i manufatti in base alla loro fattura e tecnica di lavorazione e questo è sembrato il metodo più affidabile.

                                                                                                                232 Von Luschan 1902, 296. 233 Bittel 1940.

234 Bittel 1940, 200. 235 Przeworski 1939, 27.

236 Per approfondire si veda Muscarella 1988, 396. 237 Muscarella 1988, 336.

S_Anatolia.5238 NUMERO DI INVENTARIO: sconosciuto

PROVENIENZA: Kültepe, Old Palace DATAZIONE: contemporaneo a Karum II

DIMENSIONI: la spada è mutila, la parte rimanente

misura 32,8 centimetri

MATERIALE: bronzo DESCRIZIONE:

Il pezzo è in pessime condizioni; la lama è piatta e non sembra avere nessuna nervatura centrale. Le spalle sono angolari e vi sono almeno tre rivetti.

BIBLIOGRAFIA:

Özgüc 1986, 75 (pl. 129,3)

                                                                                                               

S_Anatolia.6239 NUMERO DI INVENTARIO: sconosciuto

PROVENIENZA: Kültepe, Old Palace DATAZIONE: contemporaneo a Karum II

DIMENSIONI: la spada è mutila, la parte rimanente

misura 41,7 centimetri.

MATERIALE: bronzo DESCRIZIONE:

Anche in questo caso la spada è molto mal conservata. La lama è più sottile e slanciata rispetto alla precedente. Le spalle non si sono preservate ma si intuisce la presenza di un codolo con almeno due fori per rivetto.

BIBLIOGRAFIA:

Özgüc 1986, 75 (pl. 129,4).

ALTRE INFORMAZIONI UTILI:

Non ci sono molte informazioni circa il rinvenimento delle due spade. Le pubblicazioni riportano solamente che furono recuperate in un livello della cittadella contemporaneo a Karum II, databile quindi tra la seconda metà del XX secolo e il XIX a.C.240

                                                                                                               

239 Fotografia tratta da Özgüc 1986 pl. 129,4. 240 Özgüc 1986, 75.

S_Anatolia.7241 NUMERO DI INVENTARIO: 3316 (Museo di Bodrum)

PROVENIENZA: Bodrum DATAZIONE: sconosciuta

DIMENSIONI: lunghezza di 52,2 centimetri MATERIALE: bronzo

DESCRIZIONE:

L’oggetto è ben conservato e ricoperto da una patina uniforme. Questa tipologia di spada è definita dal Müller-Karpe “spada con lingua da presa”242 a causa della forma dell’estremità superiore della lama. Le spalle sono angolari, la punta è aguzza e la lama presenta una nervatura centrale pronunciata e tripartita in sommità. I fori da rivetto sono in tutto otto e sono tutti disposti sul codolo.

BIBLIOGRAFIA: Müller-Karpe 1994, 440-441

(Abb. 1,4).

ALTRE INFORMAZIONI UTILI:

Nulla si sa circa il rinvenimento della spada, mancando un contesto è quindi impossibile proporre una datazione.

                                                                                                               

241 Disegno tratto da: Müller-Karpe 1994, Abb. 1,4.

S_Anatolia.8243 NUMERO DI INVENTARIO: 1974 (Museo di Bolu)

PROVENIENZA: dintorni di Bolu DATAZIONE: sconosciuta

DIMENSIONI: 67,4 centimetri di lunghezza MATERIALE: bronzo

DESCRIZIONE:

Come l’esemplare precedente, anche questa spada presenta un codolo con la tipica forma definita a “lingua da presa”, in questo caso però ci sono solamente sette fori da rivetto invece di otto; i fori sono inoltre asimmetrici e il loro diametro è diverso (c’è una variazione di quasi un millimetro). La lama presenta una punta aguzza e mostra una nervatura centrale ben pronunciata ma asimmetrica. Le spalle sono angolari.

BIBLIOGRAFIA:

Müller-Karpe 1994, 441-442 (Abb 5,1).

ALTRE INFORMAZIONI UTILI:

Anche in questo caso non ci sono dati circa il rinvenimento della spada. L’unica informazione, tramandata solo oralmente, è che fu rinvenuta insieme a una lancia in un contesto tombale e donata al museo di Bolu.244 Pertanto ogni speculazione riguardante la provenienza e la datazione del reperto è del tutto inutile.

                                                                                                               

243 Disegno tratto da: Müller-Karpe 1994, Abb 5,1. 244 Müller-Karpe 1994, 441.

S_Anatolia.9245 NUMERO DI INVENTARIO: M. No. 55.137.16

PROVENIENZA: Nallihan (?) DATAZIONE: sconosciuta

DIMENSIONI: 50 centimetri di lunghezza MATERIALE: bronzo

DESCRIZIONE:

La nervatura centrale è particolarmente pronunciata. La lama è piuttosto massiccia e le spalle sono solo accennate ma leggermente angolari. Il codolo è molto grosso e mutilo ma si intravvedono due fori per rivetto.

BIBLIOGRAFIA:

Özgüç 1958, 15-19; Tezcan 1960, 42 (Pl. XXX,1).

S_Anatolia.10246 NUMERO DI INVENTARIO: M. No. 55.137.17

PROVENIENZA: Nallihan (?) DATAZIONE: sconosciuta

DIMENSIONI: 44 centimetri di lunghezza

MATERIALE: bronzo DESCRIZIONE:

La lama è massiccia con nervatura centrale pronunciata, le spalle sono orizzonatali. Il codolo invece è piuttosto tozzo e presenta un unico foro per rivetto.

BIBLIOGRAFIA:

Özgüç 1958, 15-19; Tezcan 1960, 42 (Pl. XXX,2).

                                                                                                               

245 Fotografia tratta da: Tezcan 1960, PL. XXX, 1. 246 Fotografia tratta da: Tezcan 1960, PL. XXX, 2.

ALTRE INFORMAZIONI UTILI:

Il sito di Horoztepe (vicino a Erbaa) fu scoperto casualmente durante i lavori per la costruzione di un cimitero moderno nel 1954. Gli scavi sistematici iniziarono solamente due anni più tardi e così per un buon lasco di tempo la zona fu soggetta a saccheggi e razzie clandestine. Il sito presenta due fasi principali: una datata al primo Calcolitico e l’altra alla prima Età del Bronzo.247

I rapporti di scavo furono pubblicati da Özgüç nel 1958 insieme a un gruppo di 41 pezzi, provenienti dal mercato antiquario, di cui fanno parte anche le due spade. Questi oggetti ora sono conservati al Metropolitan Musuem of Art di New York, ma alcuni documenti attestano che furono acquistati dal museo di Ankara nel 1955 da un collezionista greco. Secondo l’inventario del museo questi 41 manufatti furono rinvenuti insieme dentro un grande vaso di terracotta (una giara o un phitos) in un luogo chiamato Nallihan appena a nord della valle di Sakarya, a ovest di Beypazari e a sud di Bolu.248

Anche in questo caso la totale assenza di contesto impedisce di stabilire la provenienza e la datazione delle spade.

                                                                                                                247 Tezcan 1960, 29.

S_Anatoli.11249 NUMERO DI INVENTARIO: non presente, la spada fa parte di una collezione privata.

PROVENIENZA: Diyarbakir DATAZIONE: 1800 a.C. circa

DIMENSIONI: 109 centimetri di lunghezza (la

punta è spezzata)

MATERIALE: bronzo DESCRIZIONE:

La lama è piatta e molto fina, con una nervatura

solamente abbozzata ed è collegata

all’impugnatura tramite tre rivetti. La massiccia impugnatura è decorata con due leoni retrospicienti in posizione araldica e ricopre le spalle. La punta della spada è mutila e a uno dei due leoni manca il naso e parte della mascella.

BIBLIOGRAFIA: Güterbock 1965, 197-198 (Pl.

XIII).

ALTRE INFORMAZIONI UTILI:

La spada è di proprietà di un anonimo collezionista europeo. La provenienza è ipotetica poiché acquistata tramite il mercato antiquario. Si tratta di un pezzo chiaramente con funzione votiva: è estremamente pesante (più di cinque chili), sul retro è presente un foro dove doveva inserirsi un fermaglio che permetteva di appendere il manufatto, infine, sulla lama è incisa un’iscrizione.

Con ogni probabilità la spada in origine era sistemata con la punta rivolta verso l’alto così da permettere la lettura dell’iscrizione. La grafia e la scrittura sono tipiche del periodo Antico Assiro.250

Il testo è il seguente:                                                                                                                

249 Fotografia tratta da: Güterbock 1965, pl. XIII. 250 Güterbock 1965, 197.

a-na be-lim ša ḫu-te-ša-lim be-lí-šu lu-lu-a-num DUMU a-zi-zi-im a-na ba-lá-tì- šu ú ba-lá- at ma-ri-šu GÍR ša 12 MA.NA ú-šé-ri-ib. 251

TRADUZIONE: Al signore di H., il suo signore Luluanum, figlio di Azizum, per la sua vita e per la vita dei suoi figli ha dedicato (letteralmente: ha portato dentro) una spada di 12 mine.

I due nomi propri risultano di difficile interpretazione: sono state avanzate alcune ipotesi sulla loro origine Hurrita, ma senza nessun corrispettivo esatto.252 È invece più interessante il nome della divinità a cui viene dedicata la spada definito “Bēlum ša ḫu-te-ša-lim” ovvero “Signore di H.” o meglio “dio di H.”, dove Hu-te-ša-lim, con ogni probabilità, è il nome del santuario dedicato al dio o la città in cui era venerato. Non è attestato però nessun luogo corrispondente a questa toponomastica. Tuttavia in antico assiro il segno te si distingue dal segno ub solamente per l’aggiunta di una verticale finale. Si potrebbe valutare quindi l’ipotesi di un errore dello scriba, in questo caso il toponimo sarebbe “Hubašalim”. A questo punto Güterbock propone un’ipotesi azzardata ma interessante: identificare il dio cui è stata dedicata la spada con il dio assiro “dU.GUR šá hu-ub-šal” ovvero Nergal di Hubšal, un’importante divinità infera. Anche se a Kültepe la spada è l’attributo del dio Aššur, la somiglianza dei toponimi “Hubašalim” “Hubašal” non passa inosservata. Inoltre va ricordato che il nome di Nergal contiene il logogramma GUR, ovvero spada, e il suo epiteto è proprio “nāš patri”, “il portatore di spada”.

Güterbock inoltre fa notare come in un testo rituale magico hittita, pubblicato da H. Otten253, una serie di divinità infere riprodotte in forma di pugnale durante una particolare cerimonia venivano conficcate nel terreno.254

Queste ipotesi, per quanto affascinanti, non sono supportate da nessun dato archeologico, non conoscendo il contesto di rinvenimento della spada;                                                                                                                

251 Güterbock 1965, 197.

252 Per approfondire si veda Güterbock 1965, 197. 253 Otten 1961, 122.

tuttavia è innegabile il forte valore simbolico del manufatto che, senza alcun dubbio, era stato forgiato per essere un prezioso oggetto votivo.

Particolare dell’impugnatura255

                                                                                                               

S_Anatolia.12256 NUMERO DI INVENTARIO:

PROVENIENZA: Hattuša (forse in giacitura

secondaria).

DATAZIONE: XV secolo

DIMENSIONI: 79 centimetri di lunghezza. MATERIALE: bronzo.

DESCRIZIONE:

La lama, lunga e sottile, ha tagli convergenti e si assottiglia verso la punta, presenta inoltre numerose nervature centrali. Il codolo piatto ha due fori per rivetti, altri due fori sono sulla lama. Le spalle sono orizzontali.

BIBLIOGRAFIA:

Ünal, Ertekin, Ediz 1991, 46-52 (Fig.1-2); Salvini, Vagnetti 1994, 215-235 (Fig. 1-2); Hansen 1994, 213-215; Taracha 2003, 367-376 (Fig.1).

ALTRE INFORMAZIONI UTILI:

La spada è stata rinvenuta nell’agosto del 1991 in occasione di ordinari lavori per la manutenzione stradale nei pressi di Hattuša, a meno di un chilometro dalla Porta dei Leoni. Il manufatto si trovava a solo dieci centimetri di profondità, questo, insieme alla mancanza di altri resti archeologici, ha fatto pensare a una giacitura secondaria. L’oggetto fu donato al vicino museo di Bogazköy e successivamente trasferito al museo di Çorum, dove si trova tuttora.257

La spada riporta sulla lama la seguente iscrizione in accadico:

i-nu-ma mdu-ut-ḫa-li-ya LUGAL.GAL KUR URUa-aš-šu-wa ú-hal-liq GÍRHI.A an-nu-tim a-na

dIŠKUR be-lì-šu ú-še-li.258

                                                                                                               

256 Disegno tratto da: Taracha 2003, Fig. 1. 257 Ünal, Ertekin, Ediz 1991, 46.

TRADUZIONOE: Quando Tudḫalija, il Gran Re, annientò il paese di Aššuwa, queste spade dedicò al dio della Tempesta, suo signore.259

Per due ragioni fondamentali il “Gan Re Tudḫalija” è da indentificarsi con Tudhaliya I260padre di Arnuwanda I e bisnonno di Suppiluliuma, vissuto

all’incirca alla fine del XV e non con il più tardo re Tudhaliya IV261 vissuto nell’ XIII. In primo luogo per questioni paleografiche: la grafia è, infatti, sicuramente medio-ittita. Inoltre il re Tudhaliya vissuto nel XV secolo è ricordato negli annali262 e nel testo detto di Madduwatta per aver condotto una spedizione

contro il paese di Aššuwa.263

In particolare il passo degli annali dove si nomina il pase di Aššuwa264 è il seguente:

(r. 33 ss) “Quando io annientai il paese di Aššuwa me ne ritornai ad Hattuša e portai via prigionieri 10.000 soldati, 600 cavalli, carri, aurighi e li stabili ad Hattuša.”

Aššuwa in realtà era una confederazione di ventidue stati limitrofi che si era formata con l’intento di opporsi alla potenza ittita. Per quanto riguarda i toponimi degli stati facenti parte della lega265 alcuni sono stati identificati, mentre altri risultano degli hapax; in ogni caso gli studiosi sembrano concordi nell’identificare i paesi che formavano Aššuwa nella parte occidentale dell’Asia Minore, verso la zona costiera, 266 tanto che Bossert elaborò l’ipotesi che la radice di Aššuwa, sopravvissuta in epoche più recenti, si ritrovi nell’Iliade, nello

                                                                                                                259 Salvini, Vagnetti 1994, 228.

260 A volte definito Tudhaliya II, altre Tudhaliya I/II. 261 A volte definito Tudhaliya III/IV.

262 KUB XXIII 11//12.

263 In realtà la questione degli annali ittiti è abbastanza complessa a causa delle numerose

omonime dei sovrani, tuttavia oggigiorno gli studiosi quasi all’unanimità ritengono che il protagonista di questi annali e del testo di Madduwatta sia Tudhaliya I/II. A tal proposito si veda Astour, 1989, 50.

264 Riportato in traduzione da Salvini, Vagnetti 1994, 229.

265 Per maggiori dettagli sull’etimologia dei toponimi e la loro collocazione geografica si veda

Salvini, Vagnetti 1994, 232-234.

specifico in ᾽Άσιος figlio di Itarco267 e nel toponimo postomerico Ἀσία, che diverrà poi la romana provincia d’Asia.268

Il testo dell’iscrizione e l’intenzionale piegamento del manico, atto a simbolizzare l’annullamento del potenziale offensivo dell’arma, connotano indiscutibilmente l’oggetto come un’offerta votiva. La forma della spada è stata fin da subito associata alla tipologia B di Karo e Sandars269 e quindi ritenuta di fattura micenea270. Tuttavia recentemente questa ipotesi è stata confutata da più di uno studioso, poiché si ritiene molto più probabile si tratti di un esemplare anatolico, magari ispirato alle spade micenee, piuttosto che di un pezzo d’importazione. Le spade anatoliche e quelle micenee presentano uno sviluppo comune che le rende, per alcuni aspetti, confondibili, eppure alcune peculiarità come la sezione cruciforme e le nervature centrali multiple parrebbero elementi più comuni in area orientale che egea.271 Inoltre il rinvenimento di altri esemplari, come la spada di Kastamonu e quella di Izmir, che presentano delle caratteristiche morfologiche simili, non rendono la spada di Bogazköy un unicum.272 L’aspetto però più distintivo di questo oggetto è la misura: generalmente infatti le spade di tipologia B e i loro corrispettivi anatolici hanno dimensioni abbastanza ridotte, invece l’esemplare di Bogazköy ha una lunghezza che può essere rapportata alla tipologia A egea e alle spade lunghe anatoliche.                                                                                                                 267 Iliade XIII 759; 771. 268 Bossert 1946, 23-24. 269 Karo 1930, 204-206; Sandars 1971, 17-29. 270 Hansen 1994, 213-215. 271 Taracha 2003, 368-369. 272 Ünal 1999, 217-220.

S_Anatolia.13273 NUMERO DI INVENTARIO: sconosciuto

PROVENIENZA: Kasatamonu DATAZIONE: sconosciuta

DIMENSIONI: 41, 8 centimetri di lunghezza. MATERIALE: bronzo

DESCRIZIONE:

La spada ha forma triangolare, ha una sezione cruciforme e presenta tre nervature centrali. Il codolo è rettangolare con un foro per rivetto. Ci sono altri due fori sulla lama. Le spalle sono perpendicolari al codolo ma leggermente concave.

BIBLIOGRAFIA: Ünal 1999, 207-225 (Fig.2-3-4).

ALTRE INFORMAZIONI UTILI:

La spada fu rinvenuta nella regione anticamente definita Paphlagonia nella Turchia nordoccidentale ma, anche in questo caso, si tratta di un oggetto fuori contesto. Il manufatto venne recuperato da un gruppo di speleologi britannici in una grotta definita dai locali Buz Mağarasi (ovvero “Grotta di Ghiaccio”). La spada fu quindi donata al museo di Kasatamonu dove, almeno inizialmente, fu scambiata per una punta di lancia. 274 Solo nell’estate del 1992 l’archeologo Ahmet Ünal, durante un viaggio in questa località, vedendola l’associò alla ben nota spada di Boğazköy.275

Non è possibile purtroppo stabilire come la spada sia finita all’interno della grotta, dove tra l’altro non sono stati rinvenuti altri resti archeologici.

                                                                                                                273 Disegno tratto da Ünal 1999, Fig.2.

274 Effettivamente il manufatto di Kasatamonu è piuttosto piccolo ma a causa di notevoli

somiglianze con la spada ittita iscritta sì è voluto includerla comunque nel catalogo.