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6 Classificazione delle Fratture

6.3 Classificazione di Neer

La classificazione in quattro parti di Neer viene elaborata nel 1970 e si basa sulla classificazione anatomica di Codman; essa è un sistema omnicomprensivo che integra l’anatomia, la biomeccanica e la scomposizione della frattura, al fine di ottenere una diagnosi e un trattamento uniformi. È la classificazione più comunemente utilizzata per le fratture di omero prossimale e viene largamente usata per identificare i vari tipi di frattura (figura 18).

La classificazione di Neer si basa sull’attenta identificazione dei quattro frammenti principali e dei loro rapporti reciproci; questo risultato si ottiene tramite l’impiego di specifici radiogrammi, in particolare attraverso la sequenza per trauma (trauma series), che consiste nelle proiezioni anteroposteriore, laterale ed ascellare. Con questi parametri è possibile individuare le fratture scomposte: fratture in cui il segmento principale è distaccato per più di un centimetro o è angolato per più di 45° rispetto agli altri segmenti. Si considera invece minimamente scomposta se non soddisfa questi criteri.

Le fratture secondo Neer vengono quindi classificate in 5 gruppi (fig. 3) 43: • Gruppo I: fratture minimamente scomposte; tutte le fratture in cui il

segmento principale è distaccato meno di un centimetro o angolato meno di 45° rispetto agli altri segmenti. • Gruppo II: fratture del collo anatomico: frattura che avviene al di sotto delle tuberosità della testa omerale senza che vi sia una separazione tra trochine e trochite; molto rare. • Gruppo III: fratture del collo chirurgico: frattura tra testa e diafisi omerale a livello del collo chirurgico. Entrambe le tuberosità sono unite alla testa omerale. Nel paziente adulto vengono distinte tre tipologie di fratture del collo chirurgico: la frattura angolata, presenta un angolo superiore ai 45° e causa una limitazione nei movimenti di abduzione ed elevazione; la frattura comminuta del collo chirurgico, frattura scomposta del collo chirurgico in cui

esercitata dal grande pettorale. L’azione della cuffia dei rotatori, intatta, mantiene la testa omerale in posizione neutra;

• Gruppo IV: frattura scomposta della grande tuberosità, la grande tuberosità, o una delle facce d’inserzione tendinea è scomposta per più di un cm rispetto alla piccola tuberosità. Tale frattura è patognomonica di una lesione longitudinale a livello della cuffia dei rotatori.

• Gruppo V: frattura scomposta della piccola tuberosità, spesso associata ad una lussazione posteriore, viene facilmente trattata con una riduzione a cielo chiuso; può essere isolata oppure in associazione ad una frattura del collo chirurgico.

• Gruppo VI: frattura lussazione, si presenta con la fuoriuscita della testa dallo spazio articolare in aggiunta alla frattura. Viene classificata in base alla direzione della dislocazione della testa omerale (anteriore o posteriore) e in base al numero di frammenti di frattura.

Una frattura scomposta viene inoltre classificata secondo il numero di frammenti in bipartita, tripartita, quadripartita. In una frattura bipartita un frammento è dislocato rispetto agli altri tre. In una tripartita due frammenti sono scomposti l’uno rispetto all’altro e gli altri due sono composti. Nelle fratture quadripartite sono scomposti tutti e quattro i frammenti di frattura; la testa ha perso il contatto con la glenoide ed è angolata lateralmente, anteriormente, posteriormente o superiormente, è distaccata da entrambe le tuberosità con conseguente perdita del proprio apporto ematico.

Nel 2002 è stata aggiunta da Neer una categoria isolata per le fratture quadripartite che impattano in valgo; ovvero fratture in cui la che vengono ad essere allargate. Il razionale di questa nuova categoria è giustificata dalla diversità nel trattamento e nella prognosi rispetto alla frattura quadripartita classica44. Un’altra categoria di fratture è costituita dalle fratture per fissurazione

fissurazione, sono causate da un impatto centrale che determina l’espulsione di frammenti cartilaginei sia anteriormente che posteriormente con una superficie articolare frammentata in molte parti disconnesse. Le seconde, a stampo, sono generalmente associate ad una dislocazione posteriore; a tali fratture vengono viene attribuito un grading in base alla percentuale di superficie articolare interessata e sulla base di questo viene deciso l’approccio terapeutico più opportuno.

Inoltre secondo altri studi le maggiori difficoltà di questa classificazione sono state rilevate nella valutazione del trochine e nella determinazione dell’esatta entità di scomposizione dei frammenti. Essendo il sistema di Neer una classificazione anatomopatologica e non radiografica delle scomposizioni della frattura, il suo uso accurato può richiedere speciali esami radiografici, che integrino le proiezioni convenzionali, o talvolta una valutazione operatoria nel caso di casi difficili.

6.4 Classificazione AO

La classificazione delle fratture di Müller o AO è un sistema di classificazione inizialmente pubblicato nel 1987 e aggiornato nel 2007 dalla AO Foundation45, rappresenta un metodo per la categorizzazione delle fratture in

base alla localizzazione e la severità, in modo tale da dare al chirurgo opzioni per il trattamento e al paziente una prognosi per gli esiti funzionali e anatomici. Tale sistema di classificazione pone l’accento sulla vascolarizzazione dei segmenti articolari poiché prognosi è strettamente legata all’apporto vascolare del segmento articolare visto che la necrosi avascolare è una complicanza comune.

La classificazione consta di tre categorie; ciascuna è poi suddivisa in sottogruppi numerati in modo crescente in rapporto ad una maggiore gravità della frattura.

• Frattura di tipo A: la meno grave, è assente l’esclusione vascolare del segmento articolare e la necrosi avascolare è improbabile. È extracapsulare e coinvolge due dei quattro segmenti principali (figura 19).

Figura 19. Fratture di tipo A. A1: frattura extraarticolare unifocale che coinvolge il collo chirurgico: A2: frattura extraartcolare unifocale con impatto metafisario; A3: frattura extraarticolare unifocale senza impatto metafisario.

• Frattura di tipo B: più grave, presenta una parziale esclusione del segmento articolare con basso rischio di necrosi avascolare. È parzialmente intracapsulare e sono coinvolti tre dei quattro frammenti principali (figura 20).

Figura 20. Fratture di tipo B. B1:frattura extraarticolare bifocale con impatto metafisario; B2: frattura axtraarticolare bifocale senza impatto metafisario; B3: frattura extraarticolare bifocale con lussazione della glenoomerale.

• Frattura di tipo C: la più grave, impone una totale esclusione vascolare del segmento articolare ed il rischio di necrosi avascolare è elevato. È intracapsulare e coinvolge tutti e quattro i segmenti principali (figura 21).

Figura 21. Fratture di tipo C. Fratture che interessano la superficie articolare, sono suddivise in tre sottogruppi in base alla grandezza dei segmenti e al grado di lussazione.

Ciascuno dei nove sottogruppi è a sua volta suddiviso in altre tre categorie. A causa della complessa natura di questo sistema la classificazione AO viene meno utilizzata rispetto alla classificazione di Neer.

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