• Non ci sono risultati.

Conoscere Porta Ticinese Gasparini Eleonora

2.1 La nicchia urbana

Ho scritto in precedenza che gli uomini hanno “colonizzato” il territorio nomi- nandolo e costruendolo, allacciandolo alla loro storia e identità. Anche la forma dell’organizzazione dello spazio influenza la personalità dell’abitante di questo spazio.

Uno dei prodotti principali della costruzione umana è sicuramente la città, che è un’invenzione sociale. Da sempre la vita umana è stata ed è legata alla città; si può dire che la città sia l’ambiente naturale degli esseri umani, all’interno della quale han- no trovato e sviluppato la vita. Ogni essere vivente ha il suo ambiente naturale tipico, che contiene ostacoli che servono a sviluppare nuove capacità; se gli ostacoli sono insuperabili, si avrà allora l’estinzione della specie.

Dunque la città è una “nicchia ecologica” con i suoi ostacoli e i suoi pregi, verso la quale tutti gli uomini tendono.

Ma che cos’è la città? La definizione certamente non è facile, ma sicuramente la si può definire come un soggetto in continuo sviluppo e trasformazione.

Le città sono il riflesso del modo in cui gli uomini hanno organizzato il lavoro, il po- tere, il governo, la cultura. Sempre più, soprattutto attualmente, si può dire che le cit- tà hanno cambiato aspetto ed è come se avessero una nuova personalità, in relazione ai veloci cambiamenti economici, sociali, tecnologici e culturali avvenuti nella società (cfr. Francesco Indovina, 2006).

2.2 Città frammentate

Osservando le città contemporanee possiamo fare dei confronti e notare dei muta- menti: le città contemporanee non sono più compatte come in passato, quando tutte le funzioni (famiglie, servizi, attività, …) erano concentrate sullo stesso territorio. Oggi le varie attività sono disperse sul territorio, con il risultato che le città sono fram- mentate: con “frammentazione” ci si riferisce al significato biologico del termine, di riproduzione di un corpo da un suo frammento. Quindi non città spezzate e disperse sul territorio, ma città che a partire da un pezzo di loro stesse si sono “riprodotte” sul territorio come per gemmazione. Il risultato è una sommatoria di parti in apparenza disgiunte ma riconnesse con relazioni di tipo urbano.

Come si è arrivati però a queste città frammentate?

La dispersione è cominciata perché le famiglie, le attività e le varie funzioni non potevano più sostenere il costo della città e si trasferivano quindi al di fuori di questa. Nella città sono rimaste solo le famiglie e le funzioni che riescono a sostenere l’aumentato costo della metropoli. Alcune nuove e vecchie funzioni hanno cercato di resistere alla dispersione, ma alla fine anche per queste ultime è stato conveniente progettare una rilocalizzazione.

La connessione tra le varie parti della città diffusa è garantita dalle reti. Le varie parti trovano nuovi luoghi in cui insediarsi, distribuendo funzioni in un territorio sempre più ampio. I centri commerciali, ad esempio, scelgono la campagna come luogo di insediamento, creando nuovi poli commerciali a servizio delle intere zone limitrofe. Le funzioni di governo hanno invece scelto piccole e medie città, rimanendo in qual- che modo vicine alla funzione urbana. Se si osservassero tutti questi elementi, si ve- drebbe che la città ha l’aspetto di un arcipelago: un territorio diffuso in cui però alcuni

Conoscere Porta Ticinese Gasparini Eleonora

elementi della metropoli non sono spariti.

Le gerarchie, le differenze sociali sono ancora presenti ma più mitigate; è un territorio che vive di queste differenze e in cui le varie funzioni sono sempre più integrate (cfr. Francesco Indovina, 2006).

2.3 Grandi metropoli e piccole comunità

La metropoli e la comunità sono due realtà opposte, ma che presentano alcuni tratti comuni e che rappresentano bene la realtà della metropoli contemporanea.

La piccola comunità è formata da un ristretto numero di persone, che fanno la stes- sa esperienza territoriale e che partecipano alla realtà sociale di quest’ultima. La metropoli, invece, ha un territorio molto più vasto, con una popolazione più numer- osa.

La metropoli non viene percepita nella sua interezza dalla popolazione: ogni gruppo di persone farà uso della città parzialmente, in base alle esigenze del momento e in tempi diversi. La metropoli viene colta quindi in modo diverso da ogni cittadino; inol- tre molto spesso i cittadini avvertono soltanto il quartiere in cui vivono.

Ovviamente sono visioni estremizzate, esistono persone che vivono in piccole comu- nità ma escono e provano esperienze al di fuori di essa, rompendo così le regole della comunità; così come i segni e i simboli della metropoli non sono uguali per tutti gli abitanti, che percepiscono la metropoli in pezzi.

Queste due realtà contrastanti rappresentano la situazione delle metropoli contem- poranee, diffuse sul territorio e formate da piccole comunità che non hanno quasi più quel carattere limitativo che si è definito (cfr. Francesco Indovina, 2006).

2.4 La “nuova metropoli”

Queste “nuove metropoli” diffuse sul territorio e organizzate in piccole comunità presentano alcune caratteristiche:

- Questa riorganizzazione del territorio è una tendenza che voleva correggere e limitare i difetti della metropoli e della comunità;

- Sono aree in cui sono presenti piccole e grandi città, gruppi residenziali, produ- ttivi e di servizi;

- Hanno densità variabile (alta nelle grandi città e viceversa);

- L’area nel complesso appare destinata alla residenza, alla produzione e ai servizi; i servizi commerciali formano nuclei a se stanti, localizzati in punti facili da rag- giungere. Le altre attività produttive sono disperse sul territorio, ma possono anche essere concentrate in certe aree.

Le attività ricettive e di ristoro sono presenti sia in centro sia disperse sul territorio. I tipi abitativi sono i più vari: dagli stili classici alle copie delle architetture contempo- ranee più famose. Molto spesso di grande qualità sono gli edifici produttivi.

Riassumendo, e muovendo qualche osservazione sulla nuova metropoli, si può dire che unisce gli aspetti positivi sia della comunità sia dalla metropoli in senso stretto. Innanzitutto, si è ridotta la tendenza al gigantismo e all’agglomerazione, con la formazione di poli differenziati quasi del tutto nelle funzioni (residenziale, lavorativa, studio, …) per cui la popolazione è costretta ad aumentare la mobilità. La mobilità è quindi cresciuta, si sviluppa su distanze sempre maggiori e permette di fare esperien

Conoscere Porta Ticinese Gasparini Eleonora

ze diverse; aumentano gli incontri ma si spende anche più tempo negli spostamenti. Risulta che il territorio metropolitano è utilizzato in tutta la sua interezza, anche sot- tolineando il dato che dimensionalmente il territorio urbano è allargato, anche se con densità abitative differenti; qualitativamente i servizi sono presenti su tutto il territo- rio come in una qualsiasi classica metropoli.

La popolazione vive dispersa in nuclei su tutto il territorio e tende ad aggregarsi cul- turalmente, socialmente e funzionalmente vivendo, di fatto, in piccole comunità; allo stesso tempo però usa il territorio metropolitano per vivere esperienze differenti. Si riesce in questo modo a coniugare la vita di tipo comunitario con le relazioni af- fettive che ne derivano e che sono il contrario della solitudine metropolitana, con la libertà di movimento tipica delle città.

In questa nuova forma della metropoli si fondono quindi gli aspetti positivi delle due realtà; non c’è più l’attaccamento a una piccola realtà tipica della comunità, che viene modificato dall’esperienza della metropoli. Ovviamente gli aspetti negativi legati alla città non sono spariti ma si sono mitigati: povertà, differenze sociali, costo della vita. Non si tratta perciò di una realtà priva di ostacoli, ma piuttosto un luogo in cui le persone che non hanno trovato un posto adeguato nella società possono sentirsi ricompensate e inserite socialmente (cfr. Francesco Indovina, 2006)

Conoscere Porta Ticinese Gasparini Eleonora Conoscere Porta Ticinese Gasparini Eleonora

Si tratta di luoghi esterni ed estranei, che restano al di fuori del circuito delle strutture produttive. Aree indu-striali, stazi-

oni ferroviarie, porti, quartieri residenziali insicuri, luoghi contaminati (..) questi luoghi sono isole interiori svuotate di ogni attività, sono tracce obliate e residuali estromesse dalla dinamica urbana. Di qui il lo-ro trasformarsi in aree puramente dis-abitate, in-sicure, im-produttive, in definitiva in zone estranee al sistema urbano, fisicamente interne alla città e tuttavia ad essa spiritualmente esterne (…) Ignasi De Solà-Morales, Terrains Vague, Abitare Sege-sta,

Milano 1994, p. 76.

I terrains vague sono un prodotto molto presente nelle nostre metropoli contemporanee. Cosa sono precisamente i terrains vague? Sono tutti quegli spazi residuali, senza funzione ap- parente, abbandonati o di risulta da edifici architettonici.

Solo apparentemente non hanno funzione, perché in realtà rappresentano la mancanza di potere, scatenando l’insicurezza nei passanti.

Sono il rovescio della città, raccontano un altro futuro possibile.

Ne esistono di molti tipi, ma un elemento che li accomuna e consente loro di non perdere significato: il marciapiede.

Il marciapiede li incornicia e gli conferisce un ruolo, evitando di farli cadere nel campo del vuoto e del senza senso.

Documenti correlati