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Quotidiani che forniscono immagini o informazioni che iden tificano persone vittime di atti di violenza negli articol

Nel documento Dibattiti, politiche e normative (pagine 148-153)

sull’immigrazione alla prova della deontologia

Grafico 45 Quotidiani che forniscono immagini o informazioni che iden tificano persone vittime di atti di violenza negli articol

sull’immigrazione (valori percentuali)

Totale: 155 articoli sull’immigrazione

Anche i riferimenti a congiunti o persone non direttamente interes-

sate dai fatti sono decisamente frequenti in quasi tutte le testate te- levisive e a stampa. E come per i trend precedenti, aumentano quan- do la cronaca riguarda l’immigrazione.

Spicca come esempio negativo il Tg5, sia per la cronaca in generale che per quella sull’immigrazione, in cui il riferimento alle persone estranee alle vicende narrate supera la metà dei casi. Interessante, poi, la seconda posizione del Tg3, in genere più attento alla diffusione di informazioni lesive della tutela della privacy.

Similmente L’Unità, giornale che rispetto agli item precedenti sem- brava meno deviante, occupa il terzo posto per riferimento a persone non direttamente interessate dai fatti nella cronaca in generale - dopo

Il Giornale e Repubblica - e il secondo in quella dell’immigrazione.

La ragione di tale esito risiede probabilmente nell’uso di vicini, fami- liari o conoscenti di vittime o carnefici come testimoni delle vicende narrate. Ancora una volta, però è evidente la maggiore frequenza, a questo punto non casuale, delle violazioni relative all’immigrazione. Lo stesso accade per quanto riguarda immagini o foto di persone in

stato di detenzione o con manette ai polsi, meno diffuse rispetto alle

violazioni precedenti, ma più frequenti in articoli e servizi relativi ai

11 10 12 13 6 3 2 1 1 3 1 1 13 17 22 20 15 4 0 10 20 30 40 Repubblica Corriere della Sera Il Giornale Avvenire L'Unità Metro Sì, adulto Sì minore No

migranti, soprattutto di Corriere della Sera e Repubblica e dei Tg Media- set.

Nonostante le differenze descritte, si registrano deviazioni traversali a testate diverse. Che si tratti di giornali generalisti o politici, di Tg di reti pubbliche o private, di free press o quotidiani a pagamento, violare le norme deontologiche è una prassi piuttosto condivisa.

Colpisce comunque il fatto che circa un terzo dei servizi di cronaca non rispetti i Codici deontologici. Stupisce che ciò avvenga in misura sistematicamente maggiore per il racconto dell’immigrazione. Sor- prende, pur confermando gli esiti di indagini del passato, la regolarità dell’associazione tra nazionalità dei migranti e azioni criminali. In ogni caso, l’addensarsi delle cronache attorno ai temi indagati se- gue logiche non sempre il linea con la registrazione fedele della realtà. La ruvidezza della narrazione, la semplicità dei frames, la spettacolari- tà dell’enfasi e la superficialità dei collegamenti, sembrano favorire la devianza.

Tuttavia, l’analisi condotta ieri come oggi non serve tanto a rilevare episodi di malcostume giornalistico, quanto a riflettere sul difficile equilibrio tra principi inalienabili e routine produttive consolidate. In una prospettiva quale quella giornalistica, in cui il limite vale non tan- to come barriera, quanto come punto di equilibrio tra dovere di cronaca e tutela degli individui, i livelli di riflessione sono due: uno pratico, che pone un problema di conformità alle norme, e uno ontologico, che riguarda il valore e i valori del buon giornalismo.

Note

1 Censis, Tuning into diversity. Immigrati e minoranze etniche nei media,

http://www.censis.it/ricerche/2002/tuning/index.html, 2002.

2 Nel 2008 hanno raggiunto l’Italia via mare oltre 35.000 persone. Sono state trasportate

da 665 imbarcazioni, di cui ben 537 sono arrivate sulle coste della Sicilia (397 a Lampe- dusa). Secondo il Ministero degli Interni solo il 10% degli irregolari arriva in Italia via mare, una buona parte arriva in Italia con il visto turistico e, una volta scaduto, si ritro- vano clandestini: sono i cosiddetti overstayers, stranieri che vengono in Italia regolar- mente e poi si trattengono oltre la durata consentita dallo stesso visto. Non si arriva dunque da clandestini, ma lo si diventa dopo, quando già si risiede sul territorio nazio- nale. Cfr. www.interno.gov.it

3 Fino al 15 settembre 2008 ne sono arrivate 1128, contro le sole 166 del 2007. Numeri

talmente alti da far temere, anche sulla base di interviste e colloqui con le protagoniste, che un tale flusso nasconda un vasto fenomeno di tratta di esseri umani, che sempre più spesso vede coinvolte soprattutto le donne. Fonte: Organizzazione Internazionale per le migrazioni (Oim), http://www.iom.int.

4 Il politico, nazionale o locale, da soggetto che può essere ascoltato come promotore o

avversario di un provvedimento, diviene la fonte ufficiale non solo per il commento, ma per la spiegazione e l’illustrazione di una legge o di un tema in dibattimento nella

sfera pubblica. La sua competenza, non più solo politica ma anche giuridica e civile, pervade campi semantici differenti, ponendolo come unico riferimento del dibattimen- to.

5 Le sanzioni disciplinari sono previste dagli articoli 51 e 55 della L. n. 69/1963. A un

primo livello sanzionatorio si colloca l’avvertimento, disposto “nei casi di abusi o man- canze di lieve entità”; al secondo la censura, applicata a proposito di “abusi o mancan- ze di grave entità”; al terzo è prevista la sospensione dall’esercizio della professione da un minimo di due mesi a un massimo di un anno, quando la condotta del giornalista abbia “compromesso la dignità professionale”; l’ultimo livello prevede, infine, la radia- zione, che deriva da un comportamento che abbia “gravemente compromesso la digni- tà professionale”. http://www.difesadellinformazione.com/26/la-deontologia-del- giornalista/

6 Binotto M., e Martino V. (2004, a cura di), Fuori luogo. L’immigrazione e i media italiani,

RAI ERI e Lucio Pellegrini editore, Roma.

7 Tale principio è rafforzato dall’art. 7 del Codice Deontologico del 1998, secondo cui:

«Al fine di tutelarne la personalità, il giornalista non pubblica i nomi dei minori coin- volti in fatti di cronaca, né fornisce particolari in grado di condurre alla loro identifica- zione.(…) Il diritto del minore alla riservatezza deve essere sempre considerato come primario rispetto al diritto di critica e di cronaca».

8 In violazione all’art. 5 del Codice deontologico relativo al trattamento di dati personali

Parte IV – Analisi

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