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Il piuccheperfetto slavo ecclesiastico antico

sistema aspettuale e temporale

3. I tempi passati composti russi e sloveni in prospettiva storico-comparativa

3.2. I tempi composti passati in slavo ecclesiastico antico

3.2.2. Il piuccheperfetto slavo ecclesiastico antico

3.2.2.1. Le forme del piuccheperfetto slavo antico

Il piuccheperfetto slavo antico si formava sempre con il participio in –l e l’ausiliare “essere”. Quest’ultimo però non si trovava al presente, come nel caso del perfetto, ma all’imperfetto o all’aoristo. La ragione è evidente: se nel caso del perfetto la relazione dell’evento passato (espresso dal participio in –l) era con il momento del discorso (e dunque l’ausiliare “essere” era al presente), nel caso del piuccheperfetto, che serve ad esprimere l’anteriorità di un’azione passata rispetto a un’altra azione passata, la relazione dell’evento passato (sempre espressa tramite la forma in –l) sarà con un altro momento passato: è per questo motivo che anche l’ausiliare dovrà essere al passato. Anche nel caso del piuccheperfetto, il participio in –l poteva essere di aspetto perfettivo o imperfettivo:

Singolare m/f/n Duale m/f/n Plurale m/f/n

1 Nesl-ъ/-a/-o byxъ - Nesl-ъ/-a/-o bĕxъ Nesl-a/-ĕ/-ĕ byxovĕ - Nesl-a/- ĕ/-ĕ bĕxovĕ Nesl-i/-y/-a byxomъ - Nesl-i/- y/-a byxomъ 2 Nesl-ъ/-a/-o by(stъ) - Nesl-ъ/- a/-o bĕ(aše) Nesl-a/-ĕ/-ĕ bysta - Nesl-a/-ĕ/-ĕ bĕašeta (bĕsta) Nesl-i/-y/-a byste - Nesl-i/-y/-a bĕašete (bĕste) 3 Nesl-ъ/-a/-o by(stъ) - Nesl-ъ/- a/-o bĕ(aše) Nesl-a/-ĕ/-ĕ byste - Nesl-a/-ĕ/-ĕ bĕašete (bĕste) Nesl-i/-y/-a byšę - Nesl-i/-y/-a bĕaxę (bĕše)

3.2.2.2. Le funzioni del piuccheperfetto slavo antico

Generalmente, nel descrivere le funzioni del piuccheperfetto, si dice che esse indicano l’anteriorità di un’azione passata rispetto a un’altra azione passata, espressa con l’aoristo. Le forme del piuccheperfetto vengono di solito paragonate

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a quelle del perfetto, con le quali condividono molte somiglianze. Proprio per questo motivo, spesso il piuccheperfetto viene spesso definito come un perfetto traslato nel passato.52

I due tempi infatti condividono il significato di anteriorità relativa a un determinato momento sulla linea del tempo, ma proprio il fatto che il momento preso in considerazione sia differente (il presente per il perfetto, un momento passato per il piuccheperfetto) ne determina anche una differenza sostanziale. Possiamo dire che i due tempi indicano entrambi un’anteriorità relativa a un’altra azione, ma in diversi sistemi di orientamento. Il punto di orientamento del perfetto è il momento attuale, mentre il punto di orientamento del piuccheperfetto è un momento passato. Vediamo un esempio:

(7) Iskaaxǫ že jęti i. i niktože ne vъzlozi rǫky na nь. ĕko ne u bĕ prišelъ godъ ego. k. otъ naroda že mъnozi vĕrovašę vo nь. i glagolaaxǫ. (…) Eda bolьša znameniĕ sъtvoritъ. ĕže sь estь sъtvorilъ.

Cercavano allora di prenderlo, ma nessuno gli mise le mani addosso, perché non era ancora giunta la sua ora. Molti della folla però credettero in lui e dicevano: “ (…) farà più segni di quelli che ha fatto costui?”. (Gv VII 30,31)

Nell’esempio 7 sono rappresentati quattro dei cinque tempi verbali passati slavi ecclesiastici antichi. Le azioni che compongono il nucleo dell’episodio sono rese con l’aoristo (vъzlozi). Le forme dell’imperfetto, del perfetto e del piuccheperfetto indicano invece azioni, che conferiscono un significato aggiuntivo al contenuto dell’episodio. In particolare, le forme dell’imperfetto descrivono azioni che hanno avuto luogo contemporaneamente alle azioni principali, mentre le forme del perfetto e del piuccheperfetto descrivono azioni anteriori rispetto alle azioni

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principali. In altre parole, sia l’imperfetto, sia i due tempi composti contribuiscono a descrivere delle azioni di sfondo in questo episodio. La forma del perfetto sь estь sъtvorilъ è utilizzata nel discorso diretto, mentre la forma del piuccheperfetto bĕ prišelъ è inserita in una frase del narratore. Ciò non esclude però che il piuccheperfetto venisse usato frequentemente anche nel discorso diretto:

(8) (…) reče že otecъ kъ rabomъ svoimъ. iznesĕte odeždǫ prъvǫjǫ (…) i privedĕše telecъ upitĕny zakolite. i ĕdъše da veselimъ sę. ĕko sinъ moi sъ mrъtvъ bĕ i ožive. izgyblъ bĕ i obrĕte sę. I načęsę veseliti sę.

(…) Ma il padre ordinò ai servi: “Presto, portate qui la veste migliore (…) prendete il vitello grasso e ammazzatelo. Facciamo festa con un banchetto, perché questo mio figlio era morto ed è ritornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato.” E cominciarono a far festa. (Lc XV 22-24)

Il significato del piuccheperfetto nel discorso diretto non cambia: anche qui descrive un’azione periferica (la morte del figlio) che viene citata in relazione all’avvenimento principale (la risurrezione del figlio) reso con l’aoristo.

In questi due esempi non è presente quel significato risultativo che invece è così importante per il perfetto. Ciò non significa però che il piuccheperfetto non possa avere anche questo tipo di significato. Ovviamente il risultato dell’azione passata non sarà messo in relazione con il momento del discorso, ma con un altro momento passato successivo rispetto a quello in cui l’azione si è svolta:

(9) I bystъ vъ edinъ otъ dьnei. i tъ bĕ učę. i bĕaxǫ sĕdęšte farisĕi. i zakonoučitele. Iže bĕaxǫ prišъli otъ vasĕkova vasi. galileisky i ijudeisky.

Un giorno sedeva insegnando. Stavano seduti anche farisei e dottori della legge che erano venuti da molti villaggi della Galilea e della Giudea. (Lc V 17-18)

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In questo esempio la forma del piuccheperfetto indica l’anteriorità di un’azione il cui risultato è ancora attuale al momento dello svolgimento dell’azione principale descritta dall’episodio, anch’essa passata.

3.2.3. Conclusioni

Dalla nostra analisi delle forme composte passate in slavo ecclesiastico antico, è emerso che il loro utilizzo si intersecava con le forme sintetiche dell’aoristo e dell’imperfetto, e che le loro funzioni erano ben definite e descritte, seppur in maniera probabilmente non completa, nei testi antichi a nostra disposizione. Non bisogna pensare che le forme temporali dello slavo ecclesiastico antico rappresentino la fase iniziale dello sviluppo delle medesime forme nelle lingue contemporanee, ma è importante utilizzare lo slavo antico come paragone per le lingue moderne: essendo la lingua slava più antica documentata, il suo sistema temporale può fornirci informazioni importanti in riferimento alle fasi più arcaiche dello sviluppo delle singole lingue, come vedremo di seguito nel caso del russo e dello sloveno.