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Il concetto di “perfetto”: descrizione ed evoluzione

sistema aspettuale e temporale

3. I tempi passati composti russi e sloveni in prospettiva storico-comparativa

3.1. Il concetto di “perfetto”: descrizione ed evoluzione

Quando parliamo di tempi perifrastici slavi, ci riferiamo in particolare a quelle forme costruite tramite una forma dell’ausiliare “essere” e il participio in –l. Nelle lingue slave contemporanee esistono ovviamente casi di tempi composti costruiti in maniera diversa, come accade ad esempio per il futuro imperfettivo russo, un tempo composto formato con l’ausiliare “essere” al futuro e l’infinito imperfettivo del verbo. Qui però ci occuperemo principalmente delle forme che includono la forma in –l. In questo capitolo analizzeremo i due tempi composti passati, il perfetto e il piuccheperfetto, e ne seguiremo l’evoluzione in russo e in sloveno. Per iniziare lo studio dell’evoluzione del perfetto (e di conseguenza del piuccheperfetto) slavo, partendo dai suoi usi e dalle sue funzioni in slavo ecclesiastico antico, per poi passare alla sua evoluzione nelle due lingue slave contemporanee che vengono analizzate in questo studio (il russo e lo sloveno), è sembrato opportuno porsi innanzitutto una domanda: che cos’è il perfetto?

Al momento attuale il perfetto è un tempo verbale proprio, pur con denominazioni differenti, dei sistemi verbali di moltissime lingue. Il significato del perfetto cambia notevolmente non solo a seconda della lingua presa in considerazione, ma anche all’interno di una stessa lingua a seconda della fase di sviluppo storico analizzato, come vedremo in seguito nel caso del russo e dello sloveno.

Esistono tuttavia delle caratteristiche comuni che distinguono il perfetto dalle altre forme verbali. In generale possiamo definire perfette quelle forme verbali nelle

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quali si incontrano due diversi piani temporali, quello del passato e quello del presente, ovvero quelle forme nelle quali si mettono in relazione due diverse situazioni, una delle quali è riferita al passato, mentre l’altra è riferita al presente. Una di queste due situazioni dal punto di vista semantico è l’evento principale, mentre la seconda è secondaria.

Secondo J. Maslov40 la maggior parte delle lingue contemporanee utilizza un tipo di perfetto risultativo, dal quale viene anche estrapolato il significato sintattico della forma verbale: si tratta di una forma che racchiude in sé un’azione avvenuta nel passato, la quale, spostandosi in avanti sulla linea del tempo dà origine a una serie di risultati dipendenti da essa. Ciò sarà fondamentale nell’analisi delle forme del perfetto slavo, in quanto proprio le forme del perfetto si sono trasformate in una sorta di forma universale per l’espressione di azioni passate. E’ necessario chiarire che, parlando di forme perfette, non si intendono solamente quelle del perfetto in senso stretto, ma anche quelle del piuccheperfetto e del futuro anteriore (futurum exactum), che possono essere inclusi in una sorta di “gruppo del perfetto” e che analizzeremo in dettaglio successivamente. Nello sviluppo successivo, per quanto riguarda il perfetto e, nel caso dello sloveno, anche per quanto riguarda il futuro anteriore, vedremo che la specificità del perfetto verrà definitivamente persa; essa verrà mantenuta dal piuccheperfetto che però non si è conservato in russo.

Numerose lingue indoeuropee, slave e non slave, hanno subito un’evoluzione di questo tipo. L’opposizione perfetto : non perfetto viene persa o riorganizzata, tramite una fusione dei due membri dell’opposizione oppure una commistione di alcune loro parti. Sulla base del materiale fornito dalle lingue indoeuropee contemporanee possiamo identificare una serie di tappe nello sviluppo delle forme perfette.

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La prima tappa riguarda l’evoluzione delle forme sintetiche del perfetto indoeuropeo, caratterizzato da particolari desinenze personali. Con buona probabilità si trattava di una categoria a sé stante, non una componente della categoria verbale, che indicava una condizione di inattività del soggetto. Con il tempo, questa particolare categoria sarebbe stata assimilata da quella verbale, pur mantenendo alcune peculiarità, prima fra tutte quella di non poter distinguere le forme in base all’aspetto, o anche quella di poter creare le forme del perfetto esclusivamente da verbi stativi, i quali rappresenterebbero di fatto la prima vera opposizione del perfetto alle forme dell’aoristo e dell’imperfetto.

Il destino di questo “protoperfetto” è stato diverso nei vari rami della famiglia linguistica indoeuropea. In balto-slavo, queste forme si sono evolute in forme presenti dei verbi di stato del tipo visĕti in slavo antico, lasciando quindi vuota la categoria verbale del perfetto, che come vedremo verrà riempita con nuovo materiale linguistico. Al contrario in altre lingue, come il greco antico, si è osservato il vero e proprio inserimento del perfetto sintetico nella categoria del tempo, con la conseguente formazione di un perfetto passato (il piuccheperfetto) e un perfetto futuro (il futuro anteriore). E’ interessante notare che in greco antico il perfetto cominciò molto presto a perdere la sua funzione risultativa, ampliando le proprie funzioni, a svantaggio delle forme dell’aoristo. Lo stesso processo avverrà, come vedremo in seguito, per il perfetto slavo, formato però con materiale linguistico diverso. Infatti, se finora abbiamo parlato del perfetto indoeuropeo sintetico, ai fini di questo studio è più rilevante il perfetto analitico, che rappresenta la seconda tappa dello sviluppo del perfetto. Questo nuovo tipo di perfetto si è sviluppato a partire da combinazioni predicative di aggettivi verbali o participi con verbi di esistenza o di possesso. Per quanto riguarda le lingue slave, il perfetto analitico formato con combinazioni di verbi di esistenza e participi attivi si ritrova sin dall’inizio della tradizione slava scritta. Come abbiamo già visto,

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è possibile che queste forme risultative venissero usate già da molto tempo nella preistoria linguistica slava, sin dai tempi del protoslavo. Prenderemo dunque in esame esempi tratti da testi russi e sloveni antichi nei quali la distinzione tra aoristo e perfetto non era così definita, e spesso le due forme venivano usate come intercambiabili. Tuttavia, il perfetto ha avuto evoluzioni diverse nelle varie parti dell’area slava. Nella parte più meridionale si è conservato tutto il “gruppo del perfetto” che viene utilizzato in opposizione alle forme non perfette del verbo, entrando dunque in contatto con l’opposizione aspettuale perfettivo : imperfettivo. In bulgaro e in macedone il perfetto ha funzioni specifiche, spesso diverse da quelle dell’aoristo. Una situazione simile verrà riscontrata, nel corso della nostra analisi, in slavo ecclesiastico antico. Nelle restanti parti dell’area slava, lo sviluppo del perfetto è stato molto diverso: con l’eccezione del sorabo, nelle altre lingue slave il perfetto ha assunto la funzione di forma universale del passato, sostituendosi completamente o in parte a tutte le forme del vecchio passato sintetico (aoristo e imperfetto). Il russo è forse il caso più evidente di questo fenomeno: il perfetto in russo non solo è diventato una forma universale del passato, ma ha subito un’ulteriore evoluzione fino a diventare una vera e propria nuova forma sintetica del passato. Alcune lingue, tra cui lo sloveno, hanno conservato il piuccheperfetto, che viene però ritenuto ormai un relitto di una fase di sviluppo linguistico precedente, utilizzato in modo facoltativo e quasi sempre con funzione enfatica. Il futuro anteriore ha avuto un destino particolarmente interessante in sloveno, mentre il russo, come vedremo in seguito, non ne ha conservato alcuna traccia.

La terza fase di sviluppo del perfetto riguarda solo alcune parlate dialettali slovene e russe. Tra le lingue slave si ritrova solo nel macedone standard, mentre è molto comune nelle lingue romanze e germaniche. Si tratta dell’opposizione tra il perfetto “di possesso” e quello “di esistenza”, a seconda dell’ausiliare utilizzato,

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che corrispondono alle forme del passato prossimo formato con l’ausiliare “avere” e quello formato con l’ausiliare “essere” in italiano.

Dopo questa introduzione generale, cominciamo ad occuparci del tema centrale di questo capitolo. Partiremo da una descrizione del perfetto slavo ecclesiastico antico e delle sue funzioni, per poi dedicarci all’analisi del perfetto in russo e in sloveno, in una prospettiva storico-comparativa.