• Non ci sono risultati.

Poliacqua: una risorsa quasi sconosciuta

Umberto Bordelli

È ragionevole credere che la struttura cri-stallina, la forma, la disposizione, la distribu-zione di molte rocce — comprese ghiaie e sabbie — siano in stretta relazione con le pro-prietà dell'acqua. Questo « elemento » fonda-mentale del creato è benefico dove esiste ma lascia in forma di deserto le zone — oggi pos-siamo dire con certezza anche i pianeti e i satelliti — dove non è mai comparso.

L'acqua si presenta anche sotto forma di neve. Essa cade leggermente, si distribuisce in silenzio, secondo schemi oramai fissati. I ghiac-ciai ne sono la testimonianza. Scendono lenta-mente — quando il clima non li obblighi a retrocedere —, e sono l'ombra del passato, quando limavano catene di monti, trasportando a valle enormi massi che, in seguito, venivano ridotti di dimensione dalle immense alluvioni. Cosi si formò la nostra terra che l'uomo cominciò a percorrere. Parrebbe che il ciclo acqua-terra-uomo, sia contenuto in quanto ormai cono-sciamo, e non vi sia timore che qualcuno venga a sconsacrare quanto si racconta dell'acqua, di quell'acqua che originò il diluvio ricordato dalle Saere Scritture, ultimo di una ben nutrita serie che vide la terra con pianure sempre più estese e monti sempre meno elevati. L'acqua, infatti possiede la regina delle potenze. Ad una certa temperatura, quando si raffredda, invece di contrarsi, come fanno tutti i corpi, si dilata asportando rocce, minerali e stratificazioni, for-mate dalla natura nei millenni precedenti. Co-mincia cosi una nuova vita per gli elementi sot-tratti alle loro sedi, cui si dà il nome di glacia-zione. A tale fase segue quella della definitiva alluvione, quando ghiaccio e nevi sono lique-fatte dalla temperatura di un clima migliore.

L'acqua non ha segreti e non ha ancora trovato chi la incateni. Scioglie tutti i corpi, in misura maggiore o minore. Se caldissima, oltre a scioglierli nel profondo della terra, come fenomeno post-vulcanico, li trasporta verso l'alto, e li deposita, man mano che si raffredda. Il panorama che ci ha preparato l'acqua è a volte immenso, a volte ristretto al banco del gioiel-liere con la creazione di cristalli variatissimi.

Ebbene, se vi son uomini che non amano i monarchi della natura — e l'acqua ne rappre-senta uno dei più indomiti —, oggi possono rallegrarsi. E stata infatti scoperta una nuova

aequa, che gli americani hanno definito « poly-water ». Gli scienziati ne hanno studiato la composizione e l'origine, accennando alle sue applicazioni, che appaiono scarse soltanto perché non è facile procurarsela: ma che già si delineano differentissime dall'acqua comune e in grado di risultare di estrema utilità se si riuscirà a produrla in grandi quantità.

Descrizione della poliacqua.

Tale sostanza è stata chiamata anche su-peraequa.

La sua scoperta, qualche anno fa, provocò un profondo dissenso fra gli scienziati, che può vagamente ricordare quello suscitato dai famosi dischi volanti. Chi ha visto tale « acqua » dice che essa ha lontanamente l'aspetto di vaselina. Bolle a temperatura superiore ai 71° Fahrenheit ed il suo punto di congelamento è circa fra i — 17° F e i — 40° F, mentre la sua densità è del 40% maggiore di quella dell'acqua nor-male, e la sua viscosità sta fra quella dell'olio denso e quella delle molasse (industria dello zucchero). Il liquido è soltanto parzialmente miscibile con l'acqua normale con un indice di rifrazione maggiore (compreso fra 1,38 a 1.51 a seconda delle diverse misurazioni).

Un gruppo di scienziati russi, capeggiati da Boris V. Deryagin, dell'Istituto di chimico-fisica dell'Accademia delle scienze dell'URSS, dichiarò la scoperta di tale acqua eccezionale fino dal 1062. Fu durante lo studio delle pro-prietà di diversi liquidi che vennero riscon-trate piccole quantità di acqua anomala con proprietà sorprendenti. I ricercatori studiarono la nuova sostanza e vennero alla conclusione che le ordinarie molecole dell'acqua erano en-trate in combinazione per formare molecole gigantesche, simili a quelle riscontrate in dati tipi di materie plastiche. Essi la chiamarono «or-toacqua », per distinguerla dall'acqua normale.

Ma parecchi scienziati del mondo occiden-tale non diedero molto peso all'annuncio di occiden-tale scoperta e solo parecchi anni dopo alcuni studiosi dell'Università del Maryland ed altri, in Inghilterra, dei laboratori Unilevers, ripe-tendo gli esperimenti russi trovarono che pote-vano produrre quella stranissima acqua. I risul-tati suscitarono profondo interesse e provoca-rono una intensa attività di ricerca.

La poliacqua è scarsa.

Gli scopritori la chiamano, al presente, « ac-qua I I », anche se la maggioranza degli scien-ziati americani la denomina « polywater ». Vi sono tuttavia altri nomi, come « acqua ano-mala », « acqua cielimetrica », o superdensa, o tetramerica.

Siffatti termini significano soltanto che l'ac-qua è ancora poco conosciuta, suscita molto interesse, e le sue proprietà suggeriscono appel-lativi, in cui ciascuno vorrebbe racchiudere almeno una parte delle speciali proprietà che la contraddistinguono.

Sebbene il metodo di fabbricazione di tale acqua sia alla portata di tutti coloro che pos-siedono ordinari mezzi di laboratorio, finora nessuno è riuscito a produrne se non in quantità estremamente limitate.

Eccolo. Innanzi tutto occorre disporre di un numero sufficiente di tubi capillari ottenuti mediante stiratura di tubi normali di quarzo o di pyrex, onde ottenere un migliaio di spez-zoni corti con un diametro da 1 a 10 micron da mettere in un recipiente adatto. In secondo luogo occorre preparare una soluzione acquosa satura di solfato potassico in un altro recipiente, da porre insieme al primo un essiccatore a vuoto. Entro un lasso di tempo, da due giorni a due settimane, circa il 10% dei tubi conterrà del liquido nel suo interno. Sigillati tali tubi e esaminati al microscopio, si scoprirà in essi circa un decimillesimo di grammo di poliacqua.

Alcuni scienziati ritengono che il campo elettrostatico formatosi sulle nuove superfici di tubi di quarzo, nell'interno dei tubicini, sia l'agente principale della formazione di poliacqua. La poliacqua presentata nei capillari di pyrex non è tanto densa quanto quella formata in quelli di quarzo, forse perché un terzo degli atomi di silicio sono stati rimpiazzati da atomi di boro, nel vetro borosilicato (pyrex).

Dal momento che sono pochi coloro in grado di rimuovere la poliacqua dai piccolissimi tubi senza far si che essa ritorni acqua normale, la maggior parte degli studi è stata eseguita colla poliacqua laddove si trovava, ossia nei tubicini.

L'ipotesi maggiormente accreditata afferma che si è creata una combinazione di parecchie molecole di acqua normale per formare un polimero. Ogni studioso, tuttavia, propone la propria tesi circa la disposizione geometrica delle molecole e sulla forza che le tiene unite. Per dimostrare la veridicità della loro teoria, si sono avvalsi di mezzi di indagine diversi, come la diffrazione a raggi X, la risonanza nucleare magnetica, i raggi infrarossi e le inda-gini spettroscopiche. Inoltre, sono state

invo-cate teorie molto progredite nel campo della chimica e della fisica, includendovi la mecca-nica dei quanti.

Gli strati acquiferi sono essi pieni di poli-acqua ?

Taluni pensano che l'acqua possa sciogliere sufficiente silicio dalle pareti dei tubi capillari, per formare un « gel », e che pertanto la « po-liacqua » non sia affatto un polimero.

N o n è u n o s c i e n z i a t o a m e r i c a n o q u e l l o c h e , n e l l a d o c c i a , v e d e f o r m a r s i i m p r o v v i s a m e n t e , e p e r la p r i m a v o l t a , u n a g i g a n t e s c a g o c c i a di n u o v a a c q u a , la poliacqua. G i g a n t e s c a , p e r c h é e s s a h a d e n s i t à m a g g i o r e d e l l ' a c q u a n o r m a l e , q u a n t u n q u e a n c h e cale d i f f e r e n z a n o n p e r m e t t e r à m a i alla g o c c i a di a s s u m e r e le d i m e n s i o n i in f i g u r a , c h e n o i a b b i a m o r i l e v a t o d a r e c e n t i s s i m e p u b b l i c a z i o n i a m e r i c a n e . Gli a m e r i c a n i n e l l e n o v i t à a n c h e s c i e n t i f i c h e , v o g l i o n o a r r i v a r e , t r a m i t e la p u b b l i c i t à , ad i n t e r e s s a r e t u t t i . Q u i s i a m o nel m o n d o d e g l i s t u d i o s i , e la p o l i a c q u a n o n è a n c o r a u s c i t a d a i l a b o r a t o r i di r i c e r c a ; m a si p u ò e s s e r e s i c u r i c h e e s s a s a r à o g g e t t o di v a s t e r i c e r c h e e di f u t u r e a p p l i c a z i o n i . P e r t a n t o p o s s i a m o c o m p r e n d e r e il d e s i d e r i o r a p p r e s e n t a t o n e l l a f i g u r a .

Altri hanno tentato di collegare le anomalie a tracce di impurità organiche assorbite sotto forma di prodotti della combustione, prove-nienti dalle fiamme usate per operare la tra-zione sui tubi e renderli sottilissimi.

Vi fu un critico che si espresse cosi: « L'ac-qua e la silice sono stati in contatto per miliardi d'anni. Se vi fosse stata la possibilità di produrre una qualità più stabile di acqua, oggi non esiste-rebbe, in tutto il mondo, acqua ordinaria ».

E ancora: « Perché gli strati acquiferi com-posti essenzialmente di sabbie siliciose e quelli

in arenarie del genere non contengono abbon-dante poliacqua ? ».

Ma alcuni ricercatori della Princeton Uni-versity hanno f a t t o osservazioni che possono migliorare le conoscenze dei critici. Essi hanno dimostrato che la poliacqua non potrà for-marsi in capillari già inumiditi con acqua nor-male (o con altri liquidi). Questo, viene deno-minato il cosi detto « fenomeno di inumidi-mento delle superlici ». La termodinamica del sistema acqua-tubi capillari invita a pensare che, stante l'energia dell'acqua anomala ili misura minore di quella della normale, non vi sono molte probabilità di produrre mediante catalizzatori l'acqua anomala q u a n d o la super-ficie è s t a t a inumidita con acqua normale. Le molecole d'acqua, che si avvicinano ad u n a superficie già umida, si troveranno semplice-mente in u n ambiente tipico d ' a c q u a normale, la cui formazione continuerà.

Da tali p u n t i di vista ed anche dalle teorie geologiche che f a n n o derivare la sabbia sciolta da rocce a lungo sottoposte alle azioni dell'at-mosfera con repentine variazioni profonde di t e m p e r a t u r a per poi essere t r a s p o r t a t a laddove oggi si viene a trovare, si deduce che le con-dizioni naturali a d a t t e alla formazione di po-liacqua si sono riscontrate assai r a r a m e n t e .

U n chimico a m m e t t e che t u t t e le acque contengono tracce di poliacqua, e che essa viene immessa d u r a n t e i processi di lavorazione in residui che sono scartati oppure pesati senza analisi successive, o ancora inceneriti. T u t t o ciò eliminerebbe la poliacqua, senza metterla in evidenza.

Nella l e t t e r a t u r a chimica si n o t a che per il passato molti sperimentatori analisti h a n n o t r o v a t o poliacqua senza accorgersi che era tale, distruggendo o t r a s c u r a n d o n e le prove, considerate f r u t t o di errori sperimentali o di a p p a -recchiature difettose.

U n a équipe di studiosi che lavorano sotto la direzione del d o t t . Ellis R. L i p p i n c o t t alla Università del Maryland sono convinti che tale acqua sia esistente in n a t u r a , e che possa avere una a t t u a l e i m p o r t a n z a nei processi biologici e geofisici. Essi opinano che le goccioline di poliacqua costituiscano sottilissimi nuclei nel-l'atmosfer a, a t t i a condensare a t t o r n o a sé l'acqua normale, generando cosi la pioggia, neve e nebbia. Forse anche semplici cariche elettriche sono all'origine della formazione di t u t t i i fenomeni atmosferici che d a n n o luogo a precipitazioni. È l'incertezza che è necessario eliminare. Gli stessi studiosi sono anche del parere che la poliacqua, sotto f o r m a di goccio-line nell'atmosfera, possa influenzare l'accu-mulazione e l'adesione del ghiaccio, se n o n

addirittura intervenire nella formazione delle argille. Queste sono certamente sotto l'influsso delle cariche elettriche contenute negli elementi di dimensione atomica, provenienti dagli ioni di diversa n a t u r a che, causa gli effetti d ' a t t r a -zione di tali cariche, si vengono a disporre a t t o r n o alla particella d'argilla colloidale (sot-tilissima). La poliacqua, nuclearmente attiva, come è stato da molti riconosciuto, può entrare nella compagine delle argille che, d'altronde, presentano differenze di n a t u r a e s o p r a t t u t t o di comportamento, tali da far desiderare la scoperta di nuove ragioni causa di tali diffe-renze: come la poliacqua. È ben noto che alla foce dei fiumi si producono le maggiori preci-pitazioni di argilla, per effetto delle cariche iono-elettriche che il cloruro sodico del mare — ed altri sali, anche — p o r t a a contatto delle s t r u t t u r e argillose, sospese nell'acqua. La for-mazione di vaste stratificazioni sarebbe, causa la poliacqua, in tal modo favorita e differen-t e m e n differen-t e plasmadifferen-ta, in r a p p o r differen-t o al podifferen-tenziale di presenza dell'acqua anomala. T u t t o è ancora da scoprire con sufficiente certezza.

Alla Leight. University (Stati Uniti) il dr. Frederick Fowkes, presidente del Diparti-m e n t o di chiDiparti-mica, predice che la poliacqua consentirà di produrre « banchi » a bassissima t e m p e r a t u r a , a t t i a conservare organi u m a n i indefinitamente, allo scopo di operare t r a p i a n t i chirurgici. La poliacqua, sostituita alla nor-male, p e r m e t t e congelamenti di organi a tem-p e r a t u r e sufficientemente basse, certamente di molto inferiori a quelle possibili q u a n d o i tessuti sono permeati di acqua normale, raggiungendo il fine della conservazione senza distruzione.

Si prevedono altri usi per la poliacqua. Nelle macelline delicate e negli s t r u m e n t i sarà possibile sostituire l'acqua ordinaria con la poliacqua, che non è corrosiva. Nei r e a t t o r i nucleari essa costituirà u n mezzo efficace di r a f f r e d d a m e n t o , e di s c h e r m a t u r a ; nonché, u n mezzo per sgelare e un sostituto del vapore quale liquido r a f f r e d d a n t e per le automobili p e r m e t t e r à ai motori di raggiungere tempera-t u r e ben maggiori e quindi più elevatempera-ti rendi-menti termodinamici.

William Lear, l'industriale del N e v a d a , di cui l'aeroplano a getto Lear e i nuovi motori a benzina sono ben conosciuti, sostiene che la poliacqua p o t r à essere u s a t a in sistemi di pro-pulsione privi di polluzione.

A giudicare dal n u m e r o di imprese indu-striali, delle università e degli enti governativi, che conducono ricerche sulla poliacqua, si è convinti che tale sostanza a v r à u n a applicazione c e r t a m e n t e pratica e uscirà presto dal chiuso dei laboratori di analisi.