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Modellare l’incertezza nel decision making Mattia Antonino Di Gangi ​1​ , Marco Elio Tabacchi ​1,2 

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Dipartimento di Matematica e Informatica,  

Università degli Studi di Palermo (Italy) 

2​

Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis (Italy) 

mattiaantonino.digangi|[email protected] 

INTRODUZIONE 

Nelle scienze cognitive la presenza di incertezza nel mettere a fuoco i        problemi e concetti e la necessità di dover prendere decisioni in condizioni di        informazione incompleta costituiscono un aspetto interessante e significativo        della relazione tra uomo e macchina. Per quanto riguarda il primo aspetto, è da        osservare che la presenza dell’incertezza non è una limitazione dovuta alla        complessità dei problemi da affrontare ma una caratteristica saliente di questi        sistemi che svolge anche il ruolo positivo di permettere di passare rapidamente        tra rappresentazioni diverse (usando anche strumenti come l’analogia o altri        simili, che non si riescono a sfruttare in tutte le loro potenzialità mediante la        logica classica). Per quanto riguarda le motivazioni che stanno alla base delle        caratteristiche del secondo aspetto, basta rifarsi all’esperienza quotidiana: in        entrambi i casi è importante mettere a fuoco ed esplicitare meccanismi di        controllo che rendono efficaci le modellizzazioni via via proposte. In questo        lavoro presenteremo una selezione di strumenti disponibili nella teoria delle        decisioni di gruppo che permettono di trovare una soluzione in presenza di        vaghezza delle opinioni e informazione incompleta, e discuteremo un loro        possibile utilizzo per la risoluzione di problemi tipici delle scienze cognitive.   

I MODELLI ESISTENTI 

In quelle situazioni in cui bisogna prendere decisioni in gruppo l'incertezza        può presentarsi sotto diverse forme. Nel seguito illustreremo alcune tecniche        per trovare un consenso in quei casi in cui l'incertezza si trova nell'esposizione        delle opinioni dei decisori. Tutte queste tecniche hanno l'obiettivo di        raggiungere un "soft consensus" in quanto è stato dimostrato che, quando non è        richiesto di raggiungere l'unanimità di opinioni in un gruppo, il teorema di        Arrow(1951) si attenua e il Dittatore viene sostituito da un'oligarchia che        indirizza le decisioni del gruppo. L’uso del framework della logica fuzzy risulta        utile sia per modellare il comportamento degli individui in un gruppo, sia        nell’ottica di un sistema di supporto alle decisioni di gruppo (GDSS). Nel        primo caso, l’utilità risiede nel poter definire modelli che tengano conto della        vaghezza per un oggetto che presenta molte sfumature, come il comportamento       

umano. Nel caso dei GDSS, invece, la logica fuzzy permette di lavorare con        precisione a partire da un input che non deve essere necessariamente preciso,        come può essere l’opinione di un individuo su una proposta appena presentata. 

Il primo approccio di cui discutiamo è stato presentato da Kacprzyk e        Fedrizzi (1988) e permette di valutare il consenso in un contesto statico. Le        preferenze dei decisori sono modellate attraverso una relazione fuzzy che        indica la preferenza per un'alternativa rispetto ad ogni altra per ciascuno dei        decisori. Questi valori vengono poi combinati per trovare una misura di        accordo tra ciascuna coppia di decisori e alla fine un valore di accordo        complessivo. Quest'ultimo sarà un valore compreso tra 0 e 1 indicativo di        quanto i decisori siano d'accordo su tutte le alternative. Se il valore è troppo        basso, sarà necessario che i decisori discutano di nuovo per provare a cambiare        le opinioni. Un'evoluzione di questo modello, presentata da Fedrizzi et al.        (1999) permette di modellare il cambiamento del consenso in un contesto        dinamico. In questo approccio vengono mantenuti, per ogni decisore, i valori        iniziali delle sue opinioni e i valori per ogni istante di tempo successivo. I        valori dinamici si influenzano tra di loro ma non tutti i decisori cambiano        opinione allo stesso modo. Il modello permette di calcolare un coefficiente di        interazione per ciascun decisore che indica quanto venga influenzato dalle        opinioni altrui. In definitiva il modello può essere visto come un algoritmo di        apprendimento non supervisionato che minimizza una funzione costo che        dipende dal disaccordo collettivo e dall'"inerzia" al cambiamento d'opinione.        Un'ulteriore estensione del modello, Fedrizzi et al (2010) rappresenta le        opinioni con numeri fuzzy invece che con relazioni fuzzy, permettendo ai        decisori di esprimere le proprie opinioni in modo ancora più vago, anche        tramite una semplice rappresentazione grafica. La rappresentazione tramite        numeri fuzzy permette di definire un intervallo reale in cui si trova il valore,        insieme con un grado d’appartenenza per ciascun punto dell’intervallo. Per        maggiori riferimenti vedere, per esempio, Dubois (1980).  

Un approccio diverso, proposto da Yager (1999), fa uso dell'operatore        OWA (Ordered Weighted Average) per calcolare il consenso collettivo di        ciascuna delle alternative. I pesi dell’OWA vengono calcolati a partire da un        quantificatore linguistico Q che rappresenta la soddisfazione provocata da vari        gradi di consenso. In questa prima versione, il significato del valore aggregato è        "Q dei valori sono pienamente soddisfatti". In un modello successivo, proposto        da Pasi, Yager (2006), l'operatore OWA è stato sostituito da un IOWA        (Induced OWA) in cui il vettore che induce l'ordinamento fornisce una misura        del "supporto" di ciascun valore dato, cioè quanti valori "vicini" ad esso sono        stati espressi. In questo modo è possibile modellare la media della maggioranza        dei valori più simili. Le tecniche basate sull’operatore IOWA, insieme con        l’estensione LOWA, Herrera e altri (1995) che opera su input di tipo        linguistico, sono utili per effettuare una fotografia dell’opinione del gruppo su        ciascuna alternativa e supportare il processo di decisione. 

CONCLUSIONI 

Mohammed e Ringseis (2001) ha mostrato l’importanza del “cognitive        consensus” all’interno di un gruppo, cioè la capacità da parte dei suoi membri        di comprendere le ragioni altrui e avere un’identità di vedute sugli obiettivi. I        valori di consenso cognitivo ben si prestano ad essere modellati come gradi di        appartenenza fuzzy, e l’operatore IOWA (eventualmente anche nella sua        versione linguistica) troverebbe utile impiego in questo contesto. DeSanctis e        Gallupe (1987) individuano tre fasi nella decisione di gruppo: “orientation”,        “evaluation”, “control”. I gruppi che riescono a prendere buone decisioni        sfruttano la prima fase per comprendere il problema e raggiungere il consenso        cognitivo, mentre la decisione viene presa solo successivamente. Il modello        dinamico di Fedrizzi, di cui si è detto sopra, potrebbe utilmente essere        adoperato per modellare questo tipo di consenso nella prima fase di un        incontro, oltre a poter essere usato come punto di partenza per un modello più        completo capace di includere ulteriori variabili individuali non ancora        considerate. Gli altri approcci introdotti possono essere parte di un sistema di        supporto alle decisioni che possa rendere più efficiente un incontro o        controllare che le decisioni prese rispecchino davvero le opinioni del gruppo.   Bibliografia  

Arrow, K.J. (1951). ​Social Choices and Individual Values, Yale University.  DeSanctis, G. e Gallupe, R.B. (1987). A foundation for the study of group       

decision support system. ​Management Science, 33(5),  589­609. 

Dubois, D. J. (1980). ​       Fuzzy sets and systems: theory and applications (Vol.                144). Academic press. 

Fedrizzi, M., Fedrizzi, M. e Marques Pereira, R. A. (1999). Soft Consensus and        Network Dynamics in Group Decision Making. ​       International Journal Of      Intelligent Systems, 14​ 63­77. 

Fedrizzi, M., Fedrizzi, M., Marques Pereira, R. A. e Brunelli M. (2010). The        dynamics of consensus in group decision making: investigating the        pairwise interactions between fuzzy preferences. Internal Report.  Fedrizzi, M. e Pasi, G. (2008). Fuzzy Logic Approaches to Consensus       

Modelling in Group Decision Making. Stud Comp. Int., 117 

Herrera, F., Herrera-Viedma, E. e Verdegay, J.L. (1995). A sequential        Selection Process in Group Decision Making with a Linguistic Assessment        Approach. Information Sciences, 85, 223­239. 

Kacprzyk, J. and Fedrizzi, M. (1988). A “soft” measure of consensus in the        setting of partial (fuzzy) preferences. EJOR, 34. 

Mohammed, S. e Ringseis, E. (2001). Cogntive Diversity and Consensus in        Group Decision Making: The Role of Inputs, Processes, and Outcomes.       

Organizational Behavior and Human Decision Processes, 85(2). 

Pasi, G. e Yager, R.R. (2006) Modeling the concept of majority opinion in        group decision making. ​Information Sciences, 176,  390­414. 

Yager, R.R. e Filev, D.P. (1999). Induced Order Weighted Averaging        Operators. ​ IEEE Trans on Systems Man and Cybernetics - part B: