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diGioCo 1

strumento / progetto performativo/installazione

luogo / Strasburgo, Francia

autori / Démocratie créative/ Florian rivière

committente / Démocratie créative

cronologia / febbraio 2011

estensione / variabile

parole chiave / attivismo ludico, divertimento, città abitabile, neo-situazionismo, società creativa, coinvolgimento

perché è stato scelto / per raccontare come trasformare tempi e spazi urbani dell’attesa in inaspettati campi gioco

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i luoghi con cui si ha che fare tutti i giorni e indicare delle pos- sibilità di uso alternative, non previste, aiuta a trasformare lo sguardo sulla città e a far emergere delle possibilità.

“attivismo”: lo spazio pubblico appartiene a tutti, le azioni e gli interventi di dc intendono essere inclusive e partecipative. “abitare”: modificare le cose intorno al nostro spazio di vita è possibile, tutti lo possiamo fare. È il messaggio di base, nasco- sto in evidenza, che il collettivo vuole dare.

dei princìpi chiari, per azioni semplici, di divertimento sovver- sivo, ad alta definizione creativa.

nel progetto “la ligne citadelle-laiterie – parcours de santé”, del 2011, il collettivo propone «una passeggiata sportiva rit- mata attraverso un insieme di attività nel pieno centro di Stra- sburgo.(…) È un’occasione ludica di vedere la città e di spo- starsi per chiunque abbia delle energie da vendere».

le performance del collettivo durante il percorso di salute ur-

www.florianriviere.fr/ index.php?/spielplatz/ www.democratiecreative. com/laligne/ materiale iconografico: Florian Rivière

bana sono raccontate in un video caricato sul sito (da vedere!). combinando insieme riproposizione di tradizionali giochi di infanzia, riuso creativo di arredi “da strada” e “fantasticherie da flâneur” del XXi secolo, è stata poi ideata la segnaletica ri- creativa urbana del progetto mobile Spielplatz (dal tedesco, campo giochi).

«Spielplatz è una proposta di trasformazione dello spazio pubblico e dei suoi elementi funzionali in terreno di gioco. il programma prevede: gioco della campana, basket, salto in alto, tiro al bersaglio, corsa, percorso ad ostacoli, labirinto. le installazioni suggeriscono un’alternativa d’uso della città. Queste sistemazioni ludiche sono adattate all’arredo urbano (cestini, superfici pavimentate, tombini, fermate del tram, sca- le) e permettono di impiegare i tempi di attesa, azioni su spazi abbandonati e vuoti interstiziali della vita quotidiana. Servono: arredi urbani + nastro adesivo + bombolette spray».

Florian rivière, fondatore di démocratie créative, conclusa l’av- ventura del collettivo, continua il suo gioco come hacker urba- no, mantenendo lo sguardo mobile e ludico sulla città e sulle potenzialità dello spazio pubblico come territorio di incontro, di divertimento condiviso e di immaginazione pratica.

“city is a playground” è l’installazione realizzata per “Hack the city”, il programma espositivo organizzato nell’estate 2012 nell’ambito del dublin city of Science Festival 2012 dalla Scien- ce Gallery per invitare «ad adottare una mentalità hacker per piegare, pizzicare, mescolare i sistemi urbani esistenti» in città. come in Spielplatz, una costellazione di situazioni ludiche viene tracciata in giro per la città, «per trasformare le strade in un gioco». Su una mappa sono riportate la localizzazione di tutte le postazioni gioco attivate e l’invito a usarla per scovarle e divertirsi.

City is a

playground

laCittà

CoMEtErrEno

diGioCo2

strumento / progetto performativo/installazione effimera in manifestazione espositiva

luogo / Dublino, Irlanda

autori / Florian rivière

committente / Hack the city exhibition, Science Gallery, Dublin

cronologia / giugno-settembre 2012

estensione / network di situazioni ludiche attivate in sei aree urbane

parole chiave / attivismo ludico-politico, divertimento, urbancraft, società creativa, coinvolgimento

perché è stato scelto / perché coltivare la dimensione ludica del quotidiano è una necessità vitale e c’è chi lo può fare con azioni reversibili e low cost

Mettere in gioco Mettere in gioco pagina 101 pagina

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le azioni ludico-diversive di rivière possono manifestarsi all’improvviso, ma certo non sono mai improvvisate.

in un’intervista raccolta dal webmagazine Demain la ville, ri- vière racconta: «il mio modo di agire è volontario, impegnato e spontaneo, si iscrive nel movimento delle città in transizione e della ‘semplicità volontaria’: sono convinto che meno cose si possiedono e più si è felici e disposti a creare legami sociali. e quando non si ha potere d’acquisto, o non lo si vuole, è meglio spremersi le meningi per potersi adattare al proprio ambiente. un po’ come nella giungla, solo che questo succede in città… il mio lavoro si inspira al bushcraft, a tutta l’immaginazione e le conoscenze che bisogna avere per vivere pienamente nella natura: sapere fabbricare un attrezzo, un oggetto, un gioco, nu- trirsi… Si potrebbe parlare di urbancraft. in breve, essere capaci di utilizzare le materie prime che ci circondano per emanciparsi dal condizionamento e dal ruolo di consumatori sottomessi». il modo di lavorare di Florian rivière, si svolge in tre tempi e uti- lizza una personale metodologia adattativa in 3d (!), di impronta situazionista e psicogeografica: “dérive”, “détournement”, “do it yourself”.

È ancora lui che ce ne parla, attraverso l’intervista pubblicata on line: «comincio sempre con l’esplorare la città uscendo dai percorsi definiti, per perdermi nell’ambiente urbano. provo ad andare… da nessuna parte, contrariamente alla maggioranza

dei cittadini i cui tragitti quotidiani consistono sempre nel rag- giungere un luogo ben preciso. mi disegno anche un’altra carta della città, con dei riferimenti diversi da quelli dei suoi abitanti e dei turisti. poi viene il momento della decontestualizzazione. È la fase dell’osservazione, che consiste nell’aprire al massimo il campo delle possibilità. in pratica, realizzo un inventario di tutto ciò che mi circonda: oggetti buttati per terra, arredo ur- bano, architetture insolite. tento di repertoriare gli elementi ri- correnti da un quartiere all’altro. (...) infine, l’ultima fase, quella del do it yourself, cioè a dire del bricolage, della costruzione e della condivisione.

rendo materiali le mie idee attraverso delle installazioni ef- fimere, senza rovinare nulla, mettendo insieme gli elementi trovati nella strada, con una manciata di attrezzi come della corda, un coltellino o del nastro adesivo. una volta che le ho realizzate, fisso le idee con delle foto o dei video, perché so che sono destinate a sparire in un tempo abbastanza breve. ciò che conta sono l’idea e l’ispirazione che posso trasmettere, non imporre la mia presenza allo sguardo della gente».

www.florianriviere.fr sciencegallery.com/ hackthecity www.demainlaville.com/ la-ville-est-un-couteau- suisse materiale iconografico: Florian Rivière

Gondwana è il nome di una regione dell’india, ma viene usato an- che in geologia e paleontologia, inizialmente per definire un tipo di formazione continentale, in prevalenza scistoso-arenacea, caratteristica dell’omonima area geografica. in seguito al ritro- vamento di formazioni equivalenti in altre zone dell’emisfero australe, per estensione, con Gondwana si è passati a indicare il supercontinente esistito centinaia di milioni di anni fa e for- matosi in seguito all’aggregazione dei frammenti della pangea. dalla Gondwana si staccarono successivamente le placche che diedero origine agli attuali continenti dell’emisfero meridionale: africa, antartide, australia, india e Sudamerica.

il tangram è un gioco di origine cinese, molto antico, che si com- pone di sette tavolette dalle forme geometriche e dalle dimen- sioni diverse (5 triangoli, 1 quadrato, 1 parallelogramma), tutte però dello stesso colore e dello stesso materiale, chiamate tan. all’inizio del gioco, le tavolette sono disposte in modo da forma- re un quadrato. i giocatori, ruotando e spostando i pezzi, devono comporre delle configurazioni di senso compiuto, seguendo in sostanza due regole molto semplici: usare tutte le sette tan e non sovrapporle mai.

l’accostamento tra queste due figure, già molto potenti sul pia- no evocativo se prese singolarmente, è in grado di generare uno smisurato binomio fantastico, secondo la definizione introdotta da Gianni rodari nella sua Grammatica della Fantasia. un bi- nomio fantastico è quello che si ottiene abbinando due parole sufficientemente estranee l’una all’altra, così che una volta ac-

Gondwana

unBinoMio

FantastiCoPErun

PalCotEMPoranEo

dallaGEoGraFia

variaBilE

strumento / installazione temporanea nell’ambito di un festival di architettura

luogo / terni, Italia

autori / Orizzontale

committente / Gatr-Giovani architetti terni per Festarch.lab

cronologia / realizzazione estate 2012

estensione / 62 metri quadrati (dimensioni della struttura in versione chiusa)

costo / 2.500 euro per i materiali

perché è stato scelto / bello, divertente, utile, coinvolgente Gondwana è una perfetta traduzione a scala urbana di “macchina per la fantasia”

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è un palco. un arcipelago mobile di piattaforme diverse per for- ma, dimensioni e colore invade la piazza, dando luogo a infinite disposizioni e composizioni. il riferimento formale è il tangram, rompicapo cinese, che stavolta assume una dimensione ludica urbana. in una delle possibili configurazioni ci troviamo di fronte ad un palco circondato da spalti, in un’altra l’installazione si ri- compone chiudendosi all’interno di uno dei quadrati che defini- scono il disegno della pavimentazione. da questa forma chiusa Gondwana esplode disperdendosi nello spazio urbano, produ- cendo ogni volta spazi diversi e nuovi, a seconda dell’immagina- zione e delle necessità degli abitanti».

un palco con un nome paleontologico che rinvia alla storia del nostro pianeta ed evoca profondità temporali abissali, ma dalla configurazione accogliente, leggera e mutevole mutuata da un antico gioco cinese. dopo il festival pare che Gondwana sia stato scomposto e che i suoi diversi elementi-frammenti-tan, trasfor- mati in inconsueti arredi e dispositivi ludici, abbiano colonizzato alcuni giardini pubblici di terni.

coppiate possano “costringere” l’immaginazione «a mettersi in moto per istituire tra loro una parentela, per costruire un insie- me (fantastico) in cui i due elementi estranei possano convivere» (rodari, 1973 p. 18). prendendo ancora a prestito le parole di ro- dari, nel binomio fantastico le parole «sono ‘estraniate’, ‘spaesa- te’, gettate l’una contro l’altra in un cielo mai visto prima. allora si trovano nelle condizioni migliori per generare una storia» (p. 19). a terni, nell’estate del 2012, in occasione del festival di architet- tura Festarch.lab organizzato da Gatr-Giovani architetti terni, nella piazza principale del centro storico il collettivo orizzontale ha gettato sotto il cielo umbro un dispositivo ludico urbano mai visto prima.

Gli organizzatori del festival avevano chiesto a orizzontale di realizzare un’installazione che avesse più funzioni: avrebbe do- vuto servire da palco e comprendere degli spalti per ospitare al- cuni degli eventi previsti nel programma del festival, ma al con- tempo avrebbe dovuto funzionare come un’architettura minima d’uso quotidiano, con cui chiunque avrebbe potuto interagire. la risposta del collettivo è stata Gondwana (una struttura multi- pla da usare, una macchina per l’immaginazione, un microcosmo domestico da cui far decollare storie comuni), che irrompe nella scena urbana lavorando sulla dimensione fisica della piazza fa- cendo leva su meccanismi semplici: composizione/scomposizio- ne, insieme/parti, unità/varietà, temporaneità/spazialità mobile. nella descrizione di orizzontale, Gondwana è «un palco che non

Gianni Rodari, Grammatica

della Fantasia. Introduzione all’arte di inventare storie, Einaudi, Torino 2001 www.orizzontale.org materiale iconografico: orizzontale, foto di Jacopo Ammendola

la realizzazione del piccolo orto verticale nella scuola colegio lourdes di madrid è opera del collettivo basurama (nome che ha, volutamente, un’assonanza molto stretta con il termine spagnolo basura, spazzatura). il collettivo lo ha progettato e costruito insie- me ai bambini della scuola elementare del collegio.

l’intervento è stato realizzato in uno spazio interno della scuo- la, un cortile, solitamente destinato alla ricreazione, ed è stato eseguito mediante un workshop che si è svolto nell’arco di pochi giorni. all’inizio del lavoro i bambini hanno dovuto procurarsi delle bottiglie di plastica e delle cassette di frutta (perlopiù scartate dai mercati) che sono state poi utilizzate come supporto per i vasi di terra. la tecnica, semplice ed efficace, delle bottiglie di plasti- ca come sostegno e la loro disposizione formale sulla parete sono

Huerto

Vertical

unortoCollEttivo

PErEduCarEalla

sostEniBilità,

divErtEndosi