2. Storia e fisionomia del Festival Sete Sóis Sete Luas
2.4. La mission e le caratteristiche del Festival
2.4.4. Tradizione e innovazione musicale
Nell’evoluzione di questa manifestazione anche l’offerta culturale si è modificata gradualmente nel tempo. Il Gruppo Immagini era sorto come compagnia teatrale ed era desideroso di sviluppare un linguaggio originale all’interno di quest’arte performativa per comunicare col proprio pubblico76. Sebbene il Festival abbia potuto vedere dunque la luce proprio grazie alla passione di questo gruppo di ragazzi per il teatro, tuttavia emerse in seguito nei componenti della compagnia la consapevolezza che la mera proposta teatrale non avrebbe permesso facilmente quella comunicazione e scambio immediato propria invece di altre forme d’arte. La barriera linguistica, assai penalizzante nel caso del teatro77, venne superata arricchendo l’iniziativa con una
programmazione musicale e di arti visive, non necessitanti di traduzioni per essere fruite. Cionondimeno nei primi anni del Festival sono comunque stati numerosi gli spettacoli teatrali portati in giro per la rete, trattandosi spesso di testi inediti, prime assolute, con interpreti d’eccezione78.
Negli anni tuttavia l’elemento distintivo del Festival SSSL sarebbe divenuto proprio la musica:
“Il Festival cresce in un ambiente in cui la marginalità è motivo d’orgoglio per cui il discorso di valorizzazione delle identità culturali sarà sempre centrale nei cartelloni. Sete Sóis Sete Luas fin dalla nascita promuove la musica popolare contemporanea intesa quale ricerca che s’ispira alla tradizione rinnovandola in chiave contemporanea. Nel suo lavoro pioneristico porta per la prima volta in Italia Cesária Evora e gli altri grandi della musica capoverdiana prima che diventassero di moda[…] Scorrere l’elenco degli artisti che hanno partecipato al
76 Si è visto, con “Yo el Rey”, l’esperimento teatrale dello spettacolo in tre lingue condotto dal Gruppo Teatrale Immagini, progetto che aveva tracciato il solco di partenza per il progetto SSSL.
77 Ancora in Senza perdere l’entusiasmo, Ivi, pp. 61,62, alla domanda “Perché, partendo da un’esperienza eminentemente teatrale, il Gruppo ha optato per un Festival di culture che abbracciasse più aree?” L’ex direttore generale del Festival, Renzo Barsotti, rispondeva: “Le esigenze che ha un Festival sono diverse da quelle di un gruppo teatrale. I diversi tipi di pubblico ai quali il nostro Festival si rivolge rappresentano tante sollecitazioni alle quali il teatro non poteva da solo rispondere. Dovevamo necessariamente andarci a cercare nuove aree. Anche per un motivo di carattere pratico, se vogliamo: negli scambi culturali a livello internazionale che noi proponiamo, il teatro ha un limite che è quello del testo, quindi della barriera linguistica.”
78 Oltre ai già citati lavori teatrali ad opera del Gruppo Immagini, per leggere una breve retrospettiva degli spettacoli capitanati da SSSL rimando alla sezione finale di questo capitolo.
39
Festival nelle sue varie sezioni è un viaggio di andata e ritorno.”79
In quanto dotata di un potere espressivo universale, la musica è dunque la forma comunicativa interculturale e translinguistica d’elezione per operare in un contesto internazionale qual è quello del Festival. Attraverso la mobilità e l’incontro dei molti musicisti che circolano nel vasto circuito creato dal Festival, è sorta un’interessante intuizione sempre nell’ambito dello sviluppo e promozione della cultura mediterranea. È stato infatti deciso di fondare delle piccole orchestre multiculturali, che fossero una testimonianza della situazione di glocalizzazione80 culturale in atto nell’area del Sud Europa, creando un prodotto che rappresenti la diretta sintesi dell’incontro di tradizioni lontane, ma spesso aventi dei tratti di fondo simili, e attraverso la produzione musicale di album che fossero frutto della collaborazione di musicisti già da tempo coinvolti nel Festival stesso81. La modalità produttiva prevede quindi che gli artisti, di varia
nazionalità e con tradizioni musicali differenti, si incontrino, facciano workshop intensivi di durata variabile, solitamente non più lunghi di una/due settimane, e producano un album musicale, frutto del dialogo e della fusione delle diverse sonorità, in seguito distribuito e promosso nella rete SSSL. All’interno dell’orchestra inoltre, è sempre designato un direttore musicale, solitamente di alto spessore artistico, incaricato di coordinare la produzione. Nel 2016 sono stati fondati tre nuovi gruppi musicali che si sono andati ad unire alla già nutrita schiera di ensemble multiculturali, che conta all’attivo ben 18 collettivi e relative produzioni musicali82.
79 Cfr. M. Abbondanza, M. Rolli, S. Valente (cur.), Op. cit., p. 16.
80 La glocalizzazione, o glocalismo, è un concetto abbastanza recente, derivante dalla fusione delle due parole “locale” e “globalizzazione”: “Termine, sinonimo di glocalismo, formulato negli anni Ottanta del secolo scorso in lingua giapponese, successivamente tradotto in inglese dal sociologo Roland Robertson e poi ulteriormente elaborato dal sociologo polacco Zygmunt Bauman, per indicare l’applicazione a livello locale dei prodotti o servizi creati grazie alla globalizzazione, attraverso un processo che mette in relazione le specificità delle singole realtà territoriali con il contesto internazionale (per es. l’utilizzo del web per fornire servizi di carattere locale ma a livello internazionale). Se da un lato la g. rappresenta il tentativo di difendere l’originalità della cultura, della produzione e delle identità locali dal conformismo e dall’appiattimento della globalizzazione, dall’altro lato è la forma con cui singole specificità locali, modellandosi su canoni e forme globalizzate, aspirano ad assumere rilevanza internazionale, secondo il motto think global, act local. […]” Cfr. http://www.treccani.it/enciclopedia/glocalizzazione_(Lessico-del- XXI-Secolo)/
81 In un’intervista del 2004 Marco Abbondanza, parlando dei tratti che uniscono la cultura dell’area in cui il Festival opera diceva: “Dalla lingua alla musica, basta pensare alle somiglianze tra il fado e la canzone napoletana. C’è un Dna che ci avvicina: l’essere latini porta ad un modo simile di vivere. E il Festival ha l’ambizione di essere un operatore culturale del Sud Europa che garantisce pari dignità alle diverse culture.”. Cfr. M. Abbondanza, M. Rolli, S. Valente (cur.), Op. cit., p. 83.
40
Al 2005 è possibile far risalire l’idea di una produzione musicale originale, allora concepita piuttosto nel format del musical-recital. Si trattava del progetto Alentejo Story
Concert 83, capitanato da Luigi Cinque e ideato nell’ambito del programma Interreg
IIIB Medocc, indetto dall’Unione Europea e dal Festival SSSL. Il primo esperimento84
propriamente musicale del Festival si è tenuto solamente due anni dopo, nel 2007 e dal 2008, nuovamente grazie all’appoggio dell’Unione Europea, è stata poi inaugurata la ricca stagione di produzioni musicali portata avanti con successo finora.
“La produzione originale del Festival, sostenuta dall'Unione Europea nell'ambito del programma Cultura2000, è stata allestita nel corso di una residenza artistica a Cartaya nel mese di febbraio 2008. "Med'Set" prevede l'edizione di un cd-live e conta con la direzione musicale del maestro algerino Akim el Sikameya e la partecipazione di 6 artisti rappresentativi delle diverse culture musicali mediterranee dove si realizza il Festival Sete Sóis Sete Luas: Mara Aranda (Valencia), Rita Botto (Sicilia), Custodio Castelo (Portogallo), Marco Fadda (Italia), Vasilis Papageorgiou (Epiro), Riccardo Tesi (Toscana).”85
Questo progetto viene ormai portato in giro per la rete del festival nelle sue diverse declinazioni riscontrando un grande successo di pubblico, riflesso del successo di uno dei principi ispiratori di questi ensemble, riassumibile nel coinvolgimento degli
lista completa delle orchestre multiculturali e delle relative formazioni musicali rimando al sito del Festival SSSL.
83 “Produzione originale della XIII edizione del Festival, “Alentejo Story Concert” è un viaggio lungo i luoghi più belli e ricchi del Mediterrraneo. Luigi Cinque con le voci di Mara Aranda e Elena Ledda (la prima valenziana, la seconda sarda), il ballo flamenco dell’andaluso El Choro, le fusioni musicali del valenziano Efrén López, con il siciliano Salvatore Bonafede ed Andrea Biondi, ha dato vita ad una stoira musicata di immensa portata simbolica, accentuata dalla presenza del coro Ganhões e dell’Orquestra de Harmónicas di Ponte de Sor, anime dell’Alentejo. Espressamente dedicato al mondo antico-contadino, il progetto rappresenta la rivalsa di quei territori (e dei loro abitanti) che troppo a lungo hanno subito le ingiustizie dei tempi ma che mai hanno voluto arrendersi.” Cfr. http://www.2011.7sois.org/webpages/2006/sezioni/cinque.html
84 “Un progetto originale del Festival Sete Sóis Sete Luas che presenta dei musicisti di differenti paesi dell’Europa del Sud: Mimmo Epifani, grande virtuoso italiano del “mandolino”, le giovani gemelle Maika e Sara Gómez, rivelazioni della “txalaparta” il tipico strumento a percussione basco, Erasmo Treglia, leader del gruppo Aquaragia Drom e uno dei violinisti più importanti della tradizione della musica popolare italiana, e il musicista portoghese José Barros, leader del gruppo Navegante. Il concerto non rappresenta semplicemente un eccezionale dialogo fra le musiche del Mediterraneo: alla fine del concerto i musicisti offriranno un piccolo piatto pan-mediterraneo che verrà da loro preparato durante il concerto, con una grande festa finale. Prima Nazionale.” Trad. it. personale. Cfr. http://www.2011.7sois.org/webpages/2007/artisti/gialletta.html
41
spettatori per i quali la musica stessa è stata ideata86. I musicisti dal canto loro sono incentivati a partecipare a queste iniziative rappresentando per loro ovviamente in primo luogo una fonte di guadagno, ma permettendo anche di sfruttare il festival come vetrina di spicco attraverso la quale allargare il proprio personale pubblico internazionale, altrimenti più difficilmente raggiungibile, dato che spesso si tratta di musicisti per lo più sconosciuti al di fuori dei confini del proprio paese. Le orchestre multiculturali SSSL hanno inoltre offerto ad alcuni partecipanti l’occasione di sviluppare in seguito una collaborazione personale e autonoma con altri musicisti incontrati in questo stesso contesto, ulteriore testimonianza quindi della fondamentale importanza che lo scambio rappresenta nella politica culturale SSSL.
Ovviamente per il Festival creare orchestre rappresenta una strategia di prodotto molto comoda, in quanto, una volta che ciascuna di queste siano state messe a punto, è poi possibile avere una soluzione di repertorio facilmente esportabile per tutta la rete, che sia al contempo perfettamente rappresentativa della sua politica culturale.