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Paesaggi della ricostruzione

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massimo angrilli

Paesaggi della ricostruzione

L’ipotesi che ha indirizzato le proposte di tutela e valorizzazione del paesaggio, formula- te nell’ambito delle strategie per lo sviluppo sostenibile nel Piano di ricostruzione dell’a- rea omogenea 5, è che le trasformazioni che i paesaggi dei Comuni colpiti hanno subito e subiranno sono solo in parte connesse ai danni materiali conseguenti al sisma del 9 aprile 2009. Molto più incisivi e potenzialmente impattanti sugli assetti paesaggistici consolidati delle zone interessate potrebbero essere gli effetti conseguenti da un lato dal- le pratiche della ricostruzione (se non attentamente governate) e dall’altro dalle mutate condizioni demograiche ed economiche indotte dal sisma, i cui effetti si dispiegheranno progressivamente nel tempo con dinamiche peraltro imprevedibili.

L’approccio che ha ispirato il presente contributo ha assunto una nozione di pae- saggio come risorsa e come valore fondativo delle strategie di recupero dei centri storici dell’area omogenea 5 nella consapevolezza che il rilancio economico e sociale delle co- munità colpite dalla calamità naturale non possa prescindere dalla conservazione delle rilevanti qualità paesaggistiche che in centri storici come quelli dell’area omogenea 5 rap- presentano un importante fattore di attrattività per il turismo e per la stessa residenza.

Con queste premesse il principale obiettivo del contributo nell’ambito dello schema d’inquadramento a valenza strategica è stato quello di delineare una strategia per la con- servazione e la valorizzazione delle qualità identitarie del paesaggio dell’area omogenea 5, in coerenza con i contenuti e gli obiettivi del redigendo Piano Paesaggistico Regionale. L’elaborazione dei Piani di ricostruzione secondo un’impostazione metodologica uni- taria e un approccio territoriale, che traguarda i singoli Comuni sullo sfondo dell’area vasta, rappresentava infatti una opportunità per concorrere alla deinizione degli obiettivi di qualità paesaggistica (OdQ) enunciati dal nuovo PRP per i ventuno paesaggi identitari regionali, speciicandoli all’interno dei contesti locali in cui sono articolati i Piani di rico- struzione (PdR). Allo stesso modo la formazione del quadro conoscitivo all’interno dei PdR ha consentito di afinare le letture svolte dal Piano Paesaggistico, in particolar modo per quanto concerne il patrimonio storico-architettonico dei contesti della ricostruzione, precisandone opportunamente i proili identitari.

La strategia per il paesaggio enunciata nel corso dello studio si è sostanziata in due parti: una relativa alla formulazione degli obiettivi di qualità paesaggistica e di sviluppo sostenibile e una relativa all’enunciazione dei criteri per il corretto inserimento delle opere previste e prevedibili nel corso del processo di ricostruzione. I due ambiti tematici sono stati posti in stretto rapporto, enunciando tra i criteri da adottare per la valutazione del corretto inserimento dei progetti il criterio della coerenza con gli obiettivi di qualità pae- saggistica.

Il confronto tra le progettualità dei privati e gli obiettivi di qualità contenuti nei PdR è stato quindi posto come uno dei criteri da osservare per garantire il corretto inserimento nel contesto, e insieme al criterio di conformità alla normativa vigente concorre a deini- re il quadro della valutazione di ammissibilità dei progetti.

Un altro obiettivo del documento di indirizzo è stato l’individuazione delle qualità

identitarie da mettere in gioco nella dimensione strategica dei Piani di ricostruzione. Come già detto il paesaggio costituisce per questi ambiti territoriali una leva di rilevante interesse per l’economia e lo sviluppo locale e per l’attrattività turistica e residenziale. Il riconoscimento dei valori muove dalla constatazione dell’importanza che rivestono gli insediamenti storici per l’identità del paesaggio regionale, in Abruzzo come del resto in molta parte dell’Italia centrale. I centri e i borghi documentano in modo mirabile il secolare adattamento delle società locali alla natura del contesto, un lungo processo di sedimentazione di segni, di morfologie insediative, di pratiche di organizzazione dello spazio rurale e di sfruttamento delle risorse dei territori boschivi. La promozione e la valorizzazione, oltre che la tutela, di questi centri deve pertanto tenere conto delle qua- lità del paesaggio di cui fanno parte. Ciò vale in modo particolare per quei contesti di transizione tra la massa compatta del centro storico e lo spazio aperto all’intorno, di quei paesaggi cioè di “prossimità”, deinibili come ambiti seminaturali contigui agli in- sediamenti storici la cui isionomia paesaggistica è complementare e imprescindibile da quella del centro antico ma compatibile anche con i nuovi assetti economico-produttivi espressione della contemporaneità.

Il controllo delle trasformazioni che avvengono nei paesaggi di prossimità risulta essere di fondamentale importanza nella visione di sviluppo sostenibile che si intende delineare nell’ambito della ripianiicazione del territorio colpito dal sisma. Si tratta infatti di restituire – o di attualizzare – la leggibilità delle relazioni di interdipendenza tra gli insediamenti e i loro intorni territoriali che nel passato hanno conformato la varietà dei paesaggi identitari abruzzesi. Qualora tali relazioni fossero andate perdute sarà neces- sario reinterpretare gli spazi irrisolti, rideinendone forme e funzioni nel contesto delle relazioni contemporanee tra insediamenti e paesaggi circostanti, riconoscendo le aree contigue ai centri storici come aree di elevata rilevanza paesaggistica, che permettono di apprezzare l’immagine complessiva dell’abitato, la valenza dei suoi signiicati storici e dei valori iconograici che contribuiscono a deinire in maniera inequivocabile l’identità dei paesaggi abruzzesi.

Sono discese da queste considerazioni le seguenti politiche e indirizzi di pianiicazione: a. favorire la riqualiicazione dei territori extraurbani adiacenti al centro storico e ca- ratterizzati dalla presenza di usi impropri, volumi edilizi dimessi o sottoutilizzati, miran- do dove possibile alla ricostituzione degli assetti planimetrici originari e al ripristino delle condizioni percettive, altimetriche e di arredo urbano preesistenti, ovvero alla riconigu- razione di un paesaggio complessivamente organico e compatibile con la conservazione del senso del centro storico;

b. incentivare la riqualiicazione delle parti compromesse o degradate al ine di recu- perare i valori preesistenti, con particolare riferimento ai fronti degli ediici che fungono da quinte paesaggistiche nelle vedute dalle aree di pedemonte o fondovalle;

c. incentivare il mantenimento delle attività agricole periurbane esistenti e la loro ul- teriore qualiicazione paesaggistica al ine di integrare l’immagine del centro storico con la varietà delle colture e delle trame paesistiche del contesto di appartenenza;

d. favorire la riqualiicazione degli itinerari di accesso ai centri storici, con soluzioni a favore della mobilità sostenibile e con il ricorso a impianti vegetali e arredi urbani che orientino positivamente la percezione dinamica del centro;

e. incentivare la rimozione di elementi di forte disturbo ambientale e paesaggistico, o in contraddizione con gli ambiti tutelati, e la contestuale valorizzazione delle visuali del centro storico.

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obiettivi di qualità paesaggistica e di sviluppo sostenibile

L’impostazione data alla stesura degli obiettivi di qualità, nell’ambito di ciascun PdR, ha previsto la presa in carico dei risultati della fase di interpretazione del contesto (identii- cazioni e valutazioni), svolta da ciascun gruppo di redazione dei Piani e si colloca come snodo tra le attività di previsione e di valutazione previste dal Documento programma- tico.

L’interpretazione del contesto muove a sua volta dalla lettura a scala regionale del PRP, a partire da ciò che in primo luogo deinisce i caratteri originali del paesaggio abruz- zese, e cioè le grandi strutture geomorfologiche regionali.

All’interno delle due principali regioni geomorfologiche della Regione – l’Appennino centrale calcareo e le colline adriatiche – l’articolazione dell’orograia regionale viene ricondotta a quattro geograie:

1. geograia della costa e della collina, compresa tra la linea di costa e la collina alla quota di 500 metri;

2. geograia delle grandi cordigliere, i monti Laga-Gran Sasso e Maiella-Morrone; 3. geograia delle conche intermontane e degli altopiani interni;

4. geograia del Fucino.

L’estensione dell’area omogenea 5 e la sua posizione fanno si che i paesaggi della ricostruzione siano a cavallo di tre delle quattro geograie regionali, la diversiicazione delle forme e dei signiicati dei diversi paesaggi è conseguentemente abbastanza spinta, e ha richiesto un’ampia trattazione in sede di stesura degli OdQ.

All’interno delle quattro geograie il nuovo Piano Paesistico propone un’articolazione del territorio in 21 paesaggi identitari regionali, costituenti ambiti territoriali, dai contorni

volutamente sfumati, caratterizzati da differenti sistemi di relazioni tra valori di identità, si- stemi di permanenze storico-culturali, risorse isico-naturalistiche, assetti funzionali, assetti economico-produttivi e risorse sociali e simboliche.

La sovrapposizione dell’area omogenea sui paesaggi identitari regionali ha eviden- ziato i 5 contesti che al loro interno contengono i Comuni interessati dai Piani di ricostru- zione: colline di Penne e Loreto; valle del Pescara; Gran Sasso-monti della Laga, versante nord; Gran Sasso-monti della Laga, versante sud; conca Peligna.

È stato pertanto assunto il quadro conoscitivo del PRP, relativamente ai sopra elenca- ti contesti regionali, sintetizzandone alcuni strati, in particolare quelli relativi ai seguenti valori: valore percettivo; valore ambientale; valore storico e archeologico; valore agricolo.

Dai quadri conoscitivi del PRP si sono dunque estrapolate le informazioni necessarie sia alla costruzione degli approfondimenti conoscitivi alla scala locale, dai quali desu- mere gli elementi di orientamento per la costruzione degli obiettivi di qualità alla scala dei Comuni, sia le informazioni sui valori identitari necessari a sostanziare le scelte del Piano strategico di area vasta. Emergono i valori paesaggistici connessi ai grandi quadri morfologici della valle del Pescara e del Tirino, dei sistemi collinari e del pedemonte (il monte Incappucciata, le dorsali montuose di Calascio e Castel del Monte a nord-ovest, i rilievi della zona di Navelli, Collepietro e Capestrano a sud-ovest). Sono paesaggi di tran- sizione tra l’ambito più urbanizzato della valle del Pescara e le aree più integre dell’Ap- pennino, dove le qualità principali sono individuabili nell’immagine di compenetrazione tra centri e borghi storici con lo spazio naturale dei versanti collinari e pedemontani boscati. L’identità paesaggistica è poi riconoscibile nei caratteri di permanenza degli am- bienti collinari e degli insediamenti storici di crinale e di versante; nel sistema diffuso di insediamenti a carattere difensivo e religioso, con luoghi di culto, eremi e abbazie. Ma

anche nel rilevante patrimonio di risorse isico-naturalistiche del massiccio montano del Gran Sasso, con particolare riferimento al sistema di rupi, precipizi, valli glaciali e anti- che morene e al rilevante sistema sorgentizio del Pescara. Concorrono alla formazione dell’immagine paesaggistica anche le attività agricole (ad esempio nella conca di Ofena), vere e proprie attività di presidio ambientale, fondamentali nella conservazione della identità di paesaggio rurale consolidato, soprattutto se abbinate a produzioni agricole di qualità, in particolare quelle vitivinicole.

Gli OdQ alla scala dei centri oggetto di ricostruzione sono nati in primo luogo dalla lettura e dalla presa in carico degli obiettivi di qualità dettati dal PPR Abruzzo per i pae- saggi identitari regionali entro i quali ricadono i Comuni interessati dai Piani. Tali obietti- vi, riferiti a contesti di scala regionale, sono enunciati preventivamente tramite la lettura paesaggistica del territorio, rinviando alla combinazione tra le strategie della protection (tutela/conservazione), del management (sviluppo compatibile), del planning (riquali- icazione pianiicata), volta per volta ritenute più adatte in relazione ai diversi proili di identità e ai valori patrimoniali riconosciuti come caratterizzanti per i diversi contesti. Gli obiettivi di livello regionale rappresentano pertanto la cornice di riferimento per la deinizione degli obiettivi prestazionali alla scala di maggior dettaglio (quella dei Piani di ricostruzione), chiamati a coniugare i valori identitari affermati dal Piano paesistico con le valenze di sviluppo locale e di tutela delle risorse territoriali proprie dello strumento urbanistico. Gli obiettivi di qualità e di sviluppo sostenibile dei Comuni si articolano conseguentemente alla scala dei contesti morfologici locali in cui si esprimono i valori identitari del patrimonio storico, culturale e paesaggistico interessato dal processo di ricostruzione post-sisma. La multiscalarità degli obiettivi di qualità consente di valutare la coerenza tra le prestazioni paesaggistiche di area vasta e le speciiche azioni locali veicolate dagli strumenti della pianiicazione comunale e, in modo particolare, dal Piano di ricostruzione.

La deinizione degli obiettivi di scala locale è discesa, oltre che dalla visione generale contenuta negli obiettivi del PPR, dai risultati della fase di interpretazione del contesto, costituendo di fatto gli obiettivi uno snodo verso le scelte di tutela e valorizzazione che dovranno essere operate in sede di redazione delle norme di Piano.

Gli obiettivi di scala locale elaborati per i centri storici oggetto dei PdR si sono misu- rati con una “grana” più ine del paesaggio, quella del paesaggio urbano e di prossimità all’urbano. Di conseguenza la natura di questi obiettivi ha tenuto conto dei contesti ai quali si applicano, quelli urbanistico-edilizi e storico-paesaggistici dei centri storici interessati dalla ricostruzione. Ciò ha implicato che i caratteri identitari ai quali si è fatto riferimento nella stesura degli obiettivi sono stati soprattutto i caratteri che qualiicano gli insiemi relazionali di cui è costituito il paesaggio urbano, quali il sistema delle quinte stradali, del corso urbano, delle piazze, degli isolati, delle cortine. Le attenzioni che impli- citamente sono state riportate all’interno degli obiettivi hanno poi riguardato l’incidenza dei nuovi interventi sulla percezione, riferibile quindi ai fronti panoramici, alle aperture visuali, agli scorci prospettici, alle direzioni visive intenzionali, e l’incidenza sul signiica- to e sul senso dei complessi ediicati di interesse storico-culturale.

Gli obiettivi di qualità paesaggistica a scala locale sono stati articolati in funzione dei differenti contesti in cui è suddiviso ciascun Piano di ricostruzione; sono stati inoltre distinti in rapporto alla strategia d’intervento prevalente: conservazione; trasformazione sostenibile; riqualiicazione.

Tali obiettivi, riferiti al valore dei contesti, dovranno consentire una eficace valutazio-

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esempio, per i contesti più sensibili si dovrà garantire il rispetto dei valori riconosciuti, imponendo al progetto una appropriatezza che trova la propria misura nelle qualità che caratterizzano quel paesaggio. Per contro, per i contesti più precari si potrà agire infon-

dendo nuovi valori identitari, forzando se necessario le gerarchie esistenti e rielaborando

anche signiicativamente i rapporti tra nuove sistemazioni e preesistenze. Per le situazio- ni intermedie, dovranno essere individuati ogni volta i margini di manovra che consen- tono trasformazioni legittime attraverso i singoli progetti, a cui si chiederà comunque di contribuire per quanto possibile al miglioramento delle qualità esistenti.

In ogni caso per quegli interventi che modiicano luoghi di riconosciuto valore iden- titario (come piazze, corsi urbani, scorci prospettici con il panorama interno ed esterno) si dovrà prestare una particolare attenzione. Per questi progetti sarà comunque richiesta la procedura di veriica di inserimento nel contesto e di impatto visivo (mediante simu- lazione graica, o con altri metodi di rappresentazione dell’esito progettuale).

criteri per il corretto inserimento nel contesto

Nell’ambito della deinizione dei criteri di valutazione di ammissibilità dei progetti sono stati proposti una prima articolazione e speciicazione dei criteri utili al corretto inseri- mento nel contesto degli interventi di recupero edilizio post-sisma per l’area omoge- nea 5. Nell’ambito dei PdR dell’area omogenea per contesto si può prevalentemente intendere il contesto ediicato storico, conseguentemente l’obiettivo dei presenti criteri sarà quello di orientare l’azione dei privati al ine di raggiungere una armonica e corale azione di risanamento complessivo del tessuto ediicato. Si è ritenuto utile tuttavia, nella costruzione dei criteri per il corretto inserimento nel contesto, fare riferimento alla più generale nozione di Corretto Inserimento Paesaggistico (CIP), così come contenuta nel nuovo PPR dell’Abruzzo. Secondo il nuovo PPR per Corretto Inserimento Paesaggistico si intende “la modalità con la quale le trasformazioni sono previste, progettate e attuate perché possano stringere adeguate relazioni funzionali, formali e percettive con i pa- esaggi nei quali ricadono, evitando la cancellazione o la riduzione dei loro segni e dei loro caratteri qualiicanti, nonché contribuendo alla loro messa in valore, perseguendo gli obiettivi di qualità issati per i paesaggi alle diverse scale dal presente piano”. Per adattare questa nozione occorre speciicare che cosa si intenda per trasformazione e quali siano le relazioni che nell’ambito di un complesso urbano storico ne determinano i caratteri qualiicanti.

In un centro storico danneggiato dal sisma le trasformazioni più frequenti sono con- nesse agli interventi di ricostruzione delle unità edilizie colpite da più o meno gravi danni strutturali e possono pertanto ricondursi (con riferimento alla norma di legge regionale) alle seguenti categorie di intervento: manutenzione straordinaria; restauro conservativo; risanamento igienico ed edilizio; ristrutturazione edilizia; sostituzione edilizia; demoli- zione/nuova ediicazione.

I caratteri qualiicanti di un centro storico possono invece essere ricondotti alle se- guenti dimensioni: qualità urbanistica del centro storico; qualità architettonica degli edi- ici; qualità architettonica degli spazi aperti; qualità visivo-percettiva del centro storico; signiicati sociali e simbolici del centro storico; signiicati storico-culturali del centro sto- rico.

Se ne è dedotto che laddove per corretto inserimento si intenda la modalità con la quale le trasformazioni sono previste, progettate e attuate afinché stringano adeguate

relazioni funzionali, formali e percettive con il contesto nel quale ricadono, evitando la cancellazione o la riduzione dei loro segni e dei loro caratteri qualiicanti, nel caso della ricostruzione di un centro storico si è previsto che la procedura di corretto inserimento presti particolare attenzione ai seguenti aspetti1: tracce e segni dell’organizzazione del

suolo; spazi aperti esterni e interni al lotto; linguaggio architettonico; masse e volumi; allineamenti orizzontali e verticali; geometrie prevalenti; elementi di deinizione dei pe- rimetri/recinzioni; continuità di murature e coperture; colori; materiali; illuminazione, segnaletica.

procedura di corretto inserimento

La prima operazione necessaria per avviare la procedura di corretto inserimento è quel- la della conoscenza/interpretazione del contesto, un’attività che implica la necessità di alzare lo sguardo dal lotto direttamente interessato dalla trasformazione per inscrivere l’area di progetto entro un campo di relazioni più ampio, dipendente dalla rilevanza dimensionale dell’intervento, dalla sua posizione nel nucleo urbano, dalla visibilità del lotto, dalle vicende storiche oltre che culturali che coinvolgono il sito.

Occorre in altre parole avere un’adeguata conoscenza, estesa almeno all’insieme edilizio-urbanistico di cui l’unità edilizia o l’aggregato sono parte integrante, come ad esempio nel caso in cui parte dell’aggregato prospetti su di una piazza, caso in cui occor- re estendere le proprie letture e interpretazioni anche al “sistema piazza”, determinato dalle cortine edilizie su di essa prospettanti oltre che dallo spazio aperto pavimentato.

Un procedimento che corrisponde al riconoscimento dell’importanza progettuale del contesto in cui si cala l’opera è quello del Contesto di riferimento progettuale, concetto elaborato nell’ambito della revisione del Piano Paesaggistico della Regione Umbria, che qui si riporta secondo la deinizione che ne viene data all’art. 10 delle NTA: “si intende per contesto di riferimento progettuale la porzione di territorio in cui i caratteri paesag- gistici, naturalistici e antropici, formali e funzionali, relativi ai modi d’uso e alla perce- pibilità, entrano in relazione visiva, ambientale e funzionale, e sono inluenzati dalle trasformazioni previste dal Piano o di progetto. Il contesto così deinito, che comunque non può essere inferiore al campo di intervisibilità e cioè al territorio da cui è visibile la previsione urbanistica o l’intervento, deve essere individuato in riferimento a ogni spe- ciica previsione urbanistica o progettuale che comporti una trasformazione rilevante”.

Si propone di assumere la nozione del Contesto di riferimento progettuale, adattan- dola al caso più limitato di un centro storico, con le seguenti inalità:

a. messa in evidenza delle relazioni tra l’intervento e i caratteri storico-architettonici del contesto di riferimento progettuale (strada, piazza, isolato, cortina...);

b. veriica dell’impatto percettivo sull’intero centro storico (skyline, scorci prospettici, direzioni visive intenzionali ecc.);

c. veriica dell’impatto sull’identità sociale e simbolica del contesto locale. Il livello di attenzione e la portata delle veriiche dipenderanno naturalmente dalla rilevanza dell’in- tervento, espressione di svariate caratteristiche, che saranno oggetto di trattazione nei paragrai successivi.

La metodologia di riferimento per la costruzione dei progetti di recupero prevede: a. individuazione del contesto di riferimento progettuale della trasformazione; c. individuazione delle relazioni tra l’intervento e il contesto di riferimento proget- tuale dal punto di vista isico-morfologico, funzionale, delle modalità d’uso e percettivo,