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Claustrofobia domestica Il dolore infantile Guus Kuijer

In fuga dalla famiglia

10. Claustrofobia domestica Il dolore infantile Guus Kuijer

“Guardò fuori dalla finestra per pensare, perchè senza una finestra non riusciva a riflettere. O forse era il contrario: bastava una finestra perchè automaticamente cominciasse a pensare. Poi scrisse: ‘Da grande diventerò felice’”238

Thomas ha nove anni e da grande vuole essere felice: questo scrive sul suo quaderno di pensieri e storie, da lui battezzato il Libro di tutte le cose. Come poter realizzare questo sogno, però, non lo sa. Perchè Thomas vede sofferenza ovunque: per le strade e negli occhi della gente, impegnata a risollevarsi dalle macerie della guerra appena finita – la storia si svolge nel 1951, in Olanda – e, soprattutto, all’interno della propria casa, dove l’amore e la serenità familiari sono calpestati da un padre violento, dispotico e ligio fino all’ossessione al rispetto delle Sacre Scritture. La sua innocente e sana curiosità, la sua fervida fantasia, la brillante intelligenza e la forte sensibilità, non vengono accolte bene dal padre, che reagisce picchiando; una violenza elargita anche alla madre del ragazzo che, per difenderlo e proteggerlo, si antepone fisicamente al figlio, davanti alla violenza del marito.

Il non facile cammino di Thomas verso la felicità è disseminato anche da sorprese piacevoli, che lui quotidianamente coglie e trascrive nel suo “libro di tutte le cose”: come, per esempio, l’incontro con Eliza, una bambina più grande di lui a cui egli scrive la sua prima lettera d’amore, oppure la sua significativa amicizia con l’anziana signora Van Amersfoor che insegna a Thomas il potere della – buona – lettura e dell’ascolto della musica classica, che il bambino non aveva mai sentito in vita sua, che lo travolge ed emoziona inaspettatamente. Per il giovane protagonista saranno proprio le storie attraverso il loro potere salvifico, e l’incontro con la signora Van Amersfoor, che in casa ha una grande biblioteca, a dargli gli strumenti necessari per lottare, a creare le condizioni per mettere fine alla violenza domestica e ricreare un ambiente sano tra le mura familiari.

Le storie sono, per il protagonista, un vero e proprio strumento per trovare ciò che cerca: la felicità.

In sole novantaquattro pagine Guus Kuijer riesce davvero a scrivere un “libro di tutte le cose”, dove l’intelligenza, l’ironia, l’amicizia, le storie e la musica sono le chiavi per la felicità.

I bambini rappresentano la dimensione dell’alterità all’interno della famiglia: incompresi sognatori, lontani dalle regole sociali che gli adulti cercano di imporgli, educati spesso a crescere, il più possibile, velocemente. Sono, talvolta, vittime del potere degli adulti, soprattutto dei genitori. Perchè non è tanto dall’esterno che l’infanzia viene oppressa e limitata, da chi non conosce, ma soprattutto da chi gli sta più vicino nella quotidianità, da chi ha il compito di incoraggiarla e sostenerla ancor di più, con cui dovrebbe potersi sentire maggiormente protetta. Per l’infanzia, la paura è la dimensione più reale che possa esistere239. Spesso “l’uomo nero” si nasconde sotto il letto o dentro

l’armadio, è il buio che la circonda nella sua camera prima di andare a dormire o uno strano vicino di casa. A volte, purtroppo, è lo stesso padre.

Non solo allontanandosi dalla casa, dalla domesticità in cui i problemi opprimono la vita del protagonista, per Thomas è possibile trovare la propria identità. Non solo, anche attraverso il dialogo con Gesù, come proiezione del suo subconscio, come un amico immaginario con cui parlare e condividere i suoi più intimi problemi, il protagonista di questo piccolo ma prezioso romanzo riesce a guardare al futuro e cercare una soluzione per risolvere le dinamiche familiari e finalmente essere felice. Perchè, se il suo desiderio per il futuro è essere felice, è evidente che nel presente non lo sia240.

La storia di Thomas è un piccolo gioiello della letteratura per l’infanzia contemporanea, dove chi racconta si fa portatore di una storia che ha ricevuto in dono da uno sconosciuto, nella forma di un quaderno. Da qui infatti nasce la storia.

La letteratura per l’infanzia ha sempre dato voce alle sofferenze dei più piccoli: da Charles Dickens a Hector Malot, da Florence Montgomery a Johanna Spyri, i bambini hanno subito ingiustizie, violenze ed incomprensioni da parte del mondo adulto. Nel romanzo Il libro di tutte le cose il protagonista, felice all’apparenza, vive in un contesto

239 Cfr. E. Cesaretti, Castelli di carta. Retorica della dimora tra Scapigliatura e Surrealismo, Longo, Ravenna, 2011.

famigliare oppressivo e violento. Chiuso nel suo mondo, Thomas scrive un libro prezioso, in quelle pagine finiscono le sue gioie ma soprattutto i suoi dubbi e dolori. La scrittura, per lui, diventa lo strumento necessario per sopravvivere. Con il suo libro, Thomas diventa testimone prezioso, per comprendere le atrocità che l’infanzia subisce. Il lettore percepisce l’immensa solitudine di un bambino privato dell’affetto paterno. Tra le pagine, come una sottile nebbia, si intravede il velo di un’acuta e rasserenante ironia: il gioco di intesa tra lui e sua sorella mentre il padre legge la Bibbia, o i momenti trascorsi con la vecchia Van Amersfoort a leggere libri che gli erano stati proibiti dal padre stesso, ascoltando il grammofono e decantando i salmi. Ma non c’è solo la scrittura a soccorrere Thomas, la signora offre infatti al bambino la possibilità di scoprire altre storie di vita attraverso la letteratura: due classici per l’infanzia, Emilio e i detective di Erich Kästener e Senza famiglia di Hector Malot. La storia di una banda di bambini che sconfiggono il crimine e quella di un orfano che solo sulla strada è veramente se stesso. Emilio e Remì dimostrano la meschinità del mondo adulto, sono i simboli di una sofferenza archetipica dell’infanzia ed attraverso loro Thomas scopre la via d’uscita, quell’alternativa che non gli era mai stata concessa.

11. Mondi divergenti, famiglie distopiche