• Non ci sono risultati.

La classe atematica dei verbi indoeuropei e il suppletivismo nel paradigma: l’esempio di “essere”

sistema aspettuale e temporale

1.2.3. La classe atematica dei verbi indoeuropei e il suppletivismo nel paradigma: l’esempio di “essere”

Il verbo essere nelle varie lingue indoeuropee ci interessa particolarmente prima di tutto per il ruolo che questo verbo ha nella formazione dei tempi perifrastici nelle lingue slave, ma anche perchè la sua coniugazione rappresenta il riflesso di un verbo atematico protoindoeuropeo con significato durativo, che aveva il significato di “esistere”8. Data la ricorrenza, nel corso di tutto questo studio, di temi legati più o meno direttamente alle forme del verbo essere e alla loro analisi,

8 Qui inseriamo una veloce analisi dell’evoluzione delle forme del verbo “essere” in quanto

fondamentale ai fini della tesi. E’ interessante notare come in Ivanov (1981: 73-102) dedichi una minuziosa descrizione al riflesso della classe atematica dei verbi indoeuropei non solo in *es-

(essere), ma anche in *ed- (mangiare) e *ei- (andare). Ivanov (1981: 177-192) evidenzia inoltre come questi stessi verbi abbiano sviluppato tutti e tre una serie di paradigmi suppletivi.

45

è sembrato opportuno inserire già da subito una descrizione che, per quanto sinteticamente, esprima in maniera chiara qual è il materiale linguistico su cui si basano le forme di questo verbo in protoindoeuropeo e di conseguenza anche nelle lingue che verranno studiate.

E' particolarmente interessante lo sviluppo del verbo essere nel lituano antico, che ha un significato notevole per l'indoeuropeistica e per la slavistica. Infatti, le innovazioni presenti in lituano sembrano essere la continuazione diretta dei processi iniziati già nelle fasi arcaiche del protoindoeuropeo.

La prima persona singolare del presente del verbo essere in lituano antico esmi viene identificata con le forme corrispondenti della prima serie ešmi in ittita o àsmi in indico antico. La prima persona singolare così come la seconda esì e la terza persona singolare esti hanno un significato durativo, caratteristica propria delle radici verbali durative della prima serie in protoindoeuropeo, mentre la forma yrà, una forma di verbo di esistenza non durativa, va collegata a un'altra forma della seconda serie tematica indoeuropee senza significato durativo; è possibile collegare questa forma con una r- prima di una vocale allo stesso formante protoindoeuropeo che ha dato origine all'infinito latino del tipo -are o alle forme passive in -or. La coniugazione tematica del verbo essere in r-, sembra essere più arcaica rispetto a quella atematica, ma quest'ultima ha completamente sostituito quella più antica.

Nel protoslavo e nello slavo antico, al contrario, non rimangono tracce di questa forma arcaica. Come unica particolarità lessicale di derivazione protoindoeuropea si è conservata solo traccia morfonologica della prima serie verbale atematica protoindoeuropea al presente del verbo essere: jesmь, jestь, sǫtь. Similmente, nella maggior parte delle lingue indoeuropee occidentali, nella coniugazione del presente si trova traccia solo della prima serie atematica (in latino, ad esempio: est, sunt...). Il fatto che in lituano antico si siano conservate anche le forme yrà e

46

nerà (con il significato di “non c'è”), direttamente confrontabili con alcune forme verbali dell'ittita, la rende uno strumento indispensabile nella ricostruzione delle forme del verbo essere nelle varie lingue indoeuropee. In particolare, con la scomparsa delle forme di essere in r-, il lituano antico non aveva a disposizione forme della terza persona plurale atematica di essere, che si è creata successivamente a partire dalla participiale santi. Ciò ci porta a supporre che questa forma di participio, in una fase arcaica dello sviluppo dei dialetti indoeuropei potesse rendere il significato della terza persona plurale del verbo di esistenza, anche se non esiste una documentazione certa.

In generale, possiamo fare un'analisi funzionale delle correlazioni tra forme tematiche e atematiche all'interno della coniugazione di essere. Possiamo distinguere tre gruppi:

A) prima persona singolare, duale e plurale;

B) seconda persona singolare, duale e plurale e terza persona singolare e duale; C) terza persona plurale.

I gruppi A e C si distinguono da B già nelle fasi più arcaiche dell'indoeuropeo. A e C si contrappongono a B per la presenza di una desinenza tematica e l'assenza di una vocale nel tema. Ciò può essere riscontrato anche nel paradigma slavo di essere al presente, con la forma del tipo *s-omь o s-ově (pur tenendo presente l'esistenza delle rispettive forme con la desinenza atematica, es-mь ed es-vě). Il gruppo B al contrario, non presenta desinenze tematiche, come dimostrano le forme *es-i, *es-ta, *es-t.

Il paradigma slavo del presente di essere si presenta come una serie di forme che sono il riflesso dell'indoeuropeo tardo *esmi, *esti.

Una caratteristica importante del paradigma del verbo essere nelle lingue indoeuropee è il suppletivismo: quelle che in passato venivano considerate come innovazioni o nuove formazioni sono in realtà risultate essere il prodotto

47

dell'introduzione di forme suppletive all'interno del paradigma. Per quanto riguarda il verbo essere, il suppletivismo riguarda forme di tempi e modi verbali diversi. Se le forme del presente si formano da *es-, le forme del passato e del futuro si formano da *bhuH-, entrambe le forme sono di origine indoeuropea. In particolare, le forme derivate da *bhu-, con l'ausilio del suffisso *-ei, in protoslavo danno origine alle forme del tipo bim.

Si tratta in entrambi i casi di forme molto arcaiche, e a conferma del fatto che né la prima né la seconda forma possono essere considerate innovazioni, possiamo portare i dati provenienti dall'indo-iranico, dove era già presente la contrapposizione di *bhu- e *es-, rispettivamente come radici dell'aoristo e del durativo. E' probabile che questa contrapposizione esistesse già ai tempi del protoindoeuropeo, dove *bhu- sarebbe stata la radice di verbi inattivi, e *es- la radice di verbi attivi, data la mancanza della categoria del tempo nelle fasi più arcaiche dello sviluppo di questa lingua. Le lingue slave dunque, mantengono una caratteristica indoeuropea molto arcaica, che negli altri gruppi della famiglia linguistica è in larga parte andata perduta. Il verbo essere slavo è il riflesso diretto dei verbi di esistenza del protoindoeuropeo, che si distinguevano non solo dal punto di vista grammaticale (ovvero come opposizione di verbo attivo e inattivo, verbo della prima e della seconda serie e, successivamente come durativo e aoristo), ma anche dal punto di vista lessicale (ovvero come opposizione di “essere” e “divenire”).