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la D.C resta ancora a guardare

Reduci * Elaborazione dei dati ricavati dalle delibere comunali consultate presso l’Archivio Comunale di Catania.

3.6 la D.C resta ancora a guardare

La riunione del consiglio per l’elezione del nuovo sindaco e della nuova giunta fu convocata per il 16 settembre all’aperto, nell’atrio del castello Ursino appositamente attrezzato, per far fronte alle insopportabili condizioni climatiche estive. L’ordine del giorno prevedeva anche la discussione e la votazione del bilancio di previsione per l’esercizio 1950 e, con l’accordo di tutti, si cominciò trattando proprio questo argomento in maniera equilibrata e pacata, arrivando all’approvazione del documento contabile. Quindi, constatata la mancanza del numero legale, perché nel frattempo si era ridotto il numero dei consiglieri presenti, i lavori dell’assemblea furono rinviati di una settimana. Fu un lasso di tempo alquanto breve e a stento utile per adempiere tutte le formalità di rito necessarie per legittimare la convocazione della nuova seduta consiliare, ma che contemporaneamente servì a constatare come e quanto la Democrazia Cristiana aspirasse all’ufficio del sindaco, soprattutto ‹‹per normalizzare la situazione politica locale ai rapporti di forza già instauratasi in Parlamento e in gran parte del Paese››34.

33 ‹‹Il giusto pera!››, in Giornale dell’Isola, Catania 17 agosto 1950. Cfr. inoltre S. Nicolosi, Uno splendido

ventennio, cit., p. 291.

Sembrava che ormai i giochi fossero fatti e che il risultato delle votazioni di quel consiglio del 23 settembre fosse scontato. Furono presenti 43 consiglieri, 19 voti andarono al consigliere Magrì, 23 al consigliere Gallo Poggi35. ‹‹I democristiani avevano condotto una battaglia per strappare consiglieri agli altri partiti e per rafforzare il proprio, e quella battaglia l’avevano vinta. Quanto al resto, quanto cioè a conquistare il potere amministrativo, la loro era stata la storia del suonatore del piffero. […] Quella che cominciò a Catania dopo le dimissioni di Perni fu la fase preparatoria della zampata finale, che sarebbe venuta più tardi››36.

La nuova giunta, i cui assessori furono eletti nelle successive votazioni, risultò composta da cinque indipendenti (Florio, Zuccarello, Paternò Castello di Carcaci, Salvatore Vigo e Condorelli), da tre indipendentisti come il sindaco (Bruno, Galli e Cappellai) e da quattro monarchici (Eraldo Vigo, Fischetti, Francalanza e Grimaldi). Molte furono le perplessità e le incertezze suscitate dalla nuova amministrazione, con il sindaco che aveva problemi familiari legati alle note vicende giudiziarie del figlio37, con i monarchici che erano ormai considerati una presenza anacronistica in riferimento all’assetto istituzionale dello Stato, e con gli indipendentisti – a cui apparteneva lo stesso sindaco – che ormai attraversavano una parabola discendente nel quadro politico, non solo della città ma dell’intera isola. A questo stato di fatto si aggiungevano la mancata convocazione del consiglio e la contemporanea adozione, da parte della giunta, di provvedimenti con i poteri dello stesso organo assembleare.

35 AC Catania, deliberazione del Consiglio Comunale n. 276 del 23 settembre 1950. 36 S. Nicolosi, Uno splendido ventennio, cit., p. 292.

37 Trattasi dell’on. Concetto Gallo, già comandante dell’Evis, deputato del MIS all’Assemblea Costituente e,

dopo le elezioni del 1947, deputato all’Assemblea Regionale Siciliana. Questi era sotto processo per gli scontri con la forza pubblica del 29 dicembre 1945, avvenuti a Santo Mauro di Caltagirone (CT), in cui si registrarono tre morti e sette feriti. Fu condannato a 14 anni di reclusione il 18 novembre del 1954 dalla Corte d’Assise d’appello di Lecce, ma non scontò alcuna pena di restrizione per i vari provvedimenti di clemenza che in quel periodo furono concessi. Cfr. a tal proposito S. Nicolosi, Uno splendido ventennio, cit., pp. 294- 295.

Per il 18 novembre, finalmente, fu convocata la prima seduta consiliare che trattò il Regolamento organico dei dipendenti comunali e, poiché il gruppo democristiano era d’accordo con le sinistre di sbarazzarsi al più presto di Gallo Poggi, anche una mozione di sfiducia che non arrivò mai al voto, pur non essendo ritirata ufficialmente, per considerazioni di opportunità valutate dalla stessa Democrazia Cristiana. Nel corso di questa sindacatura che durò poco più di quindici mesi, anche se si tennero appena dodici consigli comunali, furono varati dei provvedimenti di rilevante importanza per la città, con l’intervento determinante della DC che continuava a preparare quella ‹‹zampata finale›› di cui abbiamo già detto per arrivare a qualunque costo ad ottenere, alle ormai prossime elezioni amministrative, una maggioranza relativa qualificata che proiettasse automaticamente un suo candidato alla poltrona di sindaco.

Proprio in questo periodo ‹‹la Dc catanese ottiene gli appoggi nazionali e regionali necessari per costituire (27 novembre 1950) l’Istituto immobiliare di Catania, l’Istica, con un capitale iniziale di 55 milioni (elevabile a un miliardo): 20 milioni sono della Società generale immobiliare di Roma (di proprietà vaticana), 20 milioni del Banco di Sicilia e 10 della Cassa di Risparmio; gli altri 5 a metà della Camera di commercio e della Provincia di Catania (retta dal 1947 al 1957 dal delegato regionale Carlo Amico)››38. Dopo circa un mese dalla costituzione dell’Istica, la giunta approvò l’atto costitutivo e lo statuto dell’Istituto per l’edilizia popolare di San Berillo, ‹‹società senza fini di lucro tra l’Istica e il Comune››39, mentre il consiglio comunale il 3 marzo 1951 deliberò favorevolmente sull’ordine del giorno e ‹‹il piano di risanamento e la partecipazione del Comune all’Istituto per l’edilizia popolare di San Berillo››40, presentato dal consigliere Magrì che, nel suo intervento, rivendicò alla DC i meriti su quella operazione e, in

38 G. Giarrizzo, Catania, cit., p. 277. 39 Ibidem.

particolare, ai consiglieri Amico e Majorana e ai ministri Scelba e Aldisio41.

Vennero abbandonati i piani di risanamento per gli altri quartieri i cui progetti di ricostruzione, nel frattempo, erano stati approvati dalla Regione. L’Istituto per l’edilizia popolare di San Berillo, la cui presidenza fu affidata all’ing. Francesco Fusco, aveva un compito molto arduo: l’acquisto di un’area edificabile nella zona di Nesima inferiore alla costruzione di un quartiere per cinquanta mila abitanti, capace di accogliere le famiglie – circa tremila – residenti nel vecchio San Berillo, al fine di attuare il risanamento di quella zona42. Un altro colpo andato a segno a favore dei democristiani che si preparavano alle elezioni regionali senza perdere d’occhio il Comune, mentre in città si concretizzavano i progetti di crescita o si reclamava per portare a definizione le tante incompiute, nonostante i disastri delle intemperie atmosferiche sopravvenute che portarono in visita a Catania il presidente Einaudi.

Le elezioni regionali del 3 giugno 1951, come era prevedibile, diedero respiro alla Democrazia Cristiana che posizionò a Sala d’Ercole un terzo dei 90 deputati, tanti quanto il Blocco del Popolo, con la differenza che il primo partito aumentò di dieci unità e il secondo di una solamente, mentre faceva il suo ingresso il MSI43, presentatosi per la prima volta, mentre si disgregavano gli indipendentisti del MIS.

Catania città, con un’affluenza alle urne del 78,5% degli aventi diritto, portò alla coalizione di sinistra qualche voto in meno della DC che però registrò una rilevante crescita in voti e in percentuale, tanto da sentirsi autorizzata a riprendere le grandi manovre per arrivare alla conquista del Comune. Infatti ‹‹anche la fine dell’amministrazione Gallo Poggi fu organizzata ″scientificamente″, con un’azione paziente e

41 VI Governo De Gasperi: Mario Scelba, ministro dell’Interno; Salvatore Aldisio, ministro dei Lavori

pubblici.

42 G. Dato, La città e i piani urbanistici. Catania 1930-1980, Catania 1980, p. 72.

43 Movimento Sociale Italiano, fondato a Roma nel 1946. A Catania l’atto di costituzione fu sottoscritto il 23

febbraio del 1947. Il primo segretario provinciale di Catania fu l’avv. Gaetano Zijno, già segretario di redazione del Popolo di Sicilia. Cfr. S. Nicolosi, Uno splendido ventennio, cit., p. 189.

costante››44. L’operazione ebbe inizio il 27 agosto, con le dimissioni dei consiglieri democristiani, ormai diventati 16 per adesioni dagli altri gruppi che si andavano dissolvendo, sperando che questo comportamento fosse seguito da un numero rilevante di altri colleghi, tale da provocare lo scioglimento del consiglio. Questo era il primo obiettivo della DC perché in quel contesto mancavano i numeri necessari per assicurarsi la sindacatura e la stabilità amministrativa, considerando fra l’altro che la data delle successive elezioni comunali era dietro l’angolo e che una eventuale gaffe, nei pochi mesi che ormai mancavano, avrebbe potuto compromettere ciò che ormai era dato per scontato. L’operazione non sortì il risultato sperato, ma dopo una serie di manovre ed interventi mirati il Consiglio comunale del 5 gennaio 1952 prese atto delle dimissioni di 38 consiglieri su 50, decretandone lo scioglimento di fatto.

Gallo Poggi, forse, aveva avuto solo il torto di avere estromesso la Democrazia Cristiana dalla direzione del Comune, come egli stesso ebbe a dichiarare nel corso del consiglio del 3 dicembre 1951, evidenziando fra l’altro l’ostilità dei governi centrale e regionale nei suoi confronti, di cui il prefetto Biancorosso, forse non completamente complice, era stato molto probabilmente la longa manus45, nella logica di

gestione del potere che vedeva ancora solido il rapporto tra il ministero dell’Interno e il rappresentante dell’amministrazione centrale dello Stato in periferia.

44 S. Nicolosi, Uno splendido ventennio, cit., p. 313. 45 Ivi, p. 314.

4° CAPITOLO

MAGRI’ E LA FERLITA