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Coesione e sviluppo locale

Il terremoto ha disegnato alcuni comprensori abruzzesi sulla base dei danni subiti dal patrimonio isico. Ma gli effetti traumatici provocati dall’evento distruttivo hanno ge- nerato un impatto altrettanto negativo (se non maggiore) sul piano del capitale socia- le, in quanto si sono combinati con la preesistente marginalizzazione di insediamenti indeboliti dal declino demograico.

Il lento smottamento della popolazione si è combinato con l’inabitabilità del pa- trimonio edilizio. Per tale ragione è quindi necessario intervenire contestualmente sui due fattori, in modo da evitare che i meccanismi della ricostruzione – pensati esclu- sivamente per il contesto isico – non trovino un adeguato riscontro nella ordinaria rimessa in funzione delle comunità residenti o interessate alla residenzialità anche temporanea.

Le linee su cui operare partono dalla considerazione che:

a. si tratta di piccoli Comuni con valori signiicativi più rilevanti della pura dimensione insediativi e demograica;

b. c’è la necessità di consolidare le ragioni e le opportunità costitutive della base di

aggregazione comunitaria;

c. ci sono relazioni con polarità attrattive fuori dal comprensorio di progetto (l’area urbana costiera pescarese, i Grandi Parchi) che consentono di effettuare ipotesi proget-

tuali integrate con processi che operano anche al di fuori del comprensorio di Piano.

piccoli comuni, crescono

La piccola dimensione demograica non è di per sé un limite allo sviluppo. Al contra- rio, può rappresentare un riferimento interessante nel ricercare parametri innovativi per la pianiicazione sostenibile.

La globalizzazione porta, infatti, con sé un nuovo movimento verso i poli metro- politani la cui condizione di accentramento produce una maggiore aspettativa nella ricerca di opportunità lavorative, relazioni, conoscenze e servizi. Ciò è ormai evidente anche in Italia e, naturalmente nelle forme sue proprie, anche in una Regione come l’Abruzzo dove è da tempo in atto un rafforzamento della concentrazione costiera.

Un tale fenomeno produce un’omologazione e standardizzazione del modello insediativo, polarizzato su alcune funzioni ripetute in forme praticamente eguali in tutto il mondo. Basti pensare alle aree destinate al retail, nella combinazione di grandi superici commerciali, shopping mall e servizi di ristorazione. Ma altrettanto vale per centri logistici, aree industriali, infrastrutture di trasporto, e persino complessi per il

loisir e lo svago. È in atto una tendenza globale all’international style urbanistico (mol-

to simile a quanto successo per l’architettura).

La concentrazione porta con sé tutti i fenomeni negativi tipici dei processi sponta- nei a grande scala cui non si è in grado di offrire un modello credibile di governance.

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L’omogeneità ripetitiva delle funzioni, dei modelli, dei brand, fa necessariamente vin- cere – nella competizione – le realtà quantitativamente più consistenti.

Una tale linea prevalente dell’urbanizzazione attuale produce, però, una contro

spinta tendente a valorizzare l’identità dei luoghi come fattore di sopravvivenza, ma

anche di possibile competizione per centri che conservano forti radici identitarie, indi- pendentemente dalla loro dimensione.

Il paradigma fondamentale in questo caso è la diversità urbana come fonte di ri- generazione di comunità “rattrappite” dalla forza di attrazione dei comprensori me- tropolitani.

Si capisce, quindi, che le strategie di ricostruzione di un comprensorio che conta poche migliaia di abitanti, dovranno ispirarsi a un’azione progettuale volta a massi- mizzare i fattori identitari ponendoli in un contesto di servizi, reti e condizioni insedia- tive capaci di esaltare le risorse – umane, ambientali, edilizie – esistenti in loco.

Anche in Italia, esiste ormai una prassi consolidata d’intervento per i piccoli Co-

muni, specie quelli meno “noti” e di qualità intermedia, privi cioè di caratteri storici,

artistici o ambientali eccellenti alla scala mondiale.

Laddove si sono ottenuti risultati nella fuoriuscita dalla marginalità, gli interventi si sono ispirati a tre linee di innovazione:

1. valorizzare ambiente, energia e paesaggio cioè la ruralità e il territorio naturale in connessione con il centro abitato, al tempo stesso promuovendo un’autonomia energetica e un uso intelligente delle risorse primarie;

2. creare opportunità di lavoro, un’offerta adeguata di servizi minimi, il commercio di vicinato, combinandole soprattutto con la valorizzazione anche turistica delle risorse locali compreso cibo, ristorazione e patrimonio storico;

3. rafforzare la coesione comunitaria, ridando senso alla cultura del luogo, equità sociale soprattutto rispetto ai costi dell’abitare.

Almeno cinque dei sette Comuni compresi nell’area omogenea 5 possono a ragio- ne essere assimilati alle tipologie di centri sopra descritti, ma anche le città più grandi come Bussi sul Tirino e Popoli, possono trarre utile giovamento da tali generali linee di impostazione per quanto attiene alle logiche innovative di tipo socio economico del Piano strategico.

i fattori potenziali per la qualità sociale

L’analisi di sensitività per l’innovazione socio-economica ha come base d’analisi il quadro evolutivo dell’ultimo decennio (2001-2010).

Pur con i limiti di disponibilità di fonti statistiche, sono stati esaminati tre ambiti speciici:

– il capitale umano;

– la consistenza delle strutture socio-economiche; – i redditi.

Il capitale umano

Anche prima del sisma, nel complesso dei Comuni si rilevava un decremento com- plessivo dei residenti, in controtendenza con i valori totali della Provincia di Pescara (+9,4% nel periodo) e anche di quella dell’Aquila (+4,1%).

Resta, tuttavia, una differenziazione interna anche fra i sette Comuni. A fronte di un generale decremento demograico, Popoli mantiene sostanzialmente stabile il nume- ro di residenti, trattandosi della città di più grandi dimensioni con il massimo grado di accessibilità e di interconnessione.

La stasi demograica si accompagna a un evidente fenomeno di longevità della popolazione che porta a un generale incremento degli ultrasessantacinquenni, tranne in quei Comuni dove persino la fascia della terza età inizia a declinare e cioè a Ofena e Brittoli, e in misura assai ridotta a Cugnoli.

Nell’area omogenea 5 la popolazione oltre i 65 anni rappresenta in media il 26,4 % con punte del 39,1% a Brittoli, del 36,2% a Ofena e del 30,6% a Civitella Casanova. Una situazione però non molto lontana da quella di dieci anni fa allorquando contava il 24,8%.

I residenti con meno di 14 anni rappresentano il 10,7% rispetto al 12% del 2001 con valori inferiori al dieci percento a Bussi sul Tirino e soprattutto Brittoli e Ofena (igg. 1 e 2).

Figura 1. Popolazione residente nei Comuni dell’area omogenea 5 (N.I. 2001 = 100)

Fonte: elaborazione Censis su dati Istat

La conseguenza più evidente riguardo al capitale umano potenziale è costituita dal declino del ricambio generazionale che – nel complesso dell’area omogenea – si è dimezzato nel corso dell’ultimo decennio passando da 77 giovani di 15-19 anni su 100 anziani di 60-64 anni del 2001, ai 37 giovani ogni 100 anziani nel 2010. Gli andamenti demograici derivano chiaramente dalla bassa natalità, da un tasso di mortalità stabi- le, e anche da un tasso migratorio piuttosto contenuto (tab. 1).

Vi sono naturalmente fattori contingenti che possono alterare nei singoli Comuni il quadro descritto, tuttavia dall’analisi in profondità sulla consistenza del capitale uma- no discendono due indicazioni:

– date le caratteristiche della popolazione è opportuno rafforzare i servizi destinati

alla terza età di tipo sanitario, ma soprattutto socio assistenziale, anche per favorire

processi di longevità attiva;

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denzialità che possano portare a insediarsi famiglie di nuova formazione in grado di

rivitalizzare il ricambio generazionale.

Figura 2 – Andamento della popolazione, per classe di età nell’area omogenea 5 fra 2001 e 2010

Popolazione 0-14 anni Popolazione oltre 65 anni

Popolazione 15-64 anni

Fonte: elaborazione Censis su dati Istat

Tab. 1 Indici di invecchiamento, vecchiaia, ricambio e dipendenza nei Comuni dell’area omogenea 5, al 1° gennaio 2001 e 2010 (val.%)

indice di invecchiamento (1) indice di vecchiaia (2) indice di dipendenza (3) indice di ricambio (4) 2001 2010 2001 2010 2002 2010 2002 2010 Brittoli 37,5 39,1 452,9 524,0 84,3 87,2 33,3 29,7

Bussi sul Tirino 23,0 27,6 211,3 299,6 51,3 58,4 75,0 40,4

Civitella Casanova 28,2 30,6 243,7 272,4 65,9 71,9 64,2 41,2 Cugnoli 23,1 24,0 144,6 214,5 64,3 54,2 109,1 39,4 Montebello di Bertona 27,5 29,1 238,8 286,1 64,1 64,6 65,5 32,5 Popoli 22,0 22,7 179,3 193,5 52,2 52,6 86,5 36,1 Ofena 39,3 36,2 488,0 550,0 89,9 74,6 44,7 22,7 Totale comuni 24,8 26,4 207,6 247,7 58,2 58,9 76,8 37,0 Pescara 19,6 21,0 136,4 154,0 51,4 52,9 88,2 84,2 L’Aquila 21,2 21,5 157,4 176,7 53,0 50,8 98,9 78,6 Abruzzo 20,2 21,3 143,5 163,3 52,1 52,2 94,6 82,2 Italia 18,4 20,2 129,3 144,0 48,6 52,2 85,4 80,4

Fonte: elaborazione Censis su dati Istat

La consistenza delle strutture socio-economiche

Nonostante gli effetti negativi portati dal terremoto, le imprese attive localizzate nell’a- rea omogenea 5 hanno mantenuto, nel confronto decennale, la loro consistenza.

Spicca l’incremento registrato a Popoli che passa da 347 a 385 imprese attive nel periodo pari all’11% e di Civitella Casanova, da 266 a 289, pari a circa il 9%. La situa- zione più critica è quella di Ofena dove la riduzione è stata pari a circa il 20% e di Brittoli pari al 16%.

Nel decennio si è registrato il signiicativo incremento degli esercizi ricettivi, che rappresenta l’avvio di un comparto turistico in formazione.

A Civitella Casanova, Montebello di Bertona e Ofena, in particolare, dove nel 2000 non era presente alcuna struttura turistica, ora ne sono localizzate rispettivamente 3 (con una dimensione media di 45 posti letto) e 4 (dimensione media 7 posti letto) e 3 ma con 6 posti letto in media. Popoli passa da 2 a 5 esercizi ricettivi con una media di 32 posti letto ciascuno.

Altro punto di riferimento è rappresentato dalle strutture pubbliche esistenti in campo scolastico.

Il declino demograico porta a un andamento negativo del numero degli alunni frequentanti la scuola primaria e quella secondaria di primo grado. Purtuttavia, la ridu- zione è più elevata per l’utenza da 11 a 14 anni che per le classi di età da 5 a 10 anni, il che farebbe supporre un certo assestamento per quel che attiene al presidio scolastico di base.

Per quanto riguarda la scuola secondaria di primo grado la situazione rilette quella della primaria.

I redditi

Pur con i limiti relativi alla rappresentatività del reddito imponibile dichiarato ai ini dell’Irpef, da tale fonte è possibile trarre un’indicazione sulle disponibilità familiari esi- stenti a livello comunale. In complesso nell’area omogenea 5, con riferimento al 2009, il reddito imponibile complessivo è stato pari a 122 milioni di euro, corrispondente a un valore medio di 18.697 euro.

Nel periodo 2005-2009 il reddito è aumentato in termini reali del 4,4%.

Solo Popoli è in linea con i valori medi provinciali e regionali registrando un im- ponibile medio di 20,526 euro, peraltro leggermente diminuito rispetto al 2005. Al se- condo posto si colloca Bussi sul Tirino con 18.989 euro e un aumento reale del 3,6%. Aumenti più consistenti dell’ordine del 15-20% a Cugnoli, Montebello di Bertona e Brittoli anche se il valore medio è inferiore di un quarto alla media provinciale.

le strategie di sviluppo locale

Nella logica del modello piccoli Comuni cui ricollegare quella della ricostruzione post terremoto è fondamentale porre a base del Piano due strategie:

– la ricostruzione ha certamente un’autonomia sul piano tecnico-urbanistico, ma non può avere eficacia se le comunità locali non se ne impossessano restando le pro- tagoniste ultime dell’attuazione. Se non si coinvolge il tessuto sociale locale si rischia di rimettere in piedi le pietre, ma non ridare un’anima ai luoghi;

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– i modelli di pianiicazione devono affrontare simultaneamente la realizzazione di investimenti e di iniziative tali da spostare in avanti il livello di vitalità di ciascun Comune che potrà migliorare le sue performance ambientali, energetiche, demograiche o turi- stiche solo se si individuano i soggetti capaci di stimolare e realizzare il cambiamento.

Nell’area omogenea 5 si rileva, innanzitutto, l’urgenza di realizzare interconnes- sioni fra i centri, le cui condizioni di accessibilità presuppongono l’esistenza di servizi gestiti e operati a distanza per integrare i principali fattori di stabilizzazione sociale.

Il sistema di welfare a livello locale è soggetto, in termini generali, a un tendenzia- le ridimensionamento almeno che non si proceda a una razionalizzazione innalzando la produttività, eliminando sprechi e ineficienze, applicando nuove tecnologie. La principale funzione da riorganizzare riguarda i servizi socio-assistenziali e sanitari per gli anziani resi-

denti nei Comuni dell’area omogenea, sulla base di un disegno più ampio che ne individui:

– i capisaldi inalizzati alla gestione dell’intero sistema regionale per tipologia di servizi sanitari basati sulla terriorializzazione e la domiciliarità ma che, al tempo stes- so, rappresentino i poli di specializzazione ed eccellenza per le acuzie, per fornire conoscenze distribuite attraverso le sottostazioni, più orientate all’’emergenza;

– le sottostazioni di controllo e primo intervento, con i presìdi di livello comunale o di unione di Comuni presenti a diretto contatto con i cittadini per il tramite dell’ammi- nistrazione locale o anche di strutture del terziario sociale, cooperative o private, che completano il quadro.

Una seconda area si riferisce all’offerta di servizi amministrativi, oltre a quelli più strettamente istituzionali, di controllo e autorizzativi, anche quelli che garantiscano trasparenza ma anche eficienza alle autorizzazioni edilizie.

Una terza area coinvolge la dimensione partecipativa e informativa attraverso cui legare sia le attività economiche, che i mediatori del territorio.

Una quarta area di applicazioni riguarda la promozione del territorio sia a ini turi- stici che per migliorarne l’attrattività.

uno sviluppo locale basato sull’accoglienza

Lo sviluppo locale deve trovare un motore in grado di generare processi virtuosi di crescita: un tale fattore non può che essere centrato sulla iliera naturalistica, rurale, agricola e ricettiva dell’industria dell’accoglienza. Le attività turistiche rappresentano sempre di più uno strumento insostituibile per dare slancio economico e occupazio- nale in territori alla ricerca di un possibile sviluppo.

Le ragioni sono da ricondurre al fatto che il turismo:

– è uno strumento soft per valorizzare il patrimonio naturale, storico, architettonico; – la domanda di attività turistiche è molto diffusa, crescente e differenziata. È molto diffusa in quanto, nonostante l’attuale fase critica, la disponibilità di risorse e di red- dito familiari viene più spesso orientata a una spesa di svago che non all’acquisto di beni di consumo obsoleti;

– le attività turistiche danno più immediati ritorni, sia in termini di reddito locale, che di occupazione e impiego.

– le attività turistiche hanno impatti economico-occupazionali in una pluralità di

comparti produttivi, gli effetti cumulati si dispiegano in termini molto rapidi, oltre che

nel commercio al dettaglio, anche nei trasporti, nell’artigianato, nei servizi, nella cul- tura, nell’industria verde.

Quindi una strategia volta ad animare il territorio dell’area omogenea 5 attraverso l’economia del turismo costituisce una scommessa positiva, realistica e che può dar

frutti in tempi molto rapidi.

L’applicazione al contesto territoriale

Dal punto strettamente insediativo, nei Comuni dell’area omogenea 5 ci troviamo nel- le seguenti condizioni:

– l’articolazione del territorio si sviluppa per centri e nuclei, che costituiscono il presupposto per un’offerta turistica policentrica tale da realizzare un effetto diffusivo (in termini di ricettività, strutture complementari, commercio, ecc.);

– la presenza di patrimonio storico antico è rilevante, tanto che il suo recupero può costituire una risorsa di base in grado di realizzare un volano di investimento assai signiicativo.

La dispersione territoriale fa ipotizzare forme innovative di destinazione della ricetti- vità, residenze turistiche organizzate collettivamente o residenze private per vacanze. Il Comune che risulta avere la maggiore articolazione insediativa è Cugnoli, seguito da Civitella Casanova e Brittoli.

Per quanto riguarda la situazione di Cugnoli sono presenti oltre alla località prin- cipale, ben diciannove nuclei abitati, per un totale di venti insediamenti; a Civitella Casanova i nuclei principali sono due, cui si aggiungono ulteriori dieci borghi, per un totale di dodici località su una popolazione che al 2010 risultava essere di 162 abitan- ti. Altrettanto interessante è la situazione di Brittoli, dove i borghi che compongono il Comune raggiungono il numero di dieci, mentre la popolazione censita al 2010 rappresenta qualche decina di unità. È quindi evidente che ci troviamo di fronte alla necessità di pensare a un uso turistico residenziale inalizzato anche al ripopolamento dei tre Comuni con la maggiore rete insediativa borghigiana.

Non molto diversa è la situazione di Ofena e di Montebello di Bertone in quanto, pur registrando la presenza rispettivamente di 3 e 4 località e nuclei, sono di dimen- sioni demograiche medie altrettanto ristrette.

Quanto al patrimonio storico-antico si è ritenuto di includere quello con più di sessant’anni di vita. In questo caso i Comuni con maggiore densità di ediici d’epoca sono Ofena e Brittoli rispettivamente pari al 78,8% e al 58,1% del totale.

In valore assoluto spiccano invece Popoli e Civitella Casanova, il primo con più di seicento ediici e il secondo con circa cinquecento.

criteri di valorizzazione strategica attraverso il turismo

L’intreccio fra intervento pubblico e iniziativa imprenditoriale

Come si è visto nella valutazione puramente quantitativa del patrimonio utilizzabile ai ini dello sviluppo turistico nella area omogenea 5, esiste a monte un problema di spopolamento per una parte signiicativa dei Comuni coinvolti nel programma di sviluppo locale.

Questa condizione offre di per sé due prospettive opposte e contraddittorie: da un lato il basso peso insediativo ha consentito il mantenimento di un territorio naturale e rurale di indubbio pregio, ha mantenuto egualmente il “senso dei luoghi”, tutti fattori

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che fanno giudicare positivamente il potenziale di sviluppo dell’economia turistica in quanto naturale prolungamento di un ecosistema abruzzese fortemente attrattivo.

Dall’altro lato, tuttavia, la scarsezza di risorse umane pone il duplice problema di una comunità che dificilmente potrà accogliere e autonomamente gestire un eventua- le lusso turistico e contestualmente gli eventuali insediamenti realizzati dal turismo si troverebbero in assenza dell’indispensabile capitale umano per poterli gestire.

Mentre il primo aspetto non costituisce un limite, in quanto esiste una speciica domanda di luoghi a bassa densità demograica dove ciò che viene apprezzato è pro- prio l’assenza di fattori urbani e il rapporto interpersonale è apprezzato proprio per i piccolissimi numeri.

Quindi anche i Comuni con popolazione piuttosto limitata, rappresentano un’at- trattiva per chi intende ad esempio utilizzare una casa per vacanza. Anzi, in questo caso la tranquillità del borgo costituisce il presupposto per il ripopolamento attraverso l’aflusso di residenti temporanei (da week end o per vacanza), fenomeno che fa da traino per un ulteriore insediamento stabile legato all’occupazione nei servizi turistici.

Il secondo aspetto – la povertà demograica rende necessario importare gli im- prenditori e gli addetti – va invece affrontata attraverso un programma che coinvolga risorse pubbliche al ine di incentivare l’investimento privato proveniente dall’esterno.

Il soft turismo

Presupposto della valorizzazione turistica è necessariamente il ripristino del pa- trimonio edilizio al ine di: ricostruire il tessuto dei borghi, programmare un’adeguata offerta di immobili per ricettività e per residenze di vacanza; recuperare gli ediici di

maggior pregio per usi a valenza generale.

Adottando criteri di larga massima, il potenziale da sviluppare per l’organizzazione di una accoglienza diffusa tramite riutilizzo di patrimonio storico antico potrebbe ri- guardare Brittoli, Civitella Casanova, Montebello di Bertona e Cugnoli per i quali si può ipotizzare un volano di avvio del processo di ricostruzione – restauro – valorizzazione riferibile a circa 160 ediici per una supericie stimata di massima di circa 25.000 metri quadri. Naturalmente si potrebbe avviare un primo stralcio per il 10-20%.

Quanto, invece, ai restanti Comuni, da orientare più verso un’offerta di ricettività propria e verso operazioni di restauro volte ad accrescere l’attrattività ambientale e culturale, dei circa 1.300 ediici antichi esistenti se ne dovrebbero selezionare alcune decine, ma di superici più ampie.

Per il successo di una strategia turistica, oltre all’intervento di carattere strutturale sul patrimonio edilizio, è necessario individuare le forme più opportune in grado di caratterizzare la area omogenea 5 come un interessante comprensorio di qualità.

Si tratterà di operare su tre piani: eventi; visita, scoperta e acquisti nel mondo ru- rale; comunicazione e relazione.

Per accrescere la notorietà del comprensorio è opportuno programmare eventi ca- paci di attrarre, pur in giorni o periodi molto ristretti, lussi di visitatori interessati alla speciica offerta culturale o conviviale proposta dall’evento.

Teniamo pure conto della grande diffusione in tutte le Regioni italiane di micro-

eventi a carattere popolare, come sagre, “mercati di campagna”, mercatini dell’anti-

quariato o artigianali ecc. C’è quindi un’abitudine dei potenziali visitatori a frequentare micro eventi anche alla scoperta di nuove località rurali.

Un’altra tipologia di eventi va ricollegata direttamente con la dimensione ambienta-

le ed eventualmente anche per sport ecologici.

Inine gli eventi culturali restano certamente i principali attrattori per il segmento di visitatori a più alto livello di istruzione e a maggiore disponibilità di spesa.

Un’altra dimensione di grande successo per i territori rurali è rappresentata dalla produzione agricola e dalla genuinità di prodotti alimentari. Il turismo del vino attrae più di sei milioni di turisti in Italia e costituisce un vero motore economico per le aree che riescono a inserirsi in circuiti nazionali e internazionali. Quindi ulteriore offerta in grado di catturare lussi turistici riguarda tutto il circuito legato alle produzioni agricole,