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Catania e le aspirazioni separatistiche del MIS

A pochi giorni dallo sbarco degli alleati prevalse l’idea che il fascismo aveva coinvolto solo tiepidamente l’isola e l’accoglienza riservatagli ne fu una evidente dimostrazione. Il primo movimento politico e antifascista che si propose alla loro attenzione fu il MSI, il cui capo era Andrea Finocchiaro Aprile che avanzò la richiesta di un governo provvisorio per la Sicilia che, dichiarando decaduta la monarchia sabauda, proclamasse la repubblica indipendente siciliana.

Le condizioni politiche e la diffidenza che gli anglo-americani nutrivano nei confronti degli altri partiti antifascisti agevolò, almeno inizialmente, l’affermarsi di questo partito con idee indipendentistiche e separatiste. Gli opuscoli di Antonio Canepa e di Lucio Tasca Bordonaro costituirono il punto di partenza da cui si svilupparono le varie tesi che vennero proclamate ad oltranza fino a quando però non suscitarono interesse negli animi dei siciliani, soprattutto perché essi non riscontrarono nell’ indipendentismo quei presupposti ideologici che facevano riferimento agli ideali di democrazia e di liberta, da cui erano stati privati da più di due decenni. Le due pubblicazioni del resto non elaboravano affatto dei progetti di sviluppo sociale ed economico all’avanguardia per la Sicilia, ma si fossilizzavano, uno sul mantenimento inalterato delle strutture criticando i progetti di riforma del latifondo siciliano, l’altro sulla truffa ordita ai danni dell’isola dall’indesiderata unità d’Italia del 186149. Nel contesto di quell’originario movimento d’opinione, che ancora non aveva assunto le dimensioni di movimento politico, prevalsero due gruppi che, ad insaputa reciproca, erano nati

spontanei e che comunque erano solamente sterile espressione di uno stato d’animo di ostilità e di protesta nei confronti di quel governo di Roma che aveva ignorato sempre i bisogni dell’isola50. A dare omogeneità e coesione ad essi fu l’azione portata avanti da Finocchiaro Aprile che accettò la presidenza del gruppo palermitano ″Sicilia e Libertà″ e che il 23 luglio 1943 presentò al generale inglese Alexander un memoriale per chiarire le posizioni indipendentistiche. In esso, partendo dalla constatazione dell’arretratezza della Sicilia, perché usata solo come area di sfruttamento coloniale dalla nazione, quando invece l’isola poteva essere la zona potenzialmente più ricca del Mediterraneo, si sottolineava la necessità di farne ora una repubblica indipendente che avrebbe potuto federarsi con gli altri stati della penisola, che sarebbero sorti alla fine del conflitto mondiale, non accettando neanche il protettorato inglese.

Il MIS in un primo momento raccolse consensi e adesioni da quasi tutte le categorie sociali, soprattutto perchè il periodo di forte crisi che la società siciliana attraversava in tutti i sensi e in tutti i settori sembrava essere senza spiraglio. Ma quando, nel gennaio del 1944, l’amministrazione alleata acconsentì alla ricostruzione dei partiti politici in Sicilia, il movimento indipendentista entrò in crisi e all’interno si verificò non solo un eccessivo correntismo, ma la perdita di vigore della corrente autonomista. Finocchiaro Aprile intuì il cambiamento del vento e delle posizioni degli anglo-americani, che programmavano già la consegna dell’isola al governo Badoglio, e propose la soluzione federalista che gli valse i consensi del partito repubblicano, in lotta per il cambio istituzionale del Paese.

In una relazione prefettizia del semestre novembre 1943 – aprile 1944, riguardante la situazione politico-amministrativa ed economica della provincia di Catania, si legge:

‹‹Dopo lo sbarco dell’esercito alleato e nei mesi che seguirono fino all’ottobre 1943 tutte le pubbliche amministrazioni subirono un dissolvimento quasi totale, soprattutto per la mancanza di controllo e di direttive: la prefettura destituita di ogni prestigio, soppressione della giunta provinciale amministrativa, i comuni abbandonati a loro stessi, la città capoluogo senza pubblici servizi, l’attività della pubblica sicurezza ridotta a zero. (…) Il separatismo verso cui si orienta il partito demoliberale va gradualmente indebolendosi e si può considerare ormai un movimento destinato a finire››51.

Un grande passo in avanti sul piano politico fu la costituzione, con il R. D. n. 91 del 19 marzo del 1944, dell’Alto Commissariato per la Sicilia, un organismo che avrebbe dovuto avere carattere temporaneo, voluto dagli alleati per raccordare il nuovo apparato da loro realizzato nell’isola e la vecchia struttura amministrativa statale, con a capo l’on. Francesco Musotto, esponente ben visto dai separatisti.

Ciò certamente non servì a ridimensionare la crisi alimentare, la miseria e la disoccupazione oltre la reazione al richiamo alle armi che non fu possibile contenere. In una relazione, il prefetto della provincia di Catania, nel novembre 1944, oltre ad informare che a fomentare i moti del ″non si parte″ erano anche i separatisti, fece anche presente che molti giovani aderivano al MIS ‹‹in segno di protesta contro l’ordine del censimento delle classi di leva dal 1914 al 1924››52. La situazione presto non fu più controllabile e dal momento in cui venne meno l’egemonia di Finocchiaro Aprile nel partito, per il suo passaggio dalle posizioni separatistiche a quelle federaliste, vedendo svanite le possibilità di giungere pacificamente alla repubblica indipendente siciliana, il MIS costituì un’organizzazione militare clandestina, denominata EVIS53, affidata ad Antonio Canepa, che già sotto la guida dell’Intelligence Service, qualche anno prima, aveva tenuto ad un gruppo di giovani un corso di indottrinamento ideologico e pratico. Nel 1945 si ridestò l’attenzione nei confronti del movimento indipendentista e il prefetto

51 ACS, Roma, MI, Gabinetto, Permanenti, Relazioni prefetti 1944-46, Relazione del prefetto di Catania

Antonino Fazio sulla situazione della provincia, del semestre novembre 1943-aprile 1944.

52 Ivi, novembre 1944.

sottolineò di non sottovalutarlo perché ‹‹specula sull’ignoranza dei suoi adepti e sulla situazione di disagio morale, economico e spirituale ereditata dal regime››54 e sarebbe stato capace di avvalersi di ogni mezzo illegale, pur di realizzare il proprio programma, non escludendo l’appoggio delle bande armate e della delinquenza che infestava la campagna. Intanto, nella relazione prefettizia del trimestre aprile-giugno 1945, si legge:

‹‹Nel pomeriggio del giorno 18 [giugno], al posto di blocco tra Randazzo e Cesarò, si determinò un conflitto tra una pattuglia dei carabinieri ed un gruppo di separatisti che si trovavano a bordo di un camion. I carabinieri, accortisi che gli uomini transitanti sull’autofurgoncino erano armati, scambiandoli per delinquenti , intimarono il fermo, ma quelli, pur obbedendo all’ordine, spararono alcuni colpi di pistola mitragliatrice e lanciarono alcune bombe a mano contro i carabinieri, che risposero al fuoco. Rimasero feriti nello scontro il maresciallo maggiore Rizzotto, e il carabiniere Calabrese Giuseppe. Trovarono la morte i separatisti prof. Canepa, Romano Carmelo e Giuseppe Giudice. Rimasero feriti Romano Armando e un certo Velis che insieme all’autista riuscì a fuggire. Sul camioncino furono trovati armi e munizioni nonché una considerevole somma di denaro superiore alle 300 mila lire››55.

La scarsa consistenza numerica dell’EVIS, la cui riorganizzazione nel frattempo fu affidata a Concetto Gallo nella Sicilia orientale e a Guglielmo Carcaci e Giuseppe Tasca in quella occidentale, agevolò i rapporti con il banditismo che cercava legittimazione politica per esercitare il potere. Il prefetto Vitelli riferì, in una delle sue puntuali relazioni, che:

‹‹In una delle ultime stampe clandestine è stata annunciata la nomina del nuovo comandante dell’EVIS in sostituzione del noto prof. Canepa, deceduto nel conflitto del 17 giugno.

Il nuovo comandante, che ha preso il nome di 'Secondo Turri', ha diretto un proclama ai siciliani esortandoli a tenersi pronti per il gran giorno.

Di recente si è molto parlato di una prossima azione separatista, forte di parecchie migliaia di armati, che dovrebbe avvenire nei

54 ACS, Roma, MI, Gabinetto, Permanenti, Relazioni prefetti 1944-1946, Il prefetto di Catania Vitelli al

ministero dell’Interno, 7 maggio 1945.

maggiori centri dell’isola e successivamente nei minori, per attuare con la forza la presa di possesso dei pubblici poteri.

In proposito si dice, con insistenza, che capi abbiano tutto un piano organico ben definito, nel quale sarebbe contemplata anche l’occupazione delle caserme dei corpi di polizia.

Non si è in grado di sapere quanto di vero possa esservi, nelle anzidette dicerie ma ciò è sufficiente per comprendere, che il movimento per l’indipendenza della Sicilia, non deve essere sottovalutato››56.

Le relazioni del prefetto di Catania dei mesi successivi continuarono ancora a parlare dei separatisti e dell’EVIS ‹‹agli ordini del nuovo comandante 'Secondo Turri' che molti ritenevano fosse l’avvocato Restuccia Francesco di Messina[…] 'dell’ora x' che non tarderà a scoccare e di decine di migliaia di armati. In tutto ciò vi è esagerazione ma c’è da temere qualche sorpresa in proposito››57.

Sebbene ufficialmente si negasse ogni contatto tra il MIS e l’esercito clandestino, non trascorse molto tempo prima che se ne comprendesse lo stretto legame. L’Alto Commissario Aldisio, che sostituì nel luglio del 1944 il filo separatista Musotto, esercitò le dovute pressioni sul presidente del Consiglio in carica, Ferruccio Parri, affinché un intervento concreto potesse ridimensionare il movimento. Il successivo arresto di Finocchiaro Aprile e di altri capi del MIS, spediti al confino nell’isola di Ponza, la chiusura delle sedi separatiste e altri interventi delle forze di polizia diedero un duro colpo all’organizzazione. Essa reagì prima costituendo la GRSI58 e poi attivando una vera e propria guerra contro le istituzione che solamente l’intervento dell’allora ministro dell’Interno, Romita, ebbe la possibilità di arginare, cercando il dialogo con i separatisti per convincerli a rientrare nella legalità, concedendo loro di partecipare alla campagna elettorale per le consultazioni referendarie del 1946.

56 ACS, Roma, MI, Gabinetto, Permanenti, Relazioni prefetti 1944-1946, Il prefetto di Catania Vitelli al

ministero dell’Interno, gabinetto e direzione generale della pubblica sicurezza, all’Alto Commissario per la Sicilia, 3 agosto 1945.

57 Ivi, 4 settembre 1945.

58 Gioventù Rivoluzionaria per l’Indipendenza della Sicilia. Struttura indipendente dell’EVIS, con a capo

Anche se sembrò che nei successivi mesi di novembre e di dicembre il movimento separatista non avesse svolto alcuna attività degna di nota, il prefetto di Catania scrisse nella sua relazione che ‹‹non è da pensare che il fenomeno separatista sia scomparso o sia attutito e che l’interesse suscitato dal movimento intorno alla questione dei problemi siciliani sia diminuito nella popolazione, la quale ha fiducia che il governo traduce in fatti le promesse che ad essa ha fatto solennemente››59.

Il primo turno elettorale politico post fascista del 2 giugno 1946, che prevedeva contemporaneamente il referendum istituzionale e le elezioni per l’Assemblea Costituente, assegnò ben 4 seggi al MIS, mettendo nel frattempo in evidenza l’esistenza di due Italie: quella monarchica che ebbe il 64% dei voti del meridione e delle isole60 e quella repubblicana che ebbe la ben nota affermazione nel settentrione, condizionando la scelta del definitivo assetto istituzionale del Paese. Diversi furono i fattori che influirono sulla differente espressione popolare, fra cui in particolare l’esperienza della Resistenza che il meridione aveva più o meno sconosciuto61. Il risultato elettorale rinvigorì il movimento separatista e in una relazione prefettizia, in merito all’attività del MIS, si scriveva che ‹‹da varie cause si può sicuramente desumere che il MIS ha intensificato la sua attività per costituire le sezioni già chiuse in seguito ai noti provvedimenti e per fondarne nuove nei comuni dove sin’oggi non ve ne sono. Circa gli esponenti maggiori del MIS è da segnalare che i vecchi maggiorenti non danno da tempo prove manifeste di pubblica attività, mentre sono rimaste come figure di primo piano gli onorevoli Concetto Gallo e Attilio Castrogiovanni,

59 ACS, Roma, MI, Gabinetto, Permanenti, Relazioni prefetti 1944-1946, Il prefetto di Catania Vitelli al

ministero dell’Interno gabinetto, direzione generale della pubblica sicurezza, e Alto Commissariato per la Sicilia, 5 gennaio 1946.

60 A. Lepre, Storia della prima repubblica. L’Italia dal 1942 al 1992, cit., p. 73. 61 P. Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi, Torino 1989, p. 129.

quest’ultimo com’è noto, divenuto di recente segretario nazionale del MSI››62.

Sin dai primi mesi del successivo 1947 i partiti politici si concentrarono sulla campagna elettorale in vista della consultazione per l’Assemblea Regionale Siciliana e in piazza Università il 2 marzo di quell’anno, dopo che il 12 gennaio il MIS aveva commemorato l’anniversario della rivoluzione siciliana del 184863, Finocchiaro Aprile, ritornato dal confino politico a Ponza, parlò a circa seimila persone e il successivo giorno 16 un ulteriore comizio fu tenuto dall’avv. Raffaele Di Martino, esponente del MIS repubblicano64.

A partire dal 1948, dopo il rientro dal nord America degli onorevoli Gallo e Castrogiovanni che lì si erano recati per ‹‹promuovere una raccolta fondi a favore del movimento››65, il MIS rallentò l’attività politica e cominciò ad attraversare la fase calante, di fatto iniziata il giorno dopo del risultato elettorale del 2 giugno 1946: seicentomila iscritti e poco più di 170 mila voti!, di un ‹‹partito in via di disfacimento››66. Per qualche anno solamente alcuni latifondisti reazionari continuarono a sostenerlo, mentre la maggior parte si orientò verso la ricostituita Democrazia Cristiana o verso il risorto Partito Liberale Italiano.

62 ACS, Roma, MI, Gabinetto, Fascicoli correnti 1947, Relazioni prefetti, Il prefetto di Catania Vitelli al

ministero dell’Interno gabinetto, e all’Alto Commissariato per la Sicilia gabinetto, 4 gennaio 1947.

63 Ivi, 6 febbraio 1947. 64 Ivi, 1 aprile 1947. 65 Ivi, 2 novembre 1947. 66 Ivi, 2 maggio 1951.

2° CAPITOLO