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I titoli dei quotidiani: clandestini a delinquere, per definizione

Nel documento Dibattiti, politiche e normative (pagine 161-166)

Parte IV – Analisi 1 Titoli e lanc

IV.1.3 I titoli dei quotidiani: clandestini a delinquere, per definizione

La problematizzazione del tema immigrazione complessivamente of- ferta dai quotidiani appare per molti versi molto più netta. E’ proba- bilmente in conseguenza della estrema sinteticità del linguaggio utiliz- zato per la titolazione nella carta stampata che temi e parole chiave ap- paiono da subito più concentrati, stabilendo già visivamente un preciso ordine gerarchico. Nell’analisi del corpus di 497 titoli, le questioni rela- tive all’immigrazione sembrano, infatti, persino più vincolate alla con- dizione giuridica dell’immigrato e agli episodi di cronaca nera di quan- to non sia stato possibile rilevare per i Tg. La prima evidenza è la mag- giore concentrazione delle forme grafiche nelle modalità più rilevanti, segno di una maggiore omogeneità linguistica delle attribuzioni relati- ve al tema immigrazione.

Figura 3 – La TagCloud ottenuta dal corpus dei titoli dei quotidiani5

Elaborazione: wordle.net

Al primo posto, troviamo anche in questo caso “clandestin*” con ben 56 occorrenze. Al secondo troviamo il prevedibile “immigrat*” con 45 e al terzo “Italia” con 40 occorrenze. Anche nei quotidiani, dunque, si conferma la tendenza a far coincidere i fenomeni migratori con la con- dizione di clandestinità.

Tabella 70 – forme grafiche più frequenti nel corpus dei titoli dei quoti- diani

Forma grafica Frequenza Posizione

clandestin* 56 1 immigrat* 45 2 Italia 40 3 rom 36 4 UE 19 5 nomad* 17 6 reat* 17 camp* 16 7 Europa 15 8 Roma 15 anni 15 contro 15 mort* 15 sicurezza 15 Maroni 14 9 romen* 14 badant* 12 10 arrestat* 11 11 immigrazione 11 irregolar* 11 uccis* 11 clandestinità 10 12 italiani 10 mare 10 paura 10 più 10 xenofob* 10 Totale: 497 casi

È questa una tendenza che segna un netto cambiamento rispetto al pas- sato recente. Soltanto tre anni fa, infatti, la tendenza ad identificare immigrazione e clandestinità appariva molto più contenuta: in una ri- cerca molto simile per metodi utilizzati ed impostazione teorica, il lemma “clandestino” appariva, infatti, soltanto al tredicesimo posto (Marzilli e Scorsino 2007, 33).

I dati, inoltre, invitano ad attrarre in rilievo la questione dei rifugiati e dei richiedenti asilo, che sembrano del tutto scomparsi dalla trattazione. La rilevanza del sostantivo “Italia”, insieme a quella di “Italiani” (con 10 occorrenze), lascia pensare che non si tratti soltanto di una semplice etichetta per circoscrivere i luoghi oggetto delle notizie, consentendo di formulare un’ipotesi interpretativa forse radicale: il riferimento al no- stro paese è semplicemente incidentale o è piuttosto utilizzato per sot-

tolineare l’alterità degli immigrati in base alla nota contrapposizione tra “noi” e “loro”?

Nelle posizioni successive si rilevano le forme grafiche “rom” (36 oc- correnze), “UE” (19), “nomad*” e “reat*” (17), “camp*”(16) ” (sempre riferito ai campi nomadi tranne che in un caso, in cui è riferito ad un campo profughi) ed “Europa” con 15. Complessivamente, per quanto il campione sia influenzato dai fatti di Ponticelli (i gravi disordini scop- piati tra nomadi e popolazioni locali dopo il presunto rapimento di una bambina da parte di una ragazza rom) e dall’aspro dibattito tra Gover- no Italiano e Unione Europea, appare indubbio che la questione Rom e dei cittadini romeni sia fortemente associata dalle testate considerate ai problemi dell’immigrazione e soprattutto alla criminalità. Fatti di cro- naca come quelli della Stazione di Tor di Quinto e dello stupro della ragazza del Lesotho hanno contribuito cioè ad aprire un ampio “caso” giornalistico sui nomadi, e in particolare su quelli di nazionalità rome- na.

In ottava posizione, come detto con 15 occorrenze ciascuna, c’è una se- stina di parole assai interessanti: “Europa”, “Roma”, “anni”, “contro “, ”mort* e - soprattutto - “sicurezza”. I riferimenti all’Europa e alla città di Roma appaiono abbastanza ovvi per i motivi già citati, mentre la pa- rola anni viene associata o alla permanenza in Italia degli immigrati o alla durata della pena per un crimine. A sottolineare la conflittualità si ritrova la preposizione “contro”, che testimonia la polarizzazione delle questioni, esprimendo un certo livello di antagonismo e contrapposi- zione: non a caso questa parola appare spesso in contesti in cui si fa ri- ferimento alle ronde e a diversi raid di matrice razzista avvenuti nel periodo di riferimento. La forma “mort*” appare invece più diretta- mente collegata alle numerose tragedie del mare che hanno visto pro- tagonisti immigrati diretti in Italia.

La parola” sicurezza” merita una particolare attenzione. Essa appare spesso legata al dibattito politico e ai temi della campagna elettorale ed appare cruciale nella tematizzazione dell’immigrazione: è in pratica il

passepartout che, partendo dall’evidente sbilanciamento delle notizie

riguardanti l’immigrazione sul registro della cronaca nera, consente di articolare e legittimare nell’arena pubblica le politiche di matrice secu- ritaria, giustificandole come conseguenza di un’emergenza sicurezza dovuta principalmente agli stranieri. Con tutti i suoi limiti, quest’analisi evidenzia come il “frame securitario” tenda a strutturarsi ed istituzionalizzarsi attorno alla relazione immigrati = clandestinità = crimine = perdita di sicurezza = irrigidimento delle politiche d’accesso. Nella nona posizione, quasi a conferma di questa ipotesi interpretativa, troviamo ancora il riferimento al ministro dell’Interno con la parola “Maroni” e a “romen*” con 14 occorrenze ciascuno. Al decimo posto la

forma “badant*”, che si ritrova quasi esclusivamente in contesti in cui si fa riferimento al dibattito politico circa una possibile sanatoria nei confronti di questa categoria di lavoratrici immigrate.

L’undicesimo posto è invece occupato da quattro forme grafiche: in- sieme alla parola “immigrazione”, usata in modo prevalentemente re- ferenziale; troviamo “arrestat*”, “irregolar*” e “uccis*”, a conferma di quanto precedentemente esposto.

Infine, l’analisi lessicometrica evidenza nella dodicesima posizione ben sei forme grafiche con 10 occorrenze ciascuna. Se per “clandestinità” e “italiani” possono valere le considerazioni precedentemente esposte, “mare” è esclusivamente utilizzato in riferimento agli sbarchi e ai nau- fragi, mentre il sostantivo “paura” ricorre più frequentemente in rife- rimento alla paura degli stessi immigrati (in particolare durante le tra- versate nel Canale di Sicilia). La forma “xenofob*” si riferisce, in parti- colare, ad alcuni episodi di cronaca nera, prevalentemente aggressioni contro immigrati, che talvolta vengono spiegati dalle testate come effet- to di atteggiamenti di pregiudizi di natura etnica. L’avverbio ”più” me- rita una considerazione degna d'interesse: se generalmente gli avverbi e le preposizioni sono escluse dalle analisi lessicometriche, in questo caso specifico si sarebbe perso un dettaglio piuttosto significativo: nella maggior parte dei casi esso richiama una maggior severità nelle norme sull’immigrazione e nella loro applicazione.

Infine, c’è un piccolo ma significativo dettaglio: nel corpus dei titoli di quotidiani si ritrovano solo 5 espliciti riferimenti ai rifugiati e nessuno alla condizione dei richiedenti asilo. Nei lanci dei Tg la situazione ap- pare appena diversa: si ritrovano 6 riferimenti ai rifugiati, nella mag- gior parte dei casi riferiti alla celebrazione della Giornata Mondiale del Rifugiato e 1 solo riferimento ai richiedenti asilo.

Complessivamente, questi semplici dati consentono di evidenziare il peso relativo di alcune notizie di cronaca che hanno a lungo segnato il dibattito sull’immigrazione nel periodo di riferimento, accompagnan- dosi ad un significativo innalzamento dei toni e ad una marcata ten- denza a declinare il discorso pubblico sull’immigrazione e sulle mino- ranze etniche, la cui presenza è letta prevalentemente nei termini di una minaccia alla legalità e alla sicurezza dei cittadini italiani. Se è vero, da un lato, che l’informazione – specialmente quotidiana – è struttu- ralmente legata alle cattive notizie, (Roidi 2008) e quindi alla cronaca ne- ra, ai fatti di sangue e alla dimensione del conflitto, è vero anche che questa rappresentazione, ancora una volta, appare eccessivamente enfa- tica, facendo registrare un marcato spostamento sull’asse securitario del discorso pubblico sull’immigrazione, che rischia di alimentare “ondate di paura” e di consolidare gli stereotipi negativi che tuttora caratteriz- zano le rappresentazioni sociali degli immigrati. In particolare il luogo

comune che connette indiscriminatamente l’immigrazione al crimine, specie per alcune etnie e nazionalità. Dopo i “maghrebini”, gli albanesi e gli islamici sotto la “lente dei media” questa volta ci sono i Rom e i romeni, insistentemente collegati a crimini di violenza efferata o a una più o meno “naturale” propensione a delinquere.

In conclusione, per quanto sintetici i dati appaiono abbastanza chiari: ancora una volta, si conferma la tendenza da parte dei media informa- tivi italiani a trattare le questioni relative all’immigrazione principal- mente nei termini di un problema, che ha a che fare con lo status giuri- dico degli immigrati, spesso esplicitamente associato a comportamenti criminali – in particolare reati contro la persona - e alla condizione gio- vanile delle vittime o degli aggressori. L’unica vera novità rispetto al passato è che il nesso tra delitti, ideologie securitarie e politiche d’accesso si fa sempre più esplicito e, soprattutto, stringente.

Parte V – Analisi

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