2.6 L'ora della svolta: L'Operaciòn Reconquista de Espana
3.2 Santiago Carrillo: L’uomo nuovo della guerriglia
La fine della polemica sul fallimento del piano di Aràn ed il progressivo assorbimento dello scontro fra Monzòn e Carrillo mise quest'ultimo nelle condizioni di poter gestire la sede francese del partito e di fatto la sua politica europea con quasi totale autonomia, soprattutto in virtù dell'assenza dei grandi uomini della dirigenza sempre e comunque costretti all'esilio forzato che non permise il rientro e che non l'avrebbe fatto ancora per diverso tempo.
Tale condizione venne puntualmente ribadita anche dallo stesso Enrique Lìster, il quale mise appunto in evidenza quanto fosse stata determinate in fin dei conti l'assenza di personaggi del calibro di Claudìn e Dìaz, ma anche della stessa Pasionaria dalla scena europea per trasformare Carrillo nel cosiddetto Hombre fuerte. che da li in poi sarebbe stato191. Carrillo una volta salito al potere della sede francese divenne persino membro del Politburò in qualità di segretario di Propaganda e direttore della Commissione dell'Interno, ma soprattutto assumendo di fatti il comando di quella strategia che era stata propria del suo predecessore, ovvero la guerriglia spagnola che seppur sconfitta nelle sue iniziali progettualità era
190 Ibidem, p. 142
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comunque riuscita ad attestarsi in varie regione del territorio iberico, destinata di lì a poco a trovare nuova linfa vitale192.
Tutto ciò destò l'ulteriore interesse di Carrillo, che per quanto avesse vivacemente criticato l'Operaciòn Reconquista de Espana, nei suoi metodi di attuazione, definendola per altro: “[…] una verdadera provocaciòn que nos constò no pocas vidas y quebrantos y estuvo a punto de costar mucho màs si no intervenimos a tiempo”, non era ad ogni modo assolutamente contrario al concetto dell'utilizzo della linea armata già intrapresa dal partito per determinare la caduta del regime, tanto che decise di proseguire il progetto già di Monzòn sviluppandone però per contro delle dinamiche interne diverse193.
Nonostante infatti il neo leader asturiano mostrasse simpatia per l'utilizzo della guerriglia non poté esimersi dall'esprimere forme di dissenso verso alcuni punti che erano stati tipici della strategia precedente, attuando quindi delle variazioni a quella che era la famosa via armata. Carrillo non era infatti per niente d'accordo sul concetto di attacco immediato messo in atto dalla dirigenza nell'autunno del 1944, concepito per cogliere d'improvviso il paese, opponendovi per contro una nuova tattica interna che lui stesso definì come Politica de Pasos, ovvero una visione che determinava certamente come necessaria una penetrazione dei Maquis spagnoli verso i confini iberici - cosa che del resto continuò anche nei mesi successivi ad Aràn – la quale però doveva articolarsi all'interno di un processo lento e progressivo e che non avrebbe dovuto confluire verso un'unica azione generale, bensì svilupparsi attraverso azioni calibrate nel tempo, che permettessero quindi una graduale riorganizzazione della guerriglia in tutto il territorio iberico, che solo nella sua fase finale – una volta pronta - avrebbe condotto ad insurrezione armata e popolare194.
Carrillo sosteneva a gran voce che era giunta l'ora di passare dalle parole ai fatti, dato che in quei mesi a cavallo fra il 1944 ed il 1945 la Germania era ormai destinata a perdere la guerra; era necessario però creare una struttura stabile, dall'alta organizzazione militare e dalla piena consapevolezza guerrigliera, chiarendo che ciò che si voleva realmente provocare era un'insurrezione da effettuarsi solo una volta manifestatosi l'arrivo dell'esercito alleato, che se aveva liberato la Francia e poi anche l'Europa centrale, nonché l'Italia, avrebbe per forza di cose dovuto recarsi in territorio iberico, dove ancora resisteva una manifestazione politica del fascismo. La guerriglia però non poteva essere un'organizzazione autonoma, ma doveva
192 P. Preston, El Zorro Rojo, op. cit. , p. 135 193 , P. Preston, El Zorro Rojo, op. cit. , p. 129 194 S. Serrano, Maquis, op. cit. , p. 143
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ricercare le proprie radici ed una profonda connessione con i settori popolari della società – ciò che era invece mancato pochi mesi prima -, in particolare di quella classe contadina, ancora fortemente estesa in una Spagna decisamente rurale, ma che non escludesse comunque anche quella componente operaia delle grandi e medie città, che rappresentava ad ogni modo una cospicua base su ci poggiarsi.
In tale piano sarebbe stato oltremodo importante inserire anche intellettuali e borghesi, che con la loro componente tipicamente culturale e dialettica sarebbero stato ulteriormente fondamentali per la formazione ideologica e politica delle masse pronte a combattere195. Questa visione venne ribadita ed ufficialmente affermata durante la riunione plenaria del Comitato Central del PCE che si tenne a Tolouse nel dicembre del 1945 e nella quale venne ulteriormente ratificata quella Via Armada già applicata dal partito. Nel giugno di quello stesso anno quest'ultimo mise per altro definitivamente fine alla UNE, sotto forte decisione di Dolores Ibarruri, ormai profondamente disillusa da una politica che non aveva dato i frutti sperati, conducendo per contro il PCE tra le fila della ANFD, ideologicamente non pertinente all'ortodossia di partito, ma ad ogni modo fondamentale per non perdere definitivamente i contatti, seppur scarsi, con le altre sinistre antifranchiste196.
Nonostante ciò il partito rimaneva comunque fedele alla propria idea armata, come testimonia la lettera ricevuta dalla Pasionaria, nell'inverno del 1945 direttamente da Stalin e nella quale il dirigente sovietico la esortava a convogliare le decisioni del PCE verso un deciso incentivo della guerriglia locale, cercando nel frattempo di formare un governo unitario con a capo Negrìn, il quale avrebbe dovuto incontrarsi proprio con Dolores Ibarruri per discutere i termini della formazione dello stesso, che però, a causa delle varie tappe che portarono la leader iberica a peregrinare più del previsto fra alcune località del Medio oriente non si concretizzarono, conducendo poco dopo l'ex capo di governo a recarsi negli Stati Uniti, con l'intenzione di partecipare alla conferenza di San Francisco197.
Nonostante ciò le penetrazioni in territorio spagnolo proseguirono ad ampio passo fra più settori, i quanto oltre all'ormai storico passaggio attraverso i Pirenei aumentarono gli sbarchi di giovani, ma comunque promettenti militanti dall'esilio nordafricano, che per mezzo dell'appoggio di navi anglo-americane raggiungevano il litorale meridionale spagnolo, quello stesso da cui pochi anni primi erano fuggiti. Dall'altro lato si produceva un altrettanto efficace
195 J. Marco, Encender las guerras de guerrillas, op. cit. , p. 113 196 H. Heine, La oposiciòn politica al franquismo, op. cit. , p. 228 197 J. Marco, Guerrilleros y vecinos en armas, op. cit. , p. 33
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addestramento di resistenti all'interno delle numerose scuole guerrigliere sorte in quegli anni nel mezzogiorno francese, che con l'aiuto di esperti insegnanti sviluppavano un concetto di lotta insurrezionale dalle teorie sempre più affermate e che non lasciava più niente alla pura improvvisazione, bensì ad un ragionamento generale promosso da soldati-militanti perfettamente addestrati ed esperti in quel campo 198. All'interno di queste strutture, i giovani studenti non apprendevano solo le tecniche strettamente militari della guerra insurrezionale di quel periodo, sviluppatesi soprattutto durante la seconda guerra mondiale in contesti quali Unione Sovietica e Grecia, ma ponevano particolare attenzione anche ai nuovi contesti tellurici in sviluppo, come la Palestina e l'Indonesia, mettendo a frutto anche un sistema di carattere comparativo, che doveva servire a rendere più completa la loro preparazione generale199.
Si apriva così definitivamente una fase di svolta per il partito e per la stessa guerriglia, che finalmente giungeva al tanto agognato militarismo del quale aveva mancato fino ad allora, nonostante questa fosse destinata ad essere una prerogativa unicamente comunista, facendo emergere in tal senso un'ulteriore evidente discrepanza programmatica con le altre forze antifranchiste. Le altre forze dell'opposizione infatti – con in prima fila il PSOE – non abbracciarono mai questa linea tipicamente militarista ed insurrezionale del PCE, giudicandola eccessivamente rischiosa e controproducente ai fini della sconfitta del franchismo, per loro troppo forte militarmente per essere detronizzato con il solo uso delle armi. In particolare i prietisti si erano ormai ufficialmente convertiti alla linea del parlamentarismo a oltranza – proprio a partire da quel 1934, dove la loro esperienza rivoluzionaria non aveva avuto esiti positivi - che prevedeva una maggiore azione ideologica e politica, piuttosto che militare200.
198 J. Marco, Encender la guerra de guerrillas, op. cit. , p. 113 199 J. Marco, Encender la guerra de guerrillas, op. cit. , p. 114 200 S. Serrano, Maquis, op. cit. , p. 145
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