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Chimica ingenua Una teoria della mente

Marianna Frosina

Dipartimento di Scienze Cognitive, della Formazione e degli Studi culturali Università degli studi di Messina

mfrosina@unime.it

1. Teorie ingenue della mente

In questo articolo analizzerò, attraverso alcune tesi della teoria della men- te, l’ipotesi dell’esistenza della chimica ingenua. Lo scopo di questo lavoro è provare a far emergere il lato genuinamente intuitivo e naturale anche nel- l’approccio di una disciplina come la chimica. Tutti siamo psicologi ingenui, ma, paradossalmente, siamo anche chimici. L’ipotesi proposta è che la chimi- ca ingenua consente di fare previsioni attendibili suscettibili di una caratte- rizzazione scientifica in quanto essi danno luogo a delle euristiche cognitive utili per razionalizzare il comportamento. Sosterrò questa tesi avvalendomi di concetti del senso comune, li analizzerò attraverso gli strumenti della scienza, per verificare la veridicità o infondatezza di queste conoscenze pre-scientifi- che.

Numerosi studi antropologici (Keleman at all.,2013; Bering, 2008, Bloom, 2004) hanno mostrato che i bambini tendono spontaneamente ad attribuire finalità non solo agli artefatti umani (“le forbici servono a tagliare”) e alle parti degli esseri viventi (“gli occhi servono a vedere”), ma anche a fenomeni e oggetti naturali inanimati (“le nuvole servono a far piovere”). Tale tendenza è stata chiamata dalla psicologa Kelemen teleologia promiscua in quanto

genera una confusione di domini. Essa deriverebbe da meccanismi cognitivi sorti da funzioni adattative e connesse alla distinzione tra animato e inanima- to, al riconoscimento di entità intenzionali, alla comprensione e previsione dei comportamenti dei propri simili, all’attribuzione di un senso causale e intenzionale a fenomeni naturali inspiegabili o dolorosi (Perconti, 2003): strategie adattative, che si sono rivelate così importanti da essere selezionate. A causa di una iperattività della teoria della mente, gli esseri umani sono predisposti non solo ad attribuire intenzionalità agli umani e agli altri animali ma, addirittura, anche agli artefatti (Hood 2010, Bering 2004; Perconti, 2003; Girotto, Pievani, Vallortigara, 2008). In altre parole, con il concetto di iperat- tivazione della teoria della mente, intendo dire che gli individui tendono ad attribuire intenzionalità anche ad artefatti e fenomeni naturali, quindi vanno oltre il ragionamento causale e mettono in atto un ragionamento di tipo teleo- logico che produce euristiche, talvolta atte a razionalizzare il comportamento in maniera efficace, talvolta, invece, inducono ad errori attribuendo agenti intenzionali là dove non ci sono.

2. La chimica ingenua

Un esempio che innesca euristiche cognitive erronee, tuttavia adatte a strate- gie di comportamento razionale, ha a che vedere con il fenomeno della fiamma. In maniera intuitiva, al concetto di fiamma viene associata la rappre- sentazione di essa di colore rosso. La definizione prettamente scientifica ri- chiede delle conoscenze teoriche ben più salde, che non appartengono al sen- so comune. Ciò che quotidianamente riassumiamo con azioni e risposte inge- nue, viene esplicato dalla scienza chimica nella maniera in cui una reazione di combustione può essere descritta come una reazione chimica che porta all’ossidazione di un combustibile, di diversa natura (solido, liquido, gasso- so), da parte di un comburente (solitamente l’ossigeno presente nell’atmosfe- ra) con la formazione di radiazioni luminose (di diversa lunghezza d’onda) e sviluppo di calore. Nel particolare, analizzando il concetto ingenuo del colore della fiamma, è importante dire che l’esaltazione del rosso, per antonomasia colore del calore, si ha solamente nel caso in cui si utilizzano dei combustibi- li solidi, come per esempio il legno, in presenza di ossigeno come comburen- te, in quanto la radiazione luminosa prodotta da tale tipologia di combustio- ne, ricade nel range del colore rosso nello spettro elettromagnetico (Silve- stroni, 1996). Dunque, si associa al calore il colore rosso, proprio perché le prime esperienze con il fenomeno del fuoco vengono solitamente rappresen- tate con il legno come combustibile. Pertanto affidarsi al senso comune è

un’interpretazione efficace ed economica di questo fenomeno fisico-chimico. Per esempio, ad un bambino piccolo si insegna che la fiamma è di colore rosso perché è più utile dare questo tipo di nozione. Sappiamo che tale defi- nizione non è propriamente corretta, tuttavia la diamo per buona, affidando al buon senso il controllo della veridicità di tale affermazione.

In altre parole, diamo per buona la nozione ingenua, non perché essa sia cor- retta, bensì perché è utile e adattativa in quel momento, in quella circostanza e, per un bambino, non è importante che la definizione sia perfettamente coe- rente con le nozioni della scienza chimica.

Nonostante il progresso scientifico della scienza cognitiva (in modo partico- lare della neuroscienza), non esiste ad oggi una descrizione di tipo fisico, chimico, biologico, che sia sufficientemente ricca per comprendere il com- portamento umano. Qualora venisse fornita tale definizione, essa non sarebbe comunque efficace per il senso comune. Il vocabolario mentalistico è sempli- ce e strategico, caratterizzato da scorciatoie interpretative atte a comprendere il comportamento degli altri individui e i fenomeni fisici e chimici del mondo (Perconti, 2015).

Bibliografia

Bering J., (2008), The Never Say Die: Why We Can't Imagine Death, Scientific Ame- rican Mind, October/ November, 2008.

Bloom P., (2004), Descartes' Baby: How the science of child development explains what makes us human, New York, Basic Books, trad. it. Il bambino di Cartesio, Il Saggiatore, Milano, 2005

Girotto V., Pievani T., Vallortigara G., (2008), Nati per credere. Perchè il nostro cer- vello sembra predisposto a fraintendere la teoria di Darwin, Codice, Torino. Hood B. M., 2010, Supersenso. Perché crediamo nell’iincredibile, Milano, Il Saggia-

tore.

Kelemen, D., Rottman, J., and Seston, R., (2013), Professional Physical Scientists Display Tenacious Teleological Tendencies: Purpose-Based Reasoning as a Co- gnitive Default, Journal of Experimental Psychology: General, 142, pp. 1074- 1083.

Perconti P., (2003), Leggere le menti, Mondadori, Milano.

Perconti P., (2015), La prova del budino. Il senso comune e la nuova scienza della mente, Mondadori, Milano.

Stili di attaccamento, funzionamento cognitivo