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Cogliere lo scenario

Nel documento Dibattiti, politiche e normative (pagine 153-156)

Parte IV – Analisi 1 Titoli e lanc

IV.1.1 Cogliere lo scenario

L’esplorazione delle parole utilizzate da Tg e quotidiani per impostare i titoli rappresenta una fase di fondamentale importanza per definire lo scenario della ricerca in corso: le parole utilizzate nella titolazione sono alla base della costruzione dei frame interpretativi “costruiti” dall’informazione e proposti al lettore / telespettatore. Nella sua for- mulazione più semplice, il concetto di frame fa riferimento a due acce- zioni complementari: una cornice che inquadra prospetticamente alcu- ni aspetti di un determinato tema e la struttura di relazioni che li orga- nizza e li rende coerenti, attribuendo ad essi un determinato significato tra i molti possibili (Marini 2006, 69-70). La stessa selezione da parte dei giornalisti degli aspetti rilevanti del tema costituisce, in tal senso un orientamento valutativo, o news slant (Entman 1989), in cui ciascuna questione (issue) può essere presentata in una molteplicità di prospet-

tive, in grado di influenzare significativamente il giudizio del pubblico e il suo supporto politico (Entman 1993; Terkildsen e Schnell 1997). Il

frame è dunque un concetto multidimensionale, che può essere descrit-

to come l’insieme dei contenuti verbali, visuali e simbolici che, organiz- zati all’interno di un testo, costituiscono un momento rilevante nella costruzione dei significati (Reese 2003, 15). Questa cornice narrativa im- pone anche una organizzazione degli argomenti e dei concetti: essa può essere infatti descritta come una struttura di relazioni esplicite o impli- cite tra gli attributi (aggettivi, verbi, sostantivi) utilizzati nel discorso sul piano della connotazione in riferimento ad un determinato oggetto, che in questo caso è rappresentato dal discorso pubblico sull’immigrazione. In particolare, ci si propone di riflettere sul modo in cui nella costru- zione mediale di questo discorso il crimine, la minaccia e la paura come si siano imposti come riferimenti quasi obbligatori nella rappresenta- zione giornalistica dello straniero. La criminalizzazione dell’immigrato e del diverso sembrerebbero, infatti, rappresentare i cardini di un’ambigua declinazione della “retorica securitaria” che, individuando nei flussi migratori una potenziale minaccia per la sicurezza dei paesi ospitanti e dei cittadini “autoctoni”, ha finito per affermarsi nel discor- so politico statunitense ed europeo a partire dagli anni ‘90, consolidan- dosi dopo l’11 settembre (Ceyan 1999; De Maillard 2005).

Il discorso securitario trova nell’informazione un potente volano: i me- dia non sembrano soltanto limitarsi a rispecchiare (peraltro amplifican- doli) alcuni radicati pregiudizi sociali nei confronti degli immigrati. A volte, più che della pretesa neutralità sottesa al concetto di rispecchiamen-

to (Griswold 1997) sembra di assistere alla costruzione di vere e proprie

campagne stampa “emergenziali”. I nuovi messaggi, che appaiono par- ticolarmente plausibili per il loro stretto intreccio con quelli già dispo- nibili, sembrano costruiti per innescare processi di risonanza con atteg- giamenti ed orientamenti preesistenti nel pubblico (Iyengar e Simon 2000). E questi ultimi, ovviamente, possono comprendere anche il pre- giudizio o l’ostilità nei confronti degli stranieri.

Allo scopo di cogliere i frame che più fortemente connotano la rappre- sentazioni mediali degli immigrati e dell’immigrazione, si è pertanto deciso di sottoporre ad una semplice procedura di analisi lessicometrica i due corpora testuali ottenuti dal testo dei lanci di 275 servizi nei Tg e dai titoli principali di 497 articoli nei quotidiani, vale a dire l’insieme dei titoli, sottotitoli, occhielli e catenacci – gli elementi paratestuali – che nel loro complesso costituiscono i principali indizi connotativi utilizzati dai telegiornali e dai quotidiani per costruire le cornici interpretative dei fenomeni sociali e proporle al loro pubblico, con l’obiettivo di rendere espliciti i climi e gli atteggiamenti culturali che cumulativamente ac-

compagnano e caratterizzano il racconto giornalistico del fenomeno migratorio in sé e la presenza degli immigrati in Italia.

Lo studio dei titoli e dei lanci, in questo senso, consente di ricostruire almeno in parte lo scenario in cui si colloca il dibattito su questi temi attraverso un’analisi dei simboli usati più frequentemente (e pertanto più rilevanti) nella presentazione delle notizie riguardanti gli immigrati e i rifugiati, contribuendo così a tratteggiare sinteticamente un contesto di riferimento utile per “leggere” criticamente i dati costruiti da altri strumenti di ricerca, entro un modello di lettura coerente ed efficace, coerentemente ai suggerimenti di Losito: “Un’analisi del contenuto me- todologicamente corretta consente di raccogliere dati in riferimento ai quali il ricercatore costruisce, dal suo punto di vista e in base a proce- dure sistematiche ed esplicitate, un modello interpretativo dei messag- gi analizzati, riconoscendo in essi alcuni significati essenziali in rela- zione al proprio interesse conoscitivo” (Losito 1993, 144).

E’ quasi scontato che Tg e quotidiani mettano in scena due modi del tutto differenti di concepire la titolazione, conseguenti alla diversità del linguaggio dei due media: nei Tg il lancio serve ad introdurre il servi- zio nell’ottica di scandire i servizi e mantenere alta l’attenzione del pubblico esposto ad un flusso di notizie, attraverso un linguaggio il più possibile chiaro e semplice. Nel quotidiano, la funzione del titolo è in- vece quella di attirare - anche visivamente - l’attenzione del lettore su un determinato articolo, e il linguaggio tende ad essere sintetico fino alla stilizzazione, caricandosi di suggestioni, metafore ed iperboli (Bal- dassarri 2008).

In questo senso, sarebbe forse azzardato mettere sullo stesso piano i due corpora testuali di riferimento, tuttavia non è scontato dire che que- sto tipo di approccio consente di cogliere con una certa precisione il

clima complessivo che accompagna la rappresentazione giornalistica dei

rifugiati, degli immigrati e dell’immigrazione come fenomeno sociale1,

nella cronaca e nel dibattito politico, rendendo visibili alcune significa- tive differenze tra i due mezzi riguardo allo stile, ai linguaggi e ai con- tenuti che caratterizzano l’informazione su questi temi.

Si è pertanto scelto di sottoporre gli apparati della titolazione ad una analisi lessicometrica (Losito 1993; Bolasco, 1999), attraverso il software

Lexico3, che ha consentito di rilevare le parole più frequentemente usa-

te, raffigurandole graficamente attraverso la Tag Cloud, un sistema di rappresentazione di dati testuali estremamente intuitivo ed efficace, che, senza perdere in rigore, può affiancarsi alle più tradizionali tabelle ed istogrammi, mutuando alcune caratteristiche delle une e degli altri2.

La Tag Cloud (o più precisamente Word Cloud) consiste in una lista pe- sata di parole, estratta dal corpus in base alla loro frequenza nei corpora testuali e rappresentata su un piano bidimensionale, e consente di or-

ganizzare in modo stilizzato ma particolarmente efficace una grande mole di dati testuali. In pratica, gli algoritmi attraverso cui viene gene- rata la Tag Cloud assegnano ad ogni singola forma grafica un corpo ti- pografico (o un’area) di grandezza proporzionale alla frequenza con cui esso compare nel testo (occorrenza).

E’ possibile fissare arbitrariamente il numero delle parole o dei lemmi da includere nella rappresentazione, e l’algoritmo provvederà a indivi- duare le parole chiave (tag) ordinate in modo decrescente, e disposte all’interno di uno spazio bidimensionale secondo un criterio di casuali- tà, in ordine alfabetico o secondo uno stile predefinito dall’utente. Que- sta procedura è possibile grazie ad una impressionante quantità di ap- plicazioni che rendono possibile moltissime modalità per l’elaborazione visuale dei dati, fermi restando i principi già descritti3.

Ovviamente, prima di procedere all’analisi, i due corpus testuali sono stati sottoposti alle necessarie operazioni di eliminazione di articoli, avverbi e “parole vuote”, normalizzazione e disambiguazione delle forme grafiche. In particolare, la procedura utilizzata ha normalizzato in un’unica forma grafica tutte le declinazioni rilevate a partire da una comune radice semantica. Solo a titolo d’esempio, la forma grafica ro-

men* include parole come romeno, romena, romene, romeni ma anche ru- meno, rumena e rumeni. Una valutazione sull’affidabilità e sulla validità

deve tener conto di alcune rilevanti questioni metodologiche: entrambi i corpora considerati sono costituiti da all’incirca di 2000 forme grafiche, una numerosità che viene generalmente ritenuta non del tutto adeguata per mettere in campo gli strumenti lessicometrici più complessi. Tutta- via, non è a rischio la capacità descrittiva generale dei dati, attraverso il conteggio di frequenza delle diverse forme grafiche che costituiscono questo particolare dizionario della titolazione, il cui significato analitico sta essenzialmente nella sua capacità di “tratteggiare” lo scenario entro cui si precisano e diventano più chiaramente leggibili i risultati delle altre analisi.

La coerenza dei dati e delle letture suggerite negli altri capitoli confer- ma la validità di questo approccio e la trasversalità dei temi emergenti.

IV.1.2 I lanci dei telegiornali: il clamore

Nel documento Dibattiti, politiche e normative (pagine 153-156)