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Dal Beautiful Child all’Arcadian novel Frances Hodgson Burnett

Rinascere in famiglia

3. Dal Beautiful Child all’Arcadian novel Frances Hodgson Burnett

a. Il piccolo grande Lord

Perché questo titolo? La risposta la si può trovare tessuta tra i fili delle storie che Frances Hodgson Burnett (1849-1924) ha scritto per l’infanzia. La vita della Burnett è stata non poco complicata, oscillando tra alti e bassi, tra gli stracci e l’opulenza, “tra le stalle e le stelle”, come già fu per un’altra scrittrice per l’infanzia: Louisa May Alcott.

“She wanted life to be a fairy story. She wanted to make dreams come true – her own and other’s people. She wanted all her life to be at the Party. But again and again throughout her life reality was a disappointment. It was only in her books that she could make things go the way she wanted them to”306. Frances Burnett avrebbe desiderato che

la sua vita fosse come una fiaba, e che suoi sogni diventassero realtà. Che la sua vita fosse come una festa. Ma col passare del tempo, ed affrontando le difficoltà che le si ponevano davanti, si rese conto che la realtà era una delusione, e che solo attraverso le sue storie avrebbe potuto vivere la vita che aveva tanto desiderato. Dando vita ai suoi personaggi ebbe la possibilità di scegliere se farli vivere “per sempre felici e contenti”, identificandosi lei stessa protagonista resiliente di storie immaginate.

Nacque in Inghilterra, a Manchester, nel 1849, figlia di un ricco commerciante della piccola borghesia, Edwin Hodgson; nel settembre del 1953, pochi mesi prima di compiere quattro anni, mentre la madre Eliza era in attesa del quinto figlio, il padre morì in un attacco apoplettico. La madre, dopo aver partorito l’anno successivo una bambina che fu chiamata Edwina in ricordo del padre, inizialmente fu ricoverata dallo shock per l’improvvisa morte del marito, ma si riprese subito con forza, decidendo di sostenere economicamente la famiglia lavorando lei stessa, cosa che a quel tempo pochissime donne facevano.

Seppur la forte volontà e i continui sforzi da parte della madre, la famiglia si impoverì perciò Frances, crescendo, si rese conto di doversi impegnare attivamente nel

306 A. Thwaite, Waiting for the Party, Secker & Warburg, London, 1974, p. XI. Trad.: “Voleva che la vita fosse una fiaba. Voleva far diventare i sogni, suoi e degli altri, realtà. Lei voleva che tutta la sua vita fosse come essere ad una festa. Ma di continuo durante tutta la sua intera vita, la realtà fu una delusione. Solo attraverso le storie dei suoi libri le cose sarebbero andate come lei voleva”.

lavoro e, appunto come Louisa May Alcott, incaricarsi della responsabilità di contribuire al sostentamento della famiglia.

Mentre affrontava un’adolescenza sacrificata, emigrò insieme alla famiglia, nel 1865, nel Tennessee rurale. In quegli anni mise alla prova il suo precoce talento di scrittrice, riuscendo a conseguire una buona notorietà nell’ambito della narrativa di consumo, “riecheggiante tematiche proprie della narrativa di Gorge Eliot”307. Infatti,

come afferma Alison Lurie: “Frances era una ragazza intelligente, indipendente, autoritaria e piuttosto bruttina, bassa di statura, tozza, rossa di capelli ma con un talento di autentica narratrice”308.

Trasferitasi nel Tennesse, la vita della famiglia Hodgson non migliorò, restando sempre in uno stato di, seppur dignitosa, povertà. Afferma Ann Twahite nella sua biografia Waiting for the Party su Frances Burnett (sulla vita della scrittrice angloamericana sono state dedicate non molte biografie, ma quella di Ann Twahite è considerata oltremodo eccellente, infatti come afferma Alison Lurie “is a good book; intelligent, moderate, thoughtful, well documented, well organized, and well written. This is no small achievement… a model of what a literary biography should be”309):

“Frances spent a great deal of time in the forest, but she and Edith knew how worried their mother was and that they must try and earn some money. They tried everything in those early days. Embroidery – and people didn’t want it. Music lessons – and people thought them too young. Chickens – and they wouldn’t hatch, and when they did they died of the gapes. There was the awful problem, too, of having to sit on the hen to make her to sit on the nest. They tried setting goose eggs and only one hatched and that wasn’t a goose. It was a gander, and a plank fell on it and killed it. Late in 1865, soon after sixteenth birthday, Frances set up her own ‘Select Seminary’. Actually it was not very select. She would take any pupils who were available. She managed to attract eight children, who paid their fees in cabbages, carrots, beets, potatoes and eggs”310.

307 A. Palumbo, Itinerari formativi di piccole donne, De Ferrari, Genova, 2002, p. 109. 308 A. Lurie, Non ditelo ai grandi, Mondadori, Milano, 1993, p. 68.

309 A. Lurie, ‘New York Review of Books’, in A. Thwaite, Waiting for the Party. The Life of Frances

Hodgson Burnett, Godine, Boston, 1991.

310 A. Thwaite, Waiting for the Party. The Life of Frances Hodgson Burnett, Godine, Boston, 1991, p. 30.

Le giornate di Frances trascorrevano come quelle delle sorelle March: una piccola donna laboriosa, con una famiglia numerosa che, una volta ricca, ormai non lo era più. La giovane Frances tentava di guadagnare qualche dollaro con piccoli lavori come il ricamo, le lezioni di musica o l’allevamento di polli. All’età di sedici anni fondò un Selected Seminary, una sorta di “scuola domestica”, che non durò a lungo, a cui parteciparono studenti, altrettanto poveri, che potevano pagare solamente con vivande come patate, carote e uova.

Frances Hodgson, riuscì a cambiare la sua vita e a migliorarla, sottraendo sé e la sua famiglia a continue situazioni simili a quelle vissute durante l’adolescenza, proprio come Louisa May Alcott, grazie all’abile uso della penna.

Non fu un singolo evento ad accompagnare la sua decisione di scrivere storie per l’infanzia, ma una serie molto lunga. Inizialmente, come si è detto, la Burnett aveva deciso di cominciare a scrivere brevi racconti per avere un guadagno economico – “My object is remuneration”311 –.

Quel racconto venne pubblicato, come altri che lo seguirono. Nel 1872, all’età di ventidue anni, aveva guadagnato già abbastanza per viaggiare e tornare in Inghilterra varie volte.

Frances Hodgson si sposò nel 1973 con Swan Burnett, un oculista con cui ebbe due figli, Lionel e Vivian (prima che Vivian fosse nato, i Burnett pensavano fosse una femmina, quindi quando nacque un maschio gli fu dato ugualmente il nome che avevano deciso).

Scrive Alison Lurie: “Non può certo sorprendere che Francesc Hodgson Burnett diventasse un’autrice per la gioventù. Le piacevano i bambini, con i quali ebbe sempre facilità di rapporti; amava giocare e fu sempre affascinata dalle casa di bambola. Persino nelle sue opere per adulti i personaggi più simpatici, di qualunque età, sono descritti come se fossero simili ai bambini”312. Ann Thwaite a proposito afferma che molti dei nessi più

dolci e affettuosi che la scrittrice evoca sono quelli tra madre e figlio, tra padre e figlia, tra sorelle o tra amici: “It was undoubtedly true that Frances put no special value in many of her books on the love between man and woman, the sexual relationship. Many of the

311 “Io miro al guadagno”. Questa frase la si può leggere in una lettera che Frances Burnett, all’età di soli diciassette anni, inviò a una rivista femminile di second’ordine insieme al suo primo racconto. In A. Thwaite, Waiting for the Party, op. cit., p. 33.

most strongly loving relationships are between mother and son, father and daughter, between sisters, between friends”313.

Col passare degli anni e con l’aumentare di una stabilità finanziaria nella sua vita, cominciò a pubblicare le storie che scaturivano dalla sua fantasia per se stessa, per la sua famiglia – seppure non ebbe molto fortuna in quest’ambito poiché i due suoi matrimoni si conclusero con la separazione e risentimenti reciproci – e per i suoi amici letterati. Frequentava infatti con piacere scrittori e artisti di teatro, filosofi e poeti, e nella sua vita ha conosciuto molti di questi tra cui Ralph Emerson, Mark Twain, Louisa May Alcott, Mary Mapes Dodge, Emily Dickinson, Oscar Wilde, William Dean Howells, Harriet Beecher Stowe e altri ancora. In Waiting for the Party, si può leggere di come Mark Twain ammirava Frances, e di come abbia chiesto a lei e a William Dean Howells di scrivere una lunga storia insieme ma che, sfortunatamente, non andò in porto: “Mark Twain admire Frances and it was just at this time that he was dreaming up a scheme for himself, Frances, William Dean Howells and one or two others, each to write a long story based on the same characters and roughly the same situations. Unfortunately it came to nothing. Nor did his scheme that they should hire a private rail- road car, complete with cook, and travel all over the country reading from their works”314.

Quando Mary Dodge, amica di Frances e autrice di Hans Brisker and the Silver

Skates, creò nel 1873 la sua rivista di letteratura per l’infanzia, St Nicholas, lo fece con

l’intento di fornire a chi lo volesse un “sano divertimento diretto a compensare la produzione letteraria educativa e moraleggiante per l’infanzia”315, incoraggiando Frances

ad inviarle storie da pubblicare. Infatti la maggior parte dei libri per l’infanzia della Burnett erano già stati precedentemente pubblicati a puntate sulla rivista di Mary Dodge.

Little Lord Fauntleroy, per esempio, viene scritto e pubblicato inizialmente a puntate sulla

rivista St Nicholas, nel mese di novembre del 1885.

Un articolo, dal titolo “The Native Element in Fiction”, uscito nel mese di luglio del 1883, pochi anni prima quindi della pubblicazione de Il Piccolo Lord, descriveva già Frances Burnett come una scrittrice che dal 1970 è stimata e riconosciuta nel campo della

313 A. Thwaite, Waiting for the Party, op. cit., p. 74. 314 A. Thwaite, Waiting for the Party, op. cit., p. 82.

315 “…it had been with the intention of providing wholesome entertainment to offset the didacticism which dogged most writing for children”. In A. Thwaite, Waiting for the Party, op. cit., p. 82.

letteratura: “who hold the front rank today in general estimation”, and “had their visible beginnings in the five years following 1970”316.

La seconda metà dell’ ‘800, periodo in cui Frances Burnett scrisse il romanzo

Little Lord Fauntleroy, è un’epoca in cui vengono prodotte moltissime opere per bambini,

romanzi che sono diventati dei classici della letteratura per l’infanzia e per ragazzi. Ricordandone brevemente solo alcuni, si nota come Frances Burnett era in amicizia, attraverso corrispondenze, scambi di idee, incontri brevi o lunghe estati passate insieme, con la maggior parte degli scrittori per l’infanzia a lei contemporanei.

Nel 1851-52 era uscito negli Stati Uniti Uncle Tom’s Cabin (La capanna dello zio

Tom), della scrittrice e amica di Frances Burnett, Harriet Beecher Stowe, e “aveva

preparato il terreno”317, coinvolgendo milioni di lettori sul tema, all’abolizione della

schiavitù che avvenne nel 1865 con la ratifica del XIII emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America, dopo anni in cui l’America, divisa tra Stati del Nord e Stati del Sud, combatteva la Guerra Civile.

Frances e Harriet si conobbero presso Nook Farm, nel Connecticut dove, nell’estate del 1880, Frances passò la stagione estiva. Nook Farm era una comunità fondata nel 1851 da John Hooker e sua moglie, Isabella Beecher Hooker, sorella di Herriet. Anche Twain visse a Nook Farm ma non durante l’estate in cui era presente Frances. Scrive a proposito Ann Thwaite: “The next year Twain was send Frances an inscribed copy of The Prince and the Pauper318 and it seems likely they had met by this time. Frances was at Nook Farm principally to work with William Gillette, Hooker’s nephew, who had been encouraged by Mark Twain to write for the theatre. Frances had met him on her visit to Boston. He had had a great success with his play The Professor and he had promised to help her dramatize her story Esmeralda”319.

Nel 1868, con Little Women, Louisa May Alcott, americana di Philadelphia e figlia del noto trascendentalista Amos Bronson Alcott, aveva tracciato quattro ritratti di

316 A. Thwaite, Waiting for the Party, op. cit., p. 86.

317 Per approfondimenti C. E. Stowe, L. B Stowe, Harriet Beecher Stowe: The Story of Her Life, Houghton Mifflin, Boston, 1911.

318 Sul romanzo di Mark Twain, The Prince and the Pauper (1882), scrive Peter Hunt: “is a journeyman fantasy with a republican edge – and again with little time for hypocrisy or parents”. In P. Hunt, An Introduction to Children's Literature, Oxford University Press, Oxford-New York, 2009, pp. 85- 86.

giovani donne, anticonvenzionali protagoniste, modelli femminili positivi ed autentici. Inizia così a delinearsi, negli Stati Uniti della seconda metà dell’ 800, una letteratura per l'infanzia al femminile “dall'orizzonte aperto” 320.

Frances conobbe per la prima volta Louisa a Concord, quando andò a vedere la storica città e incontrare Emerson. Scrisse Louisa in una splendida recensione nel Bookbuyer sul libro Little Lord Fauntleroy: “Grown people, who still love children’s books, will enjoy much which escapes the younger reader in the working out of the fierce old earl’s regeneration”321.

Un’altra donna, l’inglese Florence Montgomery, l’anno successivo aveva scritto

Misunderstood (Incompreso), un piccolo capolavoro che ha commosso intere

generazioni. Humphrey, bambino irresponsabile e disobbediente in apparenza ma dolce e sensibile nel profondo, pronto a sacrificarsi per salvare la vita del fratello minore Miles, è un personaggio che difficilmente viene dimenticato.

Nel 1876 Mark Twain, con The Adventures of Tom Sawyer (Le avventure di Tom

Sawyer), aveva messo da parte i toni edulcorati, che sembrava prevalessero nel

gradimento del pubblico, raccontando con esuberante vitalità, venata d’umorismo, le avventure di Tom e Huck322. Inizialmente Twain affermò di essere uno scrittore per adulti, ma fu persuaso da sua moglie e dall’amico William Dean Howells a pubblicarlo come una storia per giovani. Osservò anche che non aveva mai scritto prima un libro dedicato a lettori di genere maschile, ma che lui scrive per adulti che una volta sono stati bambini: “I write for grown-ups who have been boys. If the boys read it and like it, perhaps that is testimony that my boys are real, not artificial. If they are real to the grown-ups, that is proof”323.

Due anni dopo, nel 1878 in Francia, era uscito Sans famille (Senza famiglia), di Hector Malot. Afferma Faeti: “Come Kim, che va con il suo vecchio Lama per le strade di un’India splendida e terribile, anche Rémi accompagna il vecchio Vitalis per le strade

320 E. Terzi, Dietro la maschera: una rilettura di Louisa May Alcott, in E. Beseghi, Nel giardino di

Gaia, Mondadori Editore, Milano, 1994, pp. 19-20.

321 A. Thwaite Waiting for the Party, op. cit., p. 93.

322 V. Buttafava, Introduzione, in F. H. Burnett, Il piccolo Lord, BUR, Milano, 1997, pp. 5-6. 323 M. P. Bearne, Mark Twain, 1835-1910, in P. Hunt, An Introduction to Children's Literature, op.

in Francia, in un cammino in cui due esistenze tanto diverse sono fra loro messe a confronto proprio mentre si delineano incontri, sorprese, avventure”324.

Nel 1883, in Italia, invece era apparso, geniale e imprevedibile, il personaggio più nuovo di tutti, il Pinocchio di Carlo Lorenzini, in arte Collodi. Figlio emarginato e “diverso”, Pinocchio vive con il padre, uomo povero e solo, costretto a vendere i propri indispensabili indumenti per mandare un figlio a scuola. E una fata che, figura femminile misteriosa, compare e scopare, è “sempre presente e sempre assente”325.

Il romanzo Little Lord Fauntleroy, attraverso il quale la Burnett consacrò la propria fama di scrittrice per l’infanzia, racconta la storia di un bambino, di madre americana e padre inglese, spinto a compiere durante la sua infanzia un viaggio inverso a quello dell’Autrice, dall’America all’Inghilterra.

Little Lord Fauntleroy è un’opera dai toni fiabeschi, in cui è racchiusa una fantasia

infantile quasi universale, ovvero quella di non appartenere in realtà alla casetta brutta in cui viviamo, alla famiglia “noiosa e volgare”326 che dice di esserci consanguinea: i nostri

veri genitori devono essere persone affascinanti, ricche e belle, che non ci rimproverano mai, che vivono in una magione, anzi, un castello.

Alison Lurie nel suo libro Non ditelo ai grandi afferma che la geniale trovata di Francesc Burnett fu l’aver combinato “la storia di un erede finalmente ritrovato con due altri temi coevi non meno popolari. Uno è il rapporto tra Inghilterra e America, tra una nazione antica, complessa, magari corrotta, e la sua ex colonia, più giovane, più semplice, più rozza e ritenuta più innocente. … Il secondo tema del Piccolo Lord Fauntleroy è quello della redenzione di un adulto per influenza di un bambino affettuoso e accattivante, dotato d’innocenza naturale nell’accezione che le attribuiva Wordsworth”327.

Innocenza, bontà, bellezza ed eleganza, queste erano le caratteristiche del personaggio di Cedric Erroll. Il Beautiful Child spicca tra le pagine del romanzo della Burnett, rappresentato “come un modello decisamente estetizzante di creatura perfetta e

324 A. Faeti, Gli amici ritrovati. Tra le righe dei grandi romanzi per ragazzi, Milano, BUR Rizzoli, 2010, p. 151.

325 A Faeti, Gli amici ritrovati, op. cit., p. 70 326 A. Lurie, Non ditelo ai grandi, op. cit., p. 67. 327 A. Lurie, Non ditelo ai grandi, op. cit., p. 70.

privilegiata della fortuna, secondo un criterio di idealizzazione dell’infanzia propriamente vittoriano, adottato dalla scrittrice agli esordi”328.

Frances Burnett, oltre che scrittrice fu anche madre amorevole e sempre molto presente nella vita dei suoi due figli, Lionel e Vivian.

Infatti la stessa Burnett afferma di aver preso come modello il figlio minore Vivian per creare la figura di Cedric Errol: “It is not a portrait; but, certainly, if there had not been Vivian there would not have been Fauntleroy”329.

L’immagine del Bambino Bellissimo, del Beautiful Child, vestito di velluto nero ornato di pizzo candido, diventò famosa, conosciuta e riprodotta anche nella realtà: la storia del piccolo lord affascinò non solo i ragazzi ma ancor di più le loro stesse madri. Quindi molti bambini, come Vivian, si ritrovarono a vestire letteralmente gli abiti sfarzosi ed eleganti del giovane lord Fauntleroy, personaggio ormai amato dalle lettrici adulte che aspiravano a ricreare nei propri figli quel modello di dandy inglese.

Afferma Peter Hunt: “It is not a story overtly addressed to children, but has a basic fairy-tale element of youth overcoming age, as well as rags-to-riches – fulfilling both child and adult fantasies”330.

Proprio per questo, come scrive Palumbo, il romanzo Little Lord Fauntleroy può essere considerato un romanzo di genere, “prodotto da una woman-writer, era destinato a far fantasticare donne, seppur in merito al futuro della prole e alle forze rigeneratrici della giovinezza”331.

L’idea di crinoline, pizzi e velluti sembra essere venuta alla Burnett dopo l’incontro con Oscar Wilde, che andò in visita a casa Burnett durante un ciclo di conferenze che tenne in America nel 1882 vestito da vero dandy dell’epoca, ovvero con un cappotto di seta, un panciotto fiorito, calzoni scuri al ginocchio, calze di seta e scarpe di vernice dalla fibbia alta e infine un modesto fiore all’occhiello: “He came to her house wearing a black silk claw-hammer coat, fancily flowered dark waistcoat, knee breeches, silk stockings and patent leather pumps with broad buckles, an inconspicuous flower in

328 A. Palumbo, Itinerari formativi di piccole donne, op. cit., pp. 109-110. 329 A. Thwaite, Waiting for the Party, op. cit., p. 90.

330 P. Hunt, An Introduction to Children's Literature, op. cit., 93. 331 A. Palumbo, Itinerari formativi di piccole donne, op. cit., p. 110.

his button-hole. It is tempting to assume that the Burnett boys’ clothes, to be immortalized by Little Lord Fauntleroy, were influenced by this visit”332.

Tutto il libro è costruito intorno all’incontro/scontro il vecchio e il nuovo mondo, tra la vecchia Inghilterra (il nonno, conte di Dorincourt) e la nuova America (Cedric e