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La fine della guerra Nuovi scenari internazional

2.6 L'ora della svolta: L'Operaciòn Reconquista de Espana

3.3 La fine della guerra Nuovi scenari internazional

Come già abbiamo visto in precedenza gli effetti positivi dell'avanza alleata – anglo- americana da occidente e sovietica da oriente – produsse una generale effervescenza fra i popoli liberati dalla pluriennale occupazione nazista e di conseguenza un maggior ottimismo da parte del popolo spagnolo stesso, il quale cominciò a reagire positivamente a tal messa in discussione della forza militare della Wermarcht. Ad aprile del 1945 l'esercito sovietico entrava trionfante a Berlino, mentre l'ultimo giorno dello stesso mese Hitler si suicidava in un bunker della capitale tedesca – ormai vistosi spacciato dal sopraggiungere delle forze occidentali – e perciò pienamente circondato dai suoi nemici.

La guerra in Europa poteva dirsi ufficialmente terminata e nel settembre dello stesso anno venne chiuso anche lo scontro sul Pacifico, vinto dagli Stati Uniti con lo sgancio delle due bombe atomiche sulle città nipponiche di Hiroshima e Nagasaki201. Cosa sarebbe accaduto allora nella Spagna di quel momento? L'attività degli huidos, per quanto precaria, aveva rappresentato sino a quel momento l'unica forma di resistenza interna alla dittatura durante tutto il periodo bellico, la quale però giunse ad incentivarsi proprio durante quel caldo biennio 1944-1945 per diretto riflesso di un più che auspicabile intervento anglo-americano nei propri territori, il quale avrebbe dovuto annientare un franchismo simbolo di un fascismo da annientare. La fine del conflitto, infatti, aveva generato una profonda spinta verso l'intensificazione delle relazioni internazionali, tanto che a guerra quasi terminata – esattamente il 25 aprile del 1945 – venne celebrata nella città californiana di San Francisco una conferenza che vide la nascita delle Nazioni Unite, dalle quali la Spagna rimarrà per lungo tempo esclusa, determinando di fatto la propria politica in una sorta di isolazionismo europeo ed occidentale, che in parte decreterà un profondo peso nel rafforzamento e conseguente permanenza del regime franchista fino ai tardi anni '70. Poco tempo prima inoltre, il 19 marzo dello stesso anno, il giovane Juan di Borbone, diretto erede al trono per mezzo di un manifesto redatto a Losanna, dove risiedeva in esilio, chiedeva la restaurazione della monarchia spagnola, dai connotati però decisamente più moderati e democratici che la mettesse quindi ampiamente in linea con i sistemi politici del momento, sostenendo che quest'ultima avrebbe rappresentato la giusta risposta ad un regime a suo dire eccessivamente totalitario, che aveva appoggiato l'asse nazi-fascista e che non aveva più speranza di

106 sopravvivere202.

In tale situazione internazionale il regime di Franco sembrava spacciato, complici anche le esplicite richieste di cambiamento provenienti da alcune illustri personalità della società spagnola del tempo, quali il generale di Moscardò ed il Duca di Alba – esponenti di quella nobiltà che aveva appoggiato il regime nella sua fase iniziale, permettendone in parte la vittoria -, i quali però adesso chiedevano il ristabilimento della monarchia, mostrando rimpianto verso i tempi passati; la stessa Pasionaria ribadiva questa idea all'interno di una lettera di partito, nella quale sembrava sostenere che il regime franchista stava perdendo quel fondamentale appoggio della società cattolica spagnola e della classe capitalista del tempo, che in un passato recente erano state decisive nel determinare la salita del dittatore al potere203.

Per rispondere a questa generale disillusione e cercare di resistere ad una dirompente propagazione delle democrazie occidentali, diretta reazione ai fascismi di metà secolo, Franco mise in piedi un'intelligente opera di rinnovamento del regime, mediante alcune misure decisionali , quali quella di ritirare la famosa Divisiòn Azùl ( che aveva servito come alleata dell'esercito tedesco), dal fronte bellico ed insieme a quest'ultima l'abolizione dell'obbligo del saluto romano, interpretabile come un forte simbolo di tradizionalismo fascista in un periodo di profondo cambiamento europeo ed internazionale. Tale spinta innovativa prendeva il nome di “limpiar la fachada”, ovvero ripulire di fatto il regime da vecchi sistemi dittatoriali tipici delle due decadi precedenti, che in qualche modo potessero dare parvenza di eccessivo radicamento nei confronti di una tradizione ancora particolarmente invisa alle forze internazionali204. Franco rafforzò tale politica mettendo alla guida delle relazioni estere del regime tale Alberto Martìn Artajo, un uomo proveniente da Acciòn Catòlica, che fu per altro complice in gran parte delle riforme appena espresse, oltre che di un decisivo cambio di governo verso il nazional-cattolicesimo, maggiormente digeribile per le potenze internazionali del momento205.

A controbilanciare tale situazione, dando al Caudillo maggiore tranquillità giunse la riunione dei tre maggiori leader alleati del momento, ovvero Truman, Churchill e Stalin, i quali si incontrarono il 17 luglio del 1945 nella città tedesca di Postdam, al fine di discutere sul da

202 Ibidem, p. 153

203 P. Preston, El Zorro Rojo, op. cit. , p. 138

204 J. Chàves Palacios, Guerrilla y franquismo,op. Cit., p. 44 205 S. Serrano, Maquis, op. cit. , p. 151

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farsi relativamente al caso spagnolo, che rimaneva comunque ancora un grosso punto interrogativo da risolvere; in tale situazione il primo ministro britannico mostrò una profonda determinazione nel dirigere gli orientamenti degli altri due leader sulla questione, convincendoli di fatto a non attuare una politica di intervento verso il territorio iberico, visto che la relativa partecipazione spagnola al conflitto, tradottasi di fatto in un mero appoggio di carattere politico, più che bellico, non aveva causato danni reali alle truppe alleate.

La posizione del primo ministro inglese non era affatto nuova, ma andava in sostanza a ribadire ciò che l'anno precedente lui stesso aveva sostenuto di fronte alla Camera dei Comuni di Londra, nella quale disse: “Le questioni spagnole sono cose che riguardano unicamente gli spagnoli”, palesando quindi quell'interessante politica di negoziazioni con il governo franchista, particolarmente congeniale alla stessa Gran Bretagna per la sua politica di espansione nel Mediterraneo, la quale perciò non aveva alcuna interesse a congelare i rapporti con gli iberici, in quel momento troppo utili206.

La questione spagnola si concluse definitivamente nel 1946 per mezzo dell'intervento delle grandi potenze all'interno delle Nazioni Unite, prima con la conferenza di Lake Succes (Nello stato di New York), avvenuta fra il 2 ed il 4 dicembre e nella quale i rappresentanti statunitensi e britannici smentirono ulteriormente un possibile intervento alleato in suolo iberico – mostrando ad ogni modo un'indignazione di circostanza che denunciava un regime comunque mal visto e chiedendo di conseguenza l'approvazione di un governo che avesse per lo meno un consenso popolare, in secondo luogo attraverso la sessione plenaria dell'Assemblea Generale, avvenuta il 12 dicembre dello stesso anno, in cui si determinava l'esclusione della Spagna da tutti gli organismi internazionali, attraverso una risoluzione approvata con 30 voti favorevoli e solo quattro contrari (quest'ultimi tutti provenienti da paesi latinoamericani), con la quale venivano anche ritirati i maggiori ambasciatori dal suolo iberico, atto che sanciva un'ulteriore lontananza dell' ONU dalla Spagna.

A questo punto risultava ancor più chiaro che le forze alleate non sarebbero mai intervenute e che la Spagna antifranchista avrebbe dovuto contare solo su sé stessa nel tentativo di scalzare Franco dal potere207. Ciò che di fatto fecero le nuove forze internazionali, fu quello di denunciare formalmente il regime, per non dare parvenza di aver legittimato di fatto un governo fascista, non abbracciando comunque mai una seria politica militare, a causa dei

206 B. Dìaz Dìaz, Huidos y guerrilleros en el centro de Espana, op. cit., p. 152 207 P. Preston, El Zorro Rojo, op. cit., pp. 137-138

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retroscena visti sopra, tanto da essere definita quest'ultima una Diplomacia de Salòn208. In questa generale situazione, che già da tempo aveva visto rientrare diversi guerriglieri comunisti spagnoli dalla Francia, per quanto l'incertezza generale la facesse da padrone la fine della guerra e la vittoria alleata costituirono un terreno molto fertile per il radicamento della resistenza armata in territorio nazionale, che da quel momento fino ai primi anni '50 avrebbe rappresentato la costante della lotta iberica al franchismo. Nonostante ciò, però il movimento guerrigliero fu destinato ad una frammentazione molto più accentuata del previsto, in quanto se da una parte vi erano degli huidos che non avevano mai lasciato il paese e che avevano resistito come meglio poterono, senza far riferimento ad una particolare organizzazione interna (come già visto), sia dal punto di vista politico che militare, dall'altra adesso si facevano largo militanti estremamente addestrati alla guerra, con forti convinzioni ideologiche, le quali vertevano verso un'unica e precisa linea, quella dell'insurrezione, palesando di conseguenza una perfetta opposizione al primo gruppo.

La comunicazione fra i due sistemi sarà sempre molto complessa negli anni avvenire e in casi sporadici si verificheranno vere e proprie collaborazioni fra il modello di guerriglia autoctona e quella organizzata.