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Il nuovo Consiglio comunale

BUSCEMI O TTAVIA

3.3 Il nuovo Consiglio comunale

In un consiglio così composto non fu certamente facile costituire presto una maggioranza numerica solida, nonostante il partito di maggioranza relativa, il Fronte demo-liberal-qualunquista, fosse forte di ben diciotto consiglieri su cinquanta. A mancare furono in particolare le intese politiche e programmatiche, oltre che quelle per l’attribuzione dei vari assessorati, soprattutto perché né vinti né vincitori, a maggior ragione, vollero recedere dalle posizioni che avevano assunto, non tanto in campagna elettorale, ma all’interno delle segreterie dei singoli partiti.

La Democrazia Cristiana dovette necessariamente dare una rapida risposta alla città: ai cittadini che non erano andati a votare; a coloro che, pur recandosi alle urne, non l’avevano votata per la seconda volta di seguito; ai propri elettori per rassicurarli che il loro voto non era andato perduto; e anche agli avversari politici che furono da subito pronti a prepararle il funerale, sicuri che il de profundis sarebbe stato di competenza della Chiesa. Ma non avevano fatto i conti con Maria Nicotra Fiorini, una delle ventuno donne elette qualche mese prima alla Costituente, che nel giro di pochi giorni convocò ″energicamente″ la segreteria cittadina, con la partecipazione dei consiglieri eletti, per definire la linea politica del partito al Comune e il comportamento che il gruppo consiliare democristiano avrebbe dovuto tenere. Un impegno e un compito arduo ma necessario per recuperare il più possibile dei 28 mila voti perduti nel giro di poche battute, in vista delle elezioni regionali dell’anno successivo, in cui si sarebbe giocata su tutti i fronti una determinante partita. A quella riunione svoltasi l’uno dicembre gli eletti, in ordine alfabetico, furono tutti puntualmente presenti: Carlo Amico, Teresita Agnini, Pietro Carciotto, Nicola Cavallaro, Domenico D’Urso, Domenico Magrì, Giuseppina Tudisco e Francesco Turnaturi. L’ordine del giorno che fu votato ed approvato riguardò principalmente l’atteggiamento moderato, equilibrato e responsabile che il gruppo

consiliare avrebbe dovuto tenere in aula e nelle trattative che si svolgevano. La DC non poteva e non doveva allearsi ‹‹con l’uno o l’altro dei contrapposti ″blocchi″››, ma doveva ‹‹appoggiare ed eventualmente propugnare tutte quelle iniziative dirette alla soluzione dei vitali problemi cittadini››19. Bisognava recuperare a destra, al centro e a sinistra, insomma da tutti i lati, con i limiti imposti dall’anticomunismo e dall’antifascismo, limiti che non era assolutamente consentito superare. Gli altri gruppi consiliari si trovarono in una posizione ben diversa rispetto alla DC. Infatti non si può dire che i partiti cui facevano riferimento avessero perduto consensi, una flessione di voti fu accusata solamente del MIS, con i circa mille mancati, ma comunque il movimento indipendentista aveva recuperato in percentuale, mantenendosi più o meno sugli stessi consensi. Le difficoltà da affrontare riguardavano il sistema di gestione interna soprattutto di alcuni gruppi, in considerazione del fatto che la segreteria di partito che doveva dare le direttive era contemporaneamente più di una, come nel caso dei demo-liberal-qualunquisti e del fronte popolare, e che l’eventuale disgregazione del gruppo consiliare avrebbe reso vano il risultato dell’elezione.

Le trattative continuarono ad andare avanti senza concretizzarsi, tanto che il prefetto ritenne opportuno riunire i rappresentanti dei partiti per una ricognizione sulla situazione politica, soprattutto perché avrebbe, di lì a qualche giorno, dovuto riferire in merito al ministero dell’Interno, nella consueta relazione trimestrale. Il suo intervento, più che un’indagine, fu interpretato come una mediazione che, però, non produsse effetti. Poté solo rendersi conto personalmente dello stato di pieno disaccordo che regnava nella politica cittadina. Del resto era lo stesso disaccordo che, quasi un anno prima, aveva impedito al Comitato

19Dal documento della Segreteria cittadina della DC di Catania dell’1 dicembre 1946, in S. Nicolosi, Uno

provinciale del CLN di suggerirgli un nominativo per sostituire il dimissionario Ardizzoni.

Il commissario prefettizio Salvatore Pepe, ancora in carica dalla data di quelle dimissioni, ormai a più di un mese dallo svolgimento delle elezioni, ritenne quanto mai necessario, più che opportuno, convocare la prima seduta del consiglio comunale per il pomeriggio del 28 dicembre, soprattutto per consentire che si definissero le formalità e gli adempimenti necessari per assicurare l’insediamento e la legittima funzionalità dell’organismo recentemente eletto. Il Consiglio si riunì presso i locali di palazzo dei Chierici, a causa dell’inagibilità di Palazzo degli Elefanti, dovuta al noto incendio del dicembre 1944. La relazione del commissario prefettizio mise particolarmente in rilievo il disavanzo previsto per il 1947 che sarebbe stato di 465 milioni di lire. Al resto si prestò una relativa attenzione. Il primo consigliere comunale a chiedere la parola, subito dopo la fine della relazione di Pepe, fu l’avv. Pietro Battiato, comunista, che volle ricordare due vittime catanesi della lotta antifascista: Ferdinando Agnini, uno dei martiri delle Fosse Ardeatine, e il tenente Giuseppe Di Stefano, ucciso dai nazisti in Grecia mentre, dopo l’8 settembre del 1943, reclutava militari italiani per la Resistenza.

Le attese votazioni per l’elezione del sindaco, che si tennero subito dopo, si risolsero in un nulla di fatto, come del resto era prevedibile. Voti andarono ai consiglieri Gregorio Guarnaccia e Agatino Bonfiglio, ma nessuno dei due raggiunse il quorum necessario per ritornare a casa da sindaco di Catania20. Fu il successivo consiglio, convocato per il 4 gennaio 1947, ad eleggere al voto di ballottaggio Guarnaccia sindaco e i componenti della giunta, tra assessori effettivi e supplenti21.

20 AC Catania, deliberazione n. 2 del Consiglio Comunale del 28 dicembre1946. 21 AC Catania, deliberazioni nn. 4, 5 e 6 del Consiglio Comunale del 4 gennaio 1947.

ASSESSORI GIUNTA GUARNACCIA*

Assessori effettivi

Assessori Supplenti

Concimano, Fischetti,