TARDO OTTOCENTO
2. Gli oppositori politici denunciano
Ma come si svolse il sindacato di Michele Criscuoli dopo la denuncia anonima? I dieci anni di amministrazione non si rivelarono di certo semplici. Al contrario, il primo cittadino, i consiglieri e gli amministratori dovettero fronteggiare una serie di accuse provenienti da diversi fronti e da altrettanti oppositori. Della denuncia anonima di cui si è parlato, negli anni seguenti, non si è trovata più alcuna traccia. Questo però non vuol dire che Criscuoli e la sua amministrazione avessero potuto agire in tranquillità e senza controllo da parte degli oppositori politici. Anzi, erano numerosi i ricorsi indirizzati al Prefetto di Salerno in cui si evidenziavano le mancanze e gli abusi dei politici locali, accusati
Affreschi oligarchici: lettere anonime, ricorsi e inchieste prefettizie nella vita socio amministrativa di Pagani nel tardo Ottocento
per lo più di gestire la cosa pubblica come un’azienda privata che portava vantaggi agli stessi amministratori e non alla cittadinanza.
I ricorsi erano sempre indirizzati innanzitutto al sindaco, il personaggio politico su cui ricadeva la maggiore attenzione e che rivestiva le maggiori responsabilità. Egli era sempre guardato con sospetto dai suoi oppositori politici e professionali.
Nel 1887, sorgeva un nuovo ostacolo sulla tortuosa via dell’amministrazione. Filippo De Pascale, medico e consigliere comunale dell’opposizione, firmava un ricorso indirizzato al Prefetto di Salerno19. L’accusatore vi denunciava i notevoli abusi compiuti dal governo cittadino in carica20.
Qual era il vero motivo che spingeva Filippo De Pascale a scrivere al Prefetto? Denunciava per il bene della comunità o per semplici problemi personali?
Prima di individuare le risposte a questi interrogativi, è opportuno cercare di capire chi era Filippo De Pascale. Medico, era stato eletto consigliere comunale nel 1886. Prima di quell’anno, non c’era nessuna traccia della sua presenza nella vita politica cittadina. Solo, però, dopo aver inquadrato il contesto in cui operava l’accusatore, si può cercare di individuare le sue reali intenzioni. Non è da escludere che egli avesse intrapreso la carriera politica con la speranza di avere una migliore collocazione professionale e che, in occasione, della nomina dei medici condotti, fosse stato deluso per la sua esclusione. Il ricorso, nelle sue intenzioni, doveva essere il mezzo per farla pagare a Criscuoli e ai suoi collaboratori più stretti. Nel documento, egli analizzava tutti gli aspetti della vita amministrativa, ma riservava il maggior coinvolgimento emotivo alla parte in cui spiegava i motivi della nomina dei medici condotti che egli definiva «l’ultimo
colpo di grazia»21 *.
19 ASS, Pagani. Sindaco triennio 1888-1890, in Amministrazione comunale, cit., sottofascicolo 11.
20 La lettera era composta da tre pagine, in cui De Pascale contestava la gestione del servizio del dazio consumo, del bosco Montalbino, della pubblica illuminazione, del fitto degli immobili comunali, della gestione finanziaria, della nomina dei medici comunali. Si trattava di argomenti importanti e delicati per la vita amministrativa cittadina.
21 Nella seduta consiliare del 7 luglio 1886, il parlamentino cittadino aveva deliberato a favore dei medici comunali un compenso annuale di 6000 lire, confermando lo stesso impegno di spesa nel bilancio del 1887. Una spesa inutile, a parere di De Pascale, perché i medici condotti erano disponibili a prestare gratuitamente la propria opera professionale e quindi si interrogava sulla scelta compiuta da Criscuoli: «se la condotta fu offerta gratuita dai medici, che contava il paese, perché ricorrere alla nomina di soli 3 medici comunali».
La denuncia conquistava subito l’attenzione delle forze dell’ordine. Infatti, il 12 novembre 1887, il Prefetto di Salerno si rivolgeva al comandante della stazione dei carabinieri di Pagani affinché avviasse le indagini per accertare se l’amministrazione comunale avesse compiuto delle irregolarità. Lo stesso Prefetto immaginava che il “movente” reale e
Annunziata Gargano
L’inchiesta era avviata, ma i risultati non portavano alcun cambiamento. Anzi, l’impressione registrata era che Filippo De Pascale scriveva innanzitutto per motivi personali. Perché era un consigliere comunale d’opposizione e perché non era stato nominato medico condotto dall’amministrazione comunale. Il suo atteggiamento, il linguaggio utilizzato, al di là del contenuto dei ricorsi, sono significativi della mentalità del tempo e indicano come i politici locali, componenti o meno della maggioranza di governo, in molti casi sentivano che il proprio ruolo pubblico servisse innanzitutto alla difesa dei propri interessi personali e solo, in un secondo momento, prendessero in considerazione il bene pubblico e gli interessi comuni. Esemplificativa in questo caso l’osservazione dei carabinieri di Salerno per spiegare l’atteggiamento di De Pascale:
Il De Pascale non ebbe la fortuna di essere prescelto nel quinquennio 1888- 1892 pel quale tempo il consiglio ha creduto nominare tre medici invece di due, stante l’estensione del paese, escludendo il De Pascale per la sua poca attitudine22.
L’atteggiamento delle autorità, dall’avvio delle indagini alla loro conclusione, nel giro di poco più di venti giorni, fa capire allo studioso che il ricorso, la denuncia, firmata o non, nei confronti dei detentori del potere rappresentavano un topos nelle società meridionali di fine Ottocento e, nella maggior parte dei casi, fuoriuscivano nel momento in cui si vedevano lesi i propri obiettivi personali.
Filippo De Pascale, con il suo ricorso, aveva deciso di venire alla scoperto e di denunciare tutte le inadempienze dell’amministrazione che si ripercuotevano, a suo dire, sul benessere dell’intera cittadinanza. Il suo era stato un tentativo per aprire gli occhi agli stessi rappresentanti della classe dirigente locale, con la speranza che si voltasse pagina scegliendo un nuovo sindaco, che avrebbe sacrificato i propri interessi personali o magari avrebbe originato una nuova oligarchia. Lo scalpore creato da Filippo De Pascale comunque non sortiva l’effetto sperato. Infatti, il prestigio elettorale di Michele Criscuoli non risultava per niente intaccato. Sebbene le accuse mosse nei suoi confronti fossero state abbastanza gravi, il 26 novembre 1887 egli era riconfermato sindaco per il triennio 1888-1890, dopo il successo conseguito alle elezioni comunali dello stesso anno. La sua fortuna politica era legata alla stima delle autorità provinciali, a partire dal
Prefetto che, in occasione dei motivi della sua riconferma a sindaco, gli * 24
principale era l’affidamento della condotta medica, a cui De Pascale si era opposto in consiglio comunale. Le indagini venivano subito avviate, ma non portavano a nessun risultato rilevante. Anzi, il Ministero delflnterno, in una nota del 21 novembre 1887, manifestava la convinzione che il ricorso del consigliere comunale fosse stato prodotto per cercare di evitare la conferma a sindaco di Michele Criscuoli. L ’inchiesta si concludeva il 24 novembre 1887 con un documento del comandante dei carabinieri di Salerno che informava il Prefetto.
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riconosceva
di aver saputo calmare i partiti, che si contrastavano la prevalenza della pubblica cosa in Pagani, paese assai difficile, permaloso ed infido, e mantenere costante a suo favore la maggioranza del Consiglio comunale23.
Nell’Ottocento, il Comune di Pagani, dagli osservatori esterni, veniva considerato un paese delicato e difficile nello stesso tempo, dove nella scelta degli amministratori bisognava far ricorso a tutti i criteri di prudenza e oculatezza. Agli occhi del Prefetto di Salerno, Michele Criscuoli era considerato un uomo potente, capace di aggregare posizioni divergenti, e che godeva di influenze importanti. Inoltre, aveva dimostrato grandi capacità soprattutto nel far fronte all’emergenza colerica:
gode di moltissima influenza, affezionato alle istituzioni che ci reggono, e la riconferma che io propongo mentre è un premio pei servizi resi da lui durante l’epidemia colerica del decorso anno, son certo varrà ad infondere in lui maggiori lena e coraggio, per continuare con soddisfazione nell’ufficio di Sindaco24.
Il risultato elettorale non scoraggiava Filippo De Pascale che, il 19 dicembre 1887, ritornava alla carica con un nuovo esposto, in cui ribadiva e rafforzava le accuse avanzate il 2 novembre precedente. Nella lettera, sempre indirizzata al Prefetto di Salerno, l’accusatore utilizzava un tono serio e grave definendo il sindaco un «uomo al di sopra delle leggi», nel senso che le interpretava e le aggirava senza grandi problemi25.
E vero, nonostante le accuse, Michele Criscuoli e i suoi uomini erano stati riconfermati alla guida dell’amministrazione, ma a un certo punto i pettegolezzi, le “voci di corridoio” circolavano continuamente e le autorità erano state costrette a saperne di più e a chiedere spiegazione al principale accusato. Così, il 21 dicembre del 1887, il Prefetto di Salerno si rivolgeva al riconfermato primo cittadino e gli chiedeva di far luce sulle accuse ricevute in alcuni ricorsi presentati in Prefettura. Quest’osservazione non spaventava Criscuoli che, da uomo di potere e d’influenza, dopo pochi giorni, il 29 dicembre del 1887, inviava al Prefetto di Salerno una dettagliata relazione sull’attività amministrativa svolta, in cui esaminava i diversi
2? De Pascale evidenziava la gravità legata alla mancanza dell’approvazione del bilancio di previsione per l’anno 1888 a cui si aggiungevano le pessime condizioni delle principali vie cittadine per le quali, sebbene fosse stato previsto l’impegno di spesa in bilancio, non si provvedeva all’avvio dei lavori ricorrendo a un circolo vizioso di ricorsi a prestiti e a impegni di spesa, senza però nessun cambiamento dello stato di fatto. Si riferiva, in particolar modo, a una serie di progetti non realizzati che avrebbero dovuto riguardare l’allargamento della strada Nazionale fino alla Ferrovia, via Taurano, piazza Municipio, via S. Francesco e la costruzione dell’edifìcio scolastico.
Annunziata Gargano
settori pubblici scendendo nei minimi particolari. Non è difficile immaginare che, per redigere un documento così dettagliato, composto da 40 pagine, Michele Criscuoli avesse trascorso il tempo a scrivere intensamente, convinto delle proprie ragioni e dell’ingiustizia delle accuse rivoltegli. L’autodifesa era ben organizzata. Il documento affrontava le questioni più delicate dell’amministrazione del tempo in dieci punti, ognuno dei quali veniva ben chiarito con l’opportuno rimando alle leggi e alle approvazioni ottenute, alle deliberazioni prese all’interno delle sedute di consiglio comunale. Le spiegazioni fomite al Prefetto erano chiare e serie e apportavano nuova luce per la comprensione dei meccanismi che regolavano la vita pubblica cittadina, dal punto di vista del sindaco26.
Nella sua difesa, egli esaminava la politica amministrativa nella sua interezza, per dimostrare la cattiva fede di chi lo accusava. Il sindaco, senza ombra di dubbio, non era uno sprovveduto, viveva pienamente la propria realtà e sapeva districarsi molto bene nel mondo politico. La sua autodifesa era una disamina puntigliosa e precisa, in cui, facendo riferimento a tutti i documenti riguardanti i singoli aspetti contestatagli, riusciva a distrarre il lettore convincendolo della sua buonafede politica. In realtà, egli sapeva anche come catturare l’attenzione del Prefetto.
Michele Criscuoli era un amministratore agile che riusciva a difendersi anche quando le condizioni sembravano volgere a suo sfavore, come in occasione delle accuse per la poca parsimonia utilizzata durante il colera. Egli non si limitava a negare, ma evidenziava che la sua azione aveva avuto l’approvazione di istituzioni al di sopra delle parti, come quelle ecclesiastiche. Le accuse erano numerose, ma il modo in cui egli era riuscito a mostrare la sua innocenza e a confermare il suo potere dimostravano la sua grande capacità mediatrice e politica27. Giunto alla fine della sua difesa, lasciava da parte il tono istituzionale e quasi asettico con il quale aveva descritto tutto ciò che era stato prodotto dalla sua amministrazione, esprimeva considerazioni personali e mostrava anche il suo disappunto per le
26 In particolare, al sindaco erano state contestate, prima della redazione della sua memoria scritta, la gestione del servizio del dazio consumo e la destinazione dei magazzini utilizzati per il deposito dei generi daziari; il taglio, l’affitto e la vendita del bosco Montalbino; gli immobili comunali affittati ai privati e il conseguente aumento del loro valore; gli sperperi legati alle due epidemie di colera del 1884 e del 1886; l’accusa di aver ricevuto parte delle rendite della Chiesa madre e 20.000 lire dai padri liguorini, per aver agevolato la vendita della casa e del giardino; la gestione personalistica del fondo di cassa comunale da parte del tesoriere De Vivo; i lavori al pubblico mercato; le condizioni delle strade cittadine e le opere pubbliche.
27 Allorquando lo si accusava di aver percepito denaro per la vendita del giardino e del monastero agli ex padri liguorini egli, con il riferimento agli atti notarili che testimoniavano la storia delle strutture nel corso del tempo, Criscuoli dimostrava di non aver percepito niente e che la vendita sarebbe servita al progetto più importante e fondamentale per il futuro delle giovani generazioni: la costruzione deH’edifìcio scolastico che si aspettava da tanti anni e che, invece, si sarebbe realizzato soltanto negli anni ’30 del Novecento.
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accuse che gli erano state rivolte e chiedeva, a sua volta, maggiore sicurezza e attenzione alle autorità:
Si faccia una buona volta la luce, ed è perciò che io chieggo dalla S.V. Ill.ma perché proceda, ove il creda, ad una rigorosa e severa inchiesta, per mettere così una barriera tra l’onesto e il maligno, additandolo alla pubblica opinione28.