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Spostandoci in un territorio maggiormente meridionale le dinamiche relative alla resistenza degli huidos rimanevano per la maggior parte dei casi molto simili a quelle viste sopra, anche se la geografia locale, come quella extremeña, castigliana ed andalusa, in certi casi determinava un cambiamento di tattica che come segnalato in precedenza con il caso relativo ai sequestri, potevano aumentare o diminuire a seconda del territorio in cui ci si trovava. Qui le ampie spianate collinari rendevano possibile un'agricoltura di carattere latifondista, specialmente nelle province andaluse, determinando in tal modo una folta presenza contadina, quest'ultima in molti casi cospicuamente aderente a forme politiche di carattere anarchico, che in alcuni casi fungerà proprio da fattore determinante per l'agglomeramento di alcune partidas guerrigliere; in altri casi, invece, sarà il fattore prettamente sociale, soprattutto familiare a costituire la base essenziale di questo tipo gruppi armati.

Una delle regioni di particolare valore guerrigliero, sia in questa prima fase che in quella successiva, in seguito al rientro del PCE in territorio iberico fu la regione di Extremadura,

80 S. Serrano, Genesis del conflicto. La represiòn de los huidos, La Federaciòn de Guerrilleros de Leòn-

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soprattutto presso le province di Càceres e Badajòz, che durante il triennio bellico avevano assistito a forme di violenza repressiva particolarmente acute ed alla formazione di campi di internamento per repubblicani nemici del regime in seno ai propri confini che generarono in tal modo una serie di fughe successive al 1939, indispensabili poi per porre le basi della formazione di importanti gruppi guerriglieri locali, i quali insieme a quelli relativi alla regioni confinanti, come Castilla la Nueva daranno luogo ad un'intensa comunicazione reciproca - senza mai però riunirsi realmente sotto un' unica organizzazione - che ad ogni modo contribuì alla realizzazione di una sorta di macro regione, amministrativamente inesistente, ma riconosciuta con il nome di zona-centro81.

A spiegare ulteriormente il motivo di una così folta presenza insurrezionale concorse inoltre una situazione economica locale che già aveva evidenziato caratteristiche piuttosto allarmanti durante i primi anni '30, a conflitto civile non ancora iniziato, palesando per giunta un' ulteriore peggioramento in seguito alla fine del triennio bellico che lasciò desolazione e povertà estrema in tutte le regioni del territorio iberico, ma con grande rilievo dove queste caratteristiche erano già presenti. Proprio per questo in un territorio come quello extremeño, tradizionalmente votato alla produzione cerealicola ed alle piante leguminose che facevano di questi due elementi la componente alimentare principale delle popolazioni locale, la parte territoriale riservata a tali alimenti vide una riduzione di circa il 7% in seguito al conflitto, dando così origine ad uno dei bienni più duri della storia della regione, ovvero quello del 1940-41 che condusse per altro a forme di razionamento forzato e ad una dieta giornaliera che si riduceva ad erba bollita all'interno di acqua salata 82.

In una situazione del genere, in cui il dilagare della povertà condusse a stili di vita decisamente più duri di quelli vissuti in un passato recente e dove il ruolo sempre maggiore della violenza e della repressione contribuirono notevolmente a peggiorare la quotidianità locale, fu quasi d'obbligo una reazione popolare da parte di coloro che o perché sfruttati o perché come visto ricercati dalle autorità erano destinati a morte certa. Alcuni dei grandi leader huidos di questi anni, soprattutto in Extremadura continueranno la loro lotta anche nella seconda metà degli anni '40, giungendo in alcuni casi, anche se sporadici, ad unirsi ai nuovi raggruppamenti comunisti successivi, convinti da un progetto che li vedeva comunque protagonisti ed allettati da una lotta che potesse in qualche modo determinare la sconfitta del

81 S. Serrano, Maquis, op. cit. , p. 82

82 J. Chaves Palacio, Guerrilla y franquismo. Memoria viva del Maquis Gerardo Antòn Pinto, Editoria regional

45 regime nemico.

Fra i maggiori leader dell'immediato dopo guerra – che divennero quindi primi fondatori di partidas locali - emersero le figure di Joaquìn Ventas Cita Chaquetalarga , nativo di Fuenlabrada de los Montes (Badajòz), il quale giunse a coordinare un gruppo che raggiunse circa le dodici unità, composto per la quasi totalità da personaggi provenienti da comuni limitrofi al suo luogo natio e quasi tutti fuggiti da luoghi di detenzione franchsiti, quali carceri e campi di internamente e quindi ricercati dal regime ed impossibilitati perciò a svolgere qualsiasi altro tipi di vita che non fosse quella del fuggitivo guerrigliero83. Joaquìn in seguito alla fine del conflitto venne assegnato al campo di reclusione de Herrera del Duque che insieme a quello di Castuera si delineò come una delle carceri più cruente ed affollate dell'intera Spagna, giungendo nel 1940 a contare più di 2.000 prigionieri. Venuto a conoscenza della sua condanna a morte, la quale si sarebbe verificata per mezzo di una fucilazione, dovuta ad un'accusa di omicidio nei confronti di tale Justino Alvarez Yegros, giudice municipale supplente di orientamento franchista presso il suo paese natio, il suddetto repubblicano decise di evadere dalla struttura grazie anche all'appoggio di altri due giovani segnati dalla stessa sorte e che con lui avrebbero contribuito a formare il famoso gruppo di Chaquetalarga.

Quest'ultimi erano Honorio Molina, figlio dell'ex sindaco socialista Juàn Molina, che in realtà non aveva commesso atti illegali, ma il solo fatto di avere radici familiari socialiste ne faceva un nemico della patria e Juan Aldana Estruen Patato, implicato nel predetto omicidio. In particolare fu il primo dei due compari ad assumere altrettanta rilevanza nella zona di attuazione, assumendo l'appellativo di Comandante Honorio, ma sempre e comunque sottoposto alle decisioni di Chaquetalarga, che da quel momento divenne il leader ufficiale di una delle più attive e temute partidas della provincia di Badajoz84.

Altrettanto importante ai fini della lotta al regime, rivestendo particolare fama sia nella prima fase della resistenza, sia in quella successiva fu tale Pedro Josè Marquino Monje Francès, originario di Hijonosa del Duque (Cordoba) e che riuscì anche lui come il primo a fuggire insieme ad un nutrito numero di reclusi repubblicani da un convento di monache locale adibito a carcere provvisorio. Stando alle testimonianze riportate da F. Moreno, storico esperto della guerriglia andalusa, fu l'imbianchino della prigione, tale Làzaro Leal Perdigòn – alleato dei prigionieri - a creare un buco nel muro della sacrestia, attraverso il quale permise

83 S. Serrano, Maquis, op. cit. , p. 83

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allo stesso gruppo di reclusi di fuggire nel cuore della notte, dandosi così alla macchia presso i fitti boschi circostanti al paese. La folta presenza di autorità che venne dispiegata in seguito all'evento però e la perdurante sua permanenza prolungata anche ai giorni successivi, indusse molti di quegli huidos ad abbandonare la zona cordobese e a recarsi presso province più lontane, come quella di Càceres e Badajoz, ben al di fuori del territorio andaluso.

Fu proprio Frances uno dei primi resistenti andalusi a realizzare una partida in Extremadura, aprendo così la strada verso quegli intensi contatti fra Cordoba e la zona-centro, che si intensificheranno notevolmente anche nella seconda metà degli anni' 40, determinando una discrasia amministrativa che in certi casi sarà piuttosto comune nella storia guerrigliera spagnola di quel periodo, in cui non sempre i resistenti di una stessa regione tenderanno a comunicare tra loro, ma a spostarsi invece verso territori amministrativamente diversi, ma comunque interconnessi, evidenziando come fosse la geografia ancora una volta a condizionare tale fenomeno e non la divisione giuridica85.

Spostandosi per contro a nord-est del centro spagnolo risultarono decisamente attive le province manchege della Castiglia, registrando un alto numero di gruppi guerriglieri che anche qui raggiunsero solitamente la dozzina di unità, variando poco più o poco meno a seconda della zona e del periodo. Toledo fu una delle prime ad assistere a tale fenomeno che già prese vita durante la guerra civile, intensificandosi poi nella fase postbellica come per il già visto caso del Rubio de Navahermosa, che in certi momenti rappresentò una vera e propria minaccia costante per le autorità locali e con a lui, anche se in gruppi diversi l'altrettanto celebri Valentìn Gil Valiente Chato de la Puebla e Josè Manzanero Marìn El Manzanero. A completare questa vasta geografia di nomi e gruppi contribuì Jesùs Gòmez Recio Quinconces, anch'egli fuggito da un luogo di reclusione di regime, precisamente dalla scuola adibita a carcere di Aldeanueva de San Bartolomè (Toledo), giungendo in seguito a divenire uno dei più attivi presso questa provincia, agendo però ampiamente come visto anche per il caso precedente in territorio extremegno, incrementando in tal modo quel grosso intercambio guerrigliero tipico della zona-centro86.

Come appena visto per il caso delle due regioni appena descritte si delineò un sistema di formazione di partidas prevalentemente incentrata su affinità ideologiche, rispetto a come visto per il caso andaluso. Questo fu probabilmente dovuto ad una presenza massiccia dell'

85 J. Chaves Palacio, Guerrilla y franquismo, op. cit. , p. 30

86 B. Dìaz Dìaz, El periodo de los huidos en el centro de España in J. Aròstegui e J. Marco, El ùltimo frente,

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Ejercito republicano in loco durante la guerra civile, che contribuì ad una comunicazione multi-regionale fra i soldati assegnati a quella regione, che soprattutto se reclusione nello stesso centro nella fase successiva alla sconfitta ebbero tempo e luogo per poter convogliare le proprie idee verso un comune progetto insurrezionale.

Se il centro del paese rappresentava un buon esempio della lotta guerrigliera chi realmente contribuì a realizzare i forti luoghi comuni che solcavano la debole frontiera fra bandito, eroe e resistente fu la regione di Andalusia, terra vasta e soleggiata e ricca di particolari varietà geografiche che portavano con sé fin dal secolo precedente una lunga tradizione di banditismo locale, ma anche di brigantaggio irregolare che a causa di questa complessità e diversificazione animò forti stereotipi locali che spesso e volentieri rendevano banditi chi realmente non lo era, assolvendo invece dall'immaginario collettivo personaggi maggiormente spregevoli, che per contro commettevano reati indiscriminati. Anche qui valevano le stesse condizioni di vita viste in precedenza per le province dell'Extremadura, essendo l'Andalusia una terra quasi totalmente agraria, quasi totalmente coinvolta in un sistema latifondista che per tale ragione indusse nei decenni finali del XIX° secolo all'espansione anarchica e socialista, particolarmente diffusa poi tra le fila delle varie partidas createsi in questa regione87.

Per quanto concerne la fase degli huidos i maggiori gruppi si formarono prevalentemente nell'occidente andaluso, in prossimità di province quali Cadice, nord di Siviglia e parte occidentale di Malaga e Granada, intorno al sistema montuoso Penibético e della Sierra Nevada. A nord, invece, presso la provincia di Cordoba, che come detto sarà la meno interattiva all'interno del sistema andaluso, guardando maggiormente a nord e ad est, si registrò comunque un'intensa attività guerrigliera presso la famosa sierra Morena88.Tra i più rappresentativi in tutta la regione fu il gruppo conosciuto con il nome di Jubiles, di fede prevalentemente anarchica e guidata dalla coppia di fratelli Rodriguez Munoz, evidenziando per giunta quanto detto in un capitolo precedente, ovvero la particolare tendenza delle partidas andaluse a costituirsi su basi familiari.

Quest'ultimo risultò essere particolarmente attivo sul piano offensivo, organizzando nei primi anni '40 una serie di attacchi non esenti da particolari rischi ed esposizioni fra i quali spiccò quello relativo alla cittadina di Obejo (Cordoba), nella quale diedero vita ad un'intensa

87 Per maggiori approfondimenti sul forte radicamento dell'ideologia anarchica in Andalusia, Cfr. Julian

Casanova, Auge y decadencia del Anarcosindicalismo en España.

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sparatoria che generò la morte di un proprietario terriero e di tre membri delle autorità franchiste, riuscendo poi a darsi alla fuga registrando una sola perdita89.

Lo stesso versante mediterraneo della regione, in prossimità delle province di Malaga e Granada risultò intensamente popolato da gruppi di huidos, dove in particolare la prima delle due contò un folto numero di piccoli gruppi locali che affondavano le proprie radici nel periodo della guerra civile alla quale sopravvissero, riuscendo inoltre ad evitare la dura repressione che si estese in quegli anni sulla regione.

In provincia di Ronda diverse partidas agirono in opposizione regime fra il 1939 ed il 1942 come quella di Tabarrito e Cacares, ma a risaltare in maniera piuttosto eclatante su tutti, tanto da assumere in alcuni momenti del secolo un valore piuttosto leggendario, quando ancora la storiografia sull'argomento non aveva compiuto quel primo processo di chiarificazione atto a descriverne i reali eventi, fu il gruppo dei già citati fratelli Quero, attivi presso la provincia di Granada, la quale in realtà contò meno gruppi di huidos, vedendone comunque formare di particolarmente abili nel tenere in scacco il regime. I Quero stando ad alcune testimonianze nacquero da una precedente partida locale, formata e capitanata dal celebre Juan Francisco Medina Yatero, originario di Quentar, di fede comunista ed ex capitano repubblicano che aveva combattuto nella guerra civile90, ma stando invece alla visione di Jorge Marco, i due fratelli maggiori della famiglia, Antonio e Pepe fondarono autonomamemnte il gruppo nel 1941, fin dall'inizio indipendente nella propria organizzazione, cosa che comunque non esclude momenti di collaborazione con il gruppo del suddetto Yatero o di Sevilla, che insieme ai Quero costituirono gli huidos più attivi in territorio granadino.

Lo stesso attacco prodottosi presso il panificio di Cenes de la Vega (Granada) – uno dei più famosi perpetrati alla città di Granada nei primi anni '40 - ebbe con molta probabilità il concorso partecipativo del gruppo dei suddetti fratelli insieme a quello di Sevilla91. Detto ciò, il tipo di guerriglia messa in atto dai Quero rappresentò un vero e proprio mito leggendario per la città di Granada, giungendo in molti casi a sfidare la Guardia Civìl e la polizia locale, aggirandosi per le strade del centro indisturbati e mangiando in ristoranti lussuosi lasciando mance cospicue (fino a 500 pesetas), oltre che ad organizzare atti rilevanti presso luoghi per loro pericolosi, lasciando biglietti con su scritto “Aquì han estado los Quero”, alimentando

89 J. M. Yeste, Breve historia de la guerrilla antifranquista en Andalusia, op. cit. , p. 6

90 F. Moreno Gòmez, Huidos, Maquis y guerrilla: una decada de rebeldia contra la dictadura in Revista

extremeña, 2001, p. 115

91 J. Marco, Rebeldes Justicieros. Los Hermanos Quero, in J. Aròstegui e J. Marco, El ùltimo frente, op. cit. , p.

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così le voci sulla propria abilità insurrezionale92. La lista dei gruppi di huidos, sia in Andalusia che in altre parti della geografia spagnola potrebbe continuare ancora a lungo, dato che la folta presenza di catene montuose, boschi e cave permise la frequente formazioni di unità di resistenti in varie parti delle regioni suddette, ma dilungarsi eccessivamente su questo aspetto risulterebbe alquanto dispersivo e ripetitivo, esulando invece da ciò che risulta piuttosto interessante mettere a fuoco all'interno di questa tematica, ovverosia quello che fu il processo di generale mutamento dell'attività guerrigliera durante la seconda metà degli anni '40 attraverso l'entrata in territorio iberico di un partito da questo momento in poi assumerà sempre maggiore rilevanza, soprattutto nel campo della lotta insurrezionale, il PCE. Nei capitoli che seguono mi concentrerò quindi su quella che fu la specifica attività di ricostruzione politica affrontata dal citato partito nel corso della prima metà della decade presa in considerazione, avvenuta prevalentemente attraverso un esilio mult-iregionale, che non tardò nell'evidenziare contraddizioni, sfociate spesso anche in eliminazioni fisiche, che alla fine però condussero alla realizzazione di una linea strategica comune che rimase in piedi per circa quattro anni.

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Capitolo 2