AL MUSEO DIOCESANO DI VALLO DELLA LUCANIA
5. Il cofanetto nuziale del Museo Diocesano di Vallo della Lucania
Il cofanetto, di forma esagonale, sormontato da un coperchio a spiovente, abbellito da 23 placchette in osso e da comici di corno e decorazioni ad intarsi di legno policromi, è una tipica scatola nuziale: sul coperchio, infatti, geni alati reggono due medaglioni in cui, solitamente, venivano incisi o dipinti gli stemmi delle famiglie dei coniugi. L’oggetto, infatti, mostra tutta la profanità della sua originaria funzione nella rappresentazione del mito di Paride, giungendo a sfumature spiccatamente erotiche nella scena in cui il giovane principe troiano, alla presenza di Mercurio, raffigurato come un vecchio alato e dalla lunga tunica, giudica le tre bellissime dee, Venere, Minerva e Giunone, completamente nude (fig. 10). Probabilmente nel corso del XVII secolo, venne riutilizzato come reliquiario con f inserimento di una struttura in legno, nella quale trovavano posto le reliquie. Non è sicuramente questo un caso isolato: numerosi oggetti affini al nostro si trovano spesso nelle sacrestie, nei tesori delle chiese, nei musei diocesani, vittime di un cambio di funzione, dato che anche ad un’analisi superficiale appare chiara l’esclusione di una qualsiasi destinazione ad un ambito liturgico.
Tutti questi cofanetti confluiti tra i beni ecclesiastici, grazie a donazioni o semplicemente dovuti al gusto del collezionismo del XVI e XVII secolo, a cui neppure gli uomini di Chiesa rimasero insensibili, si collocano in realtà nel genere
22 P. GIUSTI, Avori, in Medioevo e produzione artistica di serie: smalti di Limoges e avori gotici in Campania, catalogo della mostra a cura di P. Giusti e P. Leone de Castris, Napoli, Museo Duca di Martina, ottobre 1981/aprile 1982
23 E. MERLINI, Op. cit. p. 275
24 G. ALGERI, Per l ’attività di Michelino da Besozzo in Veneto, in Arte Cristiana, n. 718, gennaio-febbraio 1987, figg. 5, 9
Maria Lucia Mautone
dei cofanetti nuziali, ossia contenitori di doni o gioielli, che il fidanzato inviava
alla propria amata per suggellare l’avvenuto impegno nuziale25 26.
Fig. 9: Bottega degli Embriachi, cofanetto nuziale, 1400 circa. Osso e corno intagliato su legno di noce, h. 23 cm, proveniente dalla chiesa di Santa Maria Maggiore, Laurino26.
L’effetto cromatico, conferito dagli intarsi e dai vari materiali utilizzati, l’impiego di più placchette ravvicinate per la raffigurazione di ogni scena, gli elementi stilistici, rintracciabili in altri simili manufatti, inducono ad inserire questo elegante e raffinato oggetto nella produzione della Bottega degli Embriachi.
In base alla proposta di classificazione di Elena Merlini, il cofanetto di Vallo della Lucania sembra rientrare tra quelli prodotti in seno alla bottega di Baldassare: le figurine sono elegantemente plasmate; la narrazione corre fluida e limpida sui lati, trovando un’intima ambientazione grazie agli elementi naturalistici finemente scolpiti. Anche le tarsie geometriche sono quelle tipiche della produzione embriachesca a cavallo tra XIV e XV secolo.
25 M. TOMASI, Miti antichi e riti nuziali: sull’iconografia e la funzione dei cofanetti degli Embriachi, in ICONOGRAPHICA, II, Firenze Sismel - Edizioni del Galluzzo, 2003
26 II Museo Diocesano di Vallo della Lucania (scheda di A. D ’aniello), Pietro Laveglia Editore, Salerno, 1986
Un cofanetto nuziale della Bottega degli Imbriachi al Museo Diocesano di Vallo della Lucania
Fig. 10: Bottega degli Embriachi, part. Cofanetto, Vallo della Lucania, Museo Diocesano
Per quanto riguarda il tema scelto, si tratta, come già detto, di alcune scene della vita di Paride. Già Schlosser, nel suo studio del 1899, aveva analizzato le scene scolpite sui lati dei cofanetti cercando di dedurne le fonti. Proprio la rappresentazione del mito di Paride destò particolare interesse nello studioso, per il quale rimanevano enigmatiche due scene del ciclo, una delle quali è presente anche nel fregio del cofanetto di Vallo della Lucania: il giovane Paride impugna una ghirlanda protendendola verso uno dei tori presenti (fig. 11).
Lo Schlosser pensava di poter risolvere l’ambiguità della scena facendo riferimento a quello che è considerato il manuale di mitologia del medioevo, le Fabulae di Igino. In realtà l’episodio non viene narrato da Igino, bensì la fonte è da rintracciare ne\V Excidium Troiae, una sorta di manualetto didattico, costruito secondo uno schema dialogico. Secondo l ’Excidium, Paride, mentre badava agli armenti, scorse uno dei suoi tori che lottava con un altro; alla fine del combattimento il toro di Paride uscì vinto, ma il giovane, giudice imparziale, pose ugualmente una corona d’oro sul capo del toro vincitore (la corona d’oro diventa,
Maria Lucia Mautone
nelle versioni in volgare dell’opera in latino, la ghirlanda che si può vedere anche nelle placchette del nostro cofanetto).
Fig. 11: Bottega degli Embriachi, part. cofanetto, Vallo della Lucania, Museo Diocesano
Circolando, agli inizi del XV secolo, diverse traduzioni in volgare deH’Excidium, si deduce facilmente che la Bottega degli Embriachi attingesse ad un patrimonio di storie di larghissima fortuna, cosa che trova una spiegazione plausibile nei destinatari degli oggetti eburnei. I cofanetti, infatti, non erano eseguiti su commissione, ma erano prodotti seriali, che dovevano incontrare i gusti di un pubblico più ampio possibile, per cui le storie rappresentate sui manufatti dovevano risultare di immediata lettura e interpretazione.
Lo studio della funzione dei cofanetti conferma il profilo culturale e sociale degli acquirenti e dei fruitori. Sono, infatti, doni nuziali, il cui uso è ben documentato in Toscana tra XIV e XV secolo. Proprio tenendo conto della funzione nuziale dei manufatti eseguiti dalla Bottega, assumono un significato importante e originale anche le scene scolpitevi: il ciclo delle Storie di Paride è organizzato tutto intorno al tema centrale del giudizio, sia relativo al valore dei tori, sia alla bellezza delle dee. E proprio alla bellezza femminile conduce il filo della narrazione scolpita alludendo, nel caso particolare, alla sposa, cui il cofanetto doveva essere offerto.
Un cofanetto nuziale della Bottega degli Imbriachi al Museo Diocesano di Vallo della Lucania
Bibliografia
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• 1981 P. GIUSTI, Avori, in Medioevo e produzione artistica di serie: smalti di Limoges e avori gotici in Campania, catalogo della mostra a cura di P. Giusti e P. Leone de Castris, Napoli, Museo Duca di Martina, ottobre 1981/aprile 1982 • 1982 G. A. DELL’ACQUA, Embriachi. Il trittico di Pavia, Milano
• 1986 II Museo Diocesano di Vallo della Lucania (scheda di A. D’aniello), Pietro Laveglia Editore, Salerno
• 1987 G. ALGERI, Per l ’attività di Michelino da Besozzo in Veneto, in Arte Cristiana, n. 718, gennaio-febbraio 1987
• 1988 E. MERLINI, La “Bottega degli Embriachi” e i cofanetti eburnei fra Trecento e Quattrocento: una proposta di classificazione, in Arte Cristiana, n. 727
• 2001 M. TOMASI, La Bottega degli Embriachi, Firenze, Museo Nazionale del Bargello
• 2001 L. MARTINI, “Bottega degli Embriachi” cofanetti e cassettine tra Gotico e Rinascimento, Brescia, 17-25 novembre 2001, Brixiantiquaria
• 2003 M. TOMASI, Miti antichi e riti nuziali: sull’iconografìa e la funzione dei cofanetti degli Embriachi, in ICONOGRAPHICA, II, Firenze Sismel - Edizioni del Galluzzo
Annali Storici di Principato Citra VI, 2, 2008, pp. 48-68