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5. UNA CONCLUSIONE NON DEFINITIVA

5.1 Comincia lo spettacolo

Il 14 luglio 2015, dopo aver allestito l’intero spettacolo in ventun giorni, di cui quattro passati a scrivere il testo, alle ore 20:00 gli Scarti debuttano con L’ultimo

Caligola al teatro Franco Parenti di Milano. Lo spettacolo è un successo e ripaga

gli sforzi di quel mese scarso di prove, e di tutte le ansie che ci hanno accompagnato durante l’azzardo di ripartire praticamente da zero in così poco tempo.

A distanza di un anno e ripensando all’accoglienza del pubblico penso sia stata una scelta felice. Lo dimostra il fatto che non si è più messa in discussione la storia, i personaggi, il modo in cui sono state esposte le argomentazioni sul potere né l’utilizzo del testo di Camus. Citiamo anche qui la critica di Renzo Francabandera scritta a pochi giorni dal debutto de L’ultimo Caligola. Lo stesso

che aveva definito la prova sfortunata de L’esperimento “K” come sofferente «del troppo in cui era affogata», parla adesso di «felice ripensamento211»

(…) arriva ora una rilettura molto più asciugata, con un occhio più spinto al cinema, specie a quello muto degli anni 20, a Das Cabinet des Dr. Caligari di Wiene, giusto per citare il caso più noto. E anzi, la trovata geniale e risolutiva è proprio l’incrocio fra il sistema di didascalie, le eco che dal testo di Camus si irradiano, e un plot che guarda alle riscritture sceneggiate dei classici letterari di fine Ottocento inizio Novecento sul rapporto fra l’uomo e la bestia che gli alberga dentro.

In scena, in un fantascientifico laboratorio futuribile, non meno espressionista di quello di Wiene (la scenografia è molto ridotta rispetto alle citazioni di ispirazione costruttivista che alimentavano l’allesitimento precedente) A riportare in vita Caligola sono un dottore e un suo ambiguo assistente, che a tratti ricorda l’Igor del Frankenstein Junior di Mel Brooks, dove al posto del saio insiste sul capo una ridicola capigliatura a caschetto dal sapore Made in Japan. La trama è classica: si tenta il risveglio in laboratorio del mostro (in questo caso un giovane Caligola che ha perso gli attributi di crudele imperialità per rimanere praticamente vestito di un saio) ma in realtà non è nel suo animo che alberga la crudeltà che si vorrebbe distillare ed eradicare dal mondo e il finale sarà (in modo divertente e imprevedibile) assolutamente scontato. (…) E così, attingendo a tutto ciò che è stato scritto su questo controverso personaggio storico, da Svetonio a Tinto Brass, la drammaturgia di Albert Camus viene indagata per superarla, tratteggiando un Caligola che prima di esser mostro in sé, lo è in quanto partorito da una società impazzita, la cui salvezza è da vedere forse nella purezza e nel rifiuto degli schemi. La riscrittura che Casale, con Davide Faggiani, Simone Ricciardi (…) danno del classico è quindi un’ibridazione cinematografico-narrativa del topos letterario, in cui dell’originale di Camus resta solo l’impalcatura, il pretesto quasi grottesco, scarnificato in poche battute. Il resto è il copione già scritto dell’umanità, che il teatro porta avanti da millenni, l’eterna lotta fra bene e male, dove spesso il male alberga proprio in chi si fa paladino della sua eradicazione.212

Tuttavia è proprio a partire da questo momento che comincia lo “spettacolo infinito” nel vero senso della parola.

Dice Enrico Casale:

Se consideriamo ogni spettacolo come una “personcina” è naturale che nel corso del tempo cresca, si evolva in direzioni nuove. Magari accade cambiando il copione o la scenografia, o il cast degli attori. Ma anche nel caso di uno spettacolo che funziona, come L’ultimo 211 R. Francabandera, L’ultimo Kaligola: il felice ripensamento di Enrico Casale de Gli Scarti, cit. 212 Ibid.

Caligola, è inevitabile che si cambino delle cose. a volte l’occasione si

presenta grazie a un errore, si sbaglia qualcosa e si scopre che la scena funziona lo stesso, magari meglio, e allora si corregge il copione. Con Simone (Ricciardi) ci siamo sempre divertiti a improvvisare certe cose davanti al pubblico, sperimentare. Poi Simone è uno di quegli attori che non fa mai la parte esattamente come l’ultima volta. Una volta interiorizzato il personaggio può dire praticamente quello che vuole, può usare parole diverse ma è sempre credibile. È così che gli spettacoli cambiano, non finiscono mai di cambiare.213

In effetti dal luglio 2015, già molte cose sono state cambiate nel testo e nello spettacolo. Una fra tutte: Drusilla.

5.2. «Drusilla, dove sei?»

Drusilla, la sorella amante di Caligola non appare mai nel testo di Camus. Non può essere presente sulla scena perché è morta e la morte di Drusilla permetta all’imperatore di accorgersi di quel mondo che non va contro cui egli lancerà la sua sfida. Se appare, appare nei ricordi del fratello, nei sussurri di corridoio dei senatori che pensano a un male passeggero per Cesare, al massimo si materializza dentro lo specchio quando Caligola ci guarda dentro. Ma Drusilla «non c’è più». È questa assenza che permette a Caligola di continuare a pensarla.

Forse si ricorderà che però Drusilla appariva nel nostro primo progetto, il

Caligola-0, all’inizio, come corpo mutilato trascinato da Caligola per la sua folle

corsa nella campagna romana. L’immagine di quel Caligola ancorato al cadavere disfatto della sorellina era la figurazione di un sentimento ambivalente misto di amore e odio distribuito in parti uguali. La presenza materiale del corpo sulla scena ricordava ossessivamente la morte della donna amata a un Caligola che non riusciva a tollerarla. E Drusilla manifestava la sua morte ogni volta che Caligola la incrociava con lo sguardo, ogni volta che sentiva il puzzo del suo cadavere. Mostrarne il corpo era la garanzia che ci permetteva di mettere in scena la relazione fra Caligola e un’altra donna. Insomma l’imperatore non si sarebbe accompagnato con Cesonia, senza essere sicuro che Drusilla fosse

inequivocabilmente morta. Dunque nel Caligola-0, il corpo di Drusilla è la presenza materiale di una assenza.

Gli altri Caligola mantengono invece l’assenza del personaggio che viene solo evocato ma non riveste una grande importanza per lo sviluppo della trama. È più volentieri sottolineato l’aspetto perverso, in chiave psicanalitica, dell’amore incestuoso fra i due fratelli. E se compare Drusilla, lo fa solo per evocare il peccato, la devianza sessuale dell’imperatore che deriva a sua volta da abusi, disattenzioni subite da Cesare durante l’infanzia. Qui Drusilla è un ricordo, un’illazione fatta dagli altri personaggi che la evocano per i loro scopi didattici o terapeutici.

fig. 23 Caligola-0, Cesonia-Drusilla (bozzetto di Davide Faggiani)

Potrebbe perfino essere il futuro a rivelare la morte di Drusilla a un Caligola che ancora non ne sa nulla. Ne L’ultimo Caligola non ci è dato di sapere se il soggetto dell’esperimento sappia o no della morte della sorella. Non sappiamo in quale momento della sua vita l’imperatore sia stato strappato alla sua epoca per

piombare nel futuro. Forse Drusilla era ancora viva perché egli, nel suo primo sogno la cerca ancora fra il pubblico. Eppure non è chiaro, in quanto l’aggiunta del riferimento agli occhi dei morti potrebbe essere un’allusione alla morte di lei, oppure è una considerazione sul tempo, del fatto che ormai per Caligola, bloccato com’è nel futuro, Drusilla è perduta comunque.

Nelle ultime versioni de L’ultimo Caligola è stato inserito un pupazzo che desse corpo a questa presenza. Mi è stato chiesto di farlo e io l’ho realizzato anche se devo ammettere di non essere mai stato d’accordo sul suo inserimento nello spettacolo. La ragione principale è che la presenza scenica di Drusilla avrebbe dato una risposta univa a quel dubbio di Caligola, alla sua ricerca di una persona viva fra i vivi o di una morta fra i morti. Il pupazzo di Drusilla che si affaccia dalla cabina del Professore è il ricordo che dopo essere stata voce nella testa di Caligola, adesso prende corpo in un’immagine spettrale che obbliga Caligola a fare i conti con una perdita inevitabile.

In un certo senso l’apparizione del fantasma di Drusilla, che rimette in gioco la presenza della ragazza come avveniva nel Caligola-0, fa da tramite fra il nuovo personaggio Caligola, lo straniero sradicato dal suo mondo, e il testo di Camus con la morte della sorella come primo detonatore di quell’insostenibile tristezza che porterà Caligola alla sua lucida follia.

Si tratta solo di una mediazione, perché il nostro Caligola nei monologhi in presenza del fantasma di Drusilla non è folle, è profondamente umano. Lo è senza spiegazioni. Forse la differenza fra i tanti Caligola degli Scarti e quest’ultimo sta proprio fatto che ne L’ultimo Caligola non si accettano spiegazioni.

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