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Lo slavo comune: sviluppo e disgregazione

sistema aspettuale e temporale

2. Le prime fasi di sviluppo del verbo slavo: dal protoslavo allo slavo antico

2.2. La preistoria linguistica slava

2.2.2. Lo slavo comune: sviluppo e disgregazione

Indipendentemente dalla veridicità o meno dell’ipotesi che presuppone l’esistenza di un macrodialetto intermedio, il balto-slavo, possiamo affermare con assoluta sicurezza che le lingue slave fanno parte della famiglia linguistica indoeuropea. Allo stesso modo, è certa l’esistenza di una protolingua slava comune a tutte le lingue slave contemporanee. Non essendo documentata, ma ricostruita, si tratta, come abbiamo già visto, di una protolingua modello, ovvero di una serie di ipotesi, basate su dati fonetici, grammaticali e lessicali delle lingue slave documentate, sulla composizione del sistema linguistico protoslavo. Probabilmente già in epoca molto arcaica esisteva una certa varietà di dialetti slavi, in quanto il territorio era vasto e abitato da tribù differenti. A causa del continuo ampliamento del territorio occupato da popolazioni slave e del loro continuo spostamento, l’unità linguistica slava si indebolì molto velocemente, dando spazio allo sviluppo di caratteristiche dialettali e infine a un proprio corso di sviluppo.

L’opinione degli studiosi riguardo alla periodizzazione del protoslavo, dalla nascita della parlata slava alla sua disgregazione in più dialetti, non è unanime16. Il

16 Qui viene riportata l’interpretazione di Georgiev (1973), che sembra essere la più completa in

quanto fornisce una possibile datazione per ognuno dei periodi di esistenza del protoslavo, dalla sua nascita alla sua fine. Tuttavia dall’inizio del Novecento le possibilità di datazione sono davvero varie. In Duličenko (2015: 264) ne vengono riportate 21, molto diverse e con gradi di precisione più o meno accurati. Tenendo conto della mancanza di fonti scritte, l’eccessiva precisione non è sempre sinonimo di esattezza, in quanto è impossibile determinare con esattezza il secolo in cui una determinata fase del protoslavo abbia avuto inizio.

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linguista bulgaro Vladimir Georgiev propone la seguente datazione:

Nascita della parlata slava II – I millennio A.C.

Fase arcaica del protoslavo Dalla seconda metà del II millennio A.C. fino a metà del I millennio A.C. Fase intermedia del protoslavo Da metà del I millennio A.C. fino al III

– IV secolo d.C.

Fase tarda del protoslavo Dal III – IV secolo d.C. fino al VIII – IX secolo d.C.

Disgregazione del protoslavo VIII – IX secolo d.C.

Non si tratta assolutamente di dati, ma di ipotesi. Ne esistono di svariate, alcune farebbero cominciare la preistoria linguistica slava addirittura nel VI secolo A.C., altre situerebbero la disgregazione linguistica protoslava nel I millennio A.C.

Come già detto, la ricostruzione del protoslavo su base storico-comparativa è molto più utile rispetto al caso della ricostruzione dell’indoeuropeo comune o di fasi ancora più antiche dello sviluppo linguistico. Dal punto di vista temporale, si tratta di avvenimenti molto più vicini a noi e il materiale che abbiamo a disposizione per la ricostruzione è di gran lunga maggiore rispetto a quello a cui possono attingere gli indoeuropeisti. Spesso è possibile ricostruire parole e forme basandosi solo su dati slavi: si tratta quasi sempre di una ricostruzione interna al gruppo slavo.

Ad esempio, prendiamo la parola „fratello“, e raccogliamo il materiale relativo a questa parola in tutte le lingue slave. Quello che otteniamo sono due possibili forme: *brat- e *bratr-. Per riuscire a capire come potesse effettivamente suonare la parola „fratello“ in protoslavo, possiamo confrontare i dati raccolti internamente alle lingue slave con i dati relativi ad altre lingue indoeuropee: frāter (latino),

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φράτηρ (greco), brōþar (gotico), bratríkai (prussiano antico), bhrātā (sanscrito). Come notiamo, in tutti questi esempi c’è una r finale. Possiamo quindi sostenere con buona certezza che anche il protoslavo ce l’avesse, e che la forma ricostruita più probabile sia *bratr-.

Il sistema fonetico dello slavo comune si è formato sulla base di quello dell’indoeuropeo comune. In questa sede non è importante soffermarsi su quali siano i cambiamenti avvenuti, basti sapere che il sistema vocalico e quello consonantico indoeuropeo hanno subito grandi cambiamenti in protoslavo, dovuti in larga parte alla tendenza all’armonia sillabica (che consiste nell’assimilazione di un suono a quello che lo segue, come ad esempio le palatalizzazioni) e alla legge della sillaba aperta (in cui rientrano fenomeni come la perdita delle consonanti finali, la semplificazione dei gruppi consonantici, la monotonghizzazione dei dittonghi o la metatesi liquida C-or-C). Ci riguarda più da vicino la morfologia del protoslavo, in particolare quella verbale, che come vedremo in dettaglio in seguito, riflette il sistema verbale dell’indoeuropeo comune.

Come per il protoindoeuropeo, anche le cause della disgregazione dell’unità linguistica slava sono di natura intrinseca ed estrinseca. Tra le cause estrinseche ricordiamo la diffusione delle tribù slave su un territorio molto vasto, il loro spostamento in diverse direzioni, la perdita di unità politica, amministrativa e culturale e non ultimo l’influsso degli avvenimenti storici. Ci sono anche cause intrinseche, ovvero fattori linguistici che hanno portato alla perdita dell’unità linguistica slava, come ad esempio i diversi sviluppi del sistema delle vocali o la comparsa di nuove consonanti dovute alle palatalizzazioni.

Si ritiene che la prima divisione interna al protoslavo fosse quella tra macrodialetto orientale e macrodialetto occidentale. I cambiamenti principali avvenuti all’epoca di questa prima divisione sono:

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macrodialetto occidentale, mentre in quello orientale hanno dato origine rispettivamente a [cv] e [zv].

2) I gruppi consonantici protoslavi *[dl] e *[tl], anch’essi conservatisi nel macrodialetto occidentali, ma semplificati in [l] in quello orientale.

3) La *[x] protoslava, che nel macrodialetto occidentale, secondo l’esito della prima palatalizzazione, da [š], mentre nel macrodialetto orientale, secondo l’esito della seconda palatalizzazione, da [ś].

4) L’inserimento di una [l] epentetica dopo le consonanti labiali [p], [b], [m] e [v] nel macrodialetto orientale, e l’assenza di questo fenomeno nel macrodialetto occidentale.

A questo punto l’unità linguistica protoslava non era ancora del tutto persa, come invece accadrà dopo la seconda divisione tra parlate settentrionali e meridionali. Uno dei cambiamenti avvenuti in questa fase riguarda i gruppi consonantici protoslavi *[tj] e *[dj], che hanno dato origine a esiti molto diversi nelle varie lingue slave. Ad esempio *[tj] ha dato come esito č in sloveno (noč), č’ in russo (noč’), ć in serbo e in croato (noć), in macedone (no ), št in bulgaro (nošt), c in polacco (noc) e così via. Questa seconda divisione ha sancito definitivamente la fine dell’unità linguistica protoslava, e ha portato all’attuale suddivisione delle lingue del gruppo slavo in tre sottogruppi: lingue slave orientali (bielorusso, russo, ucraino), lingue slave occidentali (ceco, polacco, slovacco, sorabo superiore, sorabo inferiore) e lingue slave meridionali (bulgaro, macedone, sloveno, serbo e croato).

In questo paragrafo abbiamo dato delle informazioni importanti relative alla fonetica protoslava e alla sua evoluzione, ma come sappiamo, ciò che ci riguarda più da vicino è l’analisi storico-comparativa delle forme verbali, che cominceremo ad approfondire nel prossimo paragrafo.

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