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! Maxillo-facciale

5.3. Diagnostica strumentale

5.3.2. Check-up elettrofisiologico

Il check-up elettrofisiologico è, nella formulazione proposta da Ciancaglini, un protocollo diagnostico e documentativo che prevede un esame funzionale neurofisiologico (elettromiografico) e uno fonoartrometrico (muscolo-scheletrico).

L’elettromiografia (EMG) consente di analizzare i potenziali elettrici che si sviluppano nei muscoli masticatori correlati all’ATM. L’elettromiografo è un dispositivo strumentale che permette attraverso elettrodi cutanei di superficie (posizionati dunque sulla cute e quindi non invasivi), di rilevare l’attività elettrica superficiale dei muscoli sottostanti la cute.

Si esegue l’analisi dell’attività basale (Rest Activity/ Postural Activity) e di quella massimale (Maximal Voluntary Contraction) dei muscoli massetere e temporale anteriore (EMG funzionale), lo studio del periodo inibitorio (silent period) provocato da stimoli

diversi ( ‘tooth tapping’ , sbattimento balistico dei denti in massima intercuspidazione e ‘chin tapping’, martellamento del mento).

La registrazione viene effettuata attraverso otto canali e con modalità bipolare, ovvero presenza di due morsetti per ogni muscolo da esaminare.

E’ importante che prima della registrazione la cute sia ben detersa (l’operatore utilizza un batuffolo di cotone imbevuto d’alcool) e tricotomizzata, altrimenti il segnale potrebbe essere non captato oppure distorto.

Si effettuano di solito tre rilevazioni (a riposo, durante il serramento e durante la deglutizione), ognuna di esse della durata di 9 secondi. Il corretto posizionamento degli elettrodi e la corretta trasmissione dell’attività muscolare viene verificata con la funzione EMG Activity del programma stesso.

Prima dell’applicazione degli elettrodi, i pazienti sono stati fatti accomodare in un ambiente idoneo, ed invitati a sedersi ed a mettersi in una posizione comoda: è di fondamentale importanza che il paziente sia per quanto possibile rilassato.

L’applicazione degli elettrodi e la preparazione del paziente possono essere causa di condizioni stressanti facilmente ripercuotibili sul tono della muscolatura oro-facciale così da alterare i valori normali del soggetto.

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13. Una paziente poco dopo l’applicazione degli elettrodi di superficie

Una volta applicati gli elettrodi sul volto del paziente (Figura 13) lo si invita a:

1. Restare fermo in una posizione di riposo, a bocca chiusa e con i denti staccati, cercando di evitare sia di deglutire che di toccare i denti con la lingua. In questa prima fase viene effettuato un primo rilevamento della durata di 9 secondi.

2. Nella seconda rilevazione, ancora della durata di 9 secondi, si chiede al paziente di effettuare tre serramenti dei denti a distanza di circa 3 secondi l’uno dall’altro, su richiesta dell’operatore; 3. Nella terza ed ultima fase, con una rilevazione ancora della durata

di 9 secondi, si chiede al paziente di effettuare tre deglutizioni di seguito a distanza di circa 3 secondi l’una dall’altra, ancora su richiesta dell’operatore.

Di ogni registrazione si valuta l’attività minima e massima sia delle prove a riposo che di quelle in movimento, ma anche le attività medie dei singoli muscoli e dei picchi di serramento o deglutizione. L’EMG funzionale non è un esame sensibile né specifico sul piano diagnostico, perché nella gran parte dei casi non è in grado di cogliere la natura del disturbo.

Tuttavia, poiché esiste una stretta correlazione tra un eventuale danno articolare e la forza contrattile dei muscoli, l’elettromiografia rappresenta un ottimo sistema per valutare se sono presenti e se si instaurano deficit funzionali in corso di artromiopatia e se si sono verificati miglioramenti grazie ai provvedimenti terapeutici messi in atto.

Alcuni studi condotti dallo stesso Ciancaglini nel 2005, hanno dimostrato che l’attività elettromiografica massimale del muscolo massetere si riduce con l’aumentare del grado di artropatia.

L’EMG potrebbe essere quindi usata come mezzo diagnostico in grado di oggettivare il grado di compromissione artrosica e predittivo per l’evoluzione dell’artropatia.

L’analisi dei riflessi trigeminali inibitori (silent period) attuata con stimolazione meccanica del mento (chin tapping) e contatto interdentale balistico ( tooth tapping), come proposto da Ciancaglini trova indicazione per l’individuazione di condizioni neuropatologiche di tipo congenito o acquisito tali da compromettere l’arco riflesso trigeminale.

Sembra invece fortemente limitata l’indicazione all’utilizzo di tale test allo scopo di qualificare e quantificare l’esistenza di un disordine muscolo-scheletrico mandibolare.

Con questo test è inoltre possibile valutare la soglia percettiva e dolorifica del paziente.

5.3.3. Elettrognatografia

Un sofisticato strumento elettronico realizzato per le registrazioni cinematiche mandibolari con l’obiettivo principale di:

• essere tridimensionale nella registrazione

• ridurre al minimo l’invasività evitando il disturbo intraorale • ottenere una buona linearità del segnale in uscita

Si prenderà in considerazione il Sirognathograph (Siemens). L’apparecchio presenta a livello dell’antenna 8 sensori ad effetto Hall disposti come gli angoli di un parallelepipedo a base rettangolare facendo si che nei movimenti mandibolari il magnete rimanga all’interno del solido stesso.

Le tensioni provenienti da ciascuno degli 8 sensori daranno lo spostamento della mandibola secondo i tre assi cartesiani X1, X2, X3.

Il sistema individua la localizzazione spaziale di un magnete fisso localizzato nel gruppo incisivo inferiore con una pasta adesiva apposita. Questo sistema non altera gli stimoli propriocettivi ne con interferenze sul piano occlusale ne limitando i movimenti mandibolari.

Tutto ciò si rende possibile dal magnete che crea un campo di forze rilevate dai sensori posti lateralmente al viso su di una apposita superstruttura stabilizzata da appoggi esterni al sistema stomatognatico, più precisamente sul Nasion e dietro la nuca che trasporta tali movimenti e variazioni elettromagnetiche ad un pc. I circuiti dell’EGN convertono gli impulsi dei sensori in una rappresentazione grafica dei movimenti tridimensionali della mandibola.

Durante l’esame si fanno compiere dei movimenti diagnostici di protrusiva, lateralità e apertura memorizzando cosi la capaità del sistema durante i movimenti.