« fanno, della società, la loro fabbrica »
Gian Federico Micheletti
Il mio precedente articolo sull'università di Pechino (1) ha dato luogo ad uno stuolo di domande, che attestano quanto interesse esista non solo sulla Cina in generale, ma su taluni aspetti in particolare. Direi che il tema dell'università è fra i più vivi, probabilmente perché di università in crisi, e quindi da riformare, si sente parlare ovunque, per q u a n t o i jirincipì delle riforme invocate siano contesi, indefiniti, contrastati e, pertanto, assai confusi.
E allora comprensibile che venga da domandarsi in quale modo quell'immensa sperimentazione di rinnovamento di t u t -ta una s t r u t t u r a sociale, che la Cina sta offrendo agli occhi degli occidentali, abbia affron-t a affron-t o il problema dell'universiaffron-tà, e se i risultati sinora constatati o constatabili siano probanti, o meno.
Mi sia consentito, prima di proseguire, un richiamo a quan-to già ho scritquan-to, poiché le in-formazioni da me esposte costi-tuiscono la premessa indispen-sabile di q u a n t o è ora mio tendimento aggiungere, per in-tegrare un quadro che, altri-menti, sarebbe incompleto.
Sintetizzo, per facilitare il lettore, q u a t t r o punti fonda-mentali :
- l'Università di Pechino (e, come questa, altre) fu chiusa per oltre 4 anni ed e s t a t a riaperta nel 1971, al fine di provvedere ad un ricambio to-tale di t u t t a la popolazione u n i v e r s i t a r i a , d o c e n t e e di-scente;
— i docenti furono o sosti-tuiti con elementi di sicura fede politica marxista-maoista, pro-letario-rivoluzionaria, ovvero « rieducati » attraverso perma-nenze in comuni agricole o fab-briche, nonché acquisizione ed assimilazione dei principi del maoismo;
— gli studenti furono reclu-tati per il 4 0 % dalle comuni agricole, per il 40% dalle fab-briche, per il 2 0 % dall'esercito, tramite designazione dalla base; — i programmi di insegna-mento furono interamente ispi-rati ai pensieri di Mao, ridu-cendo al minimo la teoria ed impostandoli per la massima parte sulla pratica; l'appren-dimento si basa p e r t a n t o su periodi di studio alternati a periodi di applicazione manuale nelle fabbriche o nei campi o nei cantieri, ecc., a seconda dei casi.
E d ecco, ora, alcuni dei prin-cipali quesiti, che mi sono stati rivolti.
Se si può comjirendere che questo a v v i c e n d a m e n t o di stu-dio e di pratica avvenga per le facoltà tecniche, ad es. inge-gneria od agraria, come lo si traduce per le facoltà umani-stiche ? In quale modo è inteso e realizzato l'insegnamento del-la filosofia? Quale impostazione si è d a t a alle discipline storiche, affinché siano obiettive? E, in definitiva, quali « processi men-tali », quali «procedimenti lo-gici », insomma quali apporti razionali sistematici derivano da una prassi cosiffatta?
Ecco la risposta; non la mia risposta, ma quella che ci è stata data, e che è f a t t a di-scendere, come sempre, dai pen-sieri di Mao, il quale ha affer-mato: « L'educazione deve es-sere al servizio della politica del proletariato ed essere com-binata col lavoro produttivo », aggiungendo, per il caso speci-fico delle facoltà umanistiche: « Le discipline letterarie faran-no, della società, la loro fab-brica ».
Come viene t r a d o t t a , nella realtà, questa direttiva ? Pren-dendo gli studenti e facendo loro trascorrere appositi pe-riodi fra i contadini intenti ai lavori agricoli, fra gli operai negli stabilimenti, fra i mura-tori dei cantieri od i minamura-tori nelle gallerie delle miniere, od i venditori dei grandi magaz-zini o dei mercati, affinché ne condividano il lavoro, e con-t e m p o r a n e a m e n con-t e conducano le inchieste sociali utili all'univer-sità. Questo periodo applica-tivo dura 4 mesi, cioè un terzo dell'anno, ed impegna non solo gli studenti, ma anche i loro professori.
Ad es., nella facoltà di lettere
e lingue, nel 1971 sono state
insegnate: la teoria marxista sulla letteratura, l'arte, la crea-zione letteraria; la g r a m m a t i c a ; la retorica; l'analisi di opere classiche e contemporanee. Lo studio era accompagnato da
ri-li) (',. K. Mi E ii E L I C I T I , Il nwhi dell'uni-versità nella Repubblica Popolare Cinese
in «Cronache Kconomichc » n. 350/00, novembre-dicembre 1072, pp. 45-40.
Figg. 1-2 - U n o d e i [3 m a u s o l e i M i n g , nel b e l l i s s i m o e m i c i c l o d e l i m i t a t o d a i m o n t i c h e p r o t e g g o n o c o n t r o i v e n t i m i c i d i a l i e r a d e n t i d e l l e s t e p p e n o r d i c h e . È l ' u n i c o m a u s o l e o c h e sia s t a t o a p e r t o , v i o l a n d o u n a l e g g e n d a r i a d i s p o s i z i o n e d e g l i i m p e r a t o r i : i r e p e r t i s o n o o g g e t t o di s t u d i e r e l a z i o n i s t o r i c o -s o c i o l o g i c h e d a p a r t e di -s t u d e n t i d e l l e f a c o l t à u m a n i -s t i c h e . Le a c q u e c h e i r r i g a v a n o i g i a r d i n i -s o n o s t a t e r a c c o l t e in u n b a c i n o a r t i f i c i a l e , alla cui d i g a l a v o r ò M a o c o n i m a s s i m i e s p o n e n t i d e l p a r t i t o ; le a c q u e o r a a l i m e n t a n o la c o m u n e - a g r i c o l a - m o d e l l o di Shi San L i n g .
ferimenti costanti e fondamen-tali al libro di Mao « I n t e r v e n t i nei discorsi sulla l e t t e r a t u r a e l'arte a Y e n a n ». È s t a t a f a t t a una raccolta di « storie rivolu-zionarie » ed i concetti, per la verifica, sono stati esposti ad operai delle fabbriche,
promuo-vendo discussioni clic — a giu-dizio dei docenti — si rivelarono utilissime agli studenti, poiché dalla viva voce degli operai ricevevano conferme o corre-zioni, cosi che alla fine le idee degli uni e degli altri colli-marono.
Storia: un gruppo, dopo le
lezioni e la consultazione delle opere marxiste di interpreta-zione della storia, si trasferi a Tehangpin, ove si trovano le famose 13 tombe dei Ming (1368-1044), fatte costruire dai rispettivi sovrani per esservi tumulati. Studenti di archeo-logia, storia dell'arte, dottrine sociali, storia dell'economia, si impegnarono in scavi e ricerche, per trarre elementi atti a rico-struire le condizioni di vita dell'epoca presa in esame: in particolare, si misero a con-fronto i lussuosi mausolei, l'ar-redamento e le suppellettili con la vita dei contadini, quale ri-sulta da reperti di scavi, da documentazioni, tradizioni; il gruppo ebbe modo di trarne le più istruttive conclusioni, circa « il comportamento e l'oppres-sione spietati, esercitati dai do-minatori feudali sui contadini, cosi come le rivolte contro la do-minazione stessa; è questo che contribuisce a padroneggiare i principi del materialismo sto-rico del marxismo e ad applicare la dottrina della lotta di classe nello studio degli eventi storici e nella critica alla concezione idealistica della storia stessa ».
Filosofia. Qui il discorso si
fa più diffìcile, perché l'argo-mento è assai più complesso. Tenterò di sintetizzarlo e sem-plificarlo. Direi che alla base sta il conflitto fra due teorie filosofiche: quella idealistica che muove dalla concezione del-l'apriorismo, e quella materia-listica, che fa derivare la co-noscenza esclusivamente dalla pratica (laddove la gnoseologia aprioristica riconduce a con-cetti innati la capacità di muo-vere e sviluppare la conoscenza: per concetti innati, in questo caso, si considerino non solo valori etici od estetici asso-luti, quali la giustizia, l'armo-nia, ecc., ma altresì le facoltà raziocinanti di tipo filosofico, matematico, ecc.). Vediamo ora che cosa prevedono i programmi
della facoltà di filosofia. Gli studenti devono cercare esempi tipici che illustrino come le masse operaie applichino la teo-ria mateteo-rialistica nella pratica. Essi studiano: le Tesi di Feu-erbach: Ludwig Feuerbach e la fine della filosofia classica te-desca; alcuni capitoli dell'anti-Diihring; Materialismo ed empi-rio-criticismo; opere di Marx, Lenin, Engels, Stalin: il t u t t o sistematicamente ricondotto e raffrontato ai libri di Mao « Del-la pratica », e « Donde proven-gono le idee giuste ? ». Dopo tale preparazione, gli studenti si accingono a trascorrere 6-8 settimane con gli operai in una fabbrica, ma — cito alla let-tera — si osserva in genere che « alcuni hanno idee ancora con-fuse sulla fonte del sapere e la competenza; durante la discus-sione e la campagna di critica, gli operai stigmatizzano la teo-ria idealista dell'apriorismo e del determinismo, s o s t e n u t a dalle classi dirigenti del pas-sato, essendo l'apriorismo nien-t'altro che un giogo imposto al popolo dai reazionari ». Si rifletta bene su questo esempio: « Una tornitrice, avendo spie-gato come aveva appreso la tecnica del suo lavoro p a r t e n d o da zero, sottolineò questa ve-rità: il sapere e la competenza vengono dalla pratica. T u t t o ciò educa profondamente gli studenti ».
E qui che vale la pena fer-marsi un istante, per una valu-tazione più m e d i t a t a . Non può infatti non insorgere subito una d o m a n d a : è possibile che si confonda ora inconsapevolmen-te conoscenza filosofica ed
ap-prendistato tecnico ? Chiunque di
noi sa bene che per esercitare un lavoro, un mestiere, una a t t i v i t à , gradualmente se ne a p p r e n d e la tecnica esecutiva; d u n q u e la tornitrice, cinese o non cinese, ha ragione ad affer-mare che e p a r t i t a da zero ed ora svolge la mansione con com-petenza, avendo i m p a r a t o ciò
che deve fare. Ma « conoscenza » significa domandarle « perché » esegue questo e quel movimen-to; ella risponderà, probabil-mente, che sono connessi con l'uso della macchina; si chiede allora « perché » il tornio opera in quel d e t e r m i n a t o modo, « perché » lo si sia progettato cosi, « perché » non si possa o non convenga costruirlo altri-menti: e dalla serie induttiva dei « perché » si risalirà ad una mobilitazione di leggi della mec-canica, della fìsica, della
geo-metria, della matematica. Qui non si vuol dire che la torni-trice le debba conoscere, e nep-pure gli studenti di filosofia, salvo che si uniscano a loro ingegneri e fisici e matematici. Però è proprio a questo punto che incalzano le domande per-tinenti alla sfera filosofica della conoscenza: come si sono indi-viduate quelle leggi ? con quali strumenti razionali ? chi ha inventato i calcoli (si inten-da l'invenzione del calcolare), quando, come, perché ?
por-F i g g . 3 - 4 - E s e m p i t i p i c i di a r c h i t e t t u r a , r i s u l t a n t e d a l l a c o m b i n a z i o n e di e l e m e n t i c o n v e n z i o n a l i e di c o n t o r n i r i c o n d o t t i a l l o s t i l e t r a d i z i o n a l e c i n e s e , (sopra) Il P a l a z z o d e l l a C u l t u r a d e l l o n a z i o n i , p e r i n -c o n t r i , m o s t r e , -c o n g r o s s i ; (sotto) il C e n t r o d e l l o e s p o s i z i o n i a g r i -c o l o , p o r i n f o r m a r e e s t i m o l a r e , -c o n e s p o s i z i o n i p e r m a n e n t i o s t a g i o n a l i , c i r c a gli s v i l u p p i d e l l ' a g r i c o l t u r a ( c o l t i v a z i o n i , i r r i g a z i o n i , r i m b o -s c h i m e n t i , b o n i f i c h e , v a r i e t à di p r o d o t t i , m a c c h i n a r i e d i m p i a n t i p e r la m e c c a n i z z a z i o n e , e c c . ) .
tando un esempio banale: fu la pratica ad insegnare a colui che per primo scopri il modo per estrarre una radice qua-drata, come doveva procedere ? o non si arriva ad un punto in cui ci si arresta, commossi ed ammirati, davanti a quella scintilla che fa dell'intelletto umano un miracolo di creati-vità, genialità, intuizione, e lo induce ad affacciarsi sui perché infiniti dell'infinito universo ? Non intendo certo avanzare nel dominio della filosofia della scienza: è sufficiente prospet-tare il dubbio che « apriorismo » e « competenza » siano usati, a Pechino, con significati diversi da noi, almeno per ora, sia per ragioni politiche e sociali, sia perché gli studenti potrebbero trovarsi in una fase iniziale del lungo cammino gnoseologico, ancora da scoprire per la mas-sima parte: ed è un cammino la cui unità di percorso sono le generazioni ed i secoli, non gli anni accademici.
Un ultimo esempio.
Agli studenti si insegna che in materia di conoscenza esi-stono due linee: la prima con-siste nel passare dal soggettivo all' oggettivo; l'altra, nel par-tire dalla realtà oggettiva agen-do seconagen-do leggi oggettive. La prima, si dice, è sbagliata, per-ché si avvale dell'intuizione; la seconda è valida. L'esempio ri-guarda il distretto di Iviaonan, dove il problema consisteva nel costruire sbarramenti anti-ma-rea per salvaguardare le zone costiere e consentirne la colti-vazione agricola.
A tale fine, si decise di inter-rogare, da parte di progettisti e studenti, i vecchi contadini ed i pescatori della zona, per conoscere « le leggi delle ma-ree »; si fece il progetto e si esegui il lavoro con buon esito. Poco dopo, analogo problema venne affrontato in altra parte della Cina; sulla base dell'espe-rienza acquisita a Kiaonan, si costruì una diga, che però non
resistette all'impeto dei flutti e ne fu distrutta. Ciò, perché non si erano nuovamente interpel-lati gli abitanti, ecc. Si pose riparo ricorrendo alle loro cogni-zioni; si accertò cosi che le condizioni dei venti, delle cor-renti marine, dei movimenti on-dosi erano assai diverse dal caso precedente, talché anche il pro-getto doveva essere totalmente modificato. « Settemila conta-dini furono mobilitati per co-struire la nuova diga » questa volta con successo. Tutto ciò, concludono gli studenti, ed i membri del Partito del distretto che con loro hanno collaborato « dà modo di comprendere ogni volta meglio le celebri tesi enunciate da Mao: « Senza in-dagine preliminare, non v'è di-ritto di parola » e « Indagare su un problema è risolverlo ». Concludo. Perché ho riferito gli esempi, che ai più sembreranno troppo elementari ? Anzitutto perché sono veri e furono rife-riti con la massima convinzione. In secondo luogo, perché essi assumono un significato assai diverso, a seconda che si valu-tino con i nostri occhi e dal nostro punto di vista, oppure dal loro punto di vista, sep-pure con i nostri occhi.
Mi spiego: la Cina ha 800 mi-lioni circa di abitanti. La per-centuale di studenti universi-tari, in quella immensa popola-zione, deve essere estremamente esigua (mancano le statistiche globali, poiché per ora la Cina non ne fornisce). Se valesse ovunque la norma che, per ri-solvere i problemi, sono indi-spensabili i laureati, la situa-zione sarebbe statica e terri-bile. Ma se è possibile persua-dere la gente che molti pro-blemi (la propaganda dice « tut-ti ») si superano se si affrontano con un accurato esame preli-minare, con una volonterosa indagine e con inchieste fra chi ha esperienza anche soltanto pratica, ponendosi poi al lavoro (e mobilitando a tale fine
mi-gliaia di braccia, sospinte da una fideistica aspettativa di miglioramento) non v'è dubbio che molte soluzioni siano rag-giunte o raggiungibili, e che ...molti progetti divengano realtà.
A questo punto, si conclude e si dimostra che il successo è l'opera di quelle braccia, e cioè delle masse.
Ma quando i problemi siano tali da implicare conoscenze, quali occorrono ad es. per co-struire e mettere in orbita un satellite artificiale, è evidente che si rientra fra élites di studio ad alto ed altissimo livello, sal-vaguardate — fra l'altro — da un isolamento insuperabile.
Se la Cina dovesse essere giu-dicata sulla base di quanto ho riferito, si dedurrebbe che la situazione universitaria è al-quanto modesta; ma — si badi — la Cina è in movi-mento, la Cina è in cammino, la Cina doveva (e ancora deve) risolvere problemi sulla base di una società agricola poco più che medievale in molte re-gioni. Però, Mao ha detto che « l'industria è la funzione-guida dell'economia »; industria signi-fica la conoscenza di molte leggi (della meccanica, della fisica, della geometria, della mate-matica); leggi veramente obiet-tive, senza etichette politiche. Dovranno essere in molti di più i cinesi, cui verrà chiesto di acquisirle ed applicarle; e le dovranno apprendere sui libri. L'industria si diffonderà, gra-dualmente, perché tenuta sotto controllo ad evitare scossoni e squilibri economici o sociali, ma con pari gradualità darà luogo a trasformazioni importanti.
I sintomi già si possono in-travvedere e sono assai signi-ficativi. Il vero successo del maoismo, che ne sancirà — o meno — la portata storica, è quello del periodo che sta per iniziarsi. La prima fase, del lavoro e del riso per tutti, anche se ad un livello di vita assai modesto, è già stata
eom-piuta ed è un evento enorme; il problema, ora, è mantenere questa stessa enorme « carica » di fede, e continuare a portare
tutti egualmente avanti. Ma è
qui che la filosofia della storia è in attesa di verifica,
inve-stigando se coloro ai quali gli studi veramente superiori da-ranno un « modus ratiocinandi » inevitabilmente più soggettivo, continueranno a far parte di quell'amalgama di particelle in-distinte, da cui Mao ha t r a t t o il
primo miracolo e si appresta, con la duttile flessibilità e la mitica attrazione che gli sono proprie, a cercare di ottenere il secondo: quello della indu-s t r i a l i z z a z i o n e p r u d e n t e ed equilibrata..