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Le elezioni del 25 maggio

Reduci * Elaborazione dei dati ricavati dalle delibere comunali consultate presso l’Archivio Comunale di Catania.

MAGRI’ E LA FERLITA 4.1 La Democrazia Cristiana

4.2 Le elezioni del 25 maggio

I consigli comunali eletti nel 1946 si dovevano rinnovare entro il 1950, considerata la scadenza quadriennale stabilita dal decreto legge lgt.

5 Trattasi dei giovani DC che negli anni cinquanta misero in minoranza i vecchi dirigenti del partito nel

contesto di una “rivoluzione nazionale” che vide in primo piano in Sicilia il messinese Gullotti e in Sardegna il futuro presidente della Repubblica Francesco Cossiga, Il nome "giovani turchi" fu preso a prestito dal movimento politico turco dell’inizio del XX secolo, ispirato alla Giovane Italia di Mazzini, che si sviluppò nell’Impero Ottomano allo scopo di trasformarlo, allora autocratico e inefficiente, in una monarchia costituzionale.(Cfr. F. L. Grassi, Atatürk, Roma 2008, pp. 19-65).

6 Cfr.: G. Azzaro, La deriva oligarchica, Acireale 2007; M. Caciagli, Democrazia cristiana e potere nel

7 gennaio 1946, n. 1., ma la legge 12 maggio 1950, n. 255 ne prorogò la durata per consentire di apportare alcune modifiche a quel decreto, in considerazione che il ministro dell’Interno Scelba aveva già presentato alla Camera dei Deputati il disegno di legge per la riforma elettorale amministrativa. Il provvedimento, approvato dal Parlamento, entrò in vigore nell’ordinamento dello Stato come legge 24 febbraio 1951, n. 84 e, sulla base di tale normativa che fra l’altro prorogava il mandato consiliare da quattro a cinque anni, si svolsero le seconde elezioni amministrative del dopoguerra, distinte in due tornate, quella del 27 maggio e 10 giugno 1951 e quella del 25 maggio 1952.

I risultati delle elezioni del 1946 avevano dato alla Democrazia Cristiana una presenza minoritaria al consiglio comunale di Catania, ma il partito cercò sempre e in tutti i modi possibili di giocare un ruolo determinante nell’amministrazione della città, scompaginando e riformando le maggioranze che si costituivano, provocando una situazione di grande instabilità. Il peso della DC nel quadro politico della città conobbe picchi di ascesa o di discesa ma mai ne fu messo in discussione il ruolo di centro politico direzionale7. Infatti, anche se rimase esclusa dalla giunta Guarnaccia ne causò poi la caduta, approfittando del passaggio nel suo gruppo dei due consiglieri eletti nella lista dei Combattenti e Reduci. Poi partecipando alla coalizione di centro sinistra, con Pittari sindaco, ottenne quattro assessorati anche se fu costretta ad accusare, nel contempo, il colpo della sconfitta alle elezioni regionali del 1947, ma il clima euforico dovuto al risultato favorevole delle politiche del 18 aprile 1948 le consentì di gestire, quasi d’autorità, le sorti del Comune, provocando le dimissioni anche di questa giunta. Poiché gli elettori avevano premiato la DC di De Gasperi che, dopo aver abbandonato gli alleati social comunisti di governo, si era spostata su posizioni di centro destra perché una parte rilevante dei voti le era stata conferita proprio nel quadro della crociata anticomunista e

non per adesione al programma del partito, altrettanto fecero i democristiani catanesi, forse più per emulazione che per convinzione, auspicando che si creassero i presupposti per governare la città8.

Parteciparono quindi a una nuova coalizione, questa volta di centro destra, con un nuova giunta e con l’attribuzione di 4 assessorati, e con un nuovo sindaco, il liberalqualunquista Perni. Ma questo si rese ben presto conto che il suo gruppo consiliare cominciava ad assottigliarsi e, constatando che l’esodo era diretto solamente verso la DC che ormai era arrivata a contare 16 consiglieri dagli appena 8 di inizio legislatura, reagì malamente facendo cadere la giunta che presiedeva e contribuendo all’elezione di un sindaco indipendentista, l’avv. Gallo Poggi, questa volta senza la partecipazione in giunta dei democristiani9. L’affronto fu insostenibile per il partito che aveva stravinto le ultime elezioni politiche, che era al governo, che esprimeva il ministro dell’Interno e che era appoggiato e protetto dalle gerarchie ecclesiali. Del resto le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale erano ormai dietro l’angolo e rischiare con un altro sindaco non sarebbe stato opportuno, meglio allora fare gestire il periodo pre-elettorale e le stesse elezioni a un commissario prefettizio, dipendente dal ministero dell’Interno10.

La città dimostrò un eccezionale coinvolgimento per la campagna elettorale che precedette queste amministrative del 25 maggio 1952 e che si svolsero in un clima a volte euforico, a volte perplesso, per il susseguirsi di manifestazioni e inaugurazioni, a cui presenziarono autorità di ogni genere, dai ministri agli assessori regionali, dai sottosegretari ai semplici parlamentari, tutti di fede strettamente democristiana, perché a quel partito apparteneva la maggior parte dei politici che ″potevano″. Furono giorni di attivismo e in particolare di speranze perché Catania era finalmente diventata oggetto di interesse da parte dello Stato e della Regione, indirizzati soprattutto all’operazione

8 R. Villari, Storia contemporanea, Bari 1988, p. 580. 9 G. Azzaro, La deriva oligarchica, cit., pp. 51-55.

San Berillo che fu lo strumento di cui i democristiani catanesi si servirono per meglio catalizzare il consenso. Alle varie pubbliche manifestazioni, cui furono presenti quasi esclusivamente i candidati e i parlamentari di area governativa, facevano contestualmente eco i comizi che vennero ospitati nelle due più capienti piazze del centro storico, piazza Università e l’adiacente piazza Manganelli, così vicine tra loro che a volta capitava sentire gli oratori sovrapporsi, soprattutto quando alzavano il tono della voce.

A parlare a Catania vennero molti dirigenti nazionali. Non mancarono neanche gli scontri fra social comunisti e missini, considerato che questi ultimi solo da recente avevano occupato la scena politica. A una settimana dal voto non mancò, e certamente non poteva mancare, la solita nota della Chiesa indirizzata ai fedeli, contenente le raccomandazioni del caso. L’autore questa volta fu mons. Luigi Bentivoglio, monaco circestense, da poco nominato arcivescovo di Catania, dopo essere stato ausiliario del predecessore mons. Carmelo Patanè che, qualche anno prima, invece si era servito del Bollettino Ecclesiastico dell’Arcidiocesi. Il contributo dato in quell’occasione da mons. Bentivoglio alla causa della Democrazia Cristiana fu senza dubbio determinante, come lo saranno tutti i suoi interventi, effettuati anche in seguito e non solamente in periodo elettorale, a favore dei cattolici impegnati in politica nel partito democristiano.

Furono presentate nove liste11 e 444 candidati per eleggere 60 consiglieri. Il numero di questi era aumentato in relazione alla crescita della popolazione della città che ormai contava più di 250.000 abitanti. Trenta furono i consiglieri uscenti che decisero di ripresentare la candidatura12.

I catanesi questa volta andarono a votare, più o meno come l’anno precedente, in occasione delle regionali, facendo registrate un’affluenza

11 Autonomia e Rinascita (PCI e PSI), PSDI, MLI, DC, PNM, MSI, Fronte Nazionale Marinai, PSCS, Fronte

Economico.

alle urne poco superiore al 78%. E’ da ritenere che a ciò abbia contribuito in buona misura la DC, certamente ormai più capace a mobilitare l’elettorato, soprattutto attraverso le strutture di partito, ed anche la progressiva diminuzione delle schede bianche può essere attribuita all’aumentato potere di persuasione e di controllo esercitato dai grandi partiti, e fra questi in primo luogo dalla stessa Democrazia Cristiana13.

4.3 “La politica per Catania…

…e non Catania per la politica.” Questo è lo slogan con cui la DC si presentò alle elezioni amministrative del 1952 e vinse, non solo dal punto di vista dei suffragi ottenuti, ma anche moralmente per l’impegno profuso da parte di tutti i candidati e delle strutture collaterali al partito.

Il risultato del 25 maggio confermò le previsioni generali e mutò anche notevolmente il quadro politico del consiglio comunale di Catania che ormai rispecchiava, più o meno, l’assetto parlamentare, con un partito di maggioranza relativa che, approfittando della scomparsa dei qualunquisti e di altri gruppi minori, riuscì a contare un terzo dei componenti del Consiglio stesso e con una destra che, raccogliendo l’eredità dei vari gruppi conservatori o separatisti, arrivò ad avere complessivamente ben 23 consiglieri, di cui dodici monarchici e undici missini. Il PCI e il PSI, presentatisi ancora una volta con una lista comune denominata ″Autonomia e Rinascita″, pur riuscendo a ottenere un risultato soddisfacente in una piazza politica che cominciò da allora a dare quei segni di interesse a destra che in seguito si evidenzieranno sempre più, non andò oltre il quarto dei componenti dell’intera assemblea, lasciando un seggio ciascuno ai socialdemocratici e al Fronte economico. Anche se l’elenco dei consiglieri eletti può sembrare superfluo, si reputa quanto mai necessario riportare di seguito i loro

nominativi, distinti per partito e in ordine decrescente secondo le preferenze loro attribuite, perché fra loro ci sono dei personaggi che per lunghi anni hanno fatto il buono ed il cattivo tempo nel contesto della vita politica cittadina, anche passando da un partito all’altro, come – per esempio – qualche monarchico che addirittura diventò esponente del PRI locale.

ELEZIONI PER IL CONSIGLIO COMUNALE DI CATANIA

25 MAGGIO 1952

PARTITO

POLITICO

VOTI SEGGI CONSIGLIERI ELETTI

Democrazia Cristiana

43.364 20 DOMENICO MAGRI’,ALFIO DIGRAZIA,NICOLA

CAVALLARO,VITO SCALIA,TERESITA AGNINI, DOMENICO D’URSO,LUIGI LAFERLITA,PIETRO

CARCIOTTO,EMANUELE SAJEVA,BARTOLO D’AMICO, GAETANO SANTAGATI,ATTILIO GRIMALDI,GIUSEPPE

AZZARO,GIUSEPPE FRAUMENI,VINCENZO

PAPPALARDO,ALFIO GIUFFRIDA,MARIO ZAPPALA’, FILINA GEMMELLARO,GIOACCHINO DISTEFANO*,

ANTONINO ALICATA.

* POI DECEDUTO, AL SUO POSTO SUBENTRO’NICOLO’ CRISTALDI.

Autonomia e Rinascita

34.033 15 ANTONINO DIBELLA,FRANCO PEZZINO,SALVATORE

COLOSI,PIETRO BATTIATO,GREGORIA BARONE, VINCENZO AMATO,GIUSEPPE CHIARA,VINCENZO

MARANO,CARMELO LANZAFAME,MATTEO

GAUDIOSO,ANTONINO CARBONE,VINCENZO SAITTA, STEFANO ACETO,GIOACCHINO FAILLA,ANTONINO

MANNINO.