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La collaborazione tra la Provincia ed il Ministero di Grazia e Giustizia

La Casa Circondariale di Trento è una struttura che risale alla fine dell’800 e, oltre ad essere ormai vecchia è poco adatta alle esigen- ze poste dall’attuale ordinamento penitenziario. Inoltre proprio questa struttura impedisce l’attua- zione di politiche rieducative: manca degli adeguati spazi necessari alle attività trattamentali (istruzione, cultura, lavoro, sport, ecc...). Questo carcere ha una capienza massima di 100 posti per gli uomini e 21 posti per le donne. Al 30 giugno 1998 erano presenti solamente 117 uomini. La sezione femminile infatti è chiusa per inagibilità dal febbraio ‘98.

Le carceri

La realtà carceraria del Trentino è caratterizzata dalla presenza di due strutture: la Casa Circondariale di Trento e la Casa Circondariale di Rovereto. Si tratta di istituti che rispondono alle esigenze del Circon- dario, ossia dell’area di competenza del Tribunale. In quanto tali custodi- scono persone in attesa di giudizio e persone condannate per pene medio - brevi. Non sono presenti nel Trentino né istituti di reclusione, per pene lunghe, né istituti per l’esecu- zione delle misure di sicurezza (Casa di lavoro, Colonia agricola, Ospedale psichiatrico giudiziario), per le persone cosiddette socialmen- te pericolose, né Case mandamenta- li, per le pene brevi. Un quadro carcerario quindi piuttosto semplifi- cato, ma non per questo semplice, anche in considerazione del fatto che il carcere è solo un anello di un sistema penitenziario più vasto.

Secondo i dati forniti dal Dipartimen- to dell’Amministrazione penitenzia- ria, nel corso del 1997, sono entrate dalla libertà nel carcere di Trento, 355 persone. Al 31 dicembre 1997, i 147 detenuti presenti nella Casa Circondariale di Trento erano così percentualmente suddivisi:

Imputati 35% Condannati 65% Detenuti italiani 55% Detenuti stranieri 45%

Dei condannati il 5% sono semiliberi e tra tutti i detenuti il 40% sono tossicodipendenti, il 5% alcoldipen- denti, il 4% sono affetti da HIV (sieropositivi).

All’interno della struttura carceraria di Trento operano diverse figure professionali:

- 1 Direttore che ha la responsabili- tà della gestione e dell’andamento dell’istituto;

- 1 Collaboratore d’istituto che coadiuva nelle funzioni direttive; - 2 Educatori che sovrintendono

alle attività trattamentali, svolgono colloqui e organizzano, in colla- borazione con altre figure, le attività culturali, ricreative e sportive;

- 7 Medici e 2 infermieri professio- nali che garantiscono il servizio sanitario all’interno dell’istituto; - 2 Psicologi che svolgono i collo-

qui di primo ingresso e valutano la personalità;

- 2 Ragionieri e 3 Amministrativi che curano le pratiche contabili ed amministrative dell’Istituto; - 107 Operatori di polizia peniten-

ziaria (89 Agenti, 4 Assistenti, 9 Sovrintendenti, 5 ispettori, di cui 1 superiore) che tutelano l’ordine e la sicurezza in istituto e collabora- no all’attività di osservazione e trattamento;

Dall’esterno provengono importanti figure, quali:

- l’Assistente sociale del Centro di Servizio Sociale per Adulti (CSSA) che verifica i rapporti con il mondo esterno, con la famiglia e, in generale, con l’ambiente di provenienza e di reinserimento del condannato;

- l’Equipe multidisciplinare Ser.T. (Assistente sociale, Psicologo, Medico) che svolge attività di riabilitazione degli stati di tossico- dipendenza;

- l’Insegnante e altri operatori della formazione di base e professiona- le che forniscono stimoli per l’acquisizione o la valorizzazione di requisiti utili per il reinserimento sociale;

- il Ministro del culto religioso professato, che svolge una funzio- ne di sostegno morale;

- il Volontario che offre un impor- tante aiuto umano e una fattiva collaborazione per affrontare le difficoltà derivanti dalla condan- na.

- Altri specialisti sanitari, operatori del territorio, persone dello spettacolo, della cultura, dello sport e così via, in rapporto a specifiche esigenze e a particolari iniziative.

Nel corso del 1997 sono entrate nel carcere di Rovereto dalla libertà 227 persone. Al 31 dicembre 1997 i 50 detenuti presenti nella Casa Circon- dariale di Rovereto erano percentual- mente così suddivisi:

Imputati 30% Condannati 70% Detenuti italiani 75% Detenuti stranieri 25%

Non vi sono semiliberi e fra tutti i detenuti il 50% sono tossicodipen- denti, il 10% sono alcoldipendenti, non sono presenti detenuti affetti da HIV (sieropositivi).

All’interno della struttura operano: 1 direttore, 1 educatore, 3 medici, 2 psicologi, 2 infermieri professionali, 1 ragioniere, 2 amministrativi, 58 operatori di polizia penitenziaria (53 agenti, 2 sovrintendenti, 3 ispettori, di cui uno superiore).

La Casa Circondariale di Rovereto ha una struttura edilizia anch’essa risalente alla fine dell’800, la quale è stata opportunamente modificata, negli spazi interni, per le esigenze detentive. Presenta gli stessi limiti di quella di Trento nell’offerta ai detenuti di opportu- nità trattamentali.

La Casa circondariale di Rovereto ha una capienza massima di 45 posti per gli uomini e 25 posti per le donne. Al 30 giugno 1998 erano presenti solamente uomini, esattamente 59, poiché la sezione femminile è stata chiusa per lavori di ristrutturazione nell’ottobre del 1997, con una previsione di riapertura nella primavera del 1999.

Le attività dentro al carcere

Sulla base dell’Ordinamento penitenziario all’interno degli istituti carcerari devono essere svolte una serie di attività e trattamenti utili per la rieducazione e il reinserimento sociale dei detenuti: lavoro, istruzione, credo religioso, cultura, sport, ricreazione. I colloqui con i familiari e i contatti con il mondo esterno sono i canali attraverso cui il detenuto può utilizzare il tempo della carcerazione per un possibile riscatto umano e sociale o quantomeno per non soccombere alla logica della disperazione o della sottocultura deviante. Naturalmente le attività che si possono fare in carcere vanno iscritte in un ambito disciplinare particolarmente rigido, con tempi e modi dettati dall’istitu- zione e chiaramente assai poco flessibili rispetto alle esigenze individuali e alle contingenze specifiche connesse alla storia della persona.

Ciò che si fa in carcere va letto sui ritmi di una quotidianità costretta, di una relazionalità circoscritta, di un rapporto tendenzialmente schizofrenico fra ambito formale e sfera informale della vita carceraria e quindi capace di alimentare meccanismi psicologici di contrapposizione, o di sfiducia o di complicità o di opportunismo, raramente di responsabilizzazione.

Nella Casa Circondariale di Trento vengono mensilmente impiegati, a rotazione, 12 detenuti nelle attività di servizio cosiddette domestiche: cucina, manutenzione del fabbrica- to, amministrazione, pulizie, facchi- naggio.

Non esistono altre attività lavorative in senso proprio, poiché il laborato- rio artigianale per manufatti in legno va letto nella logica del “bricolage”, all’interno dei corsi scolastici, e quindi nella direzione di una possibi- lità espressiva momentanea che coinvolge mediamente non più di una decina di detenuti.

Nella Casa Circondariale di Rovere- to analoga è la situazione dell’offer- ta ai detenuti delle opportunità trattamentali.

Complessivamente, nelle due carceri di Trento e Rovereto, vengono proposti, nell’arco dell’anno e compatibilmente con le esigenze funzionali e di spazio degli istituti, alcuni corsi professionali (informati- ca, piastrellisti, elettricisti, maglieria ecc.) promossi dagli Enti locali (Servizio della formazione professio- nale della Provincia e Assessorati alle attività sociali dei Comuni di Trento e Rovereto).

Altre iniziative di tipo culturale, ricreativo e sportivo (laboratorio teatrale, tornei, concerti, rappresen- tazioni, manifestazioni varie) vengo- no realizzate nel corso dell’anno con l’apporto degli Enti locali, del Volontariato, di Associazioni e Organismi che operano sul territorio.