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Le fratture dell’omero prossimale rappresentano circa il 5 – 6% di tutte le fratture nella popolazione adulta nel mondo occidentale e la loro incidenza risulta in aumento con l’avanzare dell’età. Il trattamento delle fratture di omero, sia prossimale che distale è il più controverso e dibattuto rispetto a tutte le altre fratture21. Nella popolazione anziana difatti rappresentano la terza causa di frattura correlata ad osteoporosi, dopo le fratture prossimali di femore e le distali di radio22-25. Tali fratture sono frequenti nei pazienti anziani e presentano, a partire dai 40 anni, un incremento dell’incidenza correlata all’aumentare dell’età; infatti circa il 70% delle fratture sono registrate in pazienti di età superiore ai 70 anni.

Il sesso femminile è colpito due-tre volte di più rispetto al sesso maschile22,23 e l’età media di una frattura prossimale omerale è molto più avanzata nelle donne rispetto agli uomini: 70 anni contro i 54 degli uomini22.

Secondo gli studi condotti da Bergdahl, le fratture dell’omero prossimale risultano derivare nell’anziano, soprattutto da cadute a bassa energia ed indicano l’età come importante fattore di rischio per tale frattura. Considerando entrambi i sessi, la frattura di omero vede le fratture prossimali essere le più rappresentate, 79%, contro il 13% e l’8% rispettivamente per le fratture diafisarie e distali21.

Recenti studi condotti da Slobogean et al, suggeriscono che le fratture dell’omero prossimale sono responsabili di 185.000 accessi annui al pronto soccorso negli Stati Uniti e studi retrospettivi condotti in tre ospedali dell’Ontario individuano indicano che queste fratture rappresentano il 20% delle fratture da fragilità26.

Lo studio di Kristiansen et al. indica che le fratture dell’omero prossimale sono più frequenti nei paesi del Nord Europa dove, il sesso femminile nuovamente risulta il più colpito con un’incidenza pari a 5.2/1000 abitanti

1.9/1000ab/anno. Il sesso maschile presenta invece, un’incidenza pressoché uniforme in tutta Europa (1.2/1000/anno)27.

Se si analizza lo studio Marvic et al. si evidenzia che così come negli Stati Uniti anche in Francia le fratture dell’omero prossimale hanno un’elevata incidenza, difatti nel 2009 sono registrate 10.874 fratture di omero prossimale in pazienti ospedalizzati e con età maggiore di 40 anni; di questi il 77% era di sesso femminile e con un’età media di 72,5 anni28.

Secondo l’analisi dei registri ospedalieri finlandesi, condotta dal 1970 al 1998 e relativa ai pazienti di età superiore ai 60 anni, si è verificato un incremento del 15% annuo per fratture di omero prossimale; considerando poi l’incidenza globale, si nota che c’è stato un incremento da 32 (1970) a 110/100.000 accessi l’anno (1998) per questo tipo di frattura. Esaminando entrambi i sessi si è verificato un aumento dell’incidenza pari al 166% (da 50 nel 1970 a 133 nel 1998) per le donne e del 250% (da 14 a 49) negli uomini. Sempre nello stesso periodo l’età media dei pazienti con fratture osteoporotiche è aumentato da 72 anni a 77 anni nel 199829,30. Tali studi evidenziano una stretta

correlazione sia con l’età che con l’osteoporosi come fattori di rischio importanti nelle fratture dell’omero prossimale. Riguardo agli studi finlandesi inoltre si evince che il numero di fratture da traumi a bassa energia nelle donne finlandesi con più di 80 anni è stato in continuo crescendo dal 1970 (32 fratture) al 2007 (478 fratture); ciò è dovuto a un simultaneo incremento nella popolazione a rischio. Se si considera la statistica corretta per età i dati mostrano una stabilizzazione tra il 1995 e il 2007 con 298 fratture su 100.000 abitanti nel 2007, contro 304 fratture su 100.000 abitanti nel 199531.

Lo studio epidemiologico di Court-Brown22,32, confrontato con i risultati degli studi finlandesi27,29,31,33, ha mostrato una maggiore incidenza delle fratture

nella mano dominante dei pazienti nonché una maggiore incidenza nei mesi più freddi (dicembre e gennaio). Stessi risultati, relativi al periodo di maggiore incidenza di tali fratture è riportato anche in ulteriori studi che indicano come la stagione invernale il periodo di maggiore incidenza di tali fratture21,23.

Analizzando di dati relativi alla frattura dell’omero prossimale, si evidenzia che nell’87% dei casi la caduta accidentale rappresenta la causa principale, sono secondarie e rappresentano invece il 4% delle cause le cadute da scale, dall’alto o da dislivelli, gli incidenti sportivi riguardano il 4% delle cause ed interessano pazienti con una media d’età di 33 anni, così come il 4% è dovuto a incidenti stradali, che riguardano pazienti con 46 anni in media, ed infine l’1% è relativo a danni diretti22.

Altri fattori di rischio da evidenziare riguardano l’etnia: in particolare la razza bianca è più esposta a rischio di frattura rispetto agli altri gruppi etnici, eccetto le donne ispaniche che hanno un rischio analogo ai soggetti di razza bianca. Un ridotto introito di calcio è associato ad aumentato rischio di frattura ed è stato dimostrato che un adeguata integrazione di calcio carbonato riduce il rischio di frattura, così come è ridotto grazie alle terapie ormono-sostitutive impiegate in menopausa. Sono esclusi invece il fumo di sigaretta o l’uso di altri tipi di supplemento di calcio nell’associazione al rischio di frattura34.

Il diabete è stato rilevato essere un fattore di rischio per frattura dell’omero prossimale poiché comporta disturbi della deambulazione24 dovuti alla neuropatia diabetica, epilessia e una maggior frequenza di cadute in seguito agli episodi convulsivi.

In conclusione, le fratture dell’omero prossimale sono ad oggi prevalentemente osteoporosi-correlate e si presentano soprattutto in donne di età superiore ai 70 anni35. Il numero delle fratture di omero prossimale incrementa con l’età, queste fratture sono associate ad una significativa mortalità e costi in termini di gestione e trattamento; è stato previsto, a seguito dell’incremento dell’aspettativa di vita della popolazione, un aumento entro il 2030 delle fratture prossimali dell’omero, con un conseguente maggior tasso di morbidità e difficoltà nella gestione29,33.

In tal senso le misure preventive sono essenziali: calcio e vitamina D, per l’osteoporosi36, l’esercizio fisico e l’attività quotidiana, al fine di stimolare il

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