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Circolarità e piani narrativi

CAPITOLO 3 – Romanzi a confronto

3.2 Circolarità e piani narrativi

Beltenebros si può definire un romanzo che richiede una lettura diffidente, condotta tipica della figura del protagonista, spia e assassino. Il percorso compiuto da Darman coincide con quello del lettore e consta di molteplici indizi il cui compito è quello di fornire un legame tra passato e presente; geograficamente parlando, si tratta di svelare la contiguità dei due spazi in cui si ambienta parte della narrazione, la boîte Tabú e l’Universal Cinema. Non vi è dubbio che il romanzo sia di natura circolare: i personaggi, gli spazi, il tempo, tutti gli elementi della narrazione sono rievocati dal passato per giustificare e spiegare il presente. Darman si sposta dalla propria casa per compiere una missione, viaggia per ricevere le indicazioni necessarie, porta a termine la missione e ritorna al punto di partenza. Questo è l’iter che compie in entrambi i casi, quello di Walter e quello di Andrade.

Veinte años después yo había repetido a la inversa el camino de la huida de Walter. (Cap. XVI, p. 274.)111

Le persone che incontra per la seconda volta nel suo cammino hanno identità diverse ma sono specchio delle precedenti, dando vita ad un’equazione perfetta tra esistenza umana e missione, un ciclo infinito che trova pace solo nella morte.

Aún no me daba cuenta de en qué medida se me volvía inflexible la lógica del tiempo: una traición, Walter, Rebeca Osorio. Recordé una máxima que había leído no sabía dónde, una advertencia: Don’t play the game of time. (Cap. VI, p. 166)

Mi inteligencia se rebelaba contra las vanas duplicaciones del azar, pues no era posible que todo lo que yo había vivido estuviera repitiéndose, con alteraciones secundarias que agravaban la irrealidad de mi viaje. (Cap.

Allo stesso modo, nella realtà immaginaria di Santa María, la narrazione si congela in una ripetizione senza fine, poiché Elena Sala, tutti i giorni alla stessa ora (mediodía), si reca dal medico, Díaz Grey e chiede la sua ricetta in sala di

111 Op. Cit.

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attesa. Questa ciclicità viene interrotta quando Onetti inserisce nel capitolo XIII l’espediente del marito di Elena Sala, che decide di recarsi lui stesso da Díaz Grey per porre fine alla situazione.

Molina sostiene che “el tiempo del relato no puede avanzar en sentido lineal del pasado al presente porque tampoco el tiempo de la vida progresa en una sola dirección.”112

La narrazione si scompone in più piani narrativi che si intrecciano con il passato che gravita nelle vite dei personaggi di Beltenebros e di Juan Carlos Onetti. Detto ciò, è anche vero che esso si presenta sotto diverse forme. Gli abitanti di Santa María devono fronteggiare un passato molto recente, che non va oltre ciò che è avvenuto nella città irreale, non si preoccupano delle loro radici e sono convinti che il loro vero padre e creatore sia il dio Brausen. Al contrario, nei romanzi di Molina il passato comprende un arco di tempo più ampio e lontano dal presente della narrazione, ricordando i romanzi di William Faulkner. I cittadini di Yoknapatawpha vivono un presente scomodo, dove l’ombra del passato aleggia e non permette alla storia e alla tradizione di evolversi e di modernizzarsi.

Dice Sartre que los personajes de Faulkner nunca miran al frente, y que su actitud hacia el pasado es como la de alguien que viaja en el asiento trasero de un automóvil y contempla fascinado los paisajes que se alejan de él y acaban perdiéndose en el horizonte. Pero esto no es del todo cierto: Sutpen, el héroe de ¡Absalón, Absalón!, vive empujado siempre hacia el porvenir, sombríamente obsesionado por la consecución de lo que él llama su designio, y nisiquiera en la derrota y la vejez renunciará a seguir defendiendo su casa y prolongar su vida más allá de sí mismo.113

I distinti livelli diegetici scompaiano nei romanzi di Onetti, dando vita alla struttura a matrioska utilizzata anche in Beltenebros. Il ciclo di Santa María parte dal presupposto di una fuga, quella nel mondo immaginato dal protagonista. Già questo ci fa capire che si è di fronte ad un testo dove i piani narrativi non rispettano un ordine prestabilito, trattandosi di “irrupción de lo real imaginado en

112 A. Muñoz Molina, Pura Alegría, Madrid, Alfaguara, 1998, p. 144. 113 Ibidem.

52 lo puramente imaginado.”114

Il tipo di tecnica a cui fanno capo entrambe gli autori è esattamente quello di Le mille e una notte, modello al quale si è già accennato precedentemente. Nei testi di Onetti tutto parte dall’immaginazione di Juan María Brausen, che per sopperire alla sua esistenza infelice si inventa una nuova identità in un nuovo mondo, dove ciascun personaggio dà origine a una serie di eventi fino a formare una vera e propria saga narrativa. Ma l’intenzione dell’autore è presente fin dal primo romanzo, racchiusa nel racconto La casa en la arena, che originariamente apparteneva alla La vida breve e viene però pubblicata separatamente. La sorte di Santa María è anticipata nel passo che segue:

El médico sospechaba que, con los años, terminaría por creer que la primera parte memorable de la historia anunciaba todo lo que, con variantes diversas, pasó después; terminaría por admitir que el perfume de la mujer –le había estado llegando durante todo el viaje, desde el asiento delantero del automóvil- contenía y cifraba todos los sucesos posteriores, lo que ahora recordaba desmintiéndolo, lo que tal vez alcanzará su perfección en días de ancianidad. Descubriría entonces que el Colorado, la escopeta, el violento

sol, la leyenda del anillo enterrado, los premeditados desencuentros en el

chalet carcomido y aún la fogata final, estaban ya en aquel perfume de marca desconocida que ciertas noches, ahora, lograba oler en la superficie de las bebidas dulzonas.”115

Il simbolo dell’anello è un elemento chiave che l’autore ci fornisce per suggerire la natura circolare delle opere ambientate a Santa María. Non solo, in questo racconto si accenna all’incendio che sarà la causa della distruzione della città immaginaria, ma attraverso un procedimento particolare, che consiste nel non riferirsi esplicitamente ad un evento, ma di aggirarlo senza chiamarlo con il proprio nome, lasciando al lettore il compito di inserire l’ultimo tassello nel quadro complessivo. La luce, il calore, il nome stesso Colorado, il sole, sono tutti simboli che servono a preannunciare l’incendio finale. Il ciclo di Santa María si chiude con l’intervento di Onetti, il quale si inserisce in veste di giudice supremo nella narrazione in Dejemos hablar el viento. Tutto ritorna al punto di partenza: in

114 O. Prego, M. A. Petit, Juan Carlos Onetti o la salvación por la escritura, Madrid, Sociedad

General Española de Librería, 1981, p. 54.

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La vida breve l’autore Onetti si proietta in Brausen, il quale a sua volta crea il suo doppio Arce e immagina Santa María con i suoi abitanti. Il personaggio reale Brausen riesce ad integrarsi con gli altri cittadini e finisce per esser considerato il dio creatore al quale viene dedicata una statua nel centro della città. Nel giudizio finale si ripresenta l’autore, Onetti, che entra nella narrazione e condivide con le sue creature la sorte di Santa María, distrutta da un incendio, il cui significato simbolico rimanda al ciclo della vita che con la morte sancisce il ritorno alle origini, proprio come in Beltenebros.

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