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sistema aspettuale e temporale

2. Le prime fasi di sviluppo del verbo slavo: dal protoslavo allo slavo antico

2.3 L’origine indoeuropea del sistema verbale protoslavo

2.3.1. Le categorie del verbo protoslavo

Dopo aver presentato brevemente l’etnogenesi degli slavi e aver discusso le condizioni che hanno portato allo sviluppo della protolingua slava, cominciamo ad occuparci del verbo protoslavo, che come sappiamo è stato ricostruito: i dati qui indicati si basano su un ricostruzione effettuata sulla base delle informazioni a nostra disposizione nelle lingue slave contemporanee o comunque documentate. Queste lingue hanno ereditato dalla protolingua le categorie grammaticali di tempo, aspetto, diatesi e modo, pur con numerosi cambiamenti: alcune sottocategorie sono andate perdute e se ne sono create di nuove.

Un esempio è la diatesi media, scomparsa sia nelle lingue slave sia in quelle baltiche. Non è impossibile che all’interno dell’unità linguistica balto-slava la diatesi media fosse ancora utilizzata, in quanto ci sono alcune desinenze slave che potrebbero derivare direttamente dai verbi medi protoindoeuropei, ma l’assenza di queste forme negli stadi di sviluppo successivi rende quest’ipotesi quantomeno improbabile. L’assenza della diatesi media in balto-slavo è infatti considerata una delle principali isoglosse che identificano questo macrodialetto come unità linguistica separata. L’opposizione attivo : medio è stata sostituita dall’opposizione attivo : passivo. La diatesi passiva slava è generalmente espressa tramite i participi presenti in –m e i participi passati in –t e –n. La vecchia diatesi media è oggi resa con il pronome riflessivo.

Le lingue baltiche e slave non possiedono forme del congiuntivo. Non è chiaro se questa sia un’innovazione balto-slava o il mantenimento di una condizione protoindoeuropea, in quanto il ruolo e l’esistenza stessa del congiuntivo in indoeuropeo comune non è sicura.

Sicura è invece la teoria che l’imperativo slavo sia un’innovazione di questa sottofamiglia, in quanto deriva dall’ottativo indoeuropeo, e non direttamente dall’imperativo.

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forma speciale dell’ausiliare “essere” e i già presentati participi risultativi in –l. In protoslavo si è perso anche l’antico perfetto indoeuropeo, dando invece spazio allo sviluppo del nuovo caratteristico perfetto perifrastico slavo, costruito con le forme del presente dell’ausiliare “essere” e il participio in –l. Allo stesso modo sono andati perduti anche gli antichi imperfetto e piuccheperfetto indoeuropei. E’ interessante notare come il futuro indoeuropeo sia andato perduto in protoslavo mentre si sia conservato nelle lingue baltiche. Al contrario, queste ultime non hanno conservato traccia dell’aoristo sigmatico, che invece è presente in protoslavo. Possiamo quindi evidenziare questa situazione peculiare, dove le lingue slave hanno in parte conservato l’aoristo sigmatico e perso il futuro sigmatico, mentre le lingue baltiche hanno sviluppato una situazione completamente opposta: come abbiamo già ripetuto, potrebbe essere la conferma di uno sviluppo autonomo dei due gruppi, oppure una serie di innovazioni successiva alla disgregazione dell’unità balto-slava, ma non possiamo essere sicuri di nessuna delle due ipotesi. Il protoslavo in particolare esprimeva i significati futuri sostanzialmente con le forme del presente di aspetto perfettivo. L’espressione del futuro perifrastico è un’innovazione successiva, nata in epoche in cui le singole lingue avevano già iniziato un proprio sviluppo autonomo, ed è per questo motivo probabilmente che, a differenza di quanto accade per il perfetto, il futuro nelle lingue slave contemporanee è espresso in modi molto diversi.

I participi protoindoeuropei si possono ricondurre alla classe degli aggettivi verbali, per cui è difficile stabilire un confine netto tra il loro utilizzo participiale e aggettivale. Le lingue slave hanno ereditato direttamente dall’indoeuropeo comune diversi tipi di participio: il participio in *–nt, che funge da participio presente attivo; il participio in *–m, che svolge le funzioni di participio presente passivo; il participio in *–wes/*-us17, con funzione di participio passato attivo; le forme in *–t e *–n che fungono da participi passati passivi in protoslavo; l’aggettivo verbale *–lo, che ha dato origine al participio risultativo slavo, che come abbiamo

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Nelle lingue slave contemporanee si è conservato solo il suffisso *-us, che si ritrova principalmente nella forma -vš-.

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visto ha una funzione fondamentale nello sviluppo dei tempi perifrastici.

In protoslavo notiamo una tendenza, comune peraltro anche al gruppo baltico, a dividere il sistema verbale in due sottosistemi. Una delle possibili cause di questo fenomeno è la crescente importanza nel sistema verbale di forme di origine nominale, soprattutto l’infinito. Questo si è probabilmente sviluppato a partire da una forma di sostantivo deverbale al dativo. Un’altra forma di origine nominale presente nel sistema protoslavo è il supino, una forma che si usa dopo i verbi di moto e si è sviluppata da un’antica forma dell’accusativo. Queste due forme vengono opposte a tutte le altre forme verbali, dando origine a due gruppi: il primo comprende le forme create dal tema dell’infinito, il secondo comprende le forme create con il tema del presente.

Finora abbiamo parlato di innovazioni, fenomeni che di fatto allontanano il sistema verbale slavo da quello indoeuropeo comune. Ci sono però anche categorie verbali della protolingua che si sono mantenute in protoslavo, come il presente e l’aoristo.

Abbiamo già parlato nel primo capitolo delle coniugazioni atematica (verbi in cui le desinenze si uniscono direttamente al tema) e tematica (verbi il cui tema è composto da una radice e da un suffisso tematico al quale si unisce la desinenza) in protoindoeuropeo, che inevitabilmente hanno lasciato delle tracce anche in ambito slavo. Notiamo in particolare una tendenza, che accomuna le lingue slave a tutte le altre lingue indoeuropee, dei verbi atematici a trasformarsi in tematici. Questi ultimi in protoslavo, e successivamente anche in slavo antico, venivano quasi sicuramente coniugati in due modi: esisteva una prima coniugazione con la vocale tematica *-e/*-o e una seconda coniugazione, detta semitematica, con la vocale tematica *–i. Il suffisso indoeuropeo *-ne è alla base del protoslavo *–ne per il tema del presente, e *–nǫ per il tema dell’infinito: questo suffisso è strettamente collegato al significato aspettuale perfettivo. Al contrario, dal suffisso indoeuropeo *-we ha origine il protoslavo *–va per il tema dell’infinito (che per ragioni fonetiche nel tema del presente si trasforma in *–u) che è collegato al significato aspettuale imperfettivo e iterativo.

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