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Terminata la guerra la situazione spagnola si assestò su una situazione di maggior tranquillità, ma ciò in realtà solo per i vincitori, ovvero i franchisti, in fin dei conti militarmente più forti dei repubblicani armati, in particolare perché inseriti all'interno di quel generale piano di alleanza che decretò un decisivo appoggio bellico pervenuto da parte degli altri due grandi fascismi europei, quello italiano e tedesco, che con l'invio di ingenti armamenti permisero al franchismo di celebrare la costruzione di un nuovo regime che andava di fatto ad affiancarsi ai suddetti – per lo meno sul piano ideologico - e di rafforzarsi attraverso forme giuridiche e consensi popolari spesso imposti, come del resto visto sopra.

Determinato il loro quadro legislativo, teso a non lasciare impunito nessun tipo di manifestazione contraria, era piuttosto chiaro che la vita per i repubblicani, Rojos o democratici che dir si voglia si sarebbe fatta alquanto difficile, prospettandosi di fatto una realtà di continua repressione fatta di carceri pronte a riempirsi ulteriormente e da una macchina da morte statale decisa a lavorare senza sosta. In tutto ciò molti giovani spagnoli $decisero di non manifestare comunque il loro appoggio verso un governo che non riconoscevano, preferendo quindi abbandonarsi a stili di vita ai margini della società che promuovessero una continua opposizione che rimanesse fedele ai propri ideali, i quali inevitabilmente sfociarono verso quel modello unicamente possibile in una situazione del genere, ovvero quello del fuggitivo guerrigliero.

Tale figura – come del resto appena detto – aveva trovato la propria iniziale manifestazione durante il triennio appena conclusosi, con caratteristiche diverse da regione a regione, ma

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comunque inserite tutte quante in un concetto di lotta comune al nemico, ma se queste stesse avevano potuto comunque contare su un cospicuo appoggio da parte delle forze regolari dell'esercito e la sovvenzione di un governo ridotto, ma comunque ancora esistente, adesso lo scenario si mostrava profondamente mutato nelle propria struttura; adesso infatti si trattava di combattere soli, esposti a qualsiasi forma di pericolo e alla totale mercé delle forze repressive nemiche54. In tutto ciò andava comunque a delinearsi una prosecuzione di un conflitto almeno in apparenza terminato, che se decretato come tale in quel 1 aprile del 1939, dall'altro proseguì attraverso formule del tutto nuove, in cui non vi erano più due eserciti regolari contrapposti a contendersi un territorio, bensì un ridotto numero di coraggiosi popolani in armi, disposti a tutto, anche a morire, pur di riconquistare quanto perduto.

A tal proposito risulta alquanto pertinente la definizione proposta dallo storico spagnolo Julio Aròsteguì, relativamente alla resistenza spagnola che prese piede agli inizi degli anni '40, mediante l'utilizzo del termine che dà peraltro titolo ad uno dei suoi testi, ovvero El ùltimo frente - teso questo stesso ad identificare quell'insieme di lotte armate, organizzazioni politiche ed associazioni culturali clandestine sviluppatesi in quella decade, non come una semplice parentesi isolata della storia novecentesca iberica, bensì come un capitolo direttamente collegato alle questioni precedenti e quindi fortemente interconnesso al conflitto civile55.

Se ammettiamo questo tipo di ragionamento, riconoscendo perciò la folta presenza ed il cospicuo ruolo assunto dai resistenti nella lotta armata verso l'opposizione al regime, dobbiamo altresì chiederci chi fossero realmente quei nuovi irregolari sparpagliati in territorio nazionale, delineandone quindi un profilo descrittivo per lo meno generale dal quale muovere le successive considerazioni. Quest'ultimi erano di fatto cittadini spagnoli, di varia provenienza sociale, ma per la grande maggioranza appartenenti ad un proletariato rurale particolarmente identificativo della realtà lavorativa spagnola del tempo, anche se non mancarono tra di essi giovani provenienti da contesti urbani dei centri in via di sviluppo56, accomunati ad ogni modo quasi tutti dall'aver partecipato alla guerra civile mediante un sostegno attivo alla repubblica, sia combattendo tra le fila delle svariate divisioni e battaglioni

54 S. Serrano, Maquis, op. cit. , p. 75

55 J. Aròstegui, El ùltimo frente, op. cit., p. 7. Nel termine citato lo storico vuole evidenziare la presenza di un

fronte bellico che continua a rimanere aperto anche dopo l'ufficiale fine del conflitto civile. Non si tratta naturalmente di un fronte tradizionale, tipico dei conflitti regolari caratterizzati dallo scontro fra eserciti, bensì di una linea immaginaria.

56 Relativamente all'ulteriore composizione sociale e lavorativa della guerriglia, Cfr. F. Moreno Gòmez, in El

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che formavano l'Ejercito Republicano, sia mantenendo un ruolo maggiormente isolato dal contesto bellico, ma comunque inserito nel generale panorama di opposizione e che avevano come obiettivo il ritorno alla loro quotidianità ed ai loro contesti familiari, dai quali mancavano ormai da molti mesi. Tale progetto in realtà non avrebbe mai potuto concretizzarsi o per lo meno avrebbe evidenziato discreti limiti nel farlo, dato che molti dei suddetti – o per chi non si trovava recluso all'interno di campi di internamento o carceri - una volta tornati alle proprie case furono costretti ad un'imminente fuga verso le svariate zone montuose e boschive circostanti ai loro luoghi natii, proprio perché fortemente compromessi dal proprio passato politico e militare recente, che andava ad etichettarli come enemigos del règimen. Sulla testa di diversi di loro, infatti, pendeva una pesante condanna a morte che si sarebbe applicata in forma quasi immediata per mezzo dei famosi giudizi sumarisimos, sia perché esponenti di gruppi politici a quel punto dichiarati illegali dalle leggi in atto e soprattutto perché ricercati in quanto molti di loro avevano aggravato ulteriormente la loro situazione fuggendo dai luoghi di reclusione ai quali erano stati assegnati, al fine di tornare dalle proprie famiglie per ricevere le cure necessarie di cui avevano bisogno e per reintegrarsi nella società. Il tutto era aggravato dalla presenza delle molteplici liste pubblicate dai vari distaccamenti locali della Guardia Civìl - aumentati quest'ultimi nel frattempo come arma difensiva al servizio del regime - le quali vennero affisse in svariati luoghi abitati, dai locali nevralgici delle piccole cittadine rurali, fino ai centri urbani del paese di media e grande dimensione, riportando al proprio interno i nomi di tutti coloro che erano ricercati dal governo e che perciò erano obbligati a presentarsi presso le caserme locali a fini di controllo.

In alcuni casi, anche chi non era fuggitivo, ma era comunque stato un iscritto a partiti izquierdistas veniva richiamato dalle suddette liste a presentarsi alle autorità per il solo scopo di effettuare accertamenti in una fase di organizzazione iniziale del neo regime, precisando quindi che si sarebbe trattato di un semplice controllo formale.

Quest'ultimi, in realtà, consapevoli di ciò che veramente avrebbe atteso loro e del fatto che non si sarebbe trattato di un semplice controllo, ma della premessa verso la loro repressione fisica, informati anche dalle numerose testimonianze che circolavano a riguardo durante quelle settimane su altri casi di compatrioti periti sotto simile sorte, decisero pertanto di darsi alla fuga presso le regioni montuose e proprio per tale ragione vennero definiti e catalogati con il termine di Huidos, Fugados o Fuxitos57, che divennero gli aggettivi più diffusi

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all'interno di una lunga tradizione storiografica che li catalogava anche come los de la sierra , ma che comunque andavano tutti a rivestire un comune valore, ovvero la definizione di piccoli gruppi di spagnoli in fuga verso luoghi più sicuri, da quel momento però considerati formalmente irregolari58. Ciò che però realmente differenziava questi nuovi giovani da molti irregolari descritti in precedenza era la loro indubbia preparazione politica e militare, quest'ultima decisamente superiore a quei primi guerriglieri improvvisati del triennio bellico, che proprio per tale ragione costituivano dei ricercati di prima fascia da parte del regime franchista, proprio perché rappresentavano dei militanti in alcuni casi fortemente ideologizzati che avrebbero quindi potuto dar vita a nuovi fuochi insurrezionali tesi alla ricostruzione repubblicana, che il regime voleva del tutto scongiurare59.

Di ciò è testimonianza per esempio il caso del celebre Eugenio Sànchez Gabriel, El Rubio de Navahermosa , il qual fu distaccato dirigente repubblicano con buona preparazione politica e culturale prima dell'esplosione del conflitto civile e che una volta terminato lo stesso, per non essere riuscito a fuggire dal porto di Cartagena, fu costretto alla vita di resistente presso i monti circostanti al proprio paese natio, omonimo del suo stesso soprannome, divenendo in tal modo uno dei massimi ricercati dal regime durante la prima metà degli anni '40 sia per le sue conoscenze militari, ma in gran parte anche per le sue sperimentate doti politiche60. Insieme a lui riportavano un simile profilo altre decine di giovani spagnoli, come ad esempio i celebre Quinconces e Julian Caballero, entrambi sindaci durante il periodo repubblicano o lo stesso Guerreiro Julio di Ciudad Real, leader della JSU di Cordoba (Joventutudes socialistas unificadas) anch'egli nel recente passato pre-franchista, tutti quanto impiegati poi all'interno della struttura militare regolare della Repubblica durante la guerra civile e per questo inizialmente estranei alla guerriglia, che abbracciarono appunto a partire dal 193961. Risulta per tanto chiaro che la forma di vita guerrigliera rappresentò per molti l'aspettativa di vita più comune, laddove appunto non si fosse concretizzato l'esilio in seguito alla fine della guerra civile e che non ebbero altra scelta – per non cadere nel sistema repressivo - che cercare di sopravvivere nel difficile territorio della sierra spagnola, prospettiva comunque assai difficile. In generale i giovani repubblicani destinati a tale scelta rappresentarono un numero piuttosto

portoghesi andava a definire i suddetti huidos in questa forma, aderente alla propria lingua

58 S. Serrano, Genesis del conflicto. La represiòn de los huidos. La Federaciòn guerrillera de Leòn-Galicia, in

J. Arostegui y J. Marco, El ùltimo frente, op. cit. , p. 102

59 S. Serrano, Maquis, op. cit., p. 75

60 B. Dìaz Dìaz, Huidos y guerrilleros en el centro de España, op. cit. pp. 36-37

61 F. Moreno Gòmez, El Maquis. Obrerismo, Republicanismo y Resistencia, in J. Aròstegui e J. Marco, El

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elevato, se escludiamo comunque da tale stile di vita anziani, bambini e donne di tutte le età, che comunque come vedremo rivestiranno un ruolo decisivo nella costruzione della guerriglia stessa, senza comunque farne attivamente parte. Nonostante tale cospicua adesione, in tale panorama, particolarmente confusionario e fortemente intriso di repressioni e violenze, la guerriglia non ebbe mai reale modo e mezzi per potersi organizzare in forme veramente unificate simili a quelle di un vero esercito popolare, evidenziando quindi dei consistenti limiti che la condussero verso una generale tendenza all'autonomismo locale, che rappresentò uno dei punti ricorrenti dell'opposizione armata al regime, per lo meno sino alla metà della decade presa in considerazione, quando si produsse un consistente rientro di militanti iberici esiliati in altri paesi, che per esperienza e numero diedero vita ad organizzazioni irregolari dai connotati politico-militari ben diversi62.

Tra gli altri punti deboli del primo sistema insurrezionale, definito appunto come fase degli huidos si palesò per giunta una generale assenza di una struttura rigidamente verticistica di tipo militare, che richiamasse in qualche modo l'esercito o più propriamente quelle che saranno le successive brigate di carattere partigiano e che rendesse quindi questi stessi gruppi maggiormente simili ad una vera e propria guerriglia che delineasse per giunta ruoli ben precisi relativamente ai membri dei gruppi che la componevano. Si evidenziò per contro la presenza di leader carismatici, che per le particolari doti comunicative di cui godevano e per aver già ricoperto ruoli di comando durante il conflitto appena concluso, si fecero guida di questi stessi gruppi, i quali comunque mostrarono quasi sempre un'organizzazione spesso improvvisata e quasi mai basata su un'ideologia chiara e su piani ben precisi63.

Ad ogni modo l'ossatura delle prime bande post-belliche riconduceva ad un'organizzazione piuttosto semplice, che in quasi tutti i casi si traduceva nella realizzazione delle famose partidas, termine utilizzato per definire questi stessi gruppi, le quali tendevano a raggiungere solitamente un numero che si aggirava fra le dieci e le quindici unità; pochi gruppi guerriglieri della prima fase riuscirono a superare tali canoni numerici e spesso se ciò avvenne fu per l'unione momentanea con altre organizzazioni a loro geograficamente affini, anche se questi rappresentarono casi piuttosto sporadici, il più delle volte dettati da una momentanea urgenza repressiva che conduceva gli huidos ad unire le forze. Nella maggior parte dei casi la spinta verso la formazione di queste partidas, in particolare per contesti quali le regioni centrali di Spagna (come Castilla - La mancha ed Extremadutra) o la stessa Andalusia fu determinata

62 S. Serrano, Maquis, op. cit. , p. 76 63 Ivi

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dalla vicinanza sociale, spesso e volentieri familiare, quella che gli storici Jorge Marco e Mercedes Yusta definiscono con il termine di lazos de paretesco64, ovverosia la semplice comunanza di parentela che univa gli individui di un gruppo sociale primario, in cui il numero di figli maschi all'interno dello stesso spesso giocava un ruolo piuttosto rilevante. Era quindi la componente tipicamente sociale a provocare la scintilla iniziale verso l'adesione, anche se in alcuni casi il fatto di provenire da famiglie generalmente repubblicane o comunque con tendenze politiche izquierdistas, che in molti casi andavano dal sindacalismo socialista, sino all'anarchismo, ebbe un peso senza dubbio altrettanto importante nel determinare la scelta di farsi guerrigliero, pur non rappresentando il carattere tipicamente ideologico – per lo meno nella prima fase – l'aspetto realmente inaugurante delle partidas.

Una volta costruita l'ossatura iniziale della predetta, quest'ultima veniva poi ingrossata nella sua struttura successiva, che doveva condurla ai canoni visti sopra, da cugini ed amici sempre e comunque molto vicini ai primi fondatori, in quanto era la fiducia a rappresentare l'aspetto essenziale che costituiva la formazione dei gruppi insurrezionali65.

Di tale tendenza è particolarmente evocativo il caso della parte orientale dell'Andalusia, la quale mostrò una decisa tendenza verso questo genere di associazione, specialmente presso la provincia di Granada, dove fra il 1939 ed il 1942 si registrò la formazione di circa cinque gruppi di huidos basati proprio su quella linea di parentela che in alcuni casi partiva dall'associazione di soli fratelli, come accadde per il gruppo dei Quero – dei quali tornerò a parlare in seguito – o per gli stessi Clares, mentre per altri sulla presenza anche di cugini e nipoti, come il caso degli Obispo, dei Costillas o dei Chaparros. Proprio questa caratteristica, piuttosto comune all'interno del primo tipo di resistenza, che come detto permarrà come unica opposizione armata al regime fino al 1944, per poi continuare in compresenza con un nuovo sistema guerrigliero, ha condotto lo storico sopracitato a definire suddetto sistema con il termine di guerrilla social, in quanto al proprio interno tesero a palesarsi con particolare continuità tipologie piuttosto forti di collegamenti sociali e familiari che in un certo senso rimandavano a un fenomeno aggregativo tipico di un localismo dominatore della Spagna del tempo e che faceva forza proprio sul senso stretto di comunità, che quindi delineò una prima

64 Il concetto di legame di parentela come presupposto essenziale per la formazione delle realtà guerrigliere

iberiche è in realtà di recente approfondimento ed oltre ai testi del già citato J. Marco, ha trovato grande spazio anche all'interno delle monografie della studiosa spagnola Mercedes Yusta Rodrigo. Per maggiori approfondimenti sul tema, Cfr M. Yusta Rodrigo, Guerrilla y resistencia campesina. La resistenciaarmada contra el règimen de Franco en Aragòn (1939-1952), Prensas universitarias de Zaragoza, 2003

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opposizione armata tesa prevalentemente ad strenua difesa di quei piccoli comuni in cui gli stessi guerriglieri erano nati e cresciuti66. Ecco allora che in limite locale rintracciato sopra andava a cristallizzarsi in un vasto mosaico di partidas che almeno nella prima fase non ebbero mai al proprio interno una vera e propria progettualità che convogliasse verso una visione d'insieme, determinando quanto appena detto quello che rappresentò il filo rosso del primo antifranchismo, ovvero il profondo senso di passività.

Se il localismo e lo spiccato senso di comunità rappresentavano quindi l'essenza basilare della guerra degli huidos era quindi piuttosto chiaro – come del resto accade in qualsiasi forma di guerriglia - che la loro stessa sopravvivenza era profondamente determinata da quei collegamenti sociali che inevitabilmente erano incarnati dalla popolazione civile dei centri abitati sottostanti ai luoghi della resistenza e che la stessa storiografia sul tema - che va a definirli con il termine di enlaces e dei quali proporrò un'analisi decisamente più dettagliata in seguito – riconosce come vitali nello sviluppo e nella stessa permanenza della lotta armata antifranchista. Composti quest'ultimi quasi esclusivamente dai familiari degli stessi guerriglieri della sierra, permanevano a valle, presso le loro abitazioni originarie, da dove elargivano con particolare frequenza e regolarità tutti quegli elementi di prima necessità indispensabili per la sopravvivenza dei loro cari, figli, mariti o fratelli che fossero, i quali andavano dai più svariati generi alimentari che la Spagna impoverita del tempo poteva offrire, come pane, formaggio e uova ( queste ultime elemento essenziale e tipico della sopravvivenza guerrigliera di quella decade), fino a coperte, vestiti, calzari ed altri tipi di abiti spesso da loro stessi cuciti e senza i quali i resistenti non avrebbero potuto sopravvivere in luoghi così ostili e fortemente colpiti dalle dure intemperie della sierra 67.

In una situazione di questo tipo, dove la continua emergenza fisica e la paura della morte rappresentavano comunque due componenti piuttosto presenti nella quotidianità degli huidos e dove la seconda poteva concretizzarsi in svariati modi, dalla scarsità dell'alimentazione e l'eccessivo freddo, fino alle sporadiche, ma in ceri casi possibili repressioni del regime – che raramente tese a recarsi in quelle zone in forma deliberata – era chiaro che la lotta insurrezionale antifranchista assumeva come visto un carattere eminentemente passivo, teso quindi in prima istanza all'auto sopravvivenza, che divenne sempre e comunque la costante preoccupazione ed il principale obiettivo di questa prima lotta al regime.68

66 Ibidem, p. 89

67 S. Serrano, Genesis del conflicto, op. cit. , p. 103

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Nonostante tale caratteristica gli attacchi verso i nemici non vennero comunque a mancare, giungendo in alcuni casi a contandosene anche di numerosi, ma sempre e comunque iscritti all'interno di condizioni territoriali ben precise, in cui spesso la presenza delle autorità di regime non andava a configurarsi in maniera eccessivamente numerosa, inserendosi quindi in contesti sempre e comunque favorevoli agli stessi guerriglieri. Proprio per questa disuguaglianza numerica e bellica la montagna risultò essere sempre il luogo prediletto per la realizzazione dei suddetti attacchi, che il più delle volte ruotavano intorno a forme di furti di generi alimentari o armamenti, laddove fosse possibile ed in casi maggiormente sporadici a sequestri di persone correlate al regime, con richiesta di riscatto per la liberazione degli stessi. Tale pratica in realtà emerse con maggiormente frequenza nei vasti territori andalusi ed in quelli delle province rurali dell'Extremadura, mentre fu quasi totalmente assente nel versante settentrionale della penisola iberica, dove invece dominavano forme di attacchi repentini – basati sul mordi e fuggi – tesi prevalentemente al rifornimento, che rappresentò comunque indiscriminatamente sempre l'obiettivo di tutte le partidas di huidos69.

In generale è comunque importante porre in evidenza che tali forme offensive necessitavano in ogni situazione di un ragionamento previo e di una selezione precisa degli obiettivi da colpire, che furono quasi sempre personaggi correlati al regime, in quanto ciò che si voleva evitare era ferire od uccidere persone del popolo, in particolare repubblicani, rischiando in tal modo di perdere quell'appoggio essenziale della popolazione civile sopracitato. In alcuni casi