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Gestione sostenibile delle macerie

Il tema della gestione delle macerie rappresenta uno dei punti nodali del più comples- so sistema di governo dei processi di ricostruzione dei centri storici danneggiati dal sisma aquilano dell’aprile 2009. Ne è dimostrazione il costante dibattito riguardante l’individuazione delle più adeguate modalità di rimozione, trasporto, separazione, de- posito e riciclo dei materiali recuperati. Da questo punto di vista l’adozione di obiettivi di sostenibilità ambientale quali la riduzione del prelievo di nuove materie prime, la riduzione dei riiuti e delle emissioni correlate con il trasporto dei materiali da e ver- so i cantieri, la riutilizzazione dei residui da C&D (costruzione e demolizione), può rappresentare un repertorio di buone pratiche1 su cui basare gli strumenti normativi

deputati a indirizzare le attività di rimozione delle macerie stesse. Da questo punto di vista già la OPCM 3923 del febbraio 2011, relativa appunto alla regolamentazione delle attività di trattamento delle macerie derivanti da crolli e demolizioni, recepisce alcune delle strategie appena ricordate introducendo indicazioni speciiche per la selezione, il trattamento e il riutilizzo dei materiali, allineandosi tra l’altro a quanto deinito dagli strumenti normativi di rango nazionale e comunitario, come l’utilizzo negli appalti pubblici di prodotti ottenuti da materiale riciclato2, e il recupero a nuovi usi del 70%

dei residui da C&D prodotti dagli Stati europei3.

quadro di riferimento: il cratere sismico

In prima istanza, e al solo scopo di apprezzare correttamente l’entità del fenomeno “macerie”, è utile ricordare che sulla base delle stime sviluppate dall’ITC-CNR (Istituto per le tecnologie della costruzione) per conto del commissario delegato alla ricostru- zione, le macerie derivanti da crolli e demolizioni ammonterebbero a circa 2.000.000- 2.650.000 metri cubi, di cui circa 1.125.640-1.305.617 nel solo Comune dell’Aquila (49% del totale). Vale la pena di evidenziare in proposito che la produzione annua italiana di detriti da C&D corrisponde a circa 30.000.000 di mc4 mentre quella abruzzese si

colloca intorno ai 633.000 mc5. A queste andranno ad aggiungersi le macerie derivanti

dagli interventi di riparazione e/o sostituzione relativi sia agli interventi pubblici (via- bilità, infrastrutture, progetti pilota) sia privati. A fronte di un tale volume da trattare, pena la ridotta praticabilità delle vie di accesso ai cantieri dei centri storici, le aziende aquilane autorizzate al trattamento dei residui inerti presentano una capacità annua di circa 406.000 metri cubi. Appare quindi evidente la necessità di attivare ulteriori siti per il deposito temporaneo, il trattamento, lo stoccaggio dei materiali e l’eventuale smaltimento e riiuti derivanti dalle macerie.

A questo scopo il quadro normativo sin qui delineato6, individua tre nuovi dif-

ferenti impianti: il sito ex TEGES di Paganica, destinato al trattamento, recupero e stoccaggio per il riutilizzo; il polo tecnologico di Barisciano, destinato allo stoccaggio provvisorio, trattamento e smaltimento; la discarica “COGESA” di Sulmona, destinata

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allo smaltimento dei riiuti non recuperabili. Individua altresì la possibilità per i sin- goli Comuni di prevedere ulteriori siti di stoccaggio provvisorio destinati alle attività di cernita e separazione dei materiali, da dividere per categorie omogenee di codice CER7, collocandoli in appositi cassoni o contenitori in tessuto (big-bags). Individua

inoltre due differenti iliere: una pubblica per i materiali derivanti da crolli, demolizioni e abbattimenti di ediici pericolanti su ordinanza sindacale o interventi edilizi effettuati su incarico della P.A., assimilati a riiuti urbani8, e una privata per i materiali derivanti

da interventi di riparazione o ricostruzione privati, assimilati a riiuti speciali da gestirsi nell’ambito del circuito ordinario di recupero/smaltimento. In entrambi i casi, il tra- sporto dei materiali è afidato a vigili del fuoco, forze armate o alla ASM SpA-Società Aquilana Multiservizi oppure a imprese iscritte all’Albo nazionale gestori ambientali.

Al ine inoltre di facilitare le predette attività e ridurre le aree pubbliche da destinare allo stoccaggio provvisorio, impone ai privati di procedere alla demolizione seletti- va, separazione e conservazione dei residui all’interno del cantiere, privilegiandone la ri-lavorazione per produrre MPS (materie prime seconde) direttamente riutilizzabili. Riutilizzazione estesa a tutti i beni d’interesse storico-architettonico (coppi, mattoni, ceramiche, pietre, legni e metalli lavorati), per i quali è prevista la conservazione in sito. Allo stesso modo per tutte le opere pubbliche è previsto il reimpiego di inerti ri- ciclati, provenienti preferibilmente dal trattamento delle macerie, da approvvigionarsi per tramite dei provveditorati regionali alle opere pubbliche.

ambito applicativo: l’area omogenea 5

I Comuni oggetto di studio non presentano particolari problematicità rispetto alla pre- senza di macerie provenienti da crolli, fatta eccezione per Ofena in cui il cedimento di una porzione di isolato ha determinato l’ostruzione di una via interna al centro storico. Le stime indicano per detti Comuni una quantità di macerie pari a circa 79.000 metri cubi (6% del totale dei Comuni del cratere, esclusa L’Aquila). Di queste la frazione inerte rappresenta il 98% in peso e il 93% in volume, per circa 73.000 metri cubi. La gestione dei residui da C&D riguarderà quindi le attività legate alla riparazione e demolizione-ricostruzione degli ediici oltre che agli interventi di riqualiicazione degli spazi pubblici. Riguarderà inoltre le attività di approvvigionamento dei materiali inerti (aggregati riciclati) da utilizzare per riempimenti, argini e rilevati nella realizzazione di opere infrastrutturali, sottoservizi, viabilità e piazze pubbliche, così come drenag- gi, sottofondazioni, massetti ed elementi in calcestruzzo strutturali e non in ediici pubblici e privati, compatibilmente con le prescrizioni normative9. Da questo punto

di vista, al ine di garantire una eficace attuazione degli obiettivi di riutilizzo e riciclo, risultano fondamentali diversi fattori:

– la facilità di movimentazione, separazione e stoccaggio dei detriti. La particolare densità edilizia dei Centri oggetto di studio suggerirebbe l’adozione di una strategia basata sulla individuazione di aree pubbliche dedicate, facilmente accessibili dai mez- zi di prelievo e trasporto; possibilità prevista dalle stesse OPCM 3923 e 3945/2011 e basata sulla adozione da parte dei Comuni di apposti Piani di gestione delle macerie, articolati su una o più zone d’intervento a seconda delle demolizioni previste; la ge- stione e vigilanza di dette aree andrebbe condotta dai Comuni stessi sulla base di procedure di scelta partecipate, responsabilizzando il più possibile le imprese;

– la tracciabilità dei materiali di interesse storico-architettonico; nel caso infatti che

ricadute ambientali delle scelte organizzative

Dal punto di vista ambientale è possibile preigurare le ricadute connesse, ad esempio, con la scelta dei luoghi di conferimento per il trattamento dei residui inerti. Nelle ipotesi che seguono il trasferimento presso il Polo tecnologico di Barisciano (Scenario 1) è posto in relazione con il trasferi- mento presso Aziende ubicate nelle vicinanze dei luoghi di produzione (Scenario 2).

Figure 1 e 2 - Individuazione dei lussi di trasporto dei residui da C&D. Scenario 1: conferimento presso il Polo tecnologico di Barisciano (a sinistra), Scenario 2: conferimento presso aziende di recupero dei residui inerti esistenti, seguendo il criterio della minima distanza (a destra).

Il quadro che emerge evidenzia come, dal punto di vista delle distanze percorse, si passerebbe dai 284 chilometri (Scenario 1) ai 187 chilometri complessivamente percorsi (Scenario 2), compren- sivi dei trasporti della frazione non recuperabile a discarica. Volendo considerare anche le emissioni climalteranti prodotte, i trasporti correlati allo Scenario 1 andrebbero a generare, a parità di materiale trasportato, circa 765 chilogrammi di CO2 eq. rispetto ai 504 chilogrammi di CO2 eq. correlati allo scenario 2, con una riduzione potenziale di circa il 34%.

Figura 3. Simulazione delle emissioni di CO2 eq. prodotte nei due scenari sopra descritti, riferite ad un trasporto effettuato mediante automezzo da 16T (codice di Calcolo Simapro, Data Base Ecoinvent, Metodo IPCC 2001 GWP 100a)

Corre l’obbligo di sottolineare come le considerazioni appena esposte debbano essere necessa- riamente poste in stretta relazione con altri fattori decisionali, quali ad esempio la capacità di tratta- mento delle singole strutture, i costi unitari di trattamento, le ricadute occupazionali sul territorio.

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per motivi logistici non fosse possibile conservare detti elementi nell’ambito del sin- golo cantiere, appare evidente la necessità della loro catalogazione, anche attraverso sistemi di identiicazione basati su tecnologia RFID (Radio Frequency Identiication) come suggerito dalla competente Soprintendenza regionale, in modo da poterli ricon- durre all’aggregato edilizio di provenienza e, laddove non riutilizzati, metterli a dispo- sizione degli altri aggregati edilizi presenti nel Comune, riducendo così la permanenza dei materiali nelle aree di stoccaggio e l’approvvigionamento di nuovi materiali.

– la reperibilità degli inerti da riciclo; il vantaggio ambientale conseguente all’uso degli aggregati riciclati risulta infatti condizionato anche dalla distanza degli impianti di trattamento degli inerti dal cantiere; da questo punto di vista una ottimizzazione delle attività di approvvigionamento basata sul monitoraggio degli impianti attivi, sulle loro disponibilità e sulla adozione di sistemi di trasporto condiviso, consentirebbe di assicu- rare tale vantaggio e conseguire una contestuale riduzione dei lussi di trafico pesante su di una viabiltà particolarmente tortuosa e sottodimensionata (si vedano le immagini riportate nel box).

– la disponibilità di adeguate voci di capitolato e relativi prezzi unitari; la qualiica- zione e certiicazione dei prodotti riciclati, così come la standardizzazione dei prezzi e la deinizione di remunerazioni adeguate, consentirebbe infatti di rendere comparabili e quindi fungibili i fornitori e di incentivare la sostituzione dei materiali vergini con materiali riciclati.

In conclusione, e con riferimento alla procedura sopra individuata, è possibile pre- igurare un sistema di gestione dei residui provenienti dal trattamento delle macerie articolato secondo le seguenti fasi:

– riutilizzo diretto delle terre e rocce da scavo non inquinati, opportunamente ca- ratterizzati e certiicati;

– riutilizzo diretto degli elementi d’interesse storico-architettonico recuperati; – reimpiego di aggregati inerti riciclati adeguatamente certiicati10 nella realizzazio-

ne di interventi pubblici, nella quantità minima del 30%;

– reimpiego di aggregati inerti riciclati adeguatamente certiicati nella realizzazione di interventi edilizi privati, per una percentuale minima del 30%, da approvvigionarsi presso i siti di deposito temporaneo o, in via subordinata, presso Impianti di recupero attivi nel territorio Abruzzese, seguendo il criterio della minima distanza, e favorendo l’accorpamento degli ordinativi fra più cantieri;

– contabilizzazione, nell’ambito degli adempimenti tecnico-economici, della qua- lità e quantità di elementi di interesse storico-architettonico riutilizzati e di materiali riciclati, compresi gli aggregati inerti utilizzati, con indicazione dei siti di provenienza.

possibili scenari futuri

In conclusione vale la pena di richiamare l’attenzione sulla possibilità che l’attivazione di un processo virtuoso legata al riuso delle macerie potrebbe rappresentare l’inizio di una più ampia iliera produttiva legata al riciclo dei materiali. Da questo punto di vista i territori del cratere sismico potrebbero pensare di orientare le proprie strategie di rilancio socio-economico anche nella direzione della green economy, puntando sulla nascita di strutture quali Centri studi e incubatori d’impresa orientati alla progettazio- ne, sperimentazione e sviluppo pre-competitivo di materiali e sistemi costruttivi per l’edilizia basati sul riciclo dei riiuti11, proprio a partire dai residui post-terremoto. Al

loro interno potrebbero infatti svilupparsi quelle capacità professionali e imprendito- riali attualmente mancanti, da porre a servizio degli Enti pubblici e aziende di settore interessate ai settori di mercato dei Green Public Procurement, delle Integrated Product

Policy, del Ciclo integrato dei riiuti12.

note

1 W. Mc Donough, M. Braungart, Cradle to Cradle: Remaking the Way We Make Things, North Point Press, 2002.

2 Decreto ministeriale 203/2003, Norme afinché gli ufici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico

coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non inferiore al 30% del fabbisogno medesimo.

3 Decreto legislativo 205/2010, Disposizioni di attuazione della direttiva 2008/98/CE del Parlamento euro-

peo relativa ai riiuti.

4 C. Fischer, M. Werge (a cura di), EU as a Recycling Society, European Topic Centre on Resource and Waste

Management, Copenaghen, 2009.

5 R. Laraia (a cura di), Rapporto riiuti speciali-edizione 2011, ISPRA, Roma, 2011.

6 Decreti del Commissario Delegato alla ricostruzione 18/2010, 49/2011 e 51/2011; OPCM 3923/2011, 3942/2011, 3945/2011.

7 Decreto legislativo 152/2006, Norme in materia ambientale. 8 Decreto Legge 39/2009, convertito in Legge 77/2009.

9 G. Ferrari, A. Morotti, Impiego di calcestruzzi confezionati con aggregati riciclati, “Recycling”, maggio 2008.

10 Ministero dell’Ambiente, Circolare 5205/2005, Indicazioni per l’operatività nel settore edile, stradale e

ambientale ai sensi del DM 8 maggio 203/2003.

11 A. Basti, Life cycle design of building elements: selection criteria and case study application, in S. Hernan- dez, C.A. Brebbia, W.P. De Wilde (a cura di), Eco-Architecture 2010-Harmonisation between Architecture

and Nature, WIT Press, Southampton, 2010.

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fattibilità

matteo di venosa