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2. Storia e fisionomia del Festival Sete Sóis Sete Luas

2.5. I centri culturali

Col tempo è sorta l’esigenza tra gli organizzatori del Festival di non circoscrivere la programmazione artistica ai soli mesi estivi, ma di ricavarsi degli spazi propri che consentissero una continuità nella proposta anche nelle altre stagioni. Oltre a questo, avere degli avamposti stabili in luoghi in cui il festival era radicato da più tempo avrebbe permesso una migliore interazione col territorio e con le altre realtà associative lì presenti.

nascita di nuove realtà imprenditoriali innovative e sostenere i processi innovativi nelle imprese esistenti. In questo quadro Pont-Tech ha promosso l’istituzione di una infrastruttura polifunzionale, che ora gestisce per conto del Comune di Pontedera che ne è proprietario: il CERFITT (Centro Ricerca e Formazione sull’Innovazione Tecnologica e il Trasferimento della Tecnologia). Il CERFITT è dotato di nuove moderni ambienti ed attrezzature; ospita 30 uffici per imprese innovative, aule conferenze e didattiche, logistica di ufficio, laboratori tecnologici tematici ed un avanzatissimo Centro per Test e prove (PontLab). La finalità ultima della struttura è quella di rafforzare i legami tra sistema produttivo, territorio e sistema della ricerca attraverso l’assistenza alla nascita e al consolidamento di nuove realtà hi-tech e lo sviluppo di servizi innovativi di supporto gestionale, strategico e tecnologico.”.Cfr: http://www.pont- tech.it

90 Per il 2017 ad esempio, verranno attivate collaborazioni con tour operator di specifici segmenti di mercato, considerando chi sono gli spettatori “ideali” del festival, per l’avviamento di partnership durature che possano portare all’attenzione del pubblico questa zona, al momento non molto considerata a livello turistico.

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Fig. 2. Il bookshop all’interno del Centrum SSSL di Pontedera.

Fig. 3. Il Centro das Artes di Ponte de Sor, al cui interno è sito il Centrum SSSL.

Nel 2009 sono stati inaugurati i primi due Centrum, il primo a Pontedera seguito subito da quello a Ponte de Sor, in Portogallo. Il terzo centro è stato poi nel 2011 quello di Frontignan, in Francia. Ben cinque centri sono stati invece ricavati in varie isole dell’arcipelago di Capo Verde, a partire dal 2015. Le modalità con le quali è stato

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possibile creare questi spazi sono diverse, ma sono sempre state frutto di una forte sinergia e partnership con la città che li ospita. L’intenzione di fondo che ha attivato l’interesse delle singole municipalità è stata quella di andare contro all’aridità di eventi che solitamente si registra nelle stagioni meno calde dell’anno, quelle che insomma ospitano un più gran numero di eventi con carattere di ampia aggregazione. Attraverso l’edificazione dei Centri culturali è stato così possibile garantire una programmazione annuale che contemplasse esposizioni artistiche, degustazioni enogastronomiche, laboratori e workshop con gli artisti, oltre a concerti ed esibizioni di vario genere. Il progetto, come si può notare, si è nutrito anche dell’intenzione di coinvolgere quel pubblico composto dagli allievi delle scuole, da istituti elementari a secondari, e generalmente tutti quei soggetti che per una ragione o per un'altra si trovano a fuggire i grandi eventi estivi, e i quali possono invece beneficiare del contatto con una realtà internazionale e multiculturale in altri periodi dell’anno, solitamente più poveri culturalmente. Con l’edificazione dei centri non si sono semplicemente allestiti degli spazi per l’installazione di mostre ed esibizioni, ma sono state create delle vere e proprie residenze artistiche. Ogni centro è infatti dotato di foresterie necessarie all’accoglienza dell’artista invitato, che con cadenza mensile si sposta in ciascun centro del Festival. Ogni mostra che si svolge all’interno di questi spazi è perciò sempre preceduta da una settimana di residenza artistica durante la quale sono previste molte attività per l’artista invitato: si va dai già citati workshop all’incontro con i rappresentati della municipalità, oltre ad essere organizzato di volta in volta un itinerario nei luoghi più significativi della zona, al fine di mostrare le ricchezze locali, che si tratti di un paesaggio o di realtà particolari legate a vari ambiti enogastronomici o artigianali. Riprendendo il discorso legato agli workshop, la pratica si è sviluppata ormai definendosi nei termini dell’elaborazione di un progetto che l’artista crea con gli studenti di una scuola locale, per esporre questi giovani a un clima culturale di volta in volta differente. Tra i partecipanti a queste iniziative si possono annoverare pittori e scultori che fanno dei laboratori con gli studenti, ma anche cuochi, che collaborano con scuole alberghiere o fanno delle dimostrazioni dirette alla cittadinanza, invitata a titolo gratuito. Nel caso di Pontedera, la sede è sorta dal recupero in stile industriale operato dal comune dell’imponente spazio degli antichi archivi della Piaggio. A seguito di tale recupero, è stata poi data una concessione decennale degli spazi al Festival SSSL. Simile è stata la

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sorte del Centro portoghese, mediante il recupero e la valorizzazione di un’antica fabbrica di riso col sostegno di fondi europei ed effettuati in sinergia con il Comune. Lo spazio SSSL infatti collocato è in quest’ultimo caso all’interno del Centro das Artes e

Cultura, polo culturale della piccola cittadina alentejana attivo tutto l’anno come

biblioteca e munito di un piccolo auditorium, oltre che di grandi spazi espositivi.

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Fig.6. L’onda dei Centrum SSSL

Il leitmotiv che garantisce l’identificazione dei Centrum SSSL e che va a contribuire quindi alla riconoscibilità del marchio del Festival, si sostanzia in una serie di elementi architettonici ed estetici: il colore blu mare campeggia sulle facciate dei Centrum, con un’onda di mosaico di diverse tonalità, dall’azzurro all’indaco, dal giallo all’arancione, colori caldi questi ultimi, che richiamano l’intensa luce dei paesi bagnati dal Mediterraneo, e assieme al primo colore sono una chiara sintesi delle atmosfere del Sud Europa e del Nord Africa.

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