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Paradise Lost Tra bussole, lame e cannocchiali Queste Oscure Materie di Philip Pullman

Rinascere in famiglia

7. Paradise Lost Tra bussole, lame e cannocchiali Queste Oscure Materie di Philip Pullman

“Li conosceva bene, gli Accademici; il Bibliotecario, il Prorettore, l’Indagatore e tutti gli altri; uomini che aveva avuto attorno per tutta la vita, di cui era stata allieva, che l’avevano punita e consolata, che le avevano offerto piccoli doni, che avevano badato a tenerla lontana dagli alberi da frutto del giardino; costituivano l’unica cosa che poteva chiamare la sua famiglia” (P. Pullman, La bussola d’oro, p. 21).

Lyra Belacqua, “ragazzina mezza selvaggia e mezza civilizzata”427, è una vera

monella428, capace, come si vede nei tre romanzi429 che la vedono protagonista, di compiere imprese eroiche e il cui “destino è di provocare la fine del destino”430 stesso.

Il modo in cui l’autore, Philip Pullman, descrive le guerre tra bande, i primi giochi di Lyra con gli amici che vivono assieme alle proprie famiglie fuori dal collegio – certo distante dall’istituto di Tracy Beaker, ma pur sempre luogo di solitudine dei sentimenti e degli affetti – sembra richiamare il romanzo La guerra dei bottoni di Louis Pergaud431.

Scrive Pullman: “Per molti aspetti, Lyra era una selvaggia. Quello che più le piaceva era arrampicarsi sopra i tetti del Jordan College insieme a Roger, il garzone di cucina che era il suo amico del cuore, e poi sputare noccioli di prugna sulla testa degli Accademici di passaggio o ululare come gufi accanto alla finestra di un’aula dove si stava svolgendo una lezione; oppure fare corse lungo i violetti, o rubar mele al mercato, o fare

427 P. Pullman, La bussola d’oro, op. cit., p. 22.

428 Sul tema della monelleria nella letteratura per l’infanzia si veda il saggio Emilio Varrà, Il pericolo rosa.

Monelli e monellerie nella letteratura per l’infanzia, in E. Varrà (a cura di) L’età d’oro. Storie di bambini e metafore d’infanzia, Pendragon Edizioni, Bologna 2001.

429 I tre romanzi compongono la saga scritta da Philip Pullman Queste Oscure Materie. La trilogia di Philip Pullman, His Dark Materials (trad. it. Queste Oscure Materie), è composta da Northern Lights (1995), The

Subtle Knife (1997) e The Amber Spyglass (2000), Scholastic Corporation, New York.

430 P. Pullman, La bussola d’oro, op. cit., p.275.

431 L. Pergaud, La guerra dei bottoni. Pergaud pubblica la sua opera più famosa, La guerra dei bottoni, nel 1912, con il sottotitolo romanzo dei miei dodici anni (roman de ma douzieme annee). Da questo volume è stato tratto nel 1962 un film che ha avuto un grande successo di pubblico. Sulle “bande” di ragazzi nella letteratura per l’infanzia, da I ragazzi della via Paal a Il signore delle mosche, si veda il saggio di Anna Antoniazzi, Un gioco da ragazzi. Ovvero quando le bande diventano lo specchio della realtà, in E. Varrà (a cura di), L’età dell’oro…, op. cit.

la guerra. Proprio come lei era del tutto inconsapevole delle correnti politiche nascoste che scorrevano sotto la superficie degli affari dei College, gli Accademici, dal canto loro, non sarebbero mai riusciti a vedere il ricco calderone ribollente di alleanze e inimicizie, di faide e trattati, di cui era fatta la vita dei bambini di Oxford”432.

Si tratta di una bambina “senza famiglia”, i suoi unici familiari sono solo gli Accademici del College. In un un certo senso, per Lyra, si può parlare di “povertà educativa”, problema che oggi hanno molti bambini: si tratta di realtà in cui l’infanzia ha tutte le risorse del benessere (cibo, vestiario...), ma “sono poverissimi di presenze adulte interessate alla loro educazione e alla loro tutela”433.

Nella storia della letteratura, quello dei senza famiglia è un life motive tipico di molte storie al femminile ma, nel caso di Lyra, nel dipanarsi delle sue vicende, invece di svilirsi nella sofferenza tipica del filone letterario delle “fanciulle infelici e sfortunate”, come ne La piccola fiammiferaia di anderseniana memoria, si incontra un personaggio molto particolare che ha in mano, invece di pochi cerini spenti, il destino di diversi universi. Se Lyra riuscirà nell’impresa, ripercorrendo lo stesso percorso di Eva, primogenitrice del genere umano, allora centinaia di migliaia di persone saranno liberate dall’oppressione, dall’Autorità e da un destino di eterna sofferenza nel mondo dei morti “bisbiglianti”, un’oltretomba cupa e senza speranza: “Sarà la madre… sarà la vita… lei sarà colei che disobbedirà… Eva! Madre di tutti! Eva, di nuovo! La madre Eva”434; se

invece fallirà, “tutto fallirà: la morte spazzerà tutti i mondi; sarà il trionfo della disperazione, per sempre. Tutti gli universi, tutti quanti, diverranno nient’altro che dei meccanismi ciechi, vuoti di pensiero, di sentimento, di vita”435.

La bambina riuscirà a sfuggire a questo destino di morte. Lyra rappresenta così l’eroina straordinaria dalle infinite risorse, archetipo di infanzia resiliente, una nuova Polissena436 che viaggia alla ricerca del proprio destino. Infatti Lyra come Polissena non ha famiglia, e solo nel corso della storia, attraverso imprese rischiose e stupefacenti, va alla scoperta della propria identità, trovando un padre potente e tremendamente ambizioso, un uomo che “osa fare ciò che gli altri uomini e donne non hanno neanche il

432 P. Pullman, La bussola d’oro, op.cit., p.36.

433 G. Pietropolli Charmet, “Così piccoli ma così già soli”, in Il Sole-24 Ore, 17 Gennaio 1999. 434 P. Pullman, La lama sottile, op. cit., p.280.

435 P. Pullman, La bussola d’oro, op. cit., p. 275.

coraggio di pensare”437. Ma come padre, Lord Asriel è un padre molto distante, troppo

preso dalla sua missione contro l’Autorità e contro la Chiesa, dalle sue scoperte rivoluzionarie e dalle sue grandi imprese, per ricordarsi di sua figlia, una bambina che lo ama e lo teme allo stesso tempo e alla quale a lungo si è presentato come uno zio bizzarro e originale.

Più sbalorditiva e stupefacente è l’avventura del riconoscimento della madre, una donna tanto bella quanto malvagia, il cui fascino seducente e spietato domina chiunque abbia intorno. Dopo aver abbandonato Lyra per dodici anni, poiché figlia illegittima, decide di riavvicinarsi a lei chiedendo al Maestro di poterla prendere con sé, facendone la sua “piccola assistente”; allo stesso tempo le nasconde la sua vera identità. La signora Coulter cercherà di sedurre anche Lyra proponendole una vita piacevole, ricca, alla moda. Lyra inizialmente si inebria ascoltando le conversazioni brillanti, seguendo la madre in ristoranti, sale da ballo e serate presso le ambasciate e i ministeri. Quella che lei ancora considera un’amica sembra accompagnata da “un aroma di vita da grandi, adulta, qualcosa che la turbava e insieme l’attirava moltissimo: era il profumo di ciò che si chiama glamour”438.

Una oscura propensione spinge Lyra verso la signora Coulter, il piacere di essere da lei scelta e da lei curata: “Nel passarle accanto per raggiungere la sua poltrona, la signora Coulter toccò un istante i capelli di Lyra, e Lyra si sentì inondare da un flusso di calore e arrossì”439.

Successivamente Lyra scopre la verità sulle sue origini, quando le viene rivelata da John Faa, ma il rapporto tra madre e figlia non sarà mai un rapporto facile. Quando la figlia ritroverà sua madre a Bonvalgar, ormai non si fiderà più di lei e le nasconderà di essere venuta a conoscenza di essere sua figlia, ponendo tra di loro una barriera di ostile silenzio e di ritrosa diffidenza.

Della successiva scomparsa dei due genitori, Lyra non saprà niente: ciò che veramente accompagna Lyra è il suo daimon440 Pantalaimon e Will, compagno fedele di tante avventure, l’unico che veramente la ama e di cui lei si fida ciecamente.

437 P. Pullman, La lama sottile, op. cit, p. 52. 438 P. Pullman, La bussola d’oro, op.cit., p. 71. 439 Ivi, p. 68.

440 Nella trilogia di Philip Pullman, Queste Oscure Materie, il daimon è la manifestazione fisica dell’“anima” di un individuo. Il daimon non è un’entità separata dall’individuo, ma una forma di coscienza

Il personaggio di Lyra rientra nella alta tradizione della letteratura per l'infanzia e può essere annoverato nel grande scaffale del “romanzo di formazione”. Il lettore, assieme ai due bambini, compie un viaggio di formazione, un percorso ricco di incredibili ostacoli. Durante questo itinerario Lyra e Will metteranno a rischio più di una volta le loro vite ma, alla fine, il cammino li porterà a cambiare, trasformarsi, crescere.

La forte curiosità441, la ricerca dell'“io” come soggetto attivo, il desiderio di trovare un proprio posto nel mondo conducono i due protagonisti a raggiungere la “maturità”, entrando così nell'età adulta. Nel romanzo di formazione, la gioventù diventa la parte più significativa dell'esistenza e la caratteristica sostanziale degli eroi di questi

unita indissolubilmente con la persona che accompagna. Le caratteristiche che Pullman attribuisce ai suoi daimon, l’idea stessa dell’esistenza di un daimon collegato ad ogni persona, derivano da modelli di pensiero formulati nell’ambito di culture diverse dall’antichità ad oggi fino a coinvolgere studiosi contemporanei di filosofia e psicologia. L’origine del termine e l’idea stessa del daimon, derivano dal daimon socratico. Nell’antica Grecia già Socrate aveva ipotizzato l’esistenza di uno spirito guida (dàimon), che accompagnerebbe ogni individuo durante tutto l’itinerario esistenziale, proteggendolo come una specie di “angelo costode” precristiano e consigliandolo nei momenti di difficoltà. Sempre Socrate affermava che ogni essere umano sente dentro di sé queste voci come una forma di coscienza morale. Il termine dàimon che in italiano impropriamente viene tradotto “demone”, in realtà va interpretato in modo diverso. Nella cultura greca il dàimon era una divinità intermedia, figlia delle divinità tradizionali, e a loro inferiore, ma superiore agli uomini e era visto come una specie di “spirito benevolo” che accompagnava ogni uomo. Socrate si diceva tormentato da questa voce interiore che interveniva non per suggerirgli le scelte da compiere ma per dissuaderlo da altre, considerate moralmente sbagliate. Lo psicologo analista James Hillman, allievo di Jung, ha scritto un significativo volume su Il codice dell’anima Carattere, vocazione,

destino (Adelphi, 1997). A partire dagli archetipi, Hillman individua in essi le forme primarie delle

esperienze vissute dall’umanità nello sviluppo della coscienza. Tali archetipi si sedimentano nell’inconscio collettivo di tutti i popoli, senza distinzione di luogo e di tempo, si manifestano come simboli e servono a organizzare la psiche individuale alla quale pre-esistono. Questi archetipi rappresentano secondo Hillman i modelli più profondi del funzionamento psichico, ovvero le radici dell’anima che governano le prospettive attraverso cui vediamo noi stessi e il mondo. Gli archetipi costituiscono dunque la radice dei miti. La nozione di anima che Hillman reintroduce nella cultura nella cultura psicologica occidentale è fortemente connessa al mito che in essa trova il proprio luogo di manifestazione. Esiste dunque qualcosa dentro ognuno di noi che ci guida, che ci induce ad essere in un certo modo, ad imboccare certe strade, a compiere certe scelte. Secondo il pensiero platonico ognuno di noi riceve un daimon come compagno prima della nascita. Questi concetti sono ancora attuali e Hillman li ha ripresi e riproposti. Il daimon rappresenta il nostro doppio interiore, colui che ci guida, che ci aiuta dopo le nostre cadute, che ci domina quando prende il sopravvento. Il daimon non ci permette di compiere scelte senza che noi non riflettiamo su di esse, e spesso fa saltare piani logici e strategie intellettive, guidandoci ad una più piena e profonda realizzazione dell’essere umano. Il daimon ci costringe in ogni momento veramente importante della nostra vita a guardare verso ciò che siamo o che vorremmo essere. Cfr. Maria Teresa Trisciuzzi, La “polvere scintillante” della conoscenza e

il conflitto tra autorità e libertà in Philip Pullman. Le nuove strade del fantasy della letteratura per ragazzi,

in “Ricerche di Pedagogia e Didattica”, 5, 2010, fascicolo 2, pp. 31-56.

441 Sul tema della curiositas cfr. G. Grilli, Le maschere del mondo e i buchi delle serrature. Della curiosità, del leggere e del raccontare storie, in E. Beseghi (a cura di), Infanzia e racconto, Bononia University Press, Bologna, 2008, p. 95-130.

romanzi. Gioventù diventa quindi sinonimo di curiosità, di viaggio, di avventura, di esplorazione.

I due protagonisti della trilogia di Pullman quando iniziano il loro percorso, la loro storia, sono giovani, bambini sulla soglia dell'adolescenza, curiosi fino al punto di disobbedire ai loro familiari o tutori per soddisfare la loro voglia di scoprire la verità, trovare risposte alle loro domande.

Citando la nota studiosa di letteratura per l'infanzia Alison Lurie: “Tom Sawyer e i suoi amici bevono, fumano tabacco, bestemmiano e marinano la scuola. Ne Il mago di

Oz Dorothy rifiuta di fare i lavori di casa per la Strega Cattiva dell'Ovest, e Mary Lennox,

ne Il Giardino segreto, disobbedisce agli adulti e li inganna […]. Tutti questi libri, cioè, non presentano i propri personaggi bambini come perfetti ed ubbidienti, ma come curiosi, indipendenti e intraprendenti”442.

Come Mary, anche Lyra è una piccola astuta imbrogliona. Ad un certo punto riesce addirittura a convincere la sua Morte, attraverso uno stratagemma, a farsi traghettare “senza sforzo, senza rischi, un viaggio tranquillo” nell'Aldilà.

Lyra, un po' come Dorothy, è attiva, determinata e coraggiosa, indipendente e sensibile e pronta ad affrontare faccia a faccia l'Autorità.

In Ozma di Oz la Principessa Languidere comincia ad interessarsi alla giovane Dorothy:

“Sei piuttosto attraente” disse la signora a quel punto. “Niente affatto bella, intendiamoci, ma hai un certo genere di graziosità che è diverso da quello delle mie trenta teste. Perciò credo che mi prenderò la tua testa e ti darò in cambio la mia N. 26.”

“Beh, sono convinta che non lo farete!” esclamò Dorothy... “Non ho l'abitudine di accettare cose dimesse, e così credo che mi terrò semplicemente la mia testa.”443

Il Male contro cui si oppone Lyra è in definitiva l’Autorità che si presenta come il Bene assoluto. La protagonista combatte contro la pretesa di pochi di imporre agli altri quello che essi considerano il bene, costringendoli in modo violento e oppressivo.

Dall'impetuosa e coraggiosa Lyra alla giovane strega Hermione, creata dalla “magica penna”444 della Rowling, si nota che, sempre più, esistono nuove versioni di

442 A. Lurie, Bambini per sempre. Il rapporto tra arte e vita, tra finzione e biografia, Mondadori, Milano, 2005, p.p. 131-132. 443 F. L. Baum, Ozma di Oz, Biblioteca universale Rizzoli, Milano, 1981, p. 98.

444 La saga di Harry Potter è composta da 7 volumi, tanti quanti sono gli anni che il giovane mago trascorre presso la Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts. La saga, scritta dall’abile penna di J. K. Rowling ed edita dalla Salani comprende i seguenti titoli: Harry Potter e la Pietra Filosofale (1998), Harry Potter

eroine contemporanee. Afferma Anna Antoniazzi: “Se le bambine narrate continuano ad assomigliare nei tratti e nelle sembianze a Cappuccetto Rosso, diversamente da loro hanno uno spessore psicologico ben evidente e, piuttosto che subire gli avvenimenti, sono protagoniste attive, non aspettano che il proprio destino si compia, ma reagiscono con determinazione alle avversità.”445

Ribelle per antonomasia, astuta come Pollicino, la giovane protagonista pullmaniana resta un personaggio estremamente complesso. La nuova Eva, ovvero colei che riafferma la libertà, anche quella di sbagliare. Ma per fare ciò abbandona il terreno sicuro del conformismo e si mette in gioco. La sua vita cambia, all'inizio del primo romanzo della trilogia, La Bussola d'oro, scegliendo di nascondersi, per scoprire segretamente la verità, nell’armadio del Salotto Privato del College, luogo interdetto alle donne e in cui non avrebbe dovuto mai entrare.

Will e Lyra, ostinati, perennemente in confronto con i bisogni, le attese e i diritti propri della loro età, sono ancora bambini che stanno imparando a crescere; anche se a tratti saranno scoraggiati o disorientati, hanno deciso di impegnarsi. Come rileva Mariagrazia Contini: “Dolore, amore e morte: grandi segnavia per l’esistenza di ciascuno, che da essi – e dal modo di affrontarli – trae le sue connotazioni più significative; ma se li ignoriamo, evitandoli o vivendoli senza consapevolezza, se non impariamo a interrogarli e ad accettare il confronto, che essi sollecitano, con noi stessi e con gli altri, allora la vita trascorre povera: di felicità e di infelicità, di impegno e di senso.”446

Paul Simpson nella sua Guida alla trilogia di Pullman, scritta in base alle opere ma anche grazie all'intervista concessagli dall'autore, racconta che, discutendo sul fatto che sono molti gli scrittori per ragazzi che hanno perso i genitori durante l'infanzia, Pullman stesso gli suggerì l'esistenza di un legame tra le figure di genitori assenti in

Queste Oscure Materie e la sua esperienza di orfano. Ricordava Pullman nell'intervista:

“mio padre è morto in un incidente aereo quando avevo sette anni e, ovviamente per molto

e la Camera dei Segreti (1999), Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban (2000), Harry Potter e il Calice di Fuoco (2001), Harry Potter e l'Ordine della Fenice (2003), Harry Potter e il Principe Mezzosangue (2005), Harry Potter e i Doni della Morte (2008).

445 A. Antoniazzi, “Cattiva” come... una principessa: icone femminili della contemporaneità, in R. Caso, B. De Serio (a cura di), Viaggiare tra le storie. Letteratura per l'infanzia e promozione della lettura, Aracne, Roma, 2013, p. 153.

tempo, sono stato ossessionato dal mistero di sapere come doveva essere stato”447. Dalle

parole dello scrittore, è possibile quindi rintracciare un'eco della figura misteriosa del padre, Alfred Outram, nelle pagine di Queste Oscure Materie (come per esempio nella ricerca del padre da parte di Will in La lama sottile).

Lyra e Will, protagonisti della trilogia pullmaniana, alla fine delle loro avventure, dopo essersi conosciuti, supportati ed infine innamorati e maturati durante il loro percorso, devono compiere una scelta, che cambierà inesorabilmente la loro vita. I due, ormai giovani adulti, dovendo tragicamente scegliere se passare solo dieci anni insieme e poi morire o il resto della loro vita senza vedersi mai più, scelgono di vivere una vita separata, nel ricordo di ciò che sono stati e che hanno passato insieme.

La vita di Lyra sarà caratterizzata dall'impegno: studierà per imparare ad usare nuovamente l'aletiometro (la “bussola d'oro” del titolo del primo volume), mentre Will ritornerà nel suo – nostro – mondo e aiuterà la madre, bisognosa di cure. Quindi si potrebbe dire che, seppure la “chiusura” dei romanzi porti ad una conclusione coincidente con l'integrazione sociale (“romanzo di socializzazione”), la fine che Pullman concede ai suoi protagonisti non è “lieta”. Entrambi i personaggi rientrano a far parte con maggior vigore (e stavolta da persone adulte, senza avventure in mondi altri in prospettiva) dei rispettivi mondi e dei rispettivi assetti sociali in cui, inizialmente, non si erano trovati completamente a loro agio ma a cui sono rimasti lo stesso legati. Permane nel finale un senso di “sacrificio”: l'idea che i due protagonisti scelgano di passare e concludere le loro vite lontani, senza l'amore appena scoperto per un bene superiore (la chiusura di tutte i varchi, le “porte” tra i mondi, per la salvezza di questi) costituisce un forte parallelismo con Paradise Lost di John Milton. Il punto di partenza da cui Pullman dà origine alla sua trilogia è un atto di accusa alla teocrazia e a tutte le diverse forme che assume il totalitarismo: nella religione, ma anche nella politica e nella società.

Il significato della scelta dell'autore per il finale non a lieto fine forse va cercato nell'antitesi “libertà/felicità”448: le scelte fatte durante il percorso hanno portato il mondo

alla salvezza, ma i due giovani scegliendo la libertà hanno sacrificato la loro felicità.

447 P. Simpson, Guida alla Bussola D'oro e alla trilogia Queste Oscure Materie di Philip Pullman, Vallardi, Milano, 2007, p. 18.

La “metafora del matrimonio come contratto sociale” nel Bildungsroman è contrapposta non al celibato, come sarebbe forse logico, ma alla morte (un esempio: l'opera di Goethe, I dolori del giovane Werther) o alla “sciagura” (un esempio lo si può ritrovare nelle opere della Austen)449. In Queste Oscure Materie450 è molto evidente la scelta dei due protagonisti: decidono, loro malgrado, di passare il resto della loro vita in lontananza l'uno dall'altra, una specie di “morte/non-morte”, scegliendo l'unhappy ending tipico appunto del Bildungsroman. Infatti i due protagonisti non si vedranno mai più da vivi, ma solo quando saranno morti.

Lyra e Will porteranno con sé il ricordo delle esperienze vissute, che li hanno condotti alla crescita e alla comprensione di sé stessi e di ciò che li circonda.

Per diversi protagonisti di romanzi di formazione crescere è anche, ma soprattutto, ricordare specchiandosi nel passato, confrontarsi e formarsi nel mondo presente e