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Il dopo Aràn tra responsabilità e lotta per il predominio del partito

2.6 L'ora della svolta: L'Operaciòn Reconquista de Espana

3.1 Il dopo Aràn tra responsabilità e lotta per il predominio del partito

Se da un punto di vista prettamente militare la disfatta prodottasi ad Aràn condusse ad un fallimento generale di quello che doveva essere un rientro trionfale delle milizie repubblicane in patria, con relativo appoggio civile per mezzo di armi e lotte, le quali avrebbero dovuto condurre ad un rapido colpo di mano per la ripresa del potere, dal punto di vista politico non mancò di provocare anche forti ripercussioni all'interno delle alte sfere di quell'ampiamente compromesso PCE, il quale non rimase per niente immune nei mesi successivi a quel 19 ottobre da polemiche e depurazioni interne.

Monzòn se nella fase iniziale delle operazioni fu individuato come il reale creatore di tale progetto e fondamentale punto di riferimento della stessa, in seguito alla sconfitta f immediatamente oggetto di critiche ed accuse, designato senza problemi come il vero responsabile del fallimento del piano di Aràn e cadendo in questo modo sotto il forte discredito di alcune personalità della dirigenza. In realtà già da tempo la sua forte leadership, unita a questo profondo senso di lungimiranza, datagli da un'esperienza politica interna al partito piuttosto lunga ed anche ad una preparazione culturale particolarmente elevata non era vista di buon grado da alcuni personaggi di partito, impauriti dalla possibilità che l'aumento del potere del' avvocato navarro in Spagna potesse accrescere in maniera tanto esponenziale da venir ufficialmente considerato come il vero leader comunista di una

possibile riunificazione del partito in territorio spagnolo una volta ripreso il potere181 .

Il fallimento delle operazioni militari aveva pesato troppo sulle sorti del PCE mettendo inevitabilmente Monzòn nella difficile posizione di dover sottostare a frequenti controlli da parte della dirigenza, la quale per altro lo costrinse a recarsi a Tolouse, ormai a tutti gli effetti la nuova sede in Europa, affinché il suddetto desse spiegazioni su quanto accaduto. Chi su tutti approfittò di tale momento di difficoltà del leader, mettendogli di fatto chiarimenti i bastoni fra le ruote e contribuendo decisamente a provocare la conseguente caduta dal

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piedistallo di partito, giungendo a poco dopo a sostituirlo nella carica di maggiore leader del PCE nel vecchio continente fu Santiago Carrillo.

Quest'ultimo proveniva da una famiglia di operai metallurgici di Gijòn (Asturia) ed era figlio del celebre politico Wenceslao Carrillo, sindacalista socialista che rivestì un importante ruolo all'interno del PSOE dei primi del '900 e che dedicò gran parte della sua vita a trasmettere al figlio i valori della lotta di classe, contribuendo fortemente alla sua formazione di politico ed allo stesso tempo di uomo di sinistra182. Nonostante ciò Santiago – che con grande abilità e caparbietà seppe farsi largo all'interno della politica spagnola – dopo esser passato attraverso un'iniziale partecipazione socialista - scelse la militanza di stampo comunista, entrando fin da giovane tra le fila del partito, con il quale nel 1939, a guerra civile ormai conclusa, giunse a screditare il padre attraverso una lettera formale con la quale mostrava la propria contrarietà nei confronti della politca intrapresa dal PSOE - del quale Wnceslao faceva parte come Consigliere di ordine pubblico e perciò con il compito di opporsi proprio ai comunisti – il quale mediante la figura di Casado aveva formato un governo provvisorio al fine di ricercare un patto forzato con Franco per chiudere la guerra. A Santiago ciò non piacque, palesando già la sua anima fortemente rivoluzionaria, che non sarebbe mai scesa a patti con i franchisti, in particolare dopo l'esperienza di dirigente della JSU (Juventudes socialistas unidas), della quale era stato leader e dove aveva temprato ilteriormente il suo già accentuato carattere da leader.183.

Con suddetta manovra Carrillo palesò quella che sarebbe stata una delle sue tendenze comportamentali più ricorrenti all'interno della propria storia, ovvero l'estrema voglia di arrivismo e di emergere all'interno del PCE, senza mostrare particolari scrupoli verso chi li si ponesse di fronte e sapendo leggere con grande abilità le situazioni che si delineavano di fronte ad esso, proprio per cogliere al meglio le opportunità derivanti dalla stessa. Da ciò, nel periodo successivo al fallimento di Aràn intuì immediatamente che la posizione di Monzòn era fortemente compromessa dalla cattiva riuscita del piano militare e dalla relativa responsabilità che inevitabilmente ricadeva sulla sua stessa persona e a tal proposito decise di prendere la palla al balzo, usando quest'ultimo come proprio bersaglio, al fine di screditarlo agli occhi della dirigenza, per favorire così la propria scalata al potere.

In quel mese di ottobre del 1944 Carrillo giunse così in Francia dopo un lungo peregrinare in quell'estate per vari luoghi mediterranei, durate la quale l'asturiano venne inviato dalla

182 P. Preston, El Zorro Rojo, op. cit. , p. 1 183 Ibidem, p. 99

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dirigenza di partito in Nord Africa, al fine di ricostruire una sede del PCE in loco, la quale sarebbe stata poi posta sotto il controllo del Comitato Centrale spagnolo. Nell'agosto del 1944 giunse a Tangeri dopo un complicato viaggio che lo aveva visto passare per il Portogallo di Salazàr, in cui una volta giuntovisi cominciò ad eseguire una serie di ordini ricevuti, sostituendo alcuni elementi della delegazione locale – non ritenuti all'altezza del compito e probabilmente di poca fiducia - con nuovi quadri che mostrarono fedeltà a Dolores Ibarruri, la quale rimaneva la leder indiscussa del partito a livello mondiale. Fra questi nuovi personaggi vi erano Ricardo Beneyto e Felix Cardador, che se in quel periodo svolsero lavori di carattere prettamente politico, successivamente rivestiranno per contro un ruolo decisivo nel costruire la linea di leadership che formerà la guerriglia andalusa nelle provincie di Malaga e Granada184.

Nell'ottobre del 1944 Carrillo ricevette inoltre un telegramma direttamente inviatogli da Dolores Ibarruri, con il quale la Pasionaria lo esortava ufficialmente a recarsi il prima possibile a Tolouse, al fine di prendere parte al tentativo di risoluzione del fallimento di Aràn: a questo punto le testimonianze storiche su ciò che accadde realmente in quei giorni tendono a discrepare, in quanto stando alla versione ufficiale del partito, Carrillo ebbe il tempo necessario per riunirsi con il generale Trovar e lo stesso Luis Fernàndez, preparando in tal modo direttamente la ritirata dell'esercito, ma stando ad alcuni elementi che presero parte alla stessa, fra i quali lo stesso Trovar, la decisione fu presa per contro autonomamente dalle gerarchie militari, quando invece Carrillo non era ancora giunto in Europa, ma si trovava ancora in Africa185.

Difficile sapere con esattezza come andarono realmente le cose, fatto sta che nonostante ciò il nativo di Gijòn aveva rimesso piede in suolo europeo e non abbandonandolo praticamente più, trasformandosi per contro di lì a poco in quello che sarebbe stato il massimo referente di partito per tutto il vecchio continente, rimanendo sottomesso in pratica solo alla figura della suddetta Pasionaria, la quale verrà sempre fortemente elogiata dal primo per le sue doti di grande leader politica, rispettandone di fatto il ruolo.

In realtà l'ascesa di Carrillo non si era ancora prodotta in forma decisiva, perché per quanto fosse caduto fortemente in discredito, Monzòn rimaneva ancora di fatto il vero capo del PCE in Spagna e proprio per completare il proprio piano di ascesa il futuro leader intraprese una scaltrissima azione di propaganda contro il proprio nemico, al fine di rendergli la vita

184 J. Marco, Guerrilleros y vecinos en armas, op. cit. , p. 31 185 Ibidem, p. 23

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impossibile, costringendolo in tal modo alle dimissioni.

Carrillo in tal modo mise in evidenza una chiarissima adesione verso la tipica linea stalinista di partito – aggiudicandosi per altro le simpatie della nomenklatura dello stesso PCUS – che proprio grazie a questo comportamento lo condussero tra la fine del 1944 e gli inizi del 1945 ad assumere un decisivo potere in seno al PCE, rendendolo di fatto autonomo, cosa che gli permise di epurare lentamente dal partito tutti quegli elementi che lui stesso riteneva sgradevoli e pericolosi per la sua stessa ascesa. Parallelamente a questa linea si ampliava quella stessa contro-propaganda che pochi anni prima aveva colpito Quiñones che adesso per contro avrebbe compromesso Monzòn, che proprio in quei mesi autunnali del 1944 cadde sotto pesantissime accuse carrilliste, come quella di aventurerismo, che lo tacciava come eccessivamente avventato nelle decisioni da lui stesso prese poco prima, oltre che a venir accusato di essere un provocatore ed un traditore infiltrato, epiteti che potevano costare caro nello specifico contesto di partito di quel periodo186.

Nello stesso momento in cui tali accuse si moltiplicavano ed alimentavano l'una con l'altra Monzòn venne più volte convocato a Tolouse come accaduto mesi prima, ma stavolta il richiamo proveniva direttamente da Carrillo che non trovò però alcuna risposta, proprio perché il primo era ben consapevole di ciò che lo avrebbe atteso in territorio francese, ovvero una repressione molto probabilmente fisica che l'avvocato cercò sempre piuttosto magistralmente di evitare, rimandando a oltranza quel viaggio che fortunatamente non si concretizzò mai. Per contro riuscire a portare Monzòn nel mezzogiorno francese sarebbe stato per Carrillo il pretesto giusto per eliminare per sempre dalla scena politica quello che ormai era a tutti gli effetti il suo nemico numero uno.

Ciò era alquanto chiaro anche all'interno degli svariati telegrammi che proprio in quel periodo il figlio di Wenceslao inviava reiteratamente alla Pasionaria, nei quali si leggeva di come il primo temesse ancora l'abilità dell'avvocato navarro nell'evitare si sottoporsi ai suoi ordini, non riconoscendone di fatto la figura di superiore, accusandolo peraltro di: “ [realizzare] un trabajo de direcciòn caciquil en compania de P.S.”, dove per P. S. si intendeva Pilàr Soler – la sua recente compagna – e Trilla, suo secondo nella direzione di partito187. In un telegramma successivo Carrillo tornava a ribadire il precedente concetto, giungendo persino a minacciare di inviare il proprio braccio destro, Zoroa in territorio iberico per condurre anche con la forza – laddove fosse stato necessario – il reticente Monzòn, dicendo

186 S. Serrano, Maquis, op. cit. , p. 141 187 P. Preston, El Zorro Rojo, op. cit. , p. 127

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appunto che che: “ si resiste o busca subterfugios, le plantearè que eso significa enfrentarse con la direcciòn del partido”, chiarendo ulteriormente la propria linea intransigente conforme del resto a quella della dirigenza, affiancandosi di fatto alla mentalità politica della stessa e di quella di Mosca188.

Nel 1945 Carrillo giunse finalmente a concretizzare la propria posizione, visto che Monzòn venne arrestato fortuitamente a Barcellona, portando alla caduta di tutti i suoi uomini fedeli che in quegli anni avevano diretto il partito dall'interno della Spagna. L'avvocato venne posto sotto processo nel 1948 con una sentenza di condanna a morte, ma le rilevanti amicizie che egli stesso possedeva all'interno delle gerarchie del regime, fra le quali il politico Tomàs Garciano Goni, il capitano generale di Barcellona Josè Solchaga ed il vescovo di Pamplona Marcelino Olaechea, li permisero la salvezza, potendo in tal modo commutare la propria pena verso una detenzione a trent'anni, che alla fine scontò solo per dieci. Posto in libertà nel 1959 riprese spazio all'interno della società spagnola, ma stavolta in tutt'altro contesto, abbandonando per sempre il palcoscenico della politica e dedicandosi per contro alla figura di maestro de empresarios per l'Instituto panamericano de Alta Direcciòn Empresarial (IPADE), con sede in Messico e di proprietà dell'Opus Dei189.

Negli anni precedenti, oltre ai monzonisti che si erano autonomamente epurati dal partito, in certi casi abbandonando il paese, caddero anche uomini molto all'avvocato anche per legati di profonda amicizia, come accadde al citato Leòn Trilla, il quale doveva originariamente essere ucciso da Cristino Garcia, militante guerrigliero che aveva formato un nucleo insurrezionale nella capitale , ma che si rifiutò di eseguire l'ordine ricevuto preso da enormi ripensamenti, ordine che poi venne portato a compimento da altri uomini legati a Carrillo.

La parentesi di scontro fra quest'ultimo e Monzòn poteva dirsi ufficialmente chiusa già intorno ai primi mesi del 1945, quando ormai la consolidazione del potere del nativo di Gijòn era ormai palese.

Si chiudeva ufficialmente un'ulteriore dura parentesi della vita politica interna del PCE, che ormai viveva in continui sussulti da quando era iniziato il proprio esilio nel 1939, ma che di fatto rifletteva una tendenza piuttosto comune a ciò che accadeva in molti altro partiti comunisti dell'epoca. Per quanto infatti il carattere ed il temperamento del vecchio leader

188 Ivi, In quel momento la vicinanza fra PCE e PCUS era molto intensa, non solo per la presenza della linea

dirigenziale del primo al Cremlino, ma anche per una ricerca di rafforzamento dello stesso PCUS, che stava sempre più attraendo verso sé stesso i partiti europei ad esso correlati, in quella che poi sarebbe stata la non poi così lontana linea bipolare che aprì la guerra fredda.

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ormai decaduto fossero diversi da quelli dell'asturiano, giudicare la figura di Jesùs Monzòn come diametralmente opposta a quella di Carrillo risulterebbe un errore di lettura, proprio perché quest'ultimo ebbe un comportamento non poi così diverso da quello attuato dal navarro nel momento della propria ascesa politica, iniziata in quell'ormai lontano 1941, quando il suddetto non manifestò nessun tipo di remora nel cancellare dalla scena politica di partito tutti quei residui di possibili oppositori quiñonisti che infestavano il PCE. La mancanza di spregiudicatezza e di senso di colpa era una componente caratteriale ormai considerata essenziale nelle dinamiche di partito di quel periodo, in quanto cadere in disgrazia in seguito a periodi particolarmente floridi poteva essere molto facile. In definitiva il partito generava molti benefici per quegli intrepidi ambizioni di lunga militanza che volevano emergere, i quali però una volta ottenuti conducevano anche a relativi rischi particolarmente rilevanti da affrontare190.